Le dichiarazioni del noto giornalista non lasciano molti dubbi in merito alla posizione della Juventus e sono destinate a far discutere tanto
Sono destinate a far discutere le dichiarazioni del giornalista: nel mirino della critica è finita nuovamente la Juventus, che si sarebbe “iscritta al campionato irregolarmente”.
Almeno è questo quanto sostiene Paolo Ziliani, che senza troppi peli sulla lingua, si esprime in maniera chiara su X: “La Juve è iscritta al campionato irregolarmente, lo scudetto 2020 dovrebbe esserle tolto ma la Procura FIGC dorme”.
Si fa chiaramente riferimento a quanto successo nelle scorse ore con il caso Ronaldo: “La sentenza del Collegio Arbitrale, che non solo ha dato torto alla società – prosegue Ziliani -, ma ha detto che tutti i tesserati, Ronaldo in primis, sono stati corresponsabili degli illeciti, è in realtà una Waterloo per Madama: ma come sempre mamma FJGC farà finta di niente… Cose che non vi dirà nessuno dopo il pronunciamento del Collegio Arbitrale che ha condannato la Juventus a pagare 10 milioni più interessi a Ronaldo per gli stipendi non riconosciutigli (e per l’illecito delle manovre stipendi portate avanti col consenso dei suoi tesserati, Ronaldo in primis)”.
Juve, Ziliani: “Deferimento al club, titolo nel 2020 irregolare” – Ziliani così entra nel dettaglio e spiega perché la Juventus si sarebbe iscritta irregolarmente: “Non ha adempiuto al dovere previsto dal codice al punto 5 di “assolvere il pagamento degli emolumenti dovuti, fino alla mensilità di maggio 2023 compreso, ai tesserati, ai dipendenti ed ai collaboratori addetti al settore sportivo con contratti ratificati dalla competente Lega, depositando altresì, presso la COVISOC una dichiarazione, sottoscritta dal legale rappresentante della società e dal revisore legale dei conti o dal presidente del collegio sindacale o del consiglio di sorveglianza o dal sindaco unico, attestante detto adempimento. La pendenza di contenziosi non rileverà quale causa di esclusione degli emolumenti dall’ammontare complessivo dovuto, fino a quando non intervenga al riguardo una pronuncia anche cautelare”.
Paolo Ziliani di fatto fa notare come sarebbe opportuno che venisse aperta una nuova inchiesta: “Il pronunciamento del Collegio Arbitrale, che ha riconosciuto la colpa della Juventus nei confronti del suo ex calciatore Cristiano Ronaldo (e anche la corresponsabilità dello stesso tesserato) – si legge su X – , è a tutti gli effetti un “fatto nuovo” che impone alla Procura federale l’apertura di un’inchiesta e il deferimento del club e dell’ex calciatore”.
“Il titolo vinto nel 2020 davanti all’Inter, secondo, conclude Ziliani -, è irregolare come irregolare è stata la qualificazione alla Champions in entrambe le stagioni a danno della Roma prima e del Napoli poi.
La piattaforma di sport in streaming ha scritto una lettera alla Lega tedesca accusandola di «limitare la concorrenza» sul mercato.
E’ scoppiato il caos in Germania sul fronte diritti tv. La DFL (Deutsche Fussball Liga, ente organizzatore delle due massime serie calcistiche del Paese) ha bloccato l’asta per i diritti televisivi del quadriennio 2025-2029 a seguito di una denuncia presentata da DAZN sul suo svolgimento. La piattaforma di sport in streaming – che in Italia trasmetterà tutte le partite di Serie A fino al 2029 – ha accusato la Lega tedesca di limitare la concorrenza e ha inviato una dura lettera ai vertici della DFL.
Secondo quanto riportato dalla stampa sportiva in Germania, il caos è nato dalla decisione della DFL di non assegnare a DAZN il pacchetto B di diritti tv, riservato alle sole pay-tv, che comprende 196 partite in diretta a stagione tra quelle del venerdì sera, quelle del sabato alle ore 15.30 e gli spareggi per la promozione in Bundesliga. Il pacchetto è considerato il più costoso e questi diritti sono attualmente detenuti da Sky nel Paese.
La piattaforma streaming ha inviato così una lettera alla DFL, trasmettendola contemporaneamente ai 36 club delle prime due divisioni professionistiche tedesche (la Bundesliga e la 2. Bundesliga), denunciando la mancata assegnazione del pacchetto B nonostante la presentazione di quella che è stata definita «l’offerta finanziariamente più attraente e convincente».
