28 gennaio 1986 – 28 gennaio 2016 ricorreva il 30 anniversario del disastro del Challenger
Il 28 gennaio 1986 lo Space Shuttle Challenger esplose subito dopo il decollo dalla base di Cape Canaveral. Morirono tutti i sette astronauti a bordo. Tutto il mondo seguì in diretta con angoscia le immagini della tragedia. La causa fu il malfunzionamento a uno dei motori che fece disintegrare la navetta spaziale. Fu il più grave disastro in un programma spaziale Nasa fino ad allora per la Nasa, nell’incidente morirono: Dick Scobee, Michael J. Smith, Judith Resnik, Ellison Onizuka, Ronald McNair e Greg Jarvis. Assieme a loro c’era anche Christa McAuliffe, la prima insegnante a partecipare a un programma spaziale per il progetto “Teacher in space“. Dopo l’incidente, le parole del presidente Reagan commossero il mondo. La Nasa li ricorda oggi, dopo 30 anni, assieme agli altri astronauti deceduti nelle missioni spaziali dagli anni ’60
Equipaggio:
Equipaggio del STS-51-L.: Prima fila da sinistra a destra: Michael John Smith, Dick Scobee e Ronald McNair. Seconda fila da sinistra a destra: Ellison Onizuka, Christa McAuliffe, Gregory Jarvis e Judith Resnik
- Comandante (CMD): Dick Scobee – pilotò la missione STS-41-C del Challenger durante la quale venne messo in orbita un satellite e ne venne riparato un altro.
- Pilota (PLT): Michael J. Smith (primo volo) – veterano della guerra del Vietnam, ricevette numerose decorazioni per il combattimento tra cui la Distinguished Flying Cross.
- Specialista di missione 1: Judith Resnik – fu una specialista di missione nella missione inaugurale STS-41-D del Discovery.
- Specialista di missione 2: Ellison Onizuka – ingegnere di volo dell’aeronautica militare, volò nella missione STS-51-C con il Discovery, la prima missione dello Space Shuttle per il Dipartimento della Difesa.
- Specialista di missione 3: Dr. Ronald McNair – fisico dello Hughes Research Laboratories, volò anche nella missione STS-41-B.
- Specialista del carico 1: Greg Jarvis – capitano della Air Force e membro dello staff della Hughes Aircraft.
- Specialista del carico 2: Christa McAuliffe – selezionata per essere la prima insegnante in un programma spaziale, nell’ambito del progetto Teacher in Space.
![800px-Challenger-Columbia-Disasters-Plaque-Astronaut-Memorial-KSC[1]](https://alessandro54.com/wp-content/uploads/2016/03/800px-challenger-columbia-disasters-plaque-astronaut-memorial-ksc1.jpg?w=35&h=47)
Targa in memoria degli equipaggi del Challenger e del Columbia al KSC.
Causa dell’incidente: Per diverse ragioni gli SRB sono fabbricati in 4 diversi segmenti, che vengono inviati dal costruttore a Cape Canaveral dove vengono assemblati sul posto. Tra ogni segmento è presente una giunzione detta “field joint” (letteralmente: “giunto da campo”), sigillata con due O-ring.
L’incidente del Challenger avvenne a causa della rottura del field joint del SRB di destra, che permise ai gas sotto pressione e ad alta temperatura e alle fiamme di fuoriuscire dall’O-ring e toccare il serbatoio esterno, provocando un cedimento strutturale.
Col senno di poi è chiaro che i field joint furono progettati male, ma non avrebbero probabilmente causato un problema così grave se il Challenger fosse decollato alle normali temperature della Florida (superiori a 10 °C). Il cedimento venne causato quindi dalla combinazione della cattiva progettazione e delle basse temperature dell’ultima missione. Gli ingegneri del costruttore Morton Thiokol degli SRB erano a conoscenza del problema e avvertirono di non effettuare il lancio, ma questi avvisi non furono comunicati adeguatamente alla NASA.
