Il difensore deferito il 26/7/2022 e assolto il 7/11 dal Tna
Si è conclusa dopo 13 mesi l’odissea di José Palomino, assolto definitivamente dall’accusa di assunzione di sostanze dopanti dal Tribunale Arbitrale dello Sport (Tas) di Losanna. Trovato positivo al Clostebol Metabolita, uno steroide anabolizzante derivato dal testosterone, durante un controllo nel precampionato nel luglio 2022, il difensore dell’Atalanta, che ha sempre puntato sulla tesi difensiva dell’assunzione involontaria (tramite pomata), era stato in un primo tempo deferito da Nado Italia e rinviato a giudizio dal procuratore Pierfilippo Laviani il 26 dello stesso mese.
Assolto dal Tribunale Nazionale Antidoping il 7 novembre 2022, tre giorni dopo l’udienza, Palomino è stato costretto al passo successivo dal ricorso presentato dalla stessa Procura Nazionale Antidoping. Il Tas renderà noto a breve il dispositivo.
È di nuovo il momento di postare sui social avvertimenti privi di significato e valore legale, per bloccare una cosa che non sta succedendo e impedire a Facebook di fare una cosa che gli abbiamo già dato il permesso di fare
Nel 2020non autorizzavamo le scuole a “isolare mio figlio se dovesse presentare improvvisamente qualche linea di febbre”, perché “nessun personale sanitario può prelevare mio figlio da scuola in mia assenza traumatizzandolo!”. L’anno scorsonon autorizzavamo “Facebook/Metao nessuna delle organizzazioni legate a Facebook/Meta a usare le mie immagini, informazioni, messaggi o post”, fra l’altro “né in passato né in futuro”, come se potessero viaggiare indietro e avanti nel tempo.
E quest’anno? Quest’anno gli italiani hanno deciso che “non do il permesso a Facebook di addebitare 4,99 dollari al mese sul mio account” e anche “non concedo a Facebook o a nessuna entità associata a Facebook il permesso di usare le mie foto, informazioni, messaggi o pubblicazioni”, ovviamente “passate e future”.
È vero che Facebook ha intenzione di diventare a pagamento e “addebitare 4,99 dollari al mese”? No. Se fosse vero, basterebbe un post per impedirlo? Ovviamente no.
So now there doing it, we just seen on Channel 13 News that Facebook is charging all user’s starting Monday. You can do a opt-out by this. Hold your fingers over and copy, it can’t be a share they will know:
I do not give permission to Facebook to charge 4.99$ a month to my acco
Che cosa stiamo postando su Facebook – Non è un fenomeno solo italiano, va detto: questa bufala, sul fatto che Facebook starebbe per diventare a pagamentoe che basterebbe un post (su Facebook) per impedire questo cambiamento, circola più o meno ovunque il social network di Zuckerberg è accessibile.
Ci sono alcune varianti, che è fra l’altro il primo, fondamentale segnale d’allarme sulla veridicitàdi quello che si sta leggendo: se una storia non è coerente nei vari posti in cui viene raccontata, se non è consistent, allora qualche dubbio dovrebbe venire. Così come se è recurrent, cioè se si ripete nel tempo, se ritorna anno dopo anno: secondo i colleghi di Snopes, di questa del “non autorizzo” ci sonotracce che risalgono addirittura al 2009. E anche per questo è ampiamente falsa.
Per capirlo da soli è sufficiente leggere il post che in questi primi giorni di settembre sta venendo ripubbliccato a raffica da migliaia di persone. Lo riportiamo qui sotto per intero, togliendo le parti in maiuscolo ed evidenziando quelle più risibili.