«Siamo stati portati a credere che la nostra offerta fosse significativamente più alta di qualunque altra – continua DAZN nella lettera –. Non abbiamo altra spiegazione per questo comportamento se non che la direzione della DFL avesse già deciso il risultato, assegnando il pacchetto B al suo offerente preferito e privando i club della loro quota del reddito aggiuntiva derivante dall’offerta DAZN senza condurre un altro giro di offerte». Seppur non sia stato citato direttamente, l’offerente indicato da DAZN è la rivale Sky.
Le regole del bando 2025-2029, che ha visto l’eliminazione della single buyer rule, stabiliscono che un’offerta sarà accettata se è l’unica superiore al minimo indicato e se la seconda offerta più alta prevede un corrispettivo inferiore di oltre il 20%. Il primo criterio viene evidenziato da DAZN come quello dirimente per questa questione. Non è noto quanto abbia offerto Sky, ma vi è certezza del fatto che l’offerta di DAZN sia superiore del 20%, come previsto dalle regole per arrivare all’assegnazione.
Inoltre, nella lettera inviata alla DFL, DAZN denuncia la richiesta da parte dell’ente calcistico di una garanzia bancaria per l’offerta con sole 24 ore di preavviso, nonostante nel regolamento del bando non si faccia cenno a questa condizione come necessaria. La presentazione di garanzie sarebbe dovuta solamente qualora l’offerente avesse avuto problemi con pagamenti in passato, eventualità che DAZN ha escluso categoricamente.
DAZN, attraverso la lettera firmata dall’amministratore delegato Shay Segev, ha sottolineato che non ha nessuna intenzione di presentare garanzie bancarie riguardanti la propria offerta, ma solamente «un documento di presa in responsabilità come accaduto per il bando precedente», quando la piattaforma si è aggiudicata i diritti pay insieme a Sky.
Richiedere una garanzia bancaria per assicurarsi che un partner mediatico effettui i pagamenti per i quali si è impegnato con l’offerta sarebbe anche un procedimento legittimo all’interno dell’asta. Tuttavia: nel ciclo dei diritti attuale, iniziato con la stagione 2021/2022 e che si estende fino alla fine della prossima stagione, l’ente guidato da Christian Seifert decise di rinunciare a questo specifico aspetto. DAZN è da tempo un affidabile detentore dei diritti sportivi di punta in tutta Europa e in Germania ci si chiede perché una richiesta del genere sia arrivata solamente ora.
«La richiesta di garanzie finanziarie sproporzionate e il rifiuto di una prova di solvibilità – prosegue ancora la lettera –, che sarebbe pienamente conforme agli interessi legittimi della DFL GmbH, costituisce un abuso della posizione dominante sul mercato dei diritti di trasmissione delle partite di calcio in Germania e rappresenta una decisione di un’associazione imprenditoriale che limita la concorrenza».
Tali accuse sono state respinte con forza dallaDFL, che da parte sua sostiene di non avere commesso alcun errore nella procedura per l’assegnazione dei diritti. Ora è interessante capire come evolverà la situazione. Tuttavia, sembra improbabile che l’Antitrust intervenga. DAZN ha dichiarato alla rivista Kicker di avere «delle preoccupazioni riguardo a certi elementi del processo di assegnazione e ha sollevato direttamente questi problemi con la DFL. DAZN continua a impegnarsi per creare valore aggiunto per la Bundesliga, i suoi club e i suoi tifosi. Non commenteremo ulteriormente questo argomento in questo momento».
Mohammed bin Salman, presidente del fondo sovrano PIF – (Foto: Mohamed Farag/Getty Images)
Il club nerazzurro sarebbe finito nel mirino di investitori dall’Arabia Saudita, ma non legati a PIF: il fondo proprietario del Newcastle infatti sta cambiando strategia.
Le tentazioni saudite per l’Inter sono riemerse dopo qualche mese, con interessi da parte della famiglia reale per acquistare il club nerazzurro. Tuttavia, come spiegato da Repubblica, il soggetto che sarebbe interessato non sarebbe PIF, il fondo sovrano saudita proprietario anche del Newcastle.
Da anni si parla dei tentativi sauditi di acquistare il club nerazzurro, voci circolate almeno dall’ottobre 2021, quando il fondo PIF ha poi completato l’acquisizione del club inglese Newcastle. In quel periodo, fonti vicine al fondo avevano indicato l’intenzione di espandere gli interessi anche in altri campionati europei, considerando club come la Roma e la Fiorentina. Tuttavia, le stesse fonti oggi affermano che Pifnon sembra avere un interesse diretto per club italiani, come riporta Repubblica.
