Una Poesia in memoria……….


Una poesia in memoria dei sette lavoratori della ThyssenKrupp morti così tragicamente

Il cuore in Fabbrica Il cuore rimasto in Fabbrica anche adesso che ho raggiunto la pensione Sognavamo il cielo ma da decenni è sempre più lontano Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica e tutte le fabbriche d’Italia La classe operaia non è più centrale e il paradiso è diventato inferno di fiamme di fuoco e d’olio bruciato di operai sfiniti che fanno notizia solo quando diventano torce umane Operai sfruttati come non è successo mai Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica e tutte le fabbriche d’Italia Anche il nostro bravo Presidente urla instancabile le morti sul lavoro ma anche le sue sono urla impotenti Addio Compagni di fatica, di sogni e d’ideali Bagnati dalle nostre lacrime riposate in pace.

Carlo Soricelli metalmeccanico in pensione

Morti Bianche


OSSERVATORIO INDIPENDENTE DI BOLOGNA SULLE MORTI PER INFORTUNI SUL LAVORO ATTIVO DAL 1 GENNAIO 2008

PER NON DIMENTICARE

Antonio schiavone 36 anni
Roberto Scola 32 anni
Angelo Laurino 43 anni,

Bruno Santino 26 anni
Rocco Marzo 54 anni,

Rosario Rodinò 26 anni
Giuseppe Demani 26 anni

E TUTTI I LAVORATORI MORTI PER INFORTUNI SUL LAVORO

DEDICHIAMO IL 6 DICEMBRE IL GIORNO DELL’INFORTUNIO MORTALE DEI SETTE OPERAI DELLA THYSSENKRUPP DI TORINO A TUTTI I MORTI PER INFORTUNI SUL LAVORO

http://youtu.be/_CbQZ76Xg_8 

Incidenti sul lavoro, 269 morti da gennaio
Nelle ultime 24 ore sei nuove vittime

Dall’inizio dell’anno l’ incremento, rispetto allo stesso periodo del 2010 è del 21,4 %. Ma a questa cifra va aggiunta quella degli incidenti nel percorso casa-lavoro, vittime spesso dovute a stanchezza e stress per le condizioni lavorative: Il numero raggiunge il record drammatico di 509

lE CATEGORIE PIù COLPITE SONO:

EDILIZIA 78 – 29,4% – AGRICOLTURA 73- 28% – INDUSTRIA 29 – 10,1%

AUTOTRASPORTO 22 – 8,3% – STRANIERI 29 – 11%

Le ultime sei vittime, oggi, sono un operaio romeno di 27 anni precipitato dal tetto dell’azienda per cui stava lavorando, a Borgo Isonzo, in provincia di Latina, due operai di Appiano e Chermes, dipendenti di un’impresa di manutenzione dei pozzi neri, trovati morti all’interno di un pozzo a Vipiteno 2, un pescatore di Chioggia (Venezia) disperso in mare 3 dopo che il peschereccio su cui stava lavorando è affondato al largo della costa veneta e un operaio romeno, P.G., è morto folgorato mentre lavorava 4 alla costruzione di un ponte sul fiume Giovenco nel territorio del Comune di San Benedetto dei Marsi (L’Aquila). L’uomo era alla guida di una autogru che azionava la pompa del calcestruzzo e, per motivi da chiarire, ha urtato i fili dell’alta tensione: il giovane è morto all’ istante. La sesta vittima è un operario romeno di 43 anni, Gheorghe Peteleu, morto stasera schiacciato dalle ruote di un camion che stava riparando. L’incidente mortale si è verificato all’interno della concessionaria Volvo veicoli industriali di viale Zaccagna a Marina di Carrara.

Due operai, invece, sono rimasti feriti in un incidente sul lavoro verificatosi in un’impresa metalmeccanica di Gela che opera nella zona industriale. Uno dei due lavoratori, un 53enne, è stato immediatamente ricoverato all’ospedale di Gela “Vittorio Emanuele” e sottoposto a intervento chirurgico. Le sue condizioni sono subito apparse più gravi rispetto a quelle del suo collega. L’uomo è stato colpito dal braccio di una gru abbattutasi sulla cabina di un mezzo pesante.

OSSERVATORIO INDIPENDENTE DI BOLOGNA MORTI SUL LAVORO. INFORTUNI MORTALI. MORTI BIANCHE.

OSSERVATORIO VOLONTARI DI BOLOGNA SULLE MORTI PER INFORTUNI SUL LAVORO, ATTIVO DAL 1 GENNAIO 2008 IN RICORDO DEI SETTE LAVORATORI DELLA THYSSENKRUPP MORTI COSI’ TRAGICAMENTE. SONO REGISTRATI I MORTI SUI LUOGHI DI LAVORO DEL 2011 2010 2009 2008. I morti aumentano sui campi, nei cantieri e nei servizi alle imprese. Calano solo sulle strade e in itinere per merito di automobili più sicure che anche i lavoratori acquistano dopo aver rottamato le vecchie.

Ricorso Articolo 71 legge Brunetta


ALLA CONSULTA LA LEGGE BRUNETTA SULLE MALATTIE

Giudice del lavoro di Livorno solleva la questione di legittimità della norma quando prevede la decurtazione dello stipendio per i primi 10 giorni di malattia dei dipendenti pubblici.

“Di fatto la malattia diventa un ‘lusso’ che il lavoratore non potrà più permettersi e ciò appare in contrasto con l’articolo 36 della Costituzione che prevede che sia garantita una retribuzione proporzionata ed in ogni caso sufficiente a garantire un’esistenza libera e dignitosa”. Il giudice del lavoro di Livorno Jacqueline Monica Magi ha sollevato con un’ordinanza la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 71 della legge 133/2008, la legge cosiddetta Brunetta, che prevede per i dipendenti pubblici una decurtazione dello stipendio per i primi 10 giorni di malattia.

L’ordinanza è del 5 agosto ma è stata resa nota oggi da Unicobas della Toscana che tramite l’avvocato Claudio Altini assiste 50 tra docenti e lavoratori Ata della provincia di Livorno, alcuni dei quali avevano avuto una riduzione della busta paga dopo periodi di malattia, che hanno fatto ricorso al tribunale, sollevando eccezione di costituzionalità poi accolta. Secondo il segretario toscano di Unicobas Claudio Galatolo, “è la prima pronuncia in Italia. E’ la dimostrazione che lottare per i propri diritti alla fine paga”.

Per il giudice la norma presenta profili di incostituzionalità con riferimento agli articoli 3, 32, 36 e 38 della Costituzione. In particolare, riguardo all’articolo 3, nell’ordinanza si rileva “un’illegittima disparità di trattamento nel rapporto di lavoro dei lavoratori del settore pubblico rispetto a quelli del settore privato”. Sul “diritto alla salute” di cui all’articolo 32 la norma “crea di fatto un abbassamento della tutela della salute del lavoratore che, spinto dalle necessità economiche, viene di fatto indotto a lavorare aggravando il proprio stato di malattia, creando così un vulnus a se stesso e al Paese”. Con riferimento all’articolo 36 in sostanza con la decurtazione il guadagno, “dati gli stipendi che percepiscono ad oggi i lavoratori del comparto pubblico, diventa tale da non garantire al lavoratore una vita dignitosa”. “Privare durante la malattia un lavoratore di parte dello stipendio e della retribuzione globale di fatto – scrive infine il giudice con riferimento all’articolo 38 – integra esattamente quel far venire meno i mezzi di mantenimento e assistenza al cittadino in quel momento inabile al lavoro”.