
Giovedì, 17 ottobre 2024
| Ogni anno 1.545 persone muoiono per l’amianto: ecco dove fa più vittime |

| I dati dell’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità sulle vittime dell’amianto in Italia: diminuiscono i decessi tra i più giovani, ma rimane alto il tasso di mortalità |
Una piaga invisibile che ogni anno continua a mietere vittime. Un problema recentemente portato alla ribalta dalla tragica scomparsa del giornalista Franco di Mare, ma che continua a essere un’emergenza sanitaria e ambientale.
Tra il 2010 e il 2020, ogni anno in Italia, sono decedute per mesotelioma in media 1.545 persone (1.116 uomini e 429 donne) per un totale di quasi 17.000 casi. L’unica nota positiva è che, negli ultimi anni, c’è stata una diminuzione del numero dei decessi tra i più giovani. Sono i dati del nuovo rapporto Istisan “Impatto dell’amianto sulla mortalità. Italia 2010-2020“, pubblicato dall’Istituto superiore di sanità (Iss).
Cosa è il mesotelioma e dove colpisce maggiormente – Il mesotelioma è un tumore aggressivo, ad alta letalità, che colpisce le cellule del mesotelio, il tessuto sottile che ricopre gli organi interni. Nell’80% dei casi è causato dall’esposizione all’amianto.
Ed è al Nord dove questa malattia colpisce di più. Secondo lo studio, le regioni Piemonte, Lombardia, Valle d’Aosta e Liguria presentano un numero di decessi per 100.000 abitanti maggiore della media nazionale. Il numero dei decessi è infatti superiore al numero atteso in 375 comuni di queste regioni. Si tratta di territori con ampia presenza di cantieri navali, poli industriali, ex industrie del cemento-amianto, ed ex cave di amianto.
Dei decessi osservati, in media l’1,7% (circa 25 l’anno) riguardava persone con 50 anni o meno. Negli ultimi anni si osserva una diminuzione del numero dei decessi in questa fascia (31 nel 2010 e 13 nel 2020). Per gli studiosi potrebbe essere il primo effetto della legge 257/92 con la quale l’Italia vietò l’utilizzo dell’amianto. Il periodo di latenza del mesotelioma è infatti molto ampio, e può arrivare fino a 30-40 anni.
In generale la maggior parte delle persone decedute per mesotelioma è stata probabilmente esposta all’amianto in ambienti lavorativi nei decenni passati. Ma l’esposizione può essere avvenuta anche per inalazione di fibre rilasciate nelle abitazioni.
“In Italia – spiega Marco Martuzzi, direttore del Dipartimento Ambiente e Salute dell’Iss – molto è stato fatto negli ultimi decenni, per cui oggi si vedono i primi effetti positivi, ma l’amianto rimane un’emergenza ambientale e sanitaria che richiede urgenti interventi di prevenzione. Bisogna eliminare le esposizioni residuali all’amianto ancora presenti.

28 settembre 2024 – La sentenza / Napoli
| Ex infermiere morto per l’amianto: risarcimento da oltre 700mila euro alla famiglia |
| Il caso a Napoli: il tribunale ha condannato la Asl a risarcire gli eredi con 727mila euro per la morte dell’uomo, avvenuta a causa di un mesotelioma pleurico |
Un risarcimento da 727mila euro. Questa la somma che dovranno ricevere i familiari di un ex infermiere dell’ospedale di Napoli, deceduto a causa dell’amianto. Lo ha stabilito una sentenza del tribunale di Napoli, confermata dalla Corte d’Appello, che ha condannato l’Asl Napoli 1 Centro per la morte dell’uomo, avvenuta a causa di un mesotelioma pleurico causato da esposizione all’amianto.
Napoli, infermiere morto per l’amianto: maxi risarcimento per i familiari – La consulenza medico-legale del dottor Nicola Maria Giorgio ha dimostrato ai giudici il nesso di causalità tra l’esposizione all’asbesto e il mesotelioma pleurico che ha colpito l’infermiere. Il dipendente sanitario, deceduto durante il processo di primo grado, aveva lavorato per anni in un presidio ospedaliero di Napoli, dove era frequentemente esposto all’amianto, presente in un locale caldaia adiacente alla sala sterilizzazione.
Grazie alla perizia dettagliata del medico legale è stato possibile stabilire in modo inconfutabile che l’esposizione a questa sostanza tossica ha causato la patologia, poi risultata fatale. “Questo caso rappresenta un punto di svolta non solo per la giurisprudenza, ma anche per la consapevolezza di dover garantire la salute nei luoghi di lavoro, specialmente in ambito sanitario” afferma il dottor Giorgio. La famiglia era assistita dall’avvocato Luca Maria Maranca.
La perizia: legame tra la malattia e l’esposizione all’amianto – “La nostra analisi medico-legale ha evidenziato in modo inconfutabile – ha aggiunto il dottor Giorgio – il legame diretto tra l’esposizione prolungata all’amianto e lo sviluppo del mesotelioma pleurico“. L’amianto, utilizzato in passato per le sue proprietà isolanti, è stato successivamente riconosciuto come estremamente pericoloso per la salute ed il suo utilizzo è stato vietato in molti Paesi, compresa l’Italia, dal 1992. Tuttavia, la sua presenza in strutture più datate continua a rappresentare una minaccia e questo caso mette in luce l’importanza della vigilanza e della manutenzione continua negli edifici pubblici.

26 settembre 2024
| In Italia la ‘strage silenziosa’ dell’amianto: primi per decessi in Ue |
| I numeri Eurostat del 2021. Su 2.380 decessi avvenuti nell’Unione europea per mesotelioma, ben 518 sono stati registrati nel nostro Paese |
L’amianto continua a mietere vittime, soprattutto in Italia. Su 2.380 decessi avvenuti in Ue per mesotelioma, una rara forma di tumore collegata all’esposizione all’amianto, ben 518 sono stati registrati nel nostro Paese. I numeri diffusi dall’Eurostat riferiti all’anno 2021 non lasciano dubbi, siamo la nazione europea con il più alto numero di decessi. Di questi 397 erano uomini, 121 donne. Dietro di noi la Germania (400) e la Francia (329) mentre sono solo 2 le vittime a Cipro ed Estonia, 3 a Malta e in Lussemburgo.
È la seconda causa di tumori professionali – Ma c’è una buona notizia, la progressiva diminuzione del numero di decessi, considerando che nel 2013 i morti per mesotelioma erano 3.341 (-961 morti). Dopo il tumore al polmone l’amianto è la seconda causa di tumori professionali in Ue. Tra il 2013 e il 2021 si registrarono 13.530 casi mentre nel 2021 sono stati riconosciuti 1.409 nuovi casi, pari al 43% del totale dei tumori professionali. Si tratta di 135 casi in più rispetto al 2020 (1.274 nuovi casi riconosciuti) ma guardando all’incidenza si può dire che questa è diminuita di 214 rispetto al 2013 (1.623 nuovi casi riconosciuti).
La fluttuazione nel numero di casi riconosciuti, spiega l’Eurostat, potrebbe essere in parte attribuibile alla pandemia di Covid-19, che ha avuto un impatto sui servizi pubblici generali e sui sistemi sanitari responsabili del riconoscimento delle malattie professionali nel 2020 e nel 2021. In termini relativi, dal 2013 al 2021 il mesotelioma ha rappresentato circa il 40% dei tumori professionali totali.
A causare il mesotelioma è la prolungata esposizione all’amianto, un materiale che è stato utilizzato soprattutto negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso in molti campi, dall’industria alle costruzioni. Questo tipo di tumore si sviluppa nello strato di tessuto che ricopre molti degli organi interni e può portare alla morte. I sintomi possono comparire anche decenni dopo l’esposizione all’amianto.

| Eternit – Scandalosa sentenza Eternit |
Migliaia di morti per le polveri d’amianto, ma la CASSAZIONE ha annullato per prescrizione la sentenza del giugno 2013 dove la CORTE D’APPELLO di Torno aveva condannato a 18 anni l’unico imputato il miliardario svizzero SCHMIDHEINY.
2200 morti, 700 malati a causa del contatto con l’amianto. Tutti dipendenti della multinazionale a Casale Monferrato, Cavagnolo, Ruberia e Bagnoli
2012 la sentenza di primo grado: 16 anni a Stephan Schmidheiny (ex presidente del consiglio di amministrazione), Louis De Cartier de Marchienne (Direttore dell’azienda degli anni ’60.)
2013 aumenta la pena da 16 a 18 anni ma nel frattempo il secondo imputato Lous De Cartier è morto lasciando come unico imputato Sthephan Schmidheiny

<<<<<L’Eternit e l’amianto>>>>>
| L’Eternit e l’amianto |
Negli anni sessanta, ricerche mostrarono come la polvere di amianto, generata dall’usura dei tetti e usata come materiale di fondo per i selciati, provoca asbestosi e una grave forma di cancro, il mesotelioma pleurico. Eternit e Fibronit continuarono tuttavia a produrre manufatti sino al 1986, con drammatiche conseguenze per la salute degli operai.
A Casale Monferrato lo stabilimento disperdeva la polvere di amianto nell’ambiente circostante. Avendo la malattia un periodo di incubazione di circa 30 anni, coloro i quali risiedevano nelle zone intorno alla fabbrica negli anni ’80 corrono tutt’oggi rischi per la salute: ad esempio, tra il 2009 e il 2011 sono stati registrati 128 nuovi casi di persone ammalate. Nella provincia di Alessandria si contano circa 1.800 morti per esposizione ad amianto.
Fonte: http://cadutisullavoro.blogspot.it/
Carlo Soricelli facebook http://www.facebook.com/profile.php?id=1122566828
Una poesia in memoria dei sette lavoratori della Thyssenkrupp morti nel 2007 a Torino
Il cuore rimasto in Fabbrica
anche adesso che ho raggiunto la pensione
Sognavamo il cielo ma da decenni è sempre più lontano
Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica
e tutte le fabbriche d’Italia
La classe operaia non è più centrale
e il paradiso è diventato inferno
di fiamme di fuoco e d’olio bruciato
di operai sfiniti che fanno notizia solo quando diventano torce umane
Operai sfruttati come non è successo mai
Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica
e tutte le fabbriche d’Italia
Anche il nostro bravo Presidente
urla instancabile le morti sul lavoro
ma anche le sue sono urla impotenti
Addio Compagni di fatica, di sogni e d’ideali
Bagnati dalle nostre lacrime riposate in pace.