LA TRAGEDIA DELLO SHUTTLE COLUMBIA
Il disastro dello Space Shuttle Columbia è l’incidente che causò la perdita dello Space Shuttle Columbia il 1º febbraio 2003, nel corso della missione STS-107 partita il 16 gennaio dello stesso anno. La navicella si disintegrò nei cieli del Texas durante la fase di rientro nell’atmosfera terrestre. Tutti e sette gli astronauti a bordo morirono. Fu la seconda volta che uno Space Shuttle veniva perso durante una missione: la prima coinvolse lo Space Shuttle Challenger nel 1986.
Equipaggio:
![800px-Sts107crewsmall[1]](https://alessandro54.com/wp-content/uploads/2016/03/800px-sts107crewsmall1.jpg?w=35&h=53)
- Comandante: Rick Husband, colonnello dell’US Air Force e ingegnere meccanico, aveva già pilotato uno Space Shuttle durante il primo aggancio alla Stazione Spaziale Internazionale;
- Pilota: Willie McCool, capitano di fregata della US Navy;
- Specialista di missione: Kalpana Chawla, indiana di nascita, tecnico ed ingegnere aerospaziale alla sua seconda missione spaziale;
- Responsabile del carico: Michael Anderson, tenente colonnello dell’US Air Force e fisico, aveva in carico la parte scientifica della missione;
- Specialista di missione: Laurel Clark, capitano di vascello della Marina statunitense e medico di bordo. Essendo zoologa, Clark lavorava a diversi esperimenti biologici;
- Specialista di missione: David Brown, capitano di vascello della marina statunitense, addestrato come pilota e medico di bordo. Brown lavorava a diversi esperimenti scientifici;
- Specialista del carico: Ilan Ramon, esperto elettronico, colonnello dell’aviazione israeliana e primo astronauta israeliano.
Il 26 agosto, la commissione inviò il suo rapporto sull’incidente. Esso confermava che la causa primaria era da attribuire ad una breccia nel bordo anteriore dell’ala sinistra e criticava aspramente i processi decisionali (decision-making) e di valutazione del rischio (risk assessment) della NASA. Il rapporto concluse che i processi e la struttura organizzativa erano sufficientemente allentati da compromettere la sicurezza, indipendentemente dalle persone che occupavano i posti chiave nei processi decisionali. Ad esempio, lo Shuttle Program Manager era il responsabile per la sicurezza, la puntualità dei lanci e il contenimento dei costi, che spesso sono obiettivi in conflitto tra loro. La commissione rilevò che la NASA aveva accettato delle deviazioni rispetto ai normali criteri di progettazione come “normali” quando si presentavano in molti lanci e non portavano a conseguenze fatali. Tra esse fu rilevato il conflitto tra le specifiche del sistema di protezione termico, che non era stato progettato per sostenere danni da impatto significativi, e i frequenti impatti che avvenivano durante i voli. La commissione espresse raccomandazioni riguardanti un significativo cambiamento nei processi e nella cultura della sicurezza.
Apollo 1
Apollo 1 è il nome ufficiale dato alla missione mai volato Apollo / Saturn 204 (AS–204).
Apollo 1 è il nome assegnato alla navicella Apollo/Saturn 204 (AS-204) dopo che venne distrutta dal fuoco il 27 gennaio 1967 durante un’esercitazione, al Pad 34 in cima al razzo Saturno IB. Morirono tutti i membri dell’equipaggio, composto dagli astronauti selezionati per iniziare il programma Apollo: il pilota comandante Virgil I. Grissom, il pilota maggiore Edward H. White e il pilota Roger B. Chaffee.
Equipaggio
![800px-Apollo1-Crew_01[1]](https://alessandro54.com/wp-content/uploads/2016/03/800px-apollo1-crew_011.jpg?w=35&h=28)
| Pilota Comandante | Virgil I. “Gus” Grissom |
| Pilota Maggiore | Edward H. White II |
| Pilota | Roger B. Chaffee |

