E’ ben gradito un’applauso!!! Grazie

<<<<<<<<<< Zaf verso la chiusura (improvvisa)…. – 17 luglio 2025>>>>>>>>>>
| Zaf verso la chiusura (improvvisa), la sindaca si mobilita: “Salviamo i posti di lavoro” |
| La sindaca di Zibido San Giacomo, Sonia Belloli, ha chiesto un incontro in prefettura. L’obiettivo è salvare l’azienda dalla chiusura |
Evitare la chiusura della Zaf e la perdita di 50 posti di lavoro. Per questo la sindaca di Zibido San Giacomo, Sonia Belloli, ha chiesto al Prefetto di Milano Claudio Sgaraglia la disponibilità a convocare un tavolo di confronto.
Tavolo al quale dovrebbero partecipare i rappresentanti della storica azienda conosciuta in tutto il mondo per la progettazione e la realizzazione di scaffalature, insieme all’amministrazione comunale, le organizzazioni sindacali e la direzione lavoro di Città Metropolitana.
La sindaca: “La Zaf è una realtà storica di Zibido” – “Appena appresa la notizia – ha spiegato la sindaca Sonia Belloli – ho chiesto a due miei assessori, Giacomo Serra e Giovanni Navicello, di ascoltare le organizzazioni sindacali per avere tutti i dettagli della situazione. Sentita la direzione lavoro di Città Metropolitana, ho ritenuto importante che il Prefetto di Milano fosse investito della problematica e valutasse l’istituzione di un tavolo di confronto. La Zaf è una realtà storica del nostro territorio e quando li ho sentiti si sono subito resi disponibili a partecipare a incontri che possano chiarire meglio la situazione che si è venuta a creare. Li si faranno dopo quello programmato per domani al Mise anche con la struttura presidio crisi di Regione Lombardia”.
La Zaf è un’azienda aperta a Zibido San Giacomo fin dagli anni Cinquanta e sviluppa sistemi espositivi. Ha lo stabilimento nella frazione Badile, al numero 9 della Statale 35 dei Giovi, e un magazzino nel quartiere Rinascita. I suoi prodotti, secondo quanto emerge dal sito web, sono presenti in oltre trenta Paesi fra cui Francia, Regno Unito, Spagna, Portogallo, Grecia, Polonia, Emirati Arabi e Libano. Opera nei settori food & beverage, sport & fashion, personal care, hobbies & work, electronics, home & garden, entertainment, espositori & corner.
“Siamo preoccupati per i dipendenti” – “La nostra preoccupazione – ha concluso la sindaca Sonia Belloli – è che attualmente i dipendenti sono stati lasciati senza alcuna prospettiva per il futuro. In un periodo economico particolarmente incerto per una serie di fattori straordinari che incidono sull’andamento del mercato manifatturiero, diventa fondamentale per le istituzioni pubbliche mettere in campo tutti gli strumenti possibili al fine di tutelare donne e uomini lavoratori, ma anche le loro famiglie. Da parte nostra siamo pronti a concordare azioni mirate, anche promuovendo accordi territoriali, per salvaguardare i livelli occupazionali oggi a rischio».
<<<<<<<<<< Vendita Riello, l’allarme….. – 18 luglio 2025>>>>>>>>>>
18 luglio 2025
| Vendita Riello, l’allarme dei sindacati: “Ancora troppe incognite” |
| Tavolo al Ministero sul caso Riello, a Lecco 150 posti in gioco |

“Riteniamo inaccettabile l’atteggiamento aziendale” – Martedì 15 luglio si è svolto presso la sede romana del Ministero delle Imprese e del Made in Italy l’aggiornamento del tavolo sul futuro del gruppo Riello, che in Italia conta circa 600 dipendenti, tra i quali 150 a Lecco. Come noto, due mesi fa la controllante Carrier ha deciso di mettere in vendita Riello, affidando a una figura (Advisor) la ricerca di profili utili alla cessione che, nelle dichiarazioni dell’azienda, dovrebbe trovare la sua conclusione entro la fine di luglio. All’incontro hanno partecipato anche delegazioni sindacali di FIOM CGIL Lecco, FIM CISL Monza Brianza Lecco e UILM Lario.