27 aprile 2024
| Amianto, duemila morti l’anno scorso in Lombardia per malattie connesse all’asbesto: è la regione più colpita |

| Rapporto dell’Osservatorio nazionale alla vigilia della giornata dedicata alle vittime: anche in Piemonte e Liguria situazione grave |
La Lombardia si conferma la regione più colpita da malattie correlate alla presenza di amianto. Lo comunica l’Osservatorio nazionale amianto, che alla vigilia della Giornata mondiale delle vittime di amianto (che si celebra domani) ha stilato una mappa delle regioni italiane più colpite da malattie asbesto correlate.
In totale in Italia nel 2023 si sono registrati 7000 decessi e 10.000 nuovi malati. In Lombardia, dove fino al 2017 i mesoteliomi registrati erano 6.653, pari al 21,1%, l’osservatorio ha censito circa 500 mesoteliomi, con un impatto di circa 470 decessi, e più di 1000 diagnosi di tumore del polmone asbesto correlato, con circa 880 decessi, quindi complessivamente 1.350 deceduti, cui con l’aggiunta delle altre patologie sono stati superati i 2000 decessi per tutte le malattie asbesto correlate.
Questo impatto è legato al fatto che è la regione più industrializzata, con più massiccio uso di amianto fino alla messa al bando della legge 257 del ‘92. Comunque è la regione più dotata sotto il profilo delle discariche, e quindi della bonifica. Infatti, nel corso del 2022 e 2023, e nel corso degli anni, ha fatto registrare la media del 33,2% dell’intero amianto smaltito a livello nazionale. Il piano amianto in vigore fino al 2027, ipotizza la rimozione di 1,18 milioni di metri cubi di cemento amianto.
Da anni in Lombardia si celebrano processi per cercare di arrivare a stabilire responsabilità e quindi indennizzi ai prenti delel vittime. Processi che spesso però finiscono nel nulla.
Il Piemonte secondo per morti da amianto – Secondo in classifica è il Piemonte, che ha visto nel 2023 circa 250 mesoteliomi, con un impatto di circa 230 decessi, e più di 500 diagnosi di tumore del polmone asbesto correlato, al netto dei casi provocati dal fumo di sigaretta. Per quest’ultima neoplasia, sono stati censiti e/o stimati 440 decessi. Complessivamente le due patologie hanno determinato il decesso di circa 670 persone e si superano i 1000 decessi se si tiene conto di tutte le altre patologie asbesto correlate, con un’alta incidenza di esposizione ambientale, in particolare nella città di Casale Monferrato e di quelle limitrofe, dovute alla contaminazione di amianto provocata dall’eternit.
In Liguria la percentuale più alta di decessi – Anche in Liguria la situazione è preoccupante. Fino al 2018 i casi registrati erano stati 3.263 (10,3%). La Liguria, pur avendo un numero di abitanti pari a 1.508.800, pari a 2,5% (si pensi alla Lombardia con 9,9 milioni, pari al 16,9% della popolazione italiana), ha registrato 150 casi di mesotelioma nel 2023, oltre il 13% con 140 decessi per mesotelioma, circa 280 decessi per tumore del polmone da amianto, e quindi 420, tenendo conto di tutte le altre patologie asbesto correlate, l’impatto epidemiologico è superiore ai circa 600 decessi.
La situazione in Emilia Romagna e Lazio – Il rapporto contiene dati anche su Emilia Romagna (160 casi di mesotelioma e 320 casi di tumore del polmone, con rispettivamente 150 e 290 decessi, e dunque 440 solo per le prime due patologie) e Lazio (110 mesoteliomi nel 2023, con un impatto di circa 100 decessi, e più di 220 diagnosi di tumore del polmone asbesto correlato, con circa 200 decessi, quindi complessivamente 300 deceduti) che hanno situazioni gravi ma con numeri inferiori.

Ogni anno 230mila persone muoiono nel mondo per malattie correlate all’amianto. Trent’anni fa Il nostro Paese è stato tra i primi in Europa a vietare l’utilizzo di questo materiale cancerogeno. Studi indicano che le passate esposizioni e l’amianto residuo costituiscono ancora oggi una sfida di salute pubblica e di tutele nel nostro Paese.

| Amianto e salute: priorità a prospettive nel trentennale del bando in Italia |
In occasione del trentennale della Legge 257/92 che mise al bando l’uso dell’amianto in Italia, il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità hanno organizzato un incontro per fare il punto sulla situazione epidemiologica, sulla ricerca e gli interventi di sanità pubblica. Introducono i lavori il Ministro della Salute, Roberto Speranza, il Direttore generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, Giovanni Rezza, e il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro. Partecipano esperti del settore. Conclude i lavori il Sottosegretario Andrea Costa.

<<<<Amianto, ex operai delle Ogr>>>>

08 gennaio 2019
| Amianto, un altro morto fra gli ex operai delle Ogr: mesotelioma |
BOLOGNA – Un altro lavoratore delle Officine Grandi Riparazioni di Bologna è morto per una malattia provocata dall’esposizione all’amianto, conseguenza della sua attività negli anni ’70. E’ l’Afeva (l’Associazione Familiari e Vittime Amianto) dell’Emilia-Romagna a darne notizia: Mario Giovanni Perin aveva 69 anni è deceduto per un mesotelioma.
“Si tratta – spiega l’associazione – dell’ennesima vittima di una lunga serie che sembra non finire e che ci ricorda della necessità di continuare con più forza la battaglia per la ricerca scientifica e medica per la cura del mesotelioma e delle malattie asbesto correlate, come sia urgente realizzare il sistema delle cure e come non sia più rinviabile una mobilitazione per le bonifiche dell’amianto nel nostro paese. Continuiamo a assistere ad una colpevole assenza della politica e delle istituzioni sia per porre mano con decisione al problema amianto, sia per ricordarsi che la prevenzione dovrebbe essere una priorità nella realizzazione di una società giusta“.

<<Amianto, processi: Stephan Schmidheiny >>
07 giugno 2023
| Amianto, processo Eternit bis: Stephan Schmidheiny condannato a 12 anni per omicidio colposo aggravato |
| Schmidheiny era accusato di omicidio volontario con dolo eventuale per la morte di 392 persone decedute per amianto a Casale Monferrato e dintorni |

Stephan Schmidheiny, il magnate svizzero e unico proprietario ancora in vita della multinazionale Eternit, è colpevole. Lo ha stabilito la Corte d’assise di Novara (presieduta dal giudice Gianfranco Pezzone), che lo ha condannato alla pena di 12 anni per la morte di 392 persone vittime dell’amianto a Casale Monferrato: solo 62 sono ex dipendenti della fabbrica, le altre sono casalesi che hanno subito la cosiddetta «esposizione ambientale» senza mai mettere piede nel complesso industriale.
Il processo – Si chiude così un processo durato oltre due anni e per il quale sono state celebrate 42 udienze. I pm Gianfranco Colace e Maria Giovanna Compare contestavano l’omicidio volontario nella formula del dolo eventuale e avevano chiesto una condanna all’ergastolo (con isolamento diurno): il massimo consentito dal codice penale. Per la Corte, però, si tratta di omicidio colposo aggravato dalla colpa cosciente e dalla violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro. «È stato escluso il dolo e siamo molti soddisfatti. Mentre presenteremo appello perché contestiamo sia la colpa che il nesso di causalità», sottolineano i difensori del magnate svizzero, Carlo Guido Alleva e Alfonso Di Amato.
«Responsabile per gli omicidi ambientali» – Per il pm Gianfranco Colace, invece, «l’imputato è stato giudicato responsabile per gli omicidi ambientali, cioè di coloro che non hanno mai lavorato in fabbrica, ma vivevano a Casale. E questo è molto importante. Adesso leggeremo le motivazioni e valuteremo come procedere. Se investire o meno il giudice di Appello. Considero questa sentenza un grande risultato per il nostro lavoro. A Casale ogni anno si ammalano 50 persone, non è finita qui». I giudici hanno dichiarato prescritti i casi di alcune vittime e per le parti civili hanno disposto provvisionali per un totale di oltre 100 milioni di euro, tra cui 50 milioni per il Comune di Casale e 30 milioni per la presidenza del Consiglio.
Non è la prima condanna – Per l’imprenditore svizzero non è la prima condanna. A Napoli i giudici gli hanno inflitto 3 anni e 8 mesi in primo grado per le vittime di Rubiera; a Torino un anno e 8 mesi in appello per i morti di Cavagnolo. E c’è ancora un fascicolo aperto a Reggio Emilia, dove la Procura non ha ancora esercitato l’azione penale. Questo di Novara è il filone principale di un’inchiesta maturata dopo la sentenza del 2014, con cui la Cassazione aveva dichiarato prescritto il primo processo Eternit che faceva riferimento a oltre 3000 vittime. All’epoca, il reato contestato era disastro ambientale.

Torino, 29 novembre 2018
| Eternit, pm chiede condanna a 7 anni |
(ANSA) – Torino, 29 novembre 2018 – La procura di Torino ha chiesto di condannare a sette anni di carcere l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, processato per il decesso – dovuto secondo l’accusa a esposizione ad amianto – di due operai di uno stabilimento a Cavagnolo riconducibile all’Eternit. Si procede per omicidio colposo. continua a leggere

<<<<<Amianto Telecom>>>>>
(ANSA) – Napoli, 01 dicembre 2022
| Amianto nelle pareti dell’ufficio, Telecom condannata a Napoli |
| articolo Redazione ANSA: https://www.ansa.it/campania/notizie/2022/12/01/amianto-nelle-pareti-dellufficio-telecom-condannata-a-napoli_0d253992-fafe-430c-9283-d5ab0ee82708.html |
| Giudice decide risarcimento da 146mila euro per eredi avvocato |
(ANSA) – Napoli, 01 dicembre 2022
Il Tribunale di Napoli ha condannato la Telecom Italia (ex Sip) al pagamento di 146.910 euro come risarcimento agli eredi di un dipendente morto il 12 agosto 2021 a 57 anni per un mesotelioma pleurico maligno lasciando moglie e due figli di 30 e 32 anni.
A rendere nota la decisione, attraverso un comunicato, è l’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), presieduto dall’avvocato Ezio Bonanni.
La vittima è un avvocato napoletano che ha lavorato per dieci anni, tra il 1970 e il 1980, nell’ufficio legale della direzione regionale Campania Basilicata che si trovava a Palazzo Sip, sede dell’azienda della città partenopea, in via Arenaccia. Gli eredi si erano rivolti all’Osservatorio Nazionale Amianto e al suo presidente, che sono riusciti a dimostrare la presenza di amianto attraverso la relazione di alcuni lavori di demolizione e bonifica effettuati nel 2007.
La cosiddetta “fibra killer” era stata utilizzata per la coibentazione e in misura “tale da superare di gran lunga i limiti di tolleranza previsti dalla legge per l’esposizione“.
Non solo. Durante il processo un collega della vittima ha testimoniato che “c’era amianto nelle pareti dell’intero edificio“, che è poi stato risanato solo molti anni più tardi, precisando che la vittima “non aveva alcun tipo di dispositivo di protezione individuale“.
La consulenza tecnica, secondo il giudice, – riferisce ancora la nota – avrebbe provato il nesso causale tra l’esposizione all’amianto e la malattia che ha portato l’avvocato al decesso, e ha inoltre stabilito che, dal momento della diagnosi, nel gennaio del 2011 alla morte, per 19 mesi, l’avvocato sia “sopravvissuto tra la piena consapevolezza della gravità della malattia ed il decesso”. (ANSA)

<<<<<Amianto Firema>>>>>
(ANSA) – Caserta, 03 ottobre 2022
| Morti per amianto in Firema: pm, assoluzione per ex vertici |
| articolo Redazione ANSA: https://www.ansa.it/campania/notizie/2022/10/03/morti-per-amianto-in-firema-pm-assoluzione-per-ex-vertici_71c3aa6e-ac7a-4d9c-bf84-40ea708402ef.html |
| La Procura alza bandiera bianca: “Manca la prova per condanna” |
(ANSA) – Caserta, 03 ottobre 2022
Non ci sarà probabilmente nessun colpevole per i 19 lavoratori morti e gli 82 malati per esposizione all’amianto alla Firema, storica azienda di Caserta – oggi denominata Tfa dopo l’acquisizione nel 2015 da parte degli indiani di Titagarh – che produce carrozze ferroviarie.
Il sostituto della Procura di Santa Maria Capua Vetere Giacomo Urbano ha infatti chiesto l’assoluzione per mancanza di prove per sette ex dirigenti della Firema imputati per omicidio e lesioni colpose, ovvero per gli ex amministratori delegati Mario Fiore e Giovanni Fiore e per gli alti ex dirigenti Enzo Ianuario, Maurizio Russo, Giovanni Iardino, Giuseppe Ricci e Carlo Regazzoni.
Ricci e Russo erano già usciti indenni per assoluzione dal primo processo, in cui la Procura aveva contestato il reato più lieve di rimozione e omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro. Poi l’ufficio inquirente aveva aperto una seconda indagine per omicidio colposo, indagando altri amministratori succedutisi negli anni, e percorrendo una strada simile a quella della Procura di Torino in relazione alla vicenda dell’Eternit, dove il proprietario dell’azienda, l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, era stato salvato in Cassazione dalla prescrizione dopo essere stato condannato in primo e secondo grado a 16 e 18 anni per disastro colposo in relazione a decine di decessi per amianto; l’ufficio inquirente aveva così deciso di aprire un nuovo fascicolo a carico di Schmidheiny per omicidio doloso (poi derubricato in delitto colposo), sfruttando anche una sentenza della Corte Costituzionale del 2016, che aveva dichiarato l’imprenditore processabile nuovamente senza che venisse violato il principio giuridico del “ne bis in idem”.
A Santa Maria Capua Vetere le testimonianze dei lavoratori malati non sono state però precise né ritenute rilevanti; troppo il tempo passato dai fatti, antecedenti al 1990 quando l’amianto fu eliminato dall’azienda, così molti ex dipendenti non ricordavano. Si torna in aula a metà ottobre. (ANSA).