Il fondo sovrano saudita infatti starebbe ora cambiando il proprio approccio nel mondo del calcio. Dopo anni di spese e investimenti esorbitanti, starebbe così cercando investitori privati, soprattutto locali, interessati a entrare nel capitale delle quattro squadre di cui è proprietario in patria, inclusa l’Al-Nassr di Cristiano Ronaldo. Tanto che avrebbe anche abbandonato l’idea di acquistare una quinta società nella Roshn Saudi League, come l’Al-Ittifaq.
Ancora un nuovo scandalo calcioscommesse in Italia, giocatori e club finiti nel mirino della giustizia sportiva: gli scenari
Una delle problematiche cui da un po’ di tempo si pone maggiore attenzione, in un calcio italiano malato e alle prese con guai di vario genere, è come sappiamo la piaga del calcioscommesse. Che ha già avuto effetti piuttosto importanti.
Nello scorso anno, lo scandalo ha travolto Nicolò Fagioli e Sandro Tonali, che hanno ricevuto una lunga squalifica per aver preso parte a un giro di scommesse illegali. Ma altre vicende sono venute all’attenzione degli inquirenti e adesso un nuovo caso potrebbe coinvolgere diversi club e giocatori, come riportato oggi dalla ‘Gazzetta dello Sport’.
Calcioscommesse, cosa succede in Serie B e Serie C: rischio squalifica – Si sono concluse infatti le indagini legate ad un filone che riguarda Forte, Letizia, Brignolae Pastina, giocatori rispettivamente di Cosenza,Feralpi Salò, Catanzaro e Benevento. Coinvolto nella vicenda anche Coda, della Cremonese, ma per lui è stato richiesto un supplemento di indagine.
I club sopra menzionati (i primi tre in Serie B, i campani in Serie C), in ogni caso, non rischiano nulla, dato che le scommesse su siti legali o illegali non prevedono la responsabilità oggettiva delle società. A risponderne a titolo personale saranno eventualmente i giocatori in questione. Il rischio, se le accuse fossero confermate, sarebbe di squalifiche dai 3 anni a salire, anche se ci sarebbe la possibilità per i calciatori coinvolti di patteggiare e vedere la propria pena ridotta, anche se comunque abbastanza lunga.
C’è un gusto particolare, presso certe latitudini calcistiche, nel sentirsi detentori designati del gioco e nel veder confermato questo senso di dominio, amplificando o comunque rafforzando l’idea di essere depositaridi un segreto, di un Sacro Graal ineluttabilmente nostro. Per attenzione selettiva si va a pescare, insomma, ciò che conferma tale punto di partenza ed è evidente che – nel porsi di fronte alla Saudi Pro Leagueed alla sua epopea mediaticamente recente – gli ingredienti per il comune “te l’avevo detto” o per un senso di rivalsa neanche troppo nascosto siano sotto gli occhi di tutti, corroborati da riscontri numerici che sui media (nel contesto europeo) godono di eccellente risalto.
L’impressione è che la forza del tonfo sia direttamente proporzionale all’audacia delle ambizioni: il nostro filtro ci consente insomma di immaginare il contesto calcistico saudita come Icaro, pronto ad avvicinarsi al sole con fiducia e finito poi per bruciare le proprie ali, precipitando. Una percezione che trova spunto, evidentemente, nella rapida ascesa – nell’arco di pochi mesi – di un ambiente del tutto alieno al grande calcio: il racconto di Cristiano Ronaldo, la sua fede cieca nella crescita esponenziale e rapida della Saudi Pro League, ha fatto sì che le attese in Europa seguissero lo stesso tempo, accelerando insomma ogni possibile giudizio e aspettando riscontri tanto immediati quanto luminosi.
Aspettativa e realtà – Il corto circuito si è scatenato sotto la pioggia dei milioni e delle voci potenti, come quelle di CR7: scomodare fuoriclasse del calibro del portoghese, di Benzemao di Neymarfa sì che – in automatico – si attivi il desiderio di raccogliere frutti, la brama istantanea di show. Un approccio tutt’altro che timido che, a conti fatti, si trova adesso a pagare il conto (ai nostri occhi) e a non poter tenere il passo di quelle stesse aspettative. Lo spazio, come fotografia, è quello che intercorre tra una presentazione in pompa magna e uno stadio riempito solo a chiazze. O lo spazio che intercorre tra un’emittente che promette di mostrare uno spettacolo imperdibile senza considerare che, all’atto pratico, c’è chi sceglie serenamente e consapevolmente di perderselo.
