Camusso: “La classe dirigente è responsabile del degrado del Paese


Camusso: “La classe dirigente è responsabile del degrado del Paese”
In una intervista al quotidiano ‘la Repubblica’, il Segretario Generale della CGIL afferma che “l’Italia non è un’azienda” per questo “servirebbe un po’ di umiltà: mettersi al servizio, semmai, e non a capo di qualcosa”. Ma purtroppo i provvedimenti del governo “puntano solo alla propaganda

Susanna Camusso, Segretario Generale della CGIL, dice che Luca di Montezemolo non lo voterebbe proprio.

“C’è un problema di democrazia se per candidarsi alla presidenza del Consiglio bisogna avere almeno 30 milioni di reddito l’anno. E poi basta con questa strana idea che il Paese sia come un’azienda. Servirebbe un po’ di umiltà: mettersi al servizio, semmai, e non a capo di qualcosa. Lo dico ai tanti, compreso il Pd, che discutono solo di formule e leadership e mai di cosa fare. È un vezzo diventato ormai insopportabile.

Per quanto riguarda l’inserzione di Diego Della Valle, da una parte c’è un grido d’allarme per dove siamo arrivati. Ma dall’altra non mi convince la tesi secondo la quale tutti i politici sarebbero uguali, senza distinzione di responsabilità tra chi governa e chi no. E’ un approccio che finisce per alimentare l’antipolitica, l’illusione che si possa fare a meno della politica. Certo, si può cercare di abbellire come si vuole il proprio messaggio. Che comunque resta lo stesso: tutti a casa!.

Io vorrei dire che il tema da affrontare è quello della crisi della classe dirigente italiana. Perché c’è una responsabilità di tutta la classe dirigente se il Paese è potuto degradare a questi livelli. Ma dov’è stata finora la nostra classe dirigente? Non si accorgeva di cosa stava accadendo?.

Anche i leader sindacali fanno parte della classe dirigente. E non è un caso che questo governo e questa Confindustria abbiano cercato e ottenutole divisioni tra i sindacati. Non hanno forse firmato una serie di accordi separati?.

Io non assolvo nessuno. Però in tante situazioni ci siamo trovati in totale solitudine: quando tre anni fa chiedevamo misure per uscire dalla crisi; quando abbiamo denunciato la deriva del linguaggio e la cultura che stava producendo. Come quello della Lega e quello del presidente del Consiglio. Il tema della secessione e quello delle donne. E poi, gli attacchi alla magistratura, l’asservimento delle authority. Può bastare?.

La crisi italiana è anche la crisi della sua classe dirigente. E, d’altra parte, come potrebbe non essere così se ci sono voluti tre anni perché le imprese, come tanti altri, capissero dove stiamo finendo? Si è scelto il terreno della svalorizzazione del lavoro, della terziarizzazione, della finanziarizzazione. Bene, ci saranno straordinarie responsabilità del governo, ma ce ne sono tantissime anche del mondo delle imprese. L’idea del “piccolo è bello”, per esempio, non nasce proprio dal nulla.

Insomma, non è Berlusconi il colpevole di tutto. Anche se ci ha messo in abbondanza del suo. E sua è la responsabilità di aver eletto a ideologia la divisione del Paese, l’individualismo, la carità pelosa che ha rotto qualsiasi forma di solidarietà.

II governo ha rinviato ancora il pacchetto di misure per lo sviluppo. Saranno a costo zero, hanno detto. Ci possano anche essere misure a costo zero – pensi solo a una vera lotta all’evasione fiscale – ma non credo che questo governo abbia in mente provvedimenti che vadano oltre la pura propaganda. Purtroppo”.