<<<<<Amianto ex Fibronit>>>>>
(ANSA) – Pavia, 26 maggio 2022
| Amianto: GdF Pavia sequestra 140mila mq di ex fabbrica |
| articolo Redazione ANSA: https://www.ansa.it/lombardia/notizie/2022/05/26/amianto-gdf-pavia-sequestra-140mila-mq-di-ex-fabbrica_ac6b73a4-ef90-4de7-b827-02cc01330801.html |
| Indagati amministratori e responsabili dei lavori di bonifica |

(ANSA) – Pavia, 26 maggio 2022
Il nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di di Finanza di Pavia ha eseguito stamani il sequestro probatorio di un’area di circa 140mila metri quadrati dell’ex Fibronit di Broni (Pavia).
Si tratta di uno dei siti di interesse nazionale, che rappresentano aree contaminate di particolare estensione classificate come pericolose e che necessitano di interventi di bonifica del suolo, del sottosuolo e delle acque superficiali e sotterranee per evitare danni ambientali e sanitari.
L’indagine, coordinata dalla Procura di Pavia, riguarda i lavori di bonifica dell’area. Sono stati notificati diversi avvisi di garanzia ad amministratori e responsabili delle società incaricate di bonificare il sito dell’ex Fibronit. Le principali ipotesi di reato contestate sono frode nelle pubbliche forniture; truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche; alcuni reati contro l’ambiente, fra cui inquinamento ambientale, omessa bonifica, attività di gestione di rifiuti non autorizzata, violazioni delle misure di prevenzione e protezione dei rischi connessi all’esposizione dell’amianto, responsabilità amministrativa degli enti per gli illeciti amministrativi.
Oltre al sequestro dell’area, la GdF ha ha perquisito gli uffici della stazione appaltante e di due società esecutrici della progettazione e dell’esecuzione dei lavori del secondo lotto di bonifica. “I lavori – si legge in un comunicato della Procura di Pavia, firmato dal procuratore Fabio Napoleone – consistevano nel completamento dello smaltimento dei manufatti/tubazioni collocati sui piazzali esterni dello stabilimento, della bonifica dell’interno dei capannoni contaminati da amianto e della rimozione e smaltimento di tutte le lastre di copertura e tamponamento degli edifici dell’area”.
Per questi lavori, la società che si è aggiudicata l’appalto ha ricevuto, complessivamente, oltre 8 milioni di euro a titolo di contributi e finanziamenti erogati dal Ministero dell’Ambiente e, in parte, dalla Regione Lombardia. (ANSA).

<<<<<Amianto all’Eternit di Bagnoli>>>>>
26 giugno 2024 – ex stabilimento eternit / Napoli
| Antonio Balestrieri morto per l’amianto: condanna confermata per l’imprenditore svizzero |
| articolo: https://www.today.it/attualita/antonio-balestrieri-morto-amianto-condannato-imprenditore-.htm |
| “I polmoni degli operai si riempivano del liquido pleurico del mesotelioma e morivano ad uno a uno. Poi anche i loro familiari, perché lavavano le tute”. Una sentenza che “conforta un po’, dopo la delusione del primo grado”, commenta il presidente dell’Osservatorio nazionale amianto. |
l magnate svizzero Stephan Ernest Schmidheiny è stato riconosciuto colpevole per la morte di Antonio Balestrieri, uno degli operai dello stabilimento Eternit di Bagnoli, a Napoli, deceduto a causa di prolungata esposizione all’amianto.
La corte d’assise di Appello di Napoli ha infatti confermato la condanna a 3 anni e mezzo di carcere inflitta già in primo grado all’imprenditore 76enne per omicidio colposo. “La sentenza ci conforta un po’, dopo la delusione del primo grado, le cui richieste dei pubblici ministeri sono state in gran parte disattese“, commenta l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto che ha reso nota la sentenza.
Leggi anche: La cassazione salva il “papà dell’amianto”: annullata la condanna per omicidio colposo
“Il processo – spiega la nota dell’Osservatorio – ha evidenziato come l’uso dell’amianto fosse senza cautele, privo di confinamento e con le maestranze ignare e sprovviste di mezzi di protezione. Sia all’interno dello stabilimento che all’esterno c’era amianto in sacchi di juta privi di chiusura ermetica scaricati dalle navi senza che i lavoratori fossero a conoscenza del rischio. Gli operai si ammalavano di asbestosi, perché avevano i polmoni pieni di polvere, che si riempivano di liquido pleurico, quello del mesotelioma. E così, giorno dopo giorno, i necrologi all’ingresso dello stabilimento, e nelle zone circostanti del quartiere Bagnoli, a Pozzuoli e al Vomero. Così uno ad uno, gli operai sono tutti deceduti, e poi anche i loro familiari, perché lavavano le tute, o perché respiravano le polveri dai capelli e dalla pelle“.
Il processo cosiddetto Eternit Bis è diviso in 4 filoni, scaturiti dalle varie inchieste sull’ex stabilimento. Il primo processo Eternit si è chiuso 10 anni fa con la dichiarazione di avvenuta prescrizione per il reato di disastro ambientale da parte della corte di Cassazione e l’annullamento delle condanne per gli imputati. La sentenza di oggi, rappresenta invece “un ulteriore tassello per assicurare giustizia alle vittime dell’amianto“, secondo Bonanni. Confermata anche la fondatezza della richiesta di risarcimento del danno dell’Osservatorio, costituitosi parte civile con l’avvocata Flora Abate.

Napoli, 06 aprile 2022
| Morti da amianto all’Eternit di Bagnoli, una sola condanna per omicidio colposo. I parenti delle vittime: “Vergogna” |
| L’imprenditore Schmidheiny condannato a tre anni e mezzo. Prescritti altri sei episodi, assoluzione per un altro caso. La Procura aveva chiesto 23 anni e 11 mesi di reclusione. |
Morti da amianto allo stabilimento Eternit di Bagnoli, la Corte di Assise di Napoli (seconda sezione, presidente Concetta Cristiano) esclude l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale e condanna l’imprenditore svizzero Stephan Ernest Schmidheiny a 3 anni e 6 mesi per un unico episodio di omicidio colposo, quello di Antonio Balestrieri, uno degli operai deceduto a causa di prolungata esposizione all’amianto.
Per altri sei casi al centro del processo, i giudici hanno sancito l’avvenuta prescrizione mentre per un episodio hanno assolto l’imputato “perché il fatto non sussiste“. Lo scorso 2 marzo i sostituti procuratori di Napoli Anna Frasca e Giuliana Giuliano avevano chiesto per il 74enne Schmidheiny una condanna a 23 anni e 11 mesi di reclusione.
Alla lettura del verdetto è esplosa la rabbia dei familiari delle vittime: «Vergogna, vergogna»: hanno gridato all’esterno dell’aula 116 del nuovo Palazzo di Giustizia. «Una sentenza che lascia l’amaro in bocca soprattutto perché non siamo sicuri che la realtà processuale coincida con la realtà storica, dato il lungo tempo trascorso. Confidiamo nel giudizio di appello nella speranza che si giunga proprio a una verità processuale che dia ragione della realtà storica». Così l’avvocato Elena Bruno, legale dell’associazione «Mai più Amianto» sull’esito del processo napoletano.
“Impugneremo certamente la decisione ed è motivo di soddisfazione il fatto che è stato escluso il dolo“. Così, l’avvocato Astolfo di Amato, legale dell’imprenditore svizzero Stephan Ernest Schmidheiny, ha commentato la sentenza con la quale la Corte di Appello di Napoli ha condannato il suo cliente.

<<<<<<<Amianto: Rfi>>>>>>>
(ANSA) – Foggia, 22 febbraio 2022
| Amianto: Rfi condannata a risarcire vedova e figli operaio |
| articolo Redazione ANSA: https://www.ansa.it/puglia/notizie/2022/02/22/amianto-rfi-condannata-a-risarcire-vedova-e-figli-operaio_1a474608-da95-4243-a07a-93e2992b9917.html |
| Esposizione dannosa, 200.000 euro per parenti lavoratore |
Rete ferroviaria italiana è stata condannata dal Tribunale di Roma a risarcire di 200.000 euro la vedova e i due figli di un operaio di Foggia morto all’età di 69 anni di mesotelioma da esposizione ad amianto.
Il ricorso era stato presentato dagli avvocati Daniela Cataldo ed Ezio Bonanni, quest’ultimo presidente dell’ osservatorio nazionale Amianto.
Stando alla ricostruzione dell’accaduto fornita proprio dall’associazione, dal 1969 la vittima ha lavorato come aggiustatore meccanico nelle officine grandi riparazioni di Foggia di Rfi occupandosi della manutenzione dei rotabili ferroviari, motori, tubazioni, cavi elettrici. Dopo 14 mesi, è specificato, gli è stato diagnosticato un mesotelioma da esposizione ad amianto. E’ morto a 69 anni lasciando la moglie di 63 anni, e i due figli di 37 e 33 anni. La società, a quanto viene riferito dall’osservatorio, aveva contestato il ricorso affermando che “solo a partire dalla metà degli anni ’70 vi è stata la presa di coscienza circa la pericolosità della esposizione a fibre in amianto“. Il giudice Antonella Casoli ha richiamato precedenti sentenze ha ribadito la responsabilità per aver esposto l’operaio “a elevatissime concentrazioni di polveri e fibre di amianto, contenute nei materiali manipolati e comunque aerodisperse nell’ambiente di lavoro”. Secondo il giudice Rfi avrebbe “omesso di mettere a disposizione dei lavoratori dispositivi di protezione individuale, quali mascherine e tute da lavoro e di informare il lavoratore sui rischi connessi all’amianto“. (ANSA).