“Riteniamo inaccettabile l’atteggiamento aziendale di arrivare a questo appuntamento – collegandosi tra l’altro da remoto e non presenziando di persona – senza le dovute informazioni in termini di: chi sarà questo succitato Advisor; quanti saranno gli investimenti utili alla prosecuzione strategica delle attività produttive; qual è il perimetro aziendale posto in cessione con le relative conseguenze occupazionali” fanno sapere i sindacati. “La mancata trasparenza da parte della controllante costituisce una perdita di tempo rischiosa per il futuro di Riello e dà l’impressione che Carrier non sia realmente pronta a mettere sul mercato quel ramo d’azienda, generando quindi il dubbio che gli obiettivi dell’operazione non siano tanto produttivi quanto di carattere speculativo-finanziario”.
Il 30 luglio prossimo a Lecco si terrà un nuovo incontro tra le Organizzazioni Sindacali, la proprietà, la Provincia e il Comune. “L’obiettivo è sempre quello di instaurare un proficuo dialogo, nel solco delle corrette relazioni industriali, sugli aspetti occupazionali, di riqualificazione produttiva e di prospettiva nel mercato del riscaldamento industriale e civile. Non possiamo tuttavia nascondere la nostra forte preoccupazione: lo stabilimento lecchese, dove sono occupati in prevalenza impiegati e tecnici specializzati nella Ricerca e Sviluppo, è di fatto il cuore tecnologico di Riello, ma è proprio questa sua specificità a renderlo vulnerabile nel caso in cui il futuro acquirente decida di riorganizzare o accorpare le funzioni centrali. Non ci sono garanzie nè impegni concreti e così si rischia la dismissione, tanto più se si considera la generale crisi occupazionale che coinvolge il settore termoidraulico lombardo”.
<<<<<<<<<< Peg Perego,… 90 licenziamenti – 05 giugno 2025>>>>>>>>>>
| Crisi (anche) demografica: la Peg Perego annuncia 90 licenziamenti |
| Sono lontani i tempi d’oro dell’azienda: i lavoratori saranno licenziati da ottobre |
Alla Peg Perego da ottobre rimarranno a casa 90 lavoratori: licenziati. Una notizia che era nell’aria da tempo e della quale più volte anche MonzaToday aveva parlato. Lo scorso ottobre la fabbrica di Arcore, famosa in tutto il mondo per i suoi passeggini e attrezzature per l’infanzia, annunciava 109 esuberi. Quelli erano i lavoratori che avrebbero dovuto “sacrificarsi” per salvare la ditta che ne conta 263, numeri ben lontani dai tempi d’oro quando nei capannoni di Arcore lavoravano 500 operai. Ma di tagli e di crisi si parlava già prima del covid quando, nel 2019, si annunciavano 110 esuberi, colpa anche della crisi demografica e della spietata concorrenza cinese.
Le cause della crisi della Peg Perego – Adesso l’azienda ha annunciato i 90 licenziamenti. Inizieranno quando terminerà la cassa integrazione. Tra le cause che hanno portato l’azienda a decidere di lasciare a casa 90 lavoratori ci sono anche le recenti scelte economiche introdotte dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump: i dazi per i passeggini brianzoli sono stati una mazzata.
La storia della Peg Perego – Sono lontani i tempi d’oro della Peg Perego, quando il suo fondatore – Giuseppe Perego, disegnatore meccanico della Falck – nell’immediato dopoguerra dopo aver progettato e costruito con materiali di recupero una carrozzina per suo figlio avviò quella che poi divenne una delle aziende più importanti del territorio, uno dei brand più noti e prestigiosi nel settore dell’infanzia con i suoi prodotti che dallo stabilimento di Arcore sono poi arrivati in tutto il mondo. Adesso, purtroppo, i tempi d’oro sono finiti e l’azienda è costretta a tagli molto importanti con la doccia fredda per 90 lavoratori che dal prossimo autunno rimarranno a casa.