In un certo senso, parafrasando il romantico input secondo cui “la passione non si compra“, rimane vero che il peso di un’identità calcistica consolidata(es. Premier League o Liga) riesca a dominare rispetto al richiamo del singolo, per quanto determinante, amato e popolare. Il tema dell’identitàè un ospite tanto sottovalutato quanto determinante nelle considerazioni: intuitivamente viene da chiedersi quante persone, tra gli appassionati di calcio, sappiano di che colore siano le maglie dell’Al Hilalo chi sia l’allenatore dell’Al Ettifaq. La percentuale di risposte corrette sarà comunque inferiore, ad esempio, a quella di chi conoscerà dati o aneddoti legati ad un Everton o ad un Valencia (senza scomodare dunque le big assolute del calcio inglese o spagnolo).
Toccata e fuga? – Si tratta dunque di una costruzione che ha percorso i decenni, che si lega a un senso di riconoscimento culturale e simbolico, tanto da riempire l’immaginario degli appassionati: un singolo fuoriclasse, persino il più seguito sui social, non riesce nell’immediato a compiere quella stessa magia, a spostare gli equilibri consolidati. Basandosi sui riscontri immediati, dunque, la chiave narrativa del flop è complessa da smentire o da attaccare: ci si attende che il corso dei decenni accada in mesi e, va da sé, l’epilogo è già scritto. Di cosa ci parlano i riscontri immediati? L’aspetto in grado di fare più rumore, di portarci alla radice culturale del discorso, si lega all’esodo(compiuto o solo ipotizzato) di chi ha scelto solo pochi mesi fa di abbracciare il campionato saudita, di diventarne protagonista.
Veder crollare i presupposti d’entusiasmo tracciati inizialmente, con smania di addio professata o concretizzata (come nel caso di Henderson) fa sì che buona parte della base retorica iniziale perda di forza, anche al netto di un CR7 che non vacilla (da vero uomo immagine di un intero progetto, da timbro di garanzia sulle ambizioni). Accanto alle voci sui propositi di fuga immediata si colloca il discorso tecnico-calcistico, evidentemente legato all’abisso presente tra i fuoriclasse arrivati negli ultimi mesi e un contesto lontano da quelli più competitivi a cui quei campioni erano abituati: l’insieme somiglia più a un album di figurine completato in modo disattento, a una collezione di pezzi rari, che non a una sfida tra progetti tecnici solidi e compiuti.
I numeri di un flop – Una discrepanza tra valore dei singoli e dell’insieme che si riflette, come causa effettiva, anche sullafruizione televisiva nei principali mercati: Tebas ha spiegato in modo esplicito quanto la Saudi Pro League si sia rivelata meno appetibile del previsto a livello televisivo, senza scomodare il presidente della Liga – però – basta riferirsi alriscontro degli ascolti(non solo in Italia). Il riscontro più recente e supportato da dati, in questo senso, è quello fornito da L’Equipe e legato a Al Hilal-Al Ittihaddel primo marzo: 5mila spettatori in Francia su Canal+ Foot, uno share così basso da non poter neanche essere conteggiato, numeri inferiori di ben sei volte agli spettatori di Rouen-Sochaux del 4 marzo (partita di terza serie, alla stessa ora, sempre su Canal+ Foot). Un dato non casuale, ha spiegato L’Equipe, e in linea con una media di 15mila spettatori a partita: niente che a priori assoceremmo a un campionato che vanta Neymar, CR7 e Benzema tra i protagonisti.
Non si registrano rilevazioni altrettanto recenti per quanto riguarda l’Italia ma, già dai primi mesi di trasmissione delle partite di Saudi Pro League, la situazione non appariva poi tanto più rosea rispetto alla Francia: i 450mila euro per acquisire i diritti per due anni (dati Calcio e Finanza) apparivano un affare ma anche La7 deve fare i conti con una risposta tiepida, al di là della curiosità iniziale. I numeri di riferimento in questo senso sono quelli legati al 2023 (tra i 50mila e i 150mila spettatori nelle prime quattro giornate, sempre sotto al 2% di share); a livello globale invece Il Giornalefa riferimento a una media di share – nei vari Paesi in cui la Saudi Pro League viene trasmessa – tra lo 0,8% e l’1,4% (con l’Al Nassr a risollevare solo parzialmente le sorti, arrivando al 2%).