<<<<<<Amianto: Isochimica Avellino>>>>>>
28 Gennaio 2022
| Amianto: Isochimica Avellino, 4 condanne a 10 anni, 22 assolti |
| Nello stabilimento venivano bonificate carrozze ferroviarie su commesse delle Fs. Sono 33 gli ex operai deceduti per patologie legate alla lunga esposizione al materiale fibroso |
Quattro condanne a dieci anni di reclusione e ventidue assoluzioni. E’ questo il verdetto di primo grado pronunciato dopo cinque ore di camera di consiglio dai giudici del tribunale di Avellino sull’Isochimica, la fabbrica del capoluogo irpino nella quale per quasi dieci anni, a partire dalle fine degli anni Settanta, venivano bonificate dall’amianto le carrozza ferroviarie su commesse delle Ferrovie dello Stato.
Il collegio giudicante (presidente Sonia Matarazzo, giudici a latere Pier Paolo Calabrese e Gennaro Lezzi) ha condannato a dieci anni di reclusione il responsabile della sicurezza di Isochimica, Vincenzo Izzo, e il suo vice, Pasquale De Luca; Aldo Serio e Giovanni Notarangelo, funzionari di Ferrovie dello Stato. Disposta anche una provvisionale di 50mila euro per ognuna delle famiglie dei 33 ex operai deceduti per patologie correlate alla prolungata esposizione all’amianto. La pena corrisponde alla richiesta fatta dalla pubblica accusa rappresentata dal sostituto procuratore di Avellino, Roberto Patscot, per i reati di disastro doloso, omicidio colposo, lesioni personali e rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro.
Assolti per non aver commesso il fatto gli altri imputati che dovevano rispondere di concorso in disastro colposo per omissione di atti di ufficio. Tra questi l’ex sindaco di Avellino, Giuseppe Galasso e la giunta comunale del tempo, tre dirigenti comunali, i titolari delle imprese che si sono succedute nei lavori di bonifica del sito, il curatore fallimentare dell’Isochimica. L’accusa aveva chiesto condanne da due anni e sei mesi a due anni.
Assolto anche un altro ex sindaco di Avellino, Paolo Foti, rinviato a giudizio con l’accusa di rifiuto in atto di ufficio, e il medico della Asl responsabile dell’unità amianto, per non aver commesso il fatto. Per entrambi era stata chiesta la condanna a sei mesi di reclusione. Il processo, durato quasi sei anni, si è svolto nell’aula bunker del carcere di Poggioreale di Napoli a causa della mancanza di spazi adeguati a disposizione del tribunale di Avellino.
Gli ex operai dell’Isochimica a Borgo Ferrovia, davanti ai cancelli dell’azienda nella quale, a cavallo degli anni Settanta, cominciarono a lavorare giovanissimi inconsapevoli dei gravi pericoli per la salute connessi all’amianto inalato nel processo di scoibentazione delle carrozze ferroviarie.
Presenti anche le vedove e i congiunti degli ex operai deceduti.
“E’ stato chiarito definitivamente che il mandante della tragedia vissuta all’Isochimica sono le Ferrovie dello Stato“, commenta Carlo Sessa, l’ex operaio che per decenni si è battuto per avere una parola di verità e di giustizia. La sentenza di oggi arriva trentasei anni dopo la prima denuncia presentata dal Wwf che nel 1986 segnalava alla Procura di Avellino lo smaltimento illecito di rifiuti tossici che avveniva all’Isochimica di Elio Graziano, l’imprenditore salernitano deceduto il quattro marzo del 2017 e dunque uscito dal processo incardinato sulla scorta dell’inchiesta condotta dall’ex Procuratore capo di Avellino, Rosario Cantelmo.
Nel 2009 un’altra denuncia, da parte dell’attivista Giovanni Maraia sulla mancata bonifica del sito di Borgo Ferrovia e le malattie contratte dagli ex operai, fa partire l’inchiesta della Procura di Avellino che vedrà impegnati in continuità gli ex procuratori Angelo Di Popolo e il suo successore, Rosario Cantelmo, e che concluderà il percorso con la richiesta di rinvio a giudizio di 26 persone.
Il processo di primo grado, nel quale si sono costituite 270 parti civili, è durato cinque anni e sette mesi. Nel corso delle 127 udienze, celebrate nell’aula bunker del carcere Poggioreale di Napoli per mancanza di spazi adeguati a disposizione del tribunale di Avellino, è stata ricostruita la storia delle responsabilità che hanno portato alla morte per patologie collegate alla prolungata esposizione di amianto di 33 ex operai mentre almeno altri 200 ex operai sono ammalati conclamati di patologie asbesto correlate.
Nelle loro consulenze, prestate a titolo gratuito, i periti della Procura hanno attestato che “tutti gli operai Isochimica sono in pericolo di vita” ma anche sottolineato che nessun lavoratore risultava sottoposto a diagnosi o visita da parte del medico di fabbrica.

<<<<<<<Amianto: Fincantieri e Sait>>>>>>>
Napoli, 03 ottobre 2024
| Amianto, morti padre e figlio: risarcimento milionario per la famiglia |

| La sentenza condanna Fincantieri. Il più giovane, deceduto a 58 anni per mesotelioma pleurico, aveva lavorato in un cantiere navale di Castellammare di Stabia, manipolando asbesto friabile senza dispositivi di protezione |
Circa un milione di euro, questo il maxi risarcimento imposto dal tribunale di Torre Annunciata a Fincantieri per l’esposizione professionale all’amianto che ha portato alla morte di un 58enne nell’aprile 2019. A darne notizia è l’Osservatorio nazionale amianto. Una sentenza che difficilmente colmerà il vuoto lasciato ai famigliari della vittima, ma che rimane “storica”, secondo le parole del loro avvocato Ezio Bonanni.
L’uomo è morto per mesotelioma pleurico, un tumore tipico dell’esposizione all’asbesto. La sostanza era infatti ampiamente presente nei cantieri navali sin dagli anni Sessanta, “nelle coibentazioni, nelle tubature, nelle pareti, nel vano motore, nonché nelle cuccette delle navi militari e civili”, come ricorda l’Ona. Dal 1977 al 1981, la vittima ha lavorato come operaio in uno stabilimento cantieristico di Castellammare di Stabia. Le sue mansioni erano quelle di sabbiatore, pavimentista, verniciatore e manovale.
Mesotelioma: cause e sintomi della malattia
Dalla perizia è emerso che l’uomo aveva manipolato amianto friabile in locali privi di impianti di aerazione, senza le mascherine e tute protettive monouso. E’ stato di conseguenza riconosciuto il nesso tra esposizione e insorgenza del mesotelioma pleurico. “Alla luce delle modalità operative con cui si svolgeva la movimentazione dell’amianto – si legge nella sentenza – la società convenuta risulta aver omesso di predisporre tutte le misure e cautele atte a preservare l’integrità psicofisica del lavoratore sul luogo di lavoro”.
Giustizia fatta, oltretutto, anche per il padre della vittima. “Si tratta di una sentenza storica – spiega Bonanni, che è anche presidente dell’Ona – perché riconosce un maxi risarcimento per i familiari e, oltre all’esposizione professionale, per la prima volta è stata riscontrata anche quella domestica, perché anche il padre che ha lavorato nello stesso cantiere è deceduto per mesotelioma. Un traguardo significativo verso la giustizia per le vittime di amianto”.

<<<<<<< Amianto: Enichem di Ottana >>>>>>>
CAGLIARI, 09 giugno 2017
| Amianto Ottana, riconosciuta malattia |
| articolo completo : http://www.ansa.it/sardegna/notizie/2017/06/09/amianto-ottana-riconosciuta-malattia_14e87e13-64e9-4322-be20-e331de986172.html |
Arrivano i primi riconoscimenti da parte dell’Inail a tre ex lavoratori dell’Enichem di Ottana per le malattie professionali causate dall’amianto. Dopo 15 anni dall’inizio della battaglia degli ex dipendenti e dei familiari superstiti si è aperto uno spiraglio per tanti malati.
Soddisfazione è stata espressa dall’Associazione italiana esposti amianto (Aiea): “ma c’è ancora tanto da fare per garantire a tutti i lavoratori delle fabbriche chimiche sarde il diritto a una sorveglianza sanitaria efficiente”
Asbestosi per esposizione all’amianto, ma anche carcinoma polmonare, malattie che hanno interessato un lavoratore in vita e due ormai morti, che ora hanno un riconoscimento ufficiale.
“E’ un fatto di straordinario valore – ha detto Sabina Contu, presidente di Aiea Sardegna – che apre la strada al riconoscimento dei diritti di centinaia di lavoratori delle fabbriche, per le famiglie dei tanti, troppi, che sono già deceduti, e dei tanti che si sono ammalati e si stanno ammalando, con gravi patologie“.
Sono ad oggi 121 i lavoratori dell’ex sito chimico deceduti per gravi patologie contratte negli ambienti saturi di amianto e di altri veleni, dati raccolti con l’azione di Aiea, Cgil e Anmil, in assenza ad oggi di un registro regionale dei tumori.
“Ma si stima che il numero dei decessi e dei malati – ha spiegato Aiea – sia superiore. Uno degli ultimi deceduti è stato Giovanni Maria Cinellu, strappato alla vita da sei tumori, ‘acquisiti’ lavorando per circa 30 anni nel famigerato reparto At 5: su 35 operati e tecnici che vi hanno lavorato, oltre la metà sono già deceduti in età fra i 50 e i 65 anni, mentre i superstiti sono quasi tutti gravemente malati“.
Sempre alta l’attenzione sul “caso Ottana” che è giunto anche alla presidente della Camera Laura Boldrini, a molti parlamentari, al Consiglio regionale. Si attendono i risultati dell’inchiesta della magistratura con l’indagine effettuata dai carabinieri del Noe, ed è imminente la visita della Commissione infortuni del Senato, con il procuratore generale della Cassazione, Bruno Giordano, e il professor Domenico Della Porta.
Amianto, riconosciuta malattia per tre ex operai dell’Enichem di Ottana
CAGLIARI, 09 giugno 2017

http://www.sardiniapost.it/cronaca/amianto-riconosciuta-malattia-tre-ex-operai-dellenichem-ottana/


13 gennaio 2022
| Amianto: un milione di euro alla famiglia di un operaio morto a Castellamare |
| articolo di Mariella Parmendola: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2022/01/13/news/amianto_risarcimento_un_milione_operaio_torre_annunziata-333668179/ |
| Il giudice del lavoro condanna al risarcimento Fincantieri e Sait per la morte del manovale per mesotelioma |
E’ morto per quel veleno che ogni giorno gli entrava nei polmoni. Angelo lo respirava insieme all’aria, come altri operai dello stabilimento Fincantieri di Castellammare di Stabia. Un milione di euro è stato riconosciuto alla famiglia dell’operaio stabiese a cinque anni dalla sua morte, provocata da quella che è riconosciuta essere una sostanza killer. Per anni l’amianto è stato utilizzato nella costruzione di navi e carrozze ferroviarie, come isolante, fino a quando è stato vietato per il suo effetto nocivo sulla salute dei lavoratori e dei viaggiatori. A risarcire dovrà essere Fincantieri, ma anche la Sait l’impresa per cui l’uomo lavorava a cui la società di Trieste affidava delle commesse. Toccava ad Angelo pitturare con altri colleghi parti della nave.
E come tanti altri operai, dopo 32 anni di lavoro, si è ammalato. Quando è morto l’azienda ha riconosciuto alla sua famiglia trentamila euro. Poi la sentenza dei magistrati del lavoro del Tribunale di Torre Annunziata, che ha condannato, in solido, Fincantieri S.p.A. e Sait Spa, al risarcimento di un milione di euro. Soldi che andranno alla famiglia di Angelo T., morto per mesotelioma da esposizione alle fibre di amianto il 5 marzo 2016. Lo rende noto l’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) che parla di una “sentenza storica per i lavoratori che sono stati negli anni a contatto con la fibra killer nella cantieristica navale“. Un verdetto che potrebbe riguardare tanti altri operai nelle sue condizioni come spiega l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’ONA.
“L’INPS in un primo momento – fa sapere l’ONA nel comunicato – aveva riconosciuto soltanto 30 mila euro a titolo di rendita indennitaria, il giudice Dionigio Verasani, invece, ha condannato al risarcimento entrambe le aziende per le quali ha lavorato l’ex dipendente, che ha ritenuto responsabili in solido per il decesso dell’uomo“. Angelo T. ha lavorato tra il 1963 al 1995 per un’azienda, la Sait, alla quale la Fincantieri si rivolgeva spesso per impegnarne gli operai. L’uomo ha svolto mansioni di manovale fino al 1966, pittore per due anni e poi coibentatore, sempre a contatto diretto con le polveri di amianto. Durante il processo – si legge ancora nella nota – è stato dimostrato, anche grazie a numerose testimonianze di altri operai che lo hanno affiancato negli anni, che il lavoro veniva svolto sempre senza strumenti di prevenzione tecnica e protezione individuale: “…in particolare – sottolinea il giudice – fu privato di maschere protettive che potessero in qualche modo evitare, ovvero diminuire, l’inalazione di polveri e fibre di amianto“.
“L’ambiente di lavoro – si legge ancora nelle motivazioni della sentenza rese note nel comunicato di Ona – era al chiuso, all’interno dell’unità navale, e privo di aspiratori localizzati delle polveri e senza ricambio di aria. Locali chiusi, come la sala macchine, presso i quali trascorreva l’intera giornata lavorativa, gomito a gomito anche con altri colleghi“. Le attività che svolgeva “determinavano aerodispersione di polveri e fibre di amianto, che rimanevano liberate nell’aria“. L’esposizione alle fibre nocive è stata confermata anche da Roberto Ficuciello, specialista in medicina legale e delle assicurazioni, che ha riconosciuto il nesso di causalità tra la patologia riscontrata e il lavoro svolto dall’ex dipendente. Purtroppo – evidenzia ONA – il numero dei casi di mesotelioma e di altri tumori dell’amianto sono in continuo, crescente, aumento nella regione Campania, come nel resto d’Italia provocando più di 7mila decessi.