<<<<<<<<<< Chiusura definitiva del Bennet – 20 gennaio 2025>>>>>>>>>>
monzaToday – Lunedì 20 gennaio 2025
| Chiusura definitiva del Bennet di Cesano Boscone: preoccupazione per lavoratori e comunità |
| La preoccupazione del sindaco Marco Pozza e di Simone Negri che afferma: “Bennet se ne va. Ora dire la verità ai lavoratori sulle prospettive del centro” |

È arrivata come una doccia fredda la notizia della chiusura definitiva del punto vendita Bennet di Cesano Boscone, comunicata nella giornata di ieri lunedì 28 aprile, durante due assemblee plenarie convocate dalla direzione aziendale.
Chiusura definitiva del Bennet di Cesano: la data sarà il prossimo 31 maggio 2025 – CESANO BOSCONE – Il supermercato chiuderà ufficialmente i battenti il prossimo 31 maggio 2025, lasciando nell’incertezza decine di lavoratrici e lavoratori.
La decisione è stata motivata dall’impossibilità di raggiungere un accordo tra la proprietà dell’immobile e i conduttori del centro commerciale. Una situazione che mette in seria difficoltà non solo il personale, ma anche l’intera comunità cesanese.
Un punto di riferimento per il territorio – Il Bennet di Cesano Boscone rappresenta da anni un punto di riferimento per il territorio: non solo come servizio commerciale, ma anche come luogo di incontro, socializzazione e presidio occupazionale. La sua chiusura costituisce una perdita significativa, con impatti sia economici che sociali.
I dipendenti hanno espresso profonda preoccupazione per il proprio futuro lavorativo, auspicando che possano aprirsi margini di trattativa in extremis. In un momento tanto delicato, è fondamentale che tutte le parti coinvolte – istituzioni, azienda e proprietà – si impegnino con responsabilità per cercare soluzioni che tutelino i posti di lavoro e i diritti dei lavoratori.
Rimane ancora la speranza che non sia ancora detta l’ultima parola.
Il sindaco Pozza: “Prima i lavoratori!” – Il sindaco di Cesano Marco Pozza appena appresa la decisione ufficiale della chiusura condivide sui social media la sua preoccupazione:
“Nelle ultime ore sono venuto a conoscenza delle comunicazioni inviate da Bennet ai propri dipendenti, che annuncerebbero la chiusura del supermercato per la fine di maggio. Da subito è iniziato un intenso scambio di telefonate per comprendere meglio e ricevere aggiornamenti sulla trattativa in corso.
Mi è stato confermato un ulteriore incontro nei prossimi giorni e ho ribadito alle parti la necessità che in quella sede si faccia tutto il possibile per trovare un accordo, perché non è più accettabile utilizzare i lavoratori, le loro famiglie e il nostro territorio come strumenti di negoziazione.
Sono allibito per le tempistiche e la modalità delle comunicazioni di oggi: non sono state in alcun modo condivise o anticipate all’amministrazione. Ritengo irresponsabile e irrispettoso, verso i diritti dei lavoratori, un simile comportamento in una fase così delicata.
“I lavoratori avranno sempre nell’amministrazione un alleato” – Ribadisco il mio impegno a lavorare e seguire da vicino la vicenda, consapevole del valore commerciale e sociale che il centro ha rappresentato negli anni. Spero in un esito positivo per tutti, ma è chiaro che si entra ora in una fase diversa: i lavoratori sappiano che avranno sempre nell’amministrazione un alleato.
Già domani mattina (ndr, oggi, martedì 29 aprile 2025) incontrerò una loro rappresentanza in municipio per ascoltarli e accompagnarli in questa fase che, inevitabilmente, sarà di lotta nella difesa dei loro diritti e del loro futuro occupazionale”.
Simone Negri: “Bennet se ne va. Ora dire la verità ai lavoratori sulle prospettive del centro” – “Delle tante voci, anche di quelle verosimili o accreditate, girate in questi mesi su “Porte di Milano” non ce ne facciamo niente“, dice l’ex sindaco di Cesano e ora consigliere regionale Simone Negri.