Al Ittihad-Al Hilal – Yasser Bakhsh/GettyImages
L’arrivo in massa di campioni di fama mondiale, poi, lasciava immaginare un aumento esponenziale di presenze negli stadi, in modo da poter ammirare da vicino le stelle più luminose del calcio: un’aspettativa disattesa, come dimostra lamedia di presenze negli stadi (fonte transfermarkt) calata dai 10.197 spettatori del 2022/23 agli 8.399di quest’anno, senza che i club del fondo PIF facciano la differenza in modo evidente. Il quadro lascia poco margine d’interpretazione, dunque, e non è possibile associare l’arrivo dei campioni (e le ambizioni di grandezza) a un immediato riscontro misurabile in numeri e in seguito, sia a livello interno che pensando a quanto il campionato risulti “vendibile”.
Non sorprende eccessivamente l’impermeabilità dei Paesi europei, forti di una tradizione calcistica strutturata e radicata, mentre lascia più spiazzati il calo di presenze negli stadi: un aspetto che torna a connettersi al tema dell’identità, considerando come anche nel contesto arabo il fascino di club storici come Real Madrid, Manchester United o Milan superi ancora il richiamo e l’appeal del singolo campione (o della singola squadra locale). Non è casuale del resto il riscontro di pubblico di eventi come la Supercoppa spagnola oquella italiana, soprattutto quando a scendere in campo sono i club con più seguito internazionale.
Una prospettiva diversa – Si approda poi su un piano differente, quello che rimane perlopiù sommerso o fuori fuoco a causa del richiamo delle stelle luccicanti e degli annessi milioni: l’approccio ad ampio respiro, la necessità di spostarci dalla visione “per mesi” e di approdare a quella legata agli anni, ai lustri o ai decenni. Il contesto calcistico saudita sta provando di fatto a emanciparsi dall’idea di un progresso “mordi e fuggi“, di un’esplosione tanto rapida quando effimera: il quesito chiave si trova probabilmente qui, nel bisogno di capire quanto la trasformazione a lungo termine possa realmente compiersi e quanto la realtà calcistica di quel Paese possa rinsaldarsi dalle fondamenta.
Campioni come orpelli dunque, come richiami, ma un piano strategico già espresso nei mesi scorsi che si lega alla crescita dei giovani talenti e alla necessità di rendere più strutturata la governance. La necessità primaria è quella di sviluppare i talenti nazionali e di affiancarli a calciatori provenienti da altri contesti: la riduzione dell’età minima consentitaper poter scendere in campo in Saudi Pro League (dai 18 ai 16 anni, nel 23/24) è già un segnale ma l’aspetto chiave riguarda la composizione delle rose (35 calciatori in totale, di cui 10 con meno di 21 anni dalla stagione 2025/26). Novità che sarà seguita dalla necessaria presenza (dal 2026/27) di almeno quattro calciatori cresciuti nel vivaio di club sauditi e altri quattro nel vivaio del singolo club.
Sullo sfondo si possono poi citare esempi virtuosi o comunque orientati ancor di più alla prospettiva di ampio respiro, come la Mahd Sports Academy: l’Academy più importante e ambiziosa del contesto saudita, mossa dall’intenzione di scoprire il talento tra i giovanissimi (tra i 6 e i 16 anni) e di farlo attraverso un percorso che non veda nel solo rendimento sportivo il proprio fulcroma che miri a favorire la crescita dei giovani talenti anche fuori dal campo (peraltro in un contesto multidisciplinare: calcio, pallamano, judo, atletica, taekwondo).
Un fronte ambizioso, come detto, con l’obiettivo strategico di sancire quel miglioramento delle fondamenta (anche a livello di infrastrutture e tecnologie) da mettere al servizio dello sport saudita, con gli occhi rivolti al futuro e col sogno di vedere – un domani – i giovanissimi talenti protagonisti anche in Nazionale. La nostra lente, i nostri presupposti, appaiono dunque falsati dal clamore dei colpi di mercato e da una forma di pregiudizio culturale (con annessa egemonia che sentiamo appartenerci). Il difetto di partenza riguarda un fraintendimento: soffermarsi solo sullo show e sottovalutare i cambiamenti a lungo termine, quelli che del resto – nella sua fase embrionale – riguardarono anche il “nostro” calcio.