<<In E-R 1.594 casi mesotelioma da amianto>>
Bologna, 16 marzo 2019
| In E-R 1.594 casi mesotelioma da amianto |
(ANSA) – Bologna, 16 marzo 2019 – Dal 1996 al 31 dicembre 2018, in Emilia Romagna, sono stati registrati in totale 2.752 casi di mesotelioma maligno, una forma tumorale rara ma di grande interesse scientifico per la sua correlazione con una esposizione ambientale o professionale ad amianto. Su 2.290 episodi definiti (altri 241 sono in fase di accertamento e 221 non sono classificabili), analizzati dal Registro Mesoteliomi all’Ausl di Reggio Emilia, in 1.813 è stata verificata l’esposizione ad asbesto, in 1.594 è stata classificata come professionale. Le province con più casi sono state Bologna (604), Reggio Emilia (418) e Parma (317). L’andamento di questa patologia è stato tra i temi della Quinta assemblea regionale degli iscritti dell’Associazione familiari e vittime amianto (Afeva), in programma a Bologna. “Il 2018 conferma purtroppo un andamento costante ormai da 4-5 anni in Emilia Romagna – ha spiegato il presidente Andrea Caselli – che significa circa 150 casi in media di mesotelioma tutti gli anni”.

<<<<Amianto: in Puglia>>>
Taranto, 09 febbraio 2019
| Amianto: in Puglia 5000 morti in 23 anni |

(ANSA) – Taranto, 09 febbraio 2019 – L’Osservatorio Nazionale Amianto (Ona) stima che in Puglia siano “circa 5.000 i morti causati o concausati dall’esposizione all’amianto nel periodo 1993/2015.
Dunque circa 220 l’anno, per le sole patologie asbesto correlate. E statisticamente i tumori polmonari sono circa il doppio dei mesoteliomi, a cui vanno aggiunte le altre patologie causate dalla diossina e dagli altri inquinanti”. Lo hanno spiegato i responsabili dell’Osservatorio in due convegni organizzati oggi a Taranto e Bari.
“I morti per mesotelioma nella città di Taranto – ha osservato il presidente dell’Ona Ezio Bonanni – tra il 2006 e il 2011 sono la metà di quelli censiti nell’intera Puglia dal Registro regionale. Centoventuno morti solo di mesotelioma, di cui 99 uomini e 22 donne. A Taranto ci sono 25 casi di mesotelioma l’anno, con un’incidenza superiore di quattro volte ai dati di attesa”. L’Osservatorio segnala “400% in più di casi di cancro tra i lavoratori impiegati nello stabilimento ex Ilva”.

<<<<<Amianto Bagnoli>>>>>
25 gennaio 2019
| Operai morti di cancro a Bagnoli, processo per l’ex manager Eternit |
L’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, ex amministratore delegato di Eternit, è stato rinviato a giudizio dal Gip del Tribunale di Napoli con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale in relazione alla morte di sei operai e due loro familiari per cancro provocato da esposizione all’amianto nello stabilimento Eternit di Bagnoli.
Il processo comincerà il 12 aprile davanti alla seconda sezione della Corte di Assise di Napoli.

<<<<<Amianto a Milano>>>>>
| Amianto, a Milano casi record di mesotelioma. Il 2017 anno nero in Lombardia: 2000 morti per malattie correlate |
Milano è “la capitale dell’amianto con record di casi di mesotelioma” e in Lombardia ci sono stati “2000 decessi solo nel 2017 per patologie correlate” e che comprendono, oltre al mesotelioma, anche malattie come il tumore al polmone. La denuncia arriva al presidente dell’Osservatorio nazionale sull’amianto (Ona), Ezio Bonanni, in occasione della presentazione in Tribunale a Milano di una serie di dati epidemiologici sulla presenza dell’amianto e sulle patologie tumorali collegate.
Nella cintura industriale di Milano, ha aggiunto Bonanni, c’è stata “una particolare trascuratezza nelle misure di sicurezza che, seppur in sé poco efficaci, avrebbero diminuito le esposizioni e dunque l’impatto della fibra killer sulla salute dei lavoratori e dei cittadini”. La magistratura, ha chiarito il pm Maurizio Ascione, titolare di molte inchieste su grandi aziende per la morte di operai finite con assoluzioni, “sta seguendo un complesso e profondo percorso sulla tematica, visto il principio della obbligatoria azione penale che poi, però, deve confrontarsi con la verifica della responsabilità penale che è personale”. continua a leggere

<<<<<Amianto Olivetti>>>>>
2018
| Ivrea, amianto all’Olivetti: presentato ricorso in Cassazione |

La procura generale di Torino ha presentato un dossier di 200 pagine che chiede di rivedere la sentenza di assoluzione in secondo grado dei fratelli Franco e Carlo De Benedetti
La procura generale di Torino ha presentato ricorso in Cassazione dopo la sentenza dello scorso aprile con cui la Corte d’appello ha assolto “perché il fatto non sussiste” i tredici imputati al processo per le morti da amianto alla Olivetti di Ivrea. Fra questi, i fratelli Carlo De Benedetti e Franco Debenedetti, che in primo grado erano stati condannati a 5 anni e 2 mesi per omicidio colposo e lesioni colpose…… continua a leggere

<<<<<<<Amianto: Breda-Ansaldo>>>>>>>
MILANO, 15 giugno 2017
| Amianto: Breda-Ansaldo, tutti assolti |
| Articolo completo su: http://www.ansa.it/lombardia/notizie/2017/06/15/amianto-breda-ansaldo-tutti-assolti_5736e49b-3c5e-4de6-93ef-eee9f3bc0a0a.html |
MILANO, 15 giugno 2017 – Altro proscioglimento a Milano. Famiglie operai, ‘vergogna’
<<<<Amianto: Enichem>>>>
| Amianto Ottana, riconosciuta malattia |
| articolo completo : http://www.ansa.it/sardegna/notizie/2017/06/09/amianto-ottana-riconosciuta-malattia_14e87e13-64e9-4322-be20-e331de986172.html |
Arrivano i primi riconoscimenti da parte dell’Inail a tre ex lavoratori dell’Enichem di Ottana per le malattie professionali causate dall’amianto. Dopo 15 anni dall’inizio della battaglia degli ex dipendenti e dei familiari superstiti si è aperto uno spiraglio per tanti malati.
Amianto, riconosciuta malattia per tre ex operai dell’Enichem di Ottana

articolo completo: http://www.sardiniapost.it/cronaca/amianto-riconosciuta-malattia-tre-ex-operai-dellenichem-ottana/
Sono ad oggi 121 i lavoratori dell’ex sito chimico deceduti per gravi patologie contratte negli ambienti saturi di amianto e di altri veleni, dati raccolti con l’azione di Aiea, Cgil e Anmil, in assenza ad oggi di un registro regionale dei tumori. “Ma si stima che il numero dei decessi e dei malati – ha spiegato Aiea – sia superiore. Uno degli ultimi deceduti è stato Giovanni Maria Cinellu, strappato alla vita da sei tumori, ‘acquisiti’ lavorando per circa 30 anni nel famigerato reparto At 5: su 35 operati e tecnici che vi hanno lavorato, oltre la metà sono già deceduti in età fra i 50 e i 65 anni, mentre i superstiti sono quasi tutti gravemente malati”. Sempre alta l’attenzione sul “caso Ottana” che è giunto anche alla presidente della Camera Laura Boldrini, a molti parlamentari, al Consiglio regionale. Si attendono i risultati dell’inchiesta della magistratura con l’indagine effettuata dai carabinieri del Noe, ed è imminente la visita della Commissione infortuni del Senato, con il procuratore generale della Cassazione, Bruno Giordano, e il professor Domenico Della Porta.


<<<Amianto: Officina riparazioni Ferrovie>>>
08 gennaio 2019
| Amianto, un altro morto fra gli ex operai delle Ogr: mesotelioma |
BOLOGNA – Un altro lavoratore delle Officine Grandi Riparazioni di Bologna è morto per una malattia provocata dall’esposizione all’amianto, conseguenza della sua attività negli anni ’70. E’ l’Afeva (l’Associazione Familiari e Vittime Amianto) dell’Emilia-Romagna a darne notizia: Mario Giovanni Perin aveva 69 anni è deceduto per un mesotelioma.
“Si tratta – spiega l’associazione – dell’ennesima vittima di una lunga serie che sembra non finire e che ci ricorda della necessità di continuare con più forza la battaglia per la ricerca scientifica e medica per la cura del mesotelioma e delle malattie asbesto correlate, come sia urgente realizzare il sistema delle cure e come non sia più rinviabile una mobilitazione per le bonifiche dell’amianto nel nostro paese. Continuiamo a assistere ad una colpevole assenza della politica e delle istituzioni sia per porre mano con decisione al problema amianto, sia per ricordarsi che la prevenzione dovrebbe essere una priorità nella realizzazione di una società giusta“.

| Bologna, amianto killer: 252 vittime all’Officina riparazioni delle Ferrovie |
Indagine Ausl sui decessi tra 1950 e ’90. I parenti: “Una strage” Amianto killer. La polvere velenosa sino ad oggi ha fatto 252 vittime alle Officine Grandi Riparazioni delle Ferrovie di Bologna. Tanti sono i morti tra gli operai dell’azienda di via Casarini. E a certificarlo, per la prima volta con un’indagine che si concluderà nei prossimi mesi, è il Dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl
Sono numeri che tengono conto solo dei decessi dovuti a tumori che gli studi scientifici hanno confermato essere legati all’esposizione all’amianto. Se si considerano invece i morti complessivi per tumore tra gli stessi lavoratori, la cifra della strage aumenta: 564 vittime. E se l’azienda sanitaria è cauta («consideriamo i casi dove è comprovata la correlazione tra esposizione e malattia»), i parenti delle vittime non hanno dubbi: «È una strage». Comunque la si voglia leggere, mai tante morti sul lavoro ha conosciuto Bologna, e forse l’Italia, concentrate in una fabbrica. Numeri prima solo “sospettati” e che ora sono una tragica certezza.
La ricerca che i medici dell’Unità operativa di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro stanno portando avanti – il team è composto da Daniela Cervino, Corrado Scarnato e Pasqualina Marinilli – riguarda 3.100 operai e tecnici che hanno lavorato alle Ogr dalla fine degli anni ‘50 alla metà degli anni ‘90. I primi morti risalgono agli anni Ottanta. Ad oggi sono 252: 113 per mesotelioma, localizzato soprattutto nella zona pleurica; 131 per tumore polmonare e otto per carcinoma alla laringe. «I morti per patologie tumorali sono complessivamente di più, però non c’è certezza sulla correlazione con l’esposizione all’amianto – spiega la dottoressa Marinilli –. Per il tumore al colon e al retto, per esempio, c’è solo il sospetto». I dati sono grezzi. «Stiamo cercando di approfondirli. Non sappiamo dire se rispetto alla popolazione di riferimento sono morti in eccesso, certo non sono pochi».
Il tumore causato dall’amianto ha tempi di incubazione lunghissimi, da un minimo di dieci sino a 40-50 anni. Il picco prima era previsto nel 2018, ora nel 2025. «È un lavoro importante, la stessa autorità giudiziaria ce lo chiede. E per noi è doveroso indagare di fronte a un caso che presenta questi numeri sul nostro territorio – conclude il medico del lavoro del Bellaria – il fenomeno è consistente: parliamo di esposizioni ad amianto avvenute tantissimi anni fa. Ora siamo di fronte al risultato delle carenze di allora».
I morti Ogr per amianto sono aumentati di 7-8 casi, dice la ricerca, rispetto al 2014. La strage continua, e i lavoratori lo sanno: un dramma nel dramma. Gli stessi che proprio in questi giorni continuano a ritrovarsi davanti alla fabbrica per commemorare i colleghi uccisi dall’amianto. L’ultimo mazzo di fiori è stato portato, martedì scorso, per Valter Nerozzi: ha scoperto di avere un mesotelioma pleurico nel 2012, è morto a 65 anni a gennaio 2014. «È qui che lo vogliamo ricordare, nel posto in cui Valter ha dedicato la vita con passione, lo stesso che lo ha fatto ammalare e ce l’ha portato via», le parole dei familiari. A due anni di distanza, la rabbia è la stessa: «Valter, come tanti suoi colleghi, era uno di quei ferrovieri che davvero hanno fatto girare l’Italia, pensando alla sicurezza prima che alla velocità. Uno di quei ferrovieri che guardavano la locomotiva come a una innamorata, che hanno lavorato ogni giorno per migliorare».
Salvatore Fais, voce dell’Associazione famigliari vittime amianto (Afeva) non si stanca di ripetere che le Ogr di Bologna devono diventare un caso nazionale. «Ci vogliono i riflettori dello Stato accesi su questa strage, che va riconosciuta». Come associazione hanno sempre parlato di oltre 400 morti. «Per me sono dati per difetto, ma almeno ora sono certificati – conclude Fais – Non è possibile metterci una pietra sopra, noi non ce ne facciamo una ragione: il piano nazionale amianto è nel cassetto, Comuni e Regioni viaggiano a vista. Questi numeri lo Stato li deve vedere».