La morte di Tenco e l’Italia di oggi


06 ottobre 2011 corriere.it

La morte di Tenco e l’Italia di oggi

Ogni tanto si riapre il caso: ed è una ferita grande per chi l’ha amato, apprezzato, rimpianto

Quella maledetta notte all’Hotel Savoy». La voce di Massimo Ghini si fa seria, l’attore pronuncia le parole come se dovesse leggere una sentenza, ogni tanto raddoppia le lettere, come d’uso a Roma, ma il tono resta compito: martire consenziente non domanda che di soffrire per la Verità. Quella maledetta notte del 1967, durante il Festival di Sanremo, Luigi Tenco si è tirato un colpo e ha chiuso con la vita. Ogni tanto si riapre il caso Tenco, ed è una ferita grande per chi l’ha amato, apprezzato, rimpianto. A occuparsene questa volta sono Massimo Ghini ed Ezio Guaitamacchi: il primo gigioneggia, sempre sopra le righe, e recita i testi del secondo. Il secondo, sempre sopra le righe, ogni tanto appare in video, in segno di risarcimento autoriale.

I dubbi sul suicidio di Tenco continuano a inseguirsi, anche se quella sera il cantautore, per superare lo stress della competizione, era imbottito di alcol e psicofarmaci, come usava allora fra i maudit. Fu davvero un suicidio? Perché l’inchiesta fu condotta così male e così in fretta? Perché non fu estratto il proiettile? Fra le testimonianze raccolte l’unica che valesse la pena di essere seguita è stata quella di Renzo Arbore: puntale, serena, rispettosa. Chi ne esce piuttosto male è Ugo Zatterin, il giornalista e dirigente Rai che, a tutti i costi, volle che Sanremo continuasse.

Resto convinto che ci sia una verità dalla forte valenza simbolica cui non abbiamo mai voluto prestare attenzione, tutta racchiusa nel famoso biglietto di congedo: «Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente 5 anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda “Io tu e le rose” in finale e ad una commissione che seleziona “La rivoluzione”. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi».

Quel bigliettino, chiunque lo abbia scritto, è la cosa più vera, più autentica che ci rimane di quella tragica serata. Per capire anche il presente.

È morto Steve Jobs


06 ottobre 201 da Corriere.it

Addio a Steve Jobs, il genio della Apple

L’uomo Era malato di tumore al pancreas. L’annuncio sulla home page della società di Cupertino
 
http://video.corriere.it/morto-steve-jobs-mondo-lutto/b1001606-efdd-11e0-afdf-a2af759d2c3b

MILANOÈ morto Steve Jobs, il patron e fondatore della Apple e figura di primo piano dell’hi-tech internazionale. Aveva 56 anni ed era da tempo malato di un tumore al pancreas. L’annuncio è stato dato dalla stessa società di informatica. «Apple ha perso un genio creativo e visionario e il mondo ha perso un formidabile essere umano»: è quanto si legge sulla home page della Apple dove campeggia una foto in bianco e nero di Steve Jobs con l’anno della nascita e quello della morte: 1955-2011. «Quelli di noi che hanno avuto la fortuna di conoscerlo abbastanza e di lavorare con lui – si legge  ancora sul sito – hanno perso un caro amico e un mentore ispiratore. Steve lascia una società che solo lui avrebbe potuto costruire e il suo spirito sarà  sempre il fondamento di Apple». «Nessuna parola – ha datto Tim Cook, amministratore delegato di Apple dopo l’addio di Jobs l’estate scorsa – può adeguatamente esprimere la nostra tristezza per la morte di Steve o la nostra gratitudine per l’opportunità di aver lavorato con lui. Onoreremo la sua memoria dedicandoci a continuare il lavoro che lui amava così tanto».

LA NOTIZIA SUI MEDIA AMERICANI – La morte di Steve Jobs ha fatto irruzione sui notiziari tv e sui siti dei media americani, scalzando drasticamente Sarah Palin e la sua rinuncia alla corsa per la Casa Bianca. Il sito del New York Times titola a tutto schermo: «Steve Jobs, il visionario della Apple, muore a 56 anni» e sotto una foto con un Iphone. Il Washington Post: «Muore Steve Jobs, il pioniere della tecnologia». La Cnn, sopra una foto della sua ultima creatura, l’Ipad, il titolo «Muore il fondatore della Apple». Sulla stessa linea tutte le tv che sono mobilitate con le telecamere puntate sullo stato maggiore di Cupertino, nella Silicon Valley, in California, dove è ancora giorno. Infine l’Huffington Post, presenta il titolo piu« eclatante»: solo due parole a caratteri cubitali «Rip, Steve» (dove Rip sta per «Rest In Peace» cioè Riposa in pace).