articolo di Roberto Nepoti: https://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2024/02/29/news/morto_paolo_taviani_maestro_di_cinema_con_il_fratello_vittorio-422232521/?ref=RHLF-BG-P1-S1-T1

Il regista è morto a Roma a 92 anni. Per cinquant’anni hanno condiviso la regia portando la Storia sullo schermo, da ‘Padre padrone’ a ‘La notte di san Lorenzo’
Anche la seconda metà della coppia registica più celebre del cinema italiano se n’è andata. È morto oggi a Roma a 92 anni Paolo Taviani, vicino alla moglie Lina Nerli Taviani e ai figli Ermanno e Valentina. Per oltre cinquant’anni i fratelli Taviani – Paolo il maggiore dei due e Vittorio, scomparso nel 2018 – hanno lavorato assieme in perfetta armonia: al punto che non potresti distinguere le scene girate dall’uno da quelle dirette dall’altro né parlare di ciascuno di loro separatamente. In mezzo secolo di attività, il loro cinema ha registrato sotto varie forme i vistosi cambiamenti culturali che si succedevano in Italia. Autori completi, fino dalla scelta dei soggetti e dal lavoro di sceneggiatura, i Taviani hanno tuttavia spaziato con uguale passione tra i generi cinematografici: dall’attualità alla Storia (spesso usata in funzione metaforica), alla letteratura.
Formati in un cineclub a Pisa, esordirono con alcuni documentari tra i più importanti dell’immediato dopoguerra, tra cui San Miniato luglio ‘44, alla cui sceneggiatura contribuì Cesare Zavattini. Nel 1960 co-diressero col maestro del cinema documentario Joris Ivens L’Italia non è un paese povero, prodotto dalla televisione italiana.
Le loro prime esperienze nel cinema narrativo risentono della lezione del neorealismo, all’epoca ancora sensibile: diretto a tre mani con Valentino Orsini e interpretato da Gian Maria Volonté, Un uomo da bruciare (1962) era liberamente ispirato alla vicenda del sindacalista Salvatore Carnevale, vittima di mafia. L’attualità sociopolitica li coinvolge durante il decennio, quando realizzano I fuorilegge del matrimonio, sul tema del “piccolo divorzio”, e I sovversivi (1967), dove si respira il clima delle rivolta sessantottine. Risente della stessa aria Sotto il segno dello scorpione, parabola a-temporale che evoca Pasolini e Godard; non uno dei loro film migliori, ma che li fa notare dalla critica internazionale. continua a leggere