| Polvere Killer: Il Veleno dell’oltrepò |
Tribunale di Pavia, riprende domani il processo per “disastro ambientale doloso e omicidio colposo plurimo” per tre ex dirigenti dello stabilimento FIBRONIT di Broni. Gli imputati rimasti sono: Michele Cardinale 74 anni, Lorenzo Mo 70 anni e Alvaro Galvani 67 anni, altri 7 ex manager sono usciti di scena per decesso o malattia, mentre 2 si loro sono gia stati condannati con rito abbreviato.
Alcuni dati:
| 3086 | morti per amianto stimate nella sola provincia di Pavia. |
| 214 | Parti civili al processo di Pavia contro gli ex dirigenti Fibronit. |
| 4252 | Casi accertati di mestolioma tra il 2000 e il 2014 |
| 50 – | nuovi casi all’anno solo di mesotelioma pleurico , uno al mese. |
| 40 | milioni e la spesa complessiva per la bonifica del territorio di Broni. |
Coperture cemento-amianto in Lombardia 2012 in m3. – Dati rilevati ARPA lombardia
| Varese | 203.682 |
| Milano/Monza/Brianza | 566.916 |
| Pavia | 350.000 Dati rilevati dalla provincia di Pavia |
| Pavia | 150.100 dati ARPA Lombardia |
| Como | 117.744 |
| Lecco | 71.449 |
| Sondrio | 33.741 |
| Bergamo | 232.552 |
| Brescia | 320.587 |
| Mantova | 165.011 |
| Cremona | 126.019 |
| Lodi | 65.722 |
Il processo per le morti causate dalla cementifera Fibronit di Broni sta per iniziare. 700 morti .Ma per vent’anni le patologie tumorali frequenti non hanno fatto scattare una reazione alcuna , nè da parte dei cittadini nè da parte dell’amministrazione. Tutti temevano che venisse coinvolta l’economia del vino.
Proprio qui a Brioni, ai piedi delle colline dell’OltrePò, che la polvere di amianto continua a mietere almeno 50 vittime all’anno.
Si chiamava Fibronit e produceva elementi per l’edilizia a base di quel “formidabile” impasto di cemento e amianto, famoso col nome di ETERNIT, fuori legge dal 1992. Nel frattempo la scienza ha scoperto la pericolosità dell’amianto, l’inalazione di quelle microscopiche fibre può generare micidiali malattie. Su tutte il MESOTELIOMA, un tumore che aggredisce prevalentemente la pleura e per il quale non esiste cura. Può avere un periodo di latenza molto lungo, oltre 40 anni.
Una strage silenziosa, sono morti a centinaia, a Broni e dintorni. Cominciando prima gli operai, poi le mogli i figli, le polveri arrivavano in casa sulle tute da lavoro o negli scarti di lavorazione generosamente offerti dall’azienda ai dipendenti. Impossibile ricostruire i numeri esatti di questa Spoon River pavese: oltre tremila, secondo l’AVANI, l’associazione dei famigliari delle vittime dell’amianto. Di certo sono 130 i casi affrontati nel processo che riprende domani davanti al Tribunale di Pavia.
La giustizia, si occupa però del passato. Mentre a Brioni e dintorni, l’amianto è un problema del presente e del futuro, perché la strage silenziosa continua. Nel 2014 nelle zone e colline del pavese si sono riscontrati 52 nuovi casi di Mesottelioma Pleurico. Numeri da brividi che continua da anni su questi valori.
La prima urgenza è si chiama bonifica. Racconta il sindaco Luigi Paroni: “Siamo partiti da zero con il primo lotto di lavori del 2013, poi siamo riusciti a ottenere finanziamenti anche per gli altri due lotti“. Complessivamente, per ripulire l’ex sito industriale e dismettere una scuola elementare ed eliminare tutto l’amianto finirà per costare 40 milioni.
Nella società civile pavese la presa di coscienza del problrma è maturata piuttosto tardi. Anche Silvio Mingrino, presidente dell’Avani esprime sconforto “Si fatica a far capire alla gente che tutti quanti siamo in pericolo, perché a essere colpiti non sono più gli ex lavoratori della FIBRONT ma anche tante persone che in quella fabbrica non hanno mai messo piede e i nuovi ammalati sono sempre più giovani”. Il problema tuttavia, non riguarda soltanto questa zona come spiega Giuseppe Villani, consigliere regionale PD “In provincia dio Pavia sono stati individuati 350.000 metri cubi di amianto da smantellare. Ma in tutto il territorio lombardo ce ne sono 3 milioni di metri cubi, (2 milioni secondo l’ARPA)”. Il Pirellone ha varato il PRAL (Piano regionale amianto Lombardia) che imponeva la rimozione di tutto il materiale pericoloso entro il 2015. Un obbiettivo palesemente irraggiungibile, “ma si poteva almeno provare ad avviare l’operazione, invece non s’è fatto nulla”.
Rimuovere l’amianto, costa tantissimo, e anche per questo che la politica si tiene alla larga. Impensabile quindi, anche al minimo accenno alla necessità di una discarica, mentre a Casale Monferrato l’Hanno voluta gli stessi cittadini, esigendone però una gestione pubblica. Ma il problema c”è eccome: anche perché il picco dei morti da amianto è previsto tra il 2020 e il 2025.

<<<<<<<Processo Olivetti>>>>>>>
IVREA (TORINO), 2 maggio 2016
| Processo Olivetti, riesaminati casi morte |
| Fonte e articolo competo su: http://www.ansa.it/piemonte/notizie/2016/05/02/processo-olivettiriesaminati-casi-morte_fe94f50e-bf2f-41fc-a2ca-04bcac3463fa.html |

La giudice Elena Stoppini ha informato le parti che è in corso la revisione degli esami sui campionamenti biologici dei dodici ex lavoratori deceduti. L’accertamento si sarebbe reso necessario a causa delle difformità di vedute fra le consulenze mediche di accusa, parti civili e difese.
Registrazione audio integrale dell’udienza di “Processo per le morti di amianto alla Olivetti di Ivrea” che si è tenuta a Ivrea lunedì 4 aprile 2016.

| Carlo De Benedetti condannato: 5 anni e 2 mesi per l’amianto alla Olivetti di Ivrea |
| Fonte e articolo completo: http://www.ansa.it/piemonte/notizie/2016/07/18/processo-olivetti-5-anni-e-due-mesi-a-de-benedetti_f80efa04-1462-4e6e-a7f4-196e675179b1.html |
Al Tribunale di Ivrea, il giudice Elena Stoppini ha pronunciato la sentenza contro gli ex proprietari e dirigenti dell’azienda informatica di Ivrea
Il tribunale di Ivrea ha condannato a 5 anni e due mesi Carlo De Benedetti imputato nel processo per le morti da amianto fra gli ex operai Olivetti. L’accusa aveva chiesto nei suoi confronti 6 anni e 8 mesi per omicidio colposo e lesioni. Il giudice Elena Stoppini ha pronunciato in tutto 13 condanne. A Franco Debenedetti ha inflitto 5 anni e due mesi. All’ex ministro Corrado Passera un anno e 11 mesi. Fra i tre assolti figura Roberto Colaninno, che era chiamato in causa per un solo caso di lesioni colpose.
Si avvicinano ai due milioni gli indennizzi – a titolo provvisorio – alle parti civili del processo Olivetti terminato oggi a Ivrea. E’ quanto si ricava dal dispositivo della sentenza del giudice Elena Stoppini. Le somme dovranno essere versate “in solido” dagli imputati condannati, a seconda delle singole posizioni, e da Telecom, chiamata in causa come responsabile civile. Le provvisionali (un acconto sul risarcimento complessivo) sono state attribuite alle persone fisiche e all’Inail, per la quale il totale supera i 710 mila euro. Le altre parti civili, fra cui enti territoriali, sindacati e associazioni, potranno attivare una causa giudiziaria.
Ci saranno altri accertamenti sull’ingegnere Carlo De Benedetti relativi alle morti da amianto alla Olivetti. A ordinarli è stata la giudice Elena Stoppini che, come avevano chiesto i pm, ha disposto la trasmissione degli atti in procura per tre decessi attribuiti a un tumore polmonare e non, come accaduto in un primo tempo, a un mesotelioma.

Sabato 9 Gennaio 2016
| Olivetti, al via il processo per le morti da amianto: 17 gli imputati |
| articolo: http://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/olivetti_processo_amianto_ivrea-1472416.html |
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Il «dramma sociale» di Ivrea arriva in un’aula di giustizia. Lunedì si apre il maxi processo per le morti da amianto alla Olivetti, la storica fabbrica di macchine per scrivere prima e di apparecchi informatici poi, che per oltre un secolo ha scandito la vita della città piemontese. Fra i 17 imputati ci sono nomi eccellenti: quello di Carlo De Benedetti, che fu amministratore delegato e presidente del Cda fra il 1978 e il 1996; del fratello Franco, senatore per tre legislature; di Corrado Passera, banchiere, ex ministro della Repubblica; dell’imprenditore Roberto Colaninno. Il tribunale eporediese si occuperà di dodici casi di morte fra gli ex lavoratori e di due casi di lesioni: tutto dovuto a malattie che, secondo l’accusa, furono provocate dall’esposizione al minerale killer.. È stato un giudice, Cecilia Marino, a scrivere per primo – in uno dei tanti passaggi della vicenda giudiziaria – che per Ivrea questo è «un dramma sociale» con «caratteristiche peculiari». Qualcosa di più della «tragedia personale per le vittime e le loro famiglie».
Il capannone di San Bernardo, il più contaminato
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L’inchiesta della procura di Ivrea sui morti d’amianto all’Olivetti. Mercede Prinzis racconta la storia di suo fratello, ucciso da un mesotelioma pleurico. Il servizio è andato in onda in Ambiente Italia su Rai Tre, il 1 novembre 2014.
La Olivetti nella seconda metà del ‘900 fu un grande esperimento di fabbrica «a misura d’uomo», con capannoni e uffici «costruiti garantendo luminosità e caratteristiche atte a far vivere bene al dipendente il proprio tempo». Edifici che lo stesso giudice ha definito «magnifici». Ma questa utopia, adesso, si scontra con le accuse di omicidio e di lesioni colpose. Come se la Olivetti fosse stata un’azienda che, come tante altre, trascurò la sicurezza sul lavoro. Non è un caso Eternit perchè, a differenza di quanto avvenuto con la multinazionale svizzera a Casale Monferrato, i pm non contestano il disastro ambientale o reati dolosi. Ad essere chiamati in causa sono le figure che fra il 1963 e il 1999 ebbero incarichi di responsabilità: non presero tutti i provvedimenti necessari, o li presero in ritardo; solo nel 1987, per esempio, i tecnici rilevarono la presenza di amianto in alcuni muri. Ma per l’entourage di De Benedetti questa impostazione è «basata su ipotesi che non si fondano nè sulla realtà processuale nè sulla realtà storica dell’azienda». Negli anni Sessanta in casa Olivetti creò il Sols (servizio organizzazione sicurezza sul lavoro), arricchendolo nel 1974 con una Commissione permanente; nel 1986, inoltre, varò il Comitato aziendale ecologia.
Erano organismi – dice la difesa – che facevano tutto il possibile, in base agli strumenti e alle conoscenze scientifiche disponibili, per proteggere i lavoratori.
Il «dramma sociale» di Ivrea arriva in un’aula di giustizia. Lunedì si apre il maxi processo per le morti da amianto alla Olivetti, la storica fabbrica di macchine per scrivere prima e di apparecchi informatici poi, che per oltre un secolo ha scandito la vita della città piemontese. Fra i 17 imputati ci sono nomi eccellenti: quello di Carlo De Benedetti, che fu amministratore delegato e presidente del Cda fra il 1978 e il 1996; del fratello Franco, senatore per tre legislature; di Corrado Passera, banchiere, ex ministro della Repubblica; dell’imprenditore Roberto Colaninno. Il tribunale eporediese si occuperà di dodici casi di morte fra gli ex lavoratori e di due casi di lesioni: tutto dovuto a malattie che, secondo l’accusa, furono provocate dall’esposizione al minerale killer. È stato un giudice, Cecilia Marino, a scrivere per primo – in uno dei tanti passaggi della vicenda giudiziaria – che per Ivrea questo è «un dramma sociale» con «caratteristiche peculiari». Qualcosa di più della «tragedia personale per le vittime e le loro famiglie».
La Olivetti nella seconda metà del ‘900 fu un grande esperimento di fabbrica «a misura d’uomo», con capannoni e uffici «costruiti garantendo luminosità e caratteristiche atte a far vivere bene al dipendente il proprio tempo». Edifici che lo stesso giudice ha definito «magnifici». Ma questa utopia, adesso, si scontra con le accuse di omicidio e di lesioni colpose. Come se la Olivetti fosse stata un’azienda che, come tante altre, trascurò la sicurezza sul lavoro. Non è un caso Eternit perchè, a differenza di quanto avvenuto con la multinazionale svizzera a Casale Monferrato, i pm non contestano il disastro ambientale o reati dolosi. Ad essere chiamati in causa sono le figure che fra il 1963 e il 1999 ebbero incarichi di responsabilità: non presero tutti i provvedimenti necessari, o li presero in ritardo; solo nel 1987, per esempio, i tecnici rilevarono la presenza di amianto in alcuni muri. Ma per l’entourage di De Benedetti questa impostazione è «basata su ipotesi che non si fondano nè sulla realtà processuale nè sulla realtà storica dell’azienda». Negli anni Sessanta in casa Olivetti creò il Sols (servizio organizzazione sicurezza sul lavoro), arricchendolo nel 1974 con una Commissione permanente; nel 1986, inoltre, varò il Comitato aziendale ecologia.
Erano organismi – dice la difesa – che facevano tutto il possibile, in base agli strumenti e alle conoscenze scientifiche disponibili, per proteggere i lavoratori. Il dibattimento si svolgerà nell’auditorium di un liceo perchè gli uffici giudiziari di Ivrea non dispongono di aule abbastanza grandi. Il tribunale eporediese non è stato cancellato dall’ultima riforma (che ha spazzato via decine di tribunali nelle città che non sono capoluogo di provincia) ma, anzi, si è visto aumentare il territorio di propria competenza. Con problemi enormi: «In tutta Italia – ha detto il 26 novembre il procuratore Giuseppe Ferrando – nessuno è messo peggio di noi. Lo dicono le statistiche. La pianta organica del tribunale è al -46% nel rapporto fra abitanti e numero di magistrati in servizio. E la procura è al 139mo posto su 139». Per sostenere l’accusa al processo Olivetti sono state chiamate due toghe da Torino, Laura Longo e Francesca Traverso (i pm del caso Thyssenkrupp). Nel frattempo, fra mille difficoltà, la procura eporediese completerà l’inchiesta Olivetti bis, relativa ad altri decessi.

<<<<Amianto nei vagoni ferroviari>>>>
03 gennaio 2016
| Amianto nei vagoni ferroviari Condanna dopo sei assoluzioni |
Una ditta piemontese deve risarcire i familiari di un’operaia. Il rinvio a giudizio è del 2011. Ora il verdetto rimette in discussione altre undici morti sospette. Nella secolare fabbrica «Fratelli Magliola Antonio & Figli spa» a Santhià: tutta una vita a smontare (i vecchi) e rimontare (i nuovi) sedili e arredi e pannelli dei vagoni dei treni. Con le polveri d’amianto, contenutovi nelle coibentazioni, che a distanza di 20/30 anni hanno iniziato a mietere i propri nefasti effetti. Già sei procedimenti non erano approdati ad alcunché, e gli ultimi due, che per la morte di tre lavoratori si erano conclusi con l’assoluzione dei titolari della fabbrica, sembravano aver chiuso ogni prospettiva per i 400 operai che vi lavoravano nel 1981-1983, cioè nel periodo più critico.
http://video.corriere.it/che-cos-mesotelioma-come-si-riconosce/25ee0b32-f7b8-11e3-8b47-5fd177f63c37
Ma a cavallo di Natale al Tribunale penale dhttps://youtu.be/HH5aR-97SyMi Vercelli una sentenza-pilota ha ritenuto che la morte il 5 ottobre 2010 della operaia Maria Casulli 54 anni, al lavoro nella fabbrica di Santhià per metà della propria esistenza, fosse riconducibile al causato dall’esposizione certa e protratta all’amianto in violazione del dpr 303 del 1956 sulla sicurezza. La sentenza di condanna per omicidio colposo ha dunque rilievo non tanto per le pene che infligge (6 mesi con sospensione condizionale ai titolari Maurizio e Paolo Magliola, e assoluzione di Liliana Magliola e dell’ing. Carlo Mosca), quanto per il diritto al risarcimento che riconosce alle sorelle parti civili Filomena e Paola Casulli (quantificabile in separata sede civile), e per le prospettive che riapre ai parenti di altri undici lavoratori pure morti di mesotelioma.
L’impresa, fallita proprio quest’anno, dal 1909 costruiva veicoli ferroviari. Negli anni ‘70 l’aggiudicazione di una grossa commessa delle Ferrovie dello Stato l’aveva reindirizzata sulla riparazione e carpenteria degli scompartimenti dei treni. La signora Casulli aveva cominciato a lavorare in fabbrica a 25 anni nel 1981, e vi era rimasta sino al febbraio 2009 come addetta allo smontaggio e montaggio di arredi sui vagoni, e poi come addetta alle pulizie e alla mensa. La sentenza del giudice Marco Dovesi (contro la quale la difesa farà appello) ha dunque ritenuto – specie sulla scorta del perito Pietro Barbieri – che l’azienda avesse colposamente non informato l’operaia né dei rischi ai quali era esposta, né dei modi di prevenirli o delle protezioni da adottare. Non sarebbero state ad esempio confinate le aree di lavoro a contatto con l’amianto, sicché pure chi non vi lavorava finiva esposto alle fibre disperse anche dall’impianto di ventilazione e di riscaldamento in un unico ambiente privo di separazioni fra i vari reparti.

<<<<<Amianto alla Scala>>>>>
06 novembre 2015
| Amianto alla Scala, per la morte degli operai indagati quattro ex sindaci di Milano |
![144028949-fd83e0eb-6727-472d-b7d9-c7dc3aca9c94[1]](https://alessandro54.com/wp-content/uploads/2013/10/144028949-fd83e0eb-6727-472d-b7d9-c7dc3aca9c941.jpg)
Invito a comparire della Procura per Tognoli, Pillitteri, Borghini, Formentini. Sotto inchiesta anche l’ex sovrintendente Fontana. Tra i decessi che si sospettano essere dovuti al materiale killer anche quello del soprano Edith Martelli. Il Teatro alla Scala Quattro ex sindaci di Milano sono indagati con altre sette persone per omicidio colposo e lesioni colpose per sette casi di morte e altri di malattia dovuta all’amianto al Teatro alla Scala. La procura ha notificato inviti a comparire a Carlo Tognoli, Paolo Pilliteri, Giampiero Borghini e Marco Formentini. Sotto inchiesta anche Carlo Fontana, sovrintendente dal 1990 al 2005, Silvano Cova e Angelo Sala, direttori degli allestimenti tra il 1991 e il 1992.
Gli indagati non avrebbero rimosso l’amianto dal celebre lampadario della salone principale e dagli altri locali del Piermarini. Sarebbe stato inoltre disatteso l’obbligo di censimento di tutte le parti di amianto previsto dalla normativa del 1992. Tutto l’amianto presente del teatro è stato definitivamente rimosso con i lavori di ristrutturazione eseguiti dall’archistar Mario Botta tra il 2002 e il 2004. Allo stato attuale non c’è più nessun rischio né per il personale né per il pubblico.
La Vicenda è quella dei lavoratori, attrezzisti, macchinisti, tecnici manutentori, che tra gli anni Settanta e Ottanta hanno lavorato nel Teatro alla Scala, si sono ammalati e hanno respirato morte. Tra i casi, quello dell’uomo del sipario, tirato su e giù per 27 anni, morto per un mesotelioma pleurico. O anche quello del vigile del fuoco, rimasto trent’anni dietro le quinte e i teli intrisi di veleni. Tra le morti che, stando all’ipotesi accusatoria, sarebbero state causate dalla presenza di amianto all’interno del teatro, ci sarebbero anche quella del soprano Edith Martelli e di un falegname.

<<<<<<<Amianto, Pirelli>>>>>>>
15 luglio 2015
| Amianto in Pirelli: undici ex manager condannati |

Undici ex dirigenti della Pirelli sono stati condannati per omicidio colposo aggravato nel processo che riguarda la morte di 24 operai degli stabilimenti di viale Sarca e via Ripamonti tra la fine degli anni ’70 e la fine degli anni ’80. Morti che sono dovute alla presenza di fibre di amianto nelle fabbriche.
Le pene comminate vanno tra i tre anni e i sette anni e otto mesi di reclusione. La pena più alta è stata inflitta a Luciano Isola, consigliere d’amministrazione della Pirelli dal 1980 al 1986. Quella più bassa ad altri tre ex membri del cda, Gabriele Battaglioli, Carlo Pedone e Roberto Picco: per loro il pm aveva chiesto l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato.
Quattro anni e otto mesi sono stati comminati all’ex amministratore delegato Ludovico Grandi, mentre Piero Serra, anche lui ex ad Pirelli, ma anche ex presidente dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, è stato condannato a sei anni e otto mesi. Stessa pena per Guido Veronesi, fratello dell’oncologo Umberto.
Gli avvocati degli imputati hanno annunciato il ricorso in appello.

| Eternit |
Fonte:http://it.wikipedia.org/wiki/Eternit
Storia: Nel 1901 l’austriaco Ludwig Hatschek brevetta il cemento-amianto, un materiale che egli stesso chiamò Eternit – con riferimento al latino aeternitas, «eternità», per rimarcarne la sua elevata resistenza. Un anno dopo Alois Steinmann acquista la licenza per la produzione e apre nel 1903 a Niederurnen le Schweizerische Eternitwerke AG
Nel 1955 nasce lo stabilimento di Eternit Siciliana, tra Priolo Gargallo e Augusta in Sicilia, chiuso nel 1993. Altri stabilimenti si trovavano a Casale Monferrato, Cavagnolo (Torino), Broni (Pavia) e Bari.
A partire dal 1984 le fibre di amianto vengono sostituite da altre fibre non cancerogene. Nel 1994 l’ultimo tubo contenente asbesto lascia la fabbrica. La commercializzazione di Eternit contenente cemento-amianto è cessata in Italia tra il 1992 e il 1994.

<<Processi Amianto Ministero della Difesa>>
Amianto: giudice, militare morto è ‘vittima del dovere’
(ANSA) – Milano, 06 luglio 2021
Ministero condannato risarcire figlia. In servizio nei Lagunari
(ANSA) – Milano, 06 luglio 2021 – Il Tribunale del Lavoro di Milano ha riconosciuto lo status di “vittima del dovere” a un militare deceduto nel luglio 2017 per mesotelioma pleurico per esposizione all’amianto e che aveva svolto servizio militare nei Lagunari a Venezia dal marzo 1963 all’aprile 1964. Lo rende noto l’Osservatorio nazionale amianto.
Il giudice Antonio Lombardi, accogliendo la richiesta della figlia rappresentata dal legale Ezio Bonanni, come si legge nella sentenza, ha accertato che “il decesso è riconducibile a causa di servizio” e ha condannato il Ministero della Difesa alla liquidazione “dell’equo indennizzo e delle prestazioni previdenziali” a favore della figlia “orfana di vittima del dovere“.
“Con questa importante e storica sentenza – spiega l’Osservatorio – l’orfana ha ottenuto una speciale elargizione per l’importo di 200.000 euro, oltre perequazioni (presumibilmente un importo di circa 230.000 euro), e la costituzione di due assegni vitalizi mensili di 1033 e 500 euro, che percepirà per tutta la vita, oltre gli arretrati dalla data della morte del genitore. Si calcola che allo stato attuale abbia maturato prestazioni previdenziali per un importo di circa 350.000 euro “. (ANSA).

Marinai morti per l’amianto, la Cassazione: “Nuovo processo ad ammiragli assolti”
16 marzo 2019
16 marzo 2019 – Una sentenza che viene definita storica: per la III Sezione della Corte di Cassazione è da rifare il processo che ha mandato assolti 5 ammiragli per la morte per mesotelioma pleurico di due marinai, rimasti esposti all’amianto senza le dovute protezioni. Secondo le parti civili, “in quanto non sono state applicate le leggi a salvaguardia della salute dei lavoratori”
Si apre, quindi, un nuovo capitolo nella complessa vicenda processuale alla ricerca della giustizia per la morte del capitano di vascello Giuseppe Calabrò, di Siracusa, e del meccanico Giovanni Baglivo, di Tricase (Lecce), deceduti nel 2002 e nel 2005, entrambi a Padova, dove erano stati ricoverati per la gravissima patologia.
La sentenza è del 6 novembre dello scorso anno, ma i dispositivi sono stati resi noti ieri: “Una sentenza clamorosa – ha dichiarato Fulvio Aurora, responsabile delle vertenze giudiziarie di Medicina Democratica, nel rendere note le motivazioni – con cui la Corte di Cassazione ha di fatto respinto la sentenza di assoluzione del 16 marzo 2017, esattamente due anni fa, della Corte di Appello di Venezia e ha rinviato, per la terza volta alla stessa Corte di Appello di Venezia, ma in altra composizione, il processo contro i responsabili della Marina Militare per la morte dei due marinai.
E questa volta le motivazioni sono stringenti e non lasciano molti spazi al nuovo procedimento.”Viene confermato, infatti, che i due lavoratori sono deceduti per amianto, per responsabilità del datore di lavoro (gli ammiragli della Marina) che non hanno preso le precauzioni di legge. Non solo, ma vengono anche respinte le teorie che stavano alla base della prima assoluzione: viene confermato che rimanendo i lavoratori in servizio e quindi esposti, la latenza, il tempo cioè che intercorre dalla esposizione fino alla manifestazione della malattia, veniva anticipata, di fatto anticipando il decesso. Al tempo stesso, e questo è l’altro fatto rilevante, con la sentenza della Corte di Cassazione è stata annullata la condanna al pagamento delle spese processuali per le parti civili Medicina Democratica e Associazione Esposti Amianto“.
“Si tratta di una grande vittoria – ha sottolineato Laura Mara, avvocata di parte civile – che contribuisce a fare chiarezza in un panorama giurisprudenziale di legittimità e di merito alquanto ‘disorientato‘”. “Non è mai accaduto prima – ha aggiunto Maura Crudeli, presidente nazionale di Aiea, l’Associazione italiana esposti amianto – è una sentenza storica, che ci da una spinta per proseguire nelle tante battaglie, da un capo all’altro della penisola, per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori, e rendere giustizia alle troppe vittime di gravi patologie causate dall’amianto“.

Uranio impoverito, ministero della Difesa condannato per la morte di un soldato
20 Maggio 2016
Fonte: https://www.repubblica.it/politica/2016/05/20/news/uranio_impoverito_ministero_condannato-140227199/
La Corte d’Appello di Roma ha giudicato la condotta del dicastero “omissiva” per non aver protetto il caporalmaggiore Salvatore Vacca, in missione in Bosnia nel 1998 e nel 1999 e deceduto a 23 anni nel 1999 di leucemia linfoblastica acuta. A iniziare legale la madre Giuseppina nel 2002: dopo l’indennizzo per danno patrimoniale le è stato riconosciuto un risarcimento di 2 milioni di euro
Sentenza storica per la questione dell’uranio impoverito. Il ministero della Difesa è stato condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello di Roma per “condotta omissiva” per non aver protetto adeguatamente Salvatore Vacca, originario di Nuxis (Carbonia-Iglesias), caporalmaggiore dell’esercito del 151° reggimento della brigata Sassari, in missione in Bosnia nel 1998 e nel 1999, morto a 23 anni nel settembre 1999 di leucemia linfoblastica acuta, dopo essere rimasto esposto a munizioni all’uranio impoverito. Il ministero dovrà anche pagare ai genitori di Vacca un risarcimento di circa 2 milioni di euro.
“Quello di Vacca è uno dei primi casi con cui nasce il caso uranio impoverito e fu la madre, Giuseppina, a iniziare questa battaglia nel 2002, dopo la morte del figlio”, spiega Domenico Leggiero dell’Osservatorio Militare.
LEGGI. Difesa: “Mai acquistate armi con uranio impoverito per l’esercito italiano”
“La sentenza d’appello che conferma il primo grado – prosegue – è importante perché fissa dei principi fondamentali: primo la colpa del ministero della Difesa e secondo la distinzione che c’è tra indennizzo e risarcimento. La madre infatti aveva già avuto un indennizzo per danno patrimoniale, mentre ora i giudici attestano che da parte del ministero c’è stato un danno causato dall’inadempienza di misure di sicurezza previste per il militare. È una sentenza unica nel suo genere da questo punto di vista. Se si parla di omicidio colposo di un militare morto, se parliamo di 333 vittime cosa è, una strage? e perché ancora non si fa nulla? il ministro Pinotti ora non potrà ignorare quello che emerge dalla sentenza”, conclude Leggiero.
IL CASO. “Io, soldato malato per colpa dell’uranio. E ora lo Stato mi dà ragione”
Nella sentenza, i giudici spiegano che “la pericolosità delle sostanze prescinde dalla concentrazione” e denunciano “la condotta omissiva di natura colposa dell’Amministrazione della Difesa” e il “comportamento colposo dell’autorità militare per non aver pianificato e valutato bene gli elementi di rischio”. E ancora, per la Corte d’appello civile di Roma vi è “compatibilità tra il caso ed i riferimenti provenienti dalla letteratura scientifica” ed è evidente “l’esistenza di collegamento causale tra zona operativa ed insorgenza della malattia”.
L’INCHIESTA. Vaccinati a morte
Con questa di oggi – si legge nella nota – salgono a 47 le sentenze di condanne ottenute dall’avvocato Angelo Fiore Tartaglia dell’Osservatorio Militare nei confronti del Ministero della Difesa. “E’ stato un crescendo di presa d’atto da parte della magistratura che oggi ha emesso questa sentenza unica in Europa che potrebbe chiudere definitivamente il caso uranio impoverito. Questa sentenza darà certamente una spinta maggiore alla missione di questa quarta Commissione Parlamentare che voleva essere l’ultima, come promesso dal Presidente Scanu e certamente lo sarà, considerata la sua sensibilità all’argomento e la determinazione di porre la parola fine alla questione”.
La sentenza giunge proprio alla vigilia dell’audizione in commissione d’inchiesta del ministro Pinotti (prevista per giovedì), “che certamente prenderà atto delle evidenti ed impetuose motivazioni in essa contenute. La sentenza definisce anche un ulteriore problema sollevato dalministero della Difesa sulla distinzione netta tra indennizzi (già ricevuti) e risarcimenti (sanciti in sede giudiziaria già in primo grado). Anche su un caso così complicato, che ha scavato un solco profondo nel terreno comune di popolo e istituzioni, la magistratura ha saputo intervenire con determinazione e terzietà nell’argomento riportando in giusto equilibrio quella fiducia necessaria in un ordinamento democratico tra cittadini ed Istituzioni”.

<<<<<Amianto, processi: sedi Rai >>>>>
14 maggio 2024 – Vittima dell’amianto
| È morto Mariusz Sodkiewicz, ex dipendente Rai con mesotelioma come Franco Di Mare |
| Anche lui, come il noto giornalista, aveva attaccato la Rai legando la sua malattia all’esposizione all’amianto |
Mariusz Marian Sodkiewicz, l’ex dipendente Rai affetto da mesotelioma, è morto a 62 anni. Nelle scorse settimane – dopo l’intervista di Franco Di Mare – si era fatto coraggio e aveva denunciato anche lui l’azienda, legando la malattia all’esposizione all’amianto avvenuta per anni nella sede Rai di Roma in cui aveva lavorato.
A darne notizia l’Osservatorio Nazionale Amianto, che fa sapere come la sua esposizione era “avvenuta soltanto all’interno dell’ufficio“. Sodkiewicz si era rivolto all’avvocato Ezio Bonanni – lo stesso che segue Di Mare – che oggi ha dichiarato: “La morte di Sodkiewicz , che solleva anche interrogativi sulla sicurezza sul lavoro e la responsabilità delle istituzioni, è una delle tante e dolorose testimonianze delle conseguenze devastanti dell’esposizione all’amianto sul luogo di lavoro“.
Mariusz Marian Sodkiewicz – in Rai per 22 anni, a partire dal 2002 – aveva iniziato a manifestare i sintomi nell’estate del 2023, per poi avere la diagnosi di mesotelioma poco dopo, grazie agli esami clinici che hanno confermato il legame tra la malattia e l’esposizione all’amianto. Tracce di amianto erano presenti negli edifici, tanto che tra il 2010 e il 2012 era stato disposto il piano di bonifica, ma le misure di sicurezza sono evidentemente risultate inefficaci. I dipendenti, tra cui Sodkiewicz, assistevano alla bonifica durante l’orario di lavoro, esposti alle fibre disperse pericolosamente nell’aria.
Mesotelioma, cos’è e quali sono i sintomi – Il mesotelioma è un tumore che nasce dalle cellule del mesotelio cioè le membrane che rivestono, come una sottile pellicola, gli organi interni. A seconda dell’area che ricopre, il mesotelio assume nomi diversi. Il mesotelioma maligno è un tumore raro che colpisce prevalentemente gli uomini. Il 90 per cento dei mesoteliomi è dovuto all’esposizione ad amianto. La sopravvivenza media è di 12 mesi dalla scoperta della malattia. Di solito passano anche alcuni decenni tra l’esposizione all’amianto e l’eventuale insorgenza del mesotelioma, per questo ci si attende che il numero di diagnosi continuerà a salire nei prossimi anni.
I mesoteliomi si palesano con segnali “vaghi“, simili ad altre patologie più comuni (così risultano spesso difficili da diagnosticare). Nello specifico, i primi sintomi con cui si presenta il mesotelioma pleurico sono di tipo respiratorio: fiato corto (dispnea) e tosse. Possono poi verificarsi dolori nella parte inferiore della schiena oppure a un lato del torace, e sintomi più specifici (dalla perdita di peso alla debolezza muscolare). In caso di mesotelioma peritoneale, invece, la sintomatologia riguarda il dolore addominale, la perdita di peso, la nausea, il vomito. Talvolta è presente anche un aumento del volume dell’addome, provocato da un accumulo di liquidi nel peritoneo (ascite). La diagnosi oncologica trova supporto nell’anamnesi – l’indagine e la raccolta di informazioni sul paziente -, che valuta l’eventuale esposizione all’amianto durante gli anni.