“Come sempre, contano solo i dati di fatto. A partire da quello spiazzante di oggi: Bennet ha riunito i dipendenti annunciando che lascerà il centro commerciale cesanese. Si tratta di un passaggio che non sorprende ma che fa più male: intanto per i dipendenti coinvolti e le pessime e conclamate prospettive. Poi perchè senza il supermercato, il resto non regge e anche l’eventuale approdo di un altro marchio comporterebbe la chiusura almeno temporanea della struttura”.”Fino ad oggi non è stato trovato un accordo economico”
“Possibile il rilancio del centro così com’era?” – si chiede ancora Negri -. “Non lo so, ma di certo le parti non hanno trovato un accordo economico – fino ad oggi – che dubito troveranno prossimamente. Quindi non eravamo di fronte a una realtà spacciata: più probabilmente, pur nel quadro complesso, non si sono trovate le condizioni che soddisfacessero le parti coinvolte.
Nessuno si preoccupa dei lavoratori – L’aspetto più emblematico che mi duole rilevare è che nessuna di queste si sia data pena per la sorti delle persone che lì lavorano ed hanno lavorato (supermercato, galleria, indotto). Domanda e offerta non si sono trovate e per il resto amen. Quanto avvenuto induce a una riflessione sul ruolo del mercato lasciato a se stesso e – lo dico con rammarico doppio – all’assenza di qualsiasi leva in mano alle istituzioni e ai sindacati, prima ancora che alla politica.
In diversi, a partire dall’amministrazione comunale fino alla regione (con esponenti di diversi colori), han provato ad aprire interlocuzioni, a capire, a ritagliarsi una funzione di mediazione avendo a cuore prima di tutto il destino delle persone e la salvaguardia dei posti di lavoro. Con responsabilità, evitando di esporsi per non minare in alcun modo le trattative, continuamente in attesa di quell’accordo che non è stato (ancora) trovato.
“E la responsabilità sociale d’impresa?” – Deve esistere la responsabilità sociale d’impresa. Creare e dare occupazione è un enorme merito. Sociale. Di chi lavora però bisogna tener conto in tutte le circostanze. Le aziende possono anche andar male e chiudere, ci mancherebbe. Può capitare e nessuno giudica. Ma finchè ci sono delle possibilità, fino a quando si può trovare un equilibrio e magari avere la prospettiva di un margine, beh il tema occupazionale deve essere per forza messo sul piatto.
“Un conto è far la fame, un conto doversi accontentare” – A maggior ragione se, come nel caso di “Porte di Milano” sono state in ballo 150 persone, che per mesi non hanno saputo nulla e sono rimaste in trepidante attesa di un accordo mai raggiunto. L’addio di Bennet segna il passo di una vicenda sempre più agli sgoccioli, alla luce delle scadenze contrattuali.
Per questo serve che nei prossimi giorni – anche considerati i possibili ultimi incontri tra le parti – venga rappresentato ai lavoratori e alle istituzioni quali sono le reali prospettive del centro, in modo da poter mettere in campo ogni possibile misura per attenuare l’impatto di questa vicenda desolante“.
<<<<<<<<<< Haier – ex Candy “raggiunta intesa” >>>>>>>>>>
09 aprile 2025
| Beko, raggiunta intesa azienda-sindacati: esuberi e stabilimenti, l’accordo |
| Più di 300 milioni investimenti. No licenziamenti collettivi, mantenimento in attività di tutti gli stabilimenti |

È stata raggiunta questa notte a Mimit, dopo oltre dodici ore di trattativa, l’intesa tra Beko, sindacati e ministeri, che sarà ora sottoposta al consenso dei lavoratori. Lo riferiscono fonti del ministero delle Imprese e del Made in Italy. L’intesa, viene spiegato, prevede più di trecento milioni di investimenti e il mantenimento in attività di tutti gli stabilimenti.
Non non ci sarà nessun licenziamento collettivo per i lavoratori, riferiscono inoltre fonti del ministero delle imprese e del made in Italy. Gli esuberi originariamente previsti rispetto al piano originario sono stati ridotti di oltre la metà e verranno gestiti con uscite volontarie e incentivate, aggiungono le fonti.
Quanto allo stabilimento Beko di Siena sarà acquistato da Invitalia con il Comune e sarà avviato subito il processo di reindustrializzazione. Tutti i lavoratori – viene inoltre precisato – saranno tutelati con appositi ammortizzatori sociali.
<<<<<<<<<< Haier – ex Candy >>>>>>>>>>
monzaToday – Lunedì 20 gennaio 2025
| Gli elettrodomestici Haier non saranno più made in Brianza: stop della produzione, 100 lavoratori in bilico |
| Haier nel 2023 ha raggiunto un fatturato di circa 33,6 miliardi di euro e ora cambia strategia di business: cessazione della produzione nel sito di Brugherio, riconversione delle attività e 100 lavoratori che dovranno lasciare l’azienda su base volontaria |

Stop alla produzione di lavatrici e grandi elettrodomestici firmati Haier a Brugherio, nel sito produttivo che un tempo era il quartier generale dell’ex Candy dove si producono pezzi che finiscono nelle case di tutto il mondo. L’azienda – che a Vimercate ha inaugurato poco più di un anno fa il suo quartier generale europeo all’interno dell’Energy Park – ha deciso di cambiare strategia di business: dall’estate 2025, da giugno secondo le tempistiche fornite dalla multinazionale, saranno cessate le attività produttive nel sito brianzolo che si trasformerà e verrà riconvertito. E che cosa diventerà, ancora non sia sa.

Lo stop alla produzione in Brianza e la chiusura in Romania – A darne notizia è stata la stessa Haier Europe che lunedì ha presentato ai sindacati (OO.SS. e RSU) quello che dal marchio definiscono “il piano di trasformazione del business che include la razionalizzazione della propria presenza produttiva in Europa”.
“Il piano ha come obiettivo il consolidamento delle capacità produttive in pochi siti strategici di grandi dimensioni e una revisione approfondita dei costi e dei processi, al fine di migliorare l’efficienza operativa e continuare a investire in innovazione e leadership di prodotto e brand” spiegano dal marchio.
E’ prevista la chiusura dello stabilimento di Aricestii Rahtivani in Romania entro la fine di marzo 2025 e “la cessazione delle attività produttive del sito di Brugherio in Italia entro giugno 2025”, a cui farà seguito un progetto di riconversione. Una trasformazione di destinazione e attività che secondo l’azienda, è “finalizzato a minimizzare l’impatto sociale e preservarne il ruolo strategico“.
I 100 lavoratori che dovranno lasciare (su base volontaria) l’azienda – L’azienda ha firmato con i sindacati un accordo che prevede l’estensione della procedura di riduzione del personale su base volontaria rivolta ai dipendenti delle sedi italiane di Vimercate e Brugherio, già avviata a luglio 2024. Saranno un centinaio i dipendenti coinvolti di cui 64 relativi ad HQ e per il marchio la procedura è rivolta a fornire un “percorso equo e volontario a coloro che desiderano esplorare nuove opportunità al di fuori dell’azienda”. Nel nuovo piano di business dunque non ci sarà più posto per tutti.
La riconversione dello stabilimento di Brugherio -“Relativamente alla cessazione delle attività produttive del sito di Brugherio, l’azienda, consapevole delle conseguenze della propria decisione, ha informato i sindacati del proprio impegno verso un progetto di riconversione dello stabilimento – i cui dettagli saranno presentati successivamente – con l’obiettivo di garantire un’importante continuità occupazionale e preservare il ruolo strategico di Brugherio e dell’Italia per Haier Europe: qui l’azienda mantiene il centro direzionale europeo, insieme all’hub europeo per l’aftersales e i ricambi, il centro europeo di design (Milan Experience Design Center) e i laboratori ricerca e sviluppo per le linee di prodotto, con focus su IoT e connettività” si legge nella nota ufficiale di Haier.
I motivi della decisione per l’azienda – “Il percorso di razionalizzazione intrapreso da Haier Europe nasce in risposta al delicato contesto che coinvolge l’industria degli elettrodomestici a livello europeo” spiegano in una nota da Haier Europe.
“Come condiviso con i sindacati, l’ultimo triennio ha registrato una significativa contrazione della domanda accompagnata da una progressiva erosione dei margini. Tale situazione è stata ulteriormente aggravata dalle tensioni geopolitiche e dalle pressioni inflazionistiche, che hanno inciso negativamente sulla fiducia dei consumatori, rendendo necessaria l’adozione di misure strutturali”. “In questo contesto, la priorità di Haier Europe è tutelare le persone che hanno contribuito alla crescita aziendale, le loro famiglie e il tessuto sociale locale, gestendo la trasformazione con massima trasparenza e attenzione” precisano dal marchio che proprio in seguito alla decisione dell’interruzione dell’attività produttiva a Brugherio ha annunciato la volontà di riconvertire il sito. Ma sulla nuova destinazione e i nuovi investimenti al momento l’azienda non ha fornito ulteriori specifiche.

I numeri di Haier Europe – Haier Europe, parte di Haier Smart Home, è l’azienda numero uno a livello globale nel settore dei grandi elettrodomestici e tra le Fortune’s Global 500 e World’s Most Admired Companies. Haier Smart Home ha una rete di 10 centri di ricerca e sviluppo, 71 istituti di ricerca, 35 parchi industriali, 143 centri di produzione e una rete di vendita di 230.000 nodi in tutto il mondo. Unico marchio dell’ecosistema IoT al mondo che si è classificato per 6 anni consecutivi nella Kantar BrandZ Top 100 Most Valuable Global Brands. Nel 2023, ha raggiunto un fatturato di circa 33,6 miliardi di euro. In Europa, con i marchi di fascia alta, tra cui Candy, Hoover e Haier, progetta la nuova era dell’abitare offrendo le soluzioni e scenari domestici ai mercati europei e non solo. Haier Europe ha sede a Vimercate, all’interno dell’Energy Park.
<<<<<<<<<< Bystronic >>>>>>>>>>
Venerdì, 11 ottobre 2024
| La multinazionale che (all’improvviso) licenzia tutti i 150 dipendenti e chiude a Milano |

Su 150 dipendenti che lavorano nei due capannoni della Bystronic alle porte di Milano non ne rimarrà neanche uno, non un operaio, non un impiegato. Non solo, le fabbriche di San Giuliano e a Fizzonasco chiuderanno i battenti. La multinazionale svizzera, che opera nel settore della progettazione e produzione di macchine per l’automazione industriale e conta 3mila dipendenti in 40 sedi nel mondo, ha comunicato ai lavoratori l’intenzione di cessare ogni attività nei due capannoni.
Cosa fa la Bystronic – La Bystronic opera nel settore della progettazione e produzione di macchine di automazione industriale. Nelle sedi di San Giuliano e Fizzonasco si effettuano diverse lavorazioni che vanno dal taglio laser del metallo alla personalizzazione di scaffalature industriali robotizzate.
Una doccia fredda improvvisa. “Martedì 1° ottobre abbiamo incontrato la direzione aziendale perché attraverso un articolo di giornale eravamo venuti a conoscenza che l’azienda avrebbe tagliato circa 500 posti di lavoro a livello mondiale – ha spiegato a MilanoToday Giovanni Ranzini, sindacalista Fiom -. L’amministratore delegato della società italiana ci aveva spiegato che nel nostro paese avrebbe potuto esserci qualche taglio. Nessuno ci aveva prospettato una situazione simile”.
Più nel dettaglio l’azienda ha avviato una procedura per cessazione di attività che testualmente recita: “Vi comunichiamo che la società deve procedere, nel minor tempo possibile, alla cessazione delle attività presso le unità produttive di San Giuliano Milanese e Fizzonasco ed alla conseguente risoluzione dei rapporti di lavoro con gli attuali lavoratori”. Una volta ricevuta la comunicazione i dipendenti del colosso hanno dato vita a uno sciopero e, come ha fatto sapere dalla Fiom Cgil, le mobilitazioni proseguiranno nