articolo di Rosaria Amato: https://www.repubblica.it/economia/2024/03/19/news/mille_bare_in_piazza_del_popolo_liniziativa_uil_per_arrivare_a_zero_morti_sul_lavoro-422338064/?ref=RHVS-BG-P3-S8-T1
Roma, 20 marzo 2024

ll segretario Bombardieri: “Ogni anno 1040 persone non tornano a casa, un bollettino di guerra inaccettabile. Siamo insoddisfatti dalle misure del governo”. ll requiem di Stefano Massini
Una spianata di bare, 1041, come i lavoratori che nel 2023 «non sono tornati a casa». Una denuncia spettacolare delle morti sul lavoro quella allestita dalla Uil in piazza del Popolo, uno spazio molto ampio, ben visibile anche dal belvedere del Pincio, nel cuore di Roma: ieri mattina lo hanno visto in tantissimi, dai passanti ai turisti alle scolaresche. «Vogliamo richiamare le coscienze di tutti a un dramma che colpisce tante famiglie. – spiega il segretario Pierpaolo Bombardieri – Abbiamo bisogno di sensibilizzare le coscienze, di non dimenticare, di costringere la politica e il governo a fare le cose subito».
Contro il decreto del governo – E a farle bene: ai sindacati e ai lavoratori brucia «la patente a punti» del nuovo decreto lavoro, la risposta del governo alla tragedia di Firenze, quattro morti in un incidente avvenuto in un cantiere. «Abbiamo bisogno di fatti concreti, non di palliativi. – afferma Bombardieri – Se la vita umana vale 20 punti, noi non lo accettiamo. Bisogna fermare le aziende che non applicano le norme sulla sicurezza, inserire l’omicidio sul lavoro e spiegare che il profitto non vale la vita umana. La politica e il governo non lo stanno facendo».
Contro le misure del governo – Quanto alle misure prese dal governo per contrastare le morti sul lavoro, Bombardieri dice: “Non siamo soddisfatti perché noi abbiamo bisogno di fatti concreti, non abbiamo bisogno di perdere tempo. Abbiamo bisogno di capire se c’è la volontà di intervenire sulla sicurezza sul lavoro. Non servono palliativi, un parziale accoglimento delle cose che abbiamo chiesto se poi tutto viene rinviato. Se la vita umana vale 20 punti noi non lo accettiamo”, conclude.
La Uil non è nuova a iniziative di questo tipo: nel 2021 ha lanciato la campagna “Zero morti sul lavoro”, con decine di iniziative sul territorio. Ma è difficile ottenere risultati da governo e legislatore, o anche solo scuotere le coscienze: «Abbiamo scelto il giorno della festa del papà per ricordare le tante mamme e i tanti papà che non sono tornati a casa», dice il segretario Uil.
Il requiem di Massini – Accanto a lui il drammaturgo Stefano Massini, che ha recitato un requiem dedicato ai morti sul lavoro. «Questa distesa di bare dà forma al massacro quotidiano che non ha mai l’attenzione che merita. È un colpo sullo stomaco, come dovrebbe esserlo ogni morte sul lavoro, ma non lo è mai», denuncia Massini. L’artista scompone la parola “requiem” lettera per lettera: “r” come rimozione, «rimuoviamo sempre quello che ci dà noia, che è troppo fastidioso far risuonare». Un silenzio che «è ipocrisia, ma è anche quello dei morti, nei cimiteri». “E” come errore: «Continuamente si sente dire che coloro che muoiono sul lavoro muoiono per errore», magari anche un po’ per negligenza, per colpa loro, insomma. “Q” come «quanto ancora», o «quanti ancora». “U” come umanità, perché «il lavoro è il punto più alto in cui un essere umano manifesta se stesso, crea qualcosa per gli altri», anche se gli si preferirebbe un macchinario che «non si ammala, non è stressato, non va in maternità, e non muore». “I“ come incidente, anzi «sciagurato incidente», ma poi nelle morti sul lavoro invece di incidentale non c’è niente: Massini cita il caso di Luana D’Orazio, in cui la protezione dovuta era stata rimossa dal telaio per accelerare i tempi, e aumentare la produttività. “E” come evitabile, anche se sempre più le morti sul lavoro «vengono vissute come una specie di dazio in-evitabile, che paghiamo al progresso». E infine “m” di minaccia, perché «i lavoratori sono minacciati dalla manutenzione che non viene fatta», o quando chiedono il rispetto dei loro diritti.