“Anch’io sto disattivando! Così ora lo stanno facendo, appena annunciato su Channel 4 News. Facebook addebiterà a tutti gli utenti a partire da lunedì. Puoi fare un’opt-out facendo questo. Tieni il dito su questo messaggio e copialo. Non si può condividere. Non do il permesso a Facebook di addebitare 4,99 dollari al mese sul mio account, anche tutte le mie foto sono di mia proprietà e NON di Facebook!!! Un ringraziamento speciale a Larry per questo consiglio legale e a Tim Barker per aver pubblicato queste informazioni. A causa del fatto che tutti stanno lentamente venendo dirottati, sì dirottati non hackerati, stanno dirottando i nostri account, ora ancora di più. Giusto in caso di avviso: un avvocato ci ha consigliato di postare questo. La violazione della privacy può essere punita dalla legge. Nota: Facebook Meta è ora un ente pubblico. Tutti i membri devono pubblicare una nota come questa. Se non pubblichi un comunicato almeno una volta, si capisce tecnicamente che stai consentendo l’uso delle tue foto, così come le informazioni contenute negli aggiornamenti di stato del tuo profilo. Dichiaro che non do a Facebook Meta il mio permesso di usare nessuno dei miei dati o foto personali”
Ancora: “Copia e incolla, non condividere. Sto ricevendo più post pubblicitari di vendita che post degli amici. Tieni il dito ovunque in questo post e clicca su Copia. Vai alla tua pagina dove dice A cosa stai pensando. Tocca il dito ovunque nel campo vuoto. Clicca Incolla. Questo aggiorna il sistema. Ricordatevi che domani inizia la nuova regola di Facebook (alias nuovo nome Meta) dove possono usare le tue foto. Non dimenticate che la scadenza è oggi!!! Non concedo a Facebook o a nessuna entità associata a Facebook il permesso di usare le mie foto, informazioni, messaggi o pubblicazioni, passate e future. Con questa affermazione, avviso Facebook che è severamente vietato divulgare, copiare, distribuire o intraprendere qualsiasi altra azione contro di me in base a questo profilo”.
Perché è una bufala: i passaggi che non tornano -Al netto del fatto che sarebbe sufficiente il buon senso per capire che non può bastare un post su un qualsiasi social networkper avere una qualsivoglia difesa legale contro qualcosa o per impedire a un’azienda di decidere che cosa vendere o a quanto (perché allora si potrebbe travolgere Netflix di post contrari a ogni aumentodelle tariffe, per esempio), nel testo ci sono tanti punti dubbi oppure oggettivamente falsi.
Per esempio, il fatto che l’inesistente Channel 4 News che sarebbe la fonte della notizia, in altri Paesi è Channel 13 News. Ancora: il riferimento temporale “a partire da lunedì”, poche righe più sotto nello stesso post diventa “domani inizia la nuova regola di Facebook”. Inoltre: è falso che “Facebook Meta è ora un ente pubblico” e anche è falso che “se non pubblichi un comunicato almeno una volta, si capisce tecnicamente che stai consentendo l’uso delle tue foto”, perché questa è una cosa che si consente a Facebook nel momento esatto in cui ci si registra su Facebook.
Che cosa può fare Facebook con le nostre foto – In questa storia c’è un fondo di verità, come sempre c’è un fondo di verità in tutte le favole: Meta starebbe davvero pensando di creare una versione di Facebook a pagamento(e senza pubblicità personalizzata) per la sola Unione europea. Ma ovviamente questo cambiamento non avverrebbe dall’oggi al domani, non sarebbe opt-in (nel senso che non si sarebbe automaticamente trasferiti alla versione pay) e sarebbe probabilmente facoltativo utilizzarla. Ma soprattutto: è solo un’ipotesi e non c’è alcunché di concretoper il momento.
Al di là di questo e ribadendo che, se anche fosse tutto vero, un post non servirebbe a nulla, va sottolineata soprattutto una cosa. Cioè quello che Facebook può fare con le foto che vengono condivise sulla sua piattaforma, che sembra uno dei punti che più stanno a cuore a chi diffonde questa bufala. Scoprirlo non è difficile (ma potrebbe essere più facile): è sufficienteaccedere al Policies Center, cioè la pagina dei regolamenti della creatura di Zuckerberg. Qui, al punto 3.1 dei Terms of Service, si legge sì che “alcuni contenuti che condividi, come foto o video, potrebbero essere protetti dalle leggi sulla proprietà intellettuale” e che “mantieni la proprietà dei diritti di proprietà intellettuale su tutti i contenuti che crei e condividi su Facebook”, ma si legge anche un’altra cosa, scritta chiaramente.
Si legge che “pur tuttavia, per fornire i nostri servizi, abbiamo bisogno che tu ci fornisca alcune autorizzazioni legali per utilizzare questi contenuti”. Autorizzazioni che vengono fornite quando ci si iscrive a Facebook e che significano questo: “Quando condividi, pubblichi o carichi contenuto coperto da diritti di proprietà intellettuale su o in connessione con i nostri prodotti, ci concedi una licenza non esclusiva, trasferibile, sub-licenziabile, esente da royalty e mondiale per ospitare, utilizzare, distribuire, modificare, eseguire, copiare o visualizzare pubblicamente, tradurre e creare opere derivate dai tuoi contenuti”. Ad esempio: “Se condividi una foto su Facebook, ci dai il permesso di archiviarla, copiarla e condividerla con altri”.
Questa cosa dovrebbe essere ben chiara, ed è curioso che dopo tutti questi anni ancora non lo sia: Facebook può già fare praticamente qualsiasi cosacon i contenuti che gli affidiamo e anche trasferirli a chiunque. E non c’è “non autorizzo” che tenga.
I messaggi di IT-alert arriveranno contemporaneamente alle ore 12 di martedì 19 settembre
Il sistema di allarme pubblico manderà un messaggio a telefoni e smartphone Android e iPhone: non serve app, né registrazione
Domani 19 settembre,alle ore 12 in punto, i telefoni di tutte le persone presenti sul territorio della Lombardia squilleranno emettendo un segnale di allarme. Si tratta della prova generale di funzionamento dell’IT-alert, il servizio pubblico gestito dalla Protezione civileche in caso di grave emergenza o evento catastrofico allerta tutte le persone potenzialmente coinvolte, in modo da minimizzare l’esposizione al pericolo.
Nulla di cui preoccuparsi, dunque, se martedì sul proprio smartphone (sia Android che iPhone) si riceve un messaggio di testo accompagnato da un suono forte e ben riconoscibile (diverso dalle classiche suonerie). Fa parte dellafase di sperimentazione che è già avvenuta in diverse regioni italiane. Per il funzionamento dell’IT-alert non è necessario registrarsi da nessuna parte, né scaricare alcuna applicazione. Il sito ufficiale ha aperto una pagina per rispondere alle domande più frequenti degli utenti.
Cosa fare quando si riceve l’IT-alert – Quando si riceve l’IT-alert è sufficiente chiudere il messaggio. Chi è in grado, specifica la Protezione civile, può “compilare il questionario in modo da fornirci utili indicazioni per implementare il sistema”.
Come funziona – Sul sito del sistema nazionale di allarme pubblico si spiega che “ogni dispositivo mobile connesso alle celle delle reti degli operatori di telefonia mobile, se acceso, può ricevere un messaggio IT-alert. Grazie alla tecnologia cell-broadcast i messaggi IT-alert possono essere inviati all’interno di un gruppo di celle telefoniche geograficamente vicine, capaci di delimitare un’area il più possibile corrispondente a quella interessata dall’emergenza. Il cell-broadcast funziona anche in casi di campo limitato o in casi di saturazione della banda telefonica”.
La questione privacy – Questo sistema è stato validato dal Garante per la protezione dei dati personale e non rappresenta un rischio per la privacy. “Nessun dato personale di chi riceve il messaggio – spiega l’autorità – viene in alcun modo trattato (raccolto, archiviato, consultato, eccetera)”. Questa tecnologia consente agli operatori telefonici “di inviare messaggi a chiunque – indistintamente e impersonalmente – si trovi in prossimità dell’area interessata coperta da specifiche celle di trasmissione della rete cellulare di uno specifico territorio”.
Chi attiva l’IT-alert in caso di emergenza – Nel caso di un evento climatico estremo, una catastrofe o un rischio per l’incolumità pubblica, è il Dipartimento della Protezione Civileche può attivare i messaggi IT-alert. Tutti i dipartimenti regionali si stanno attrezzando in tal senso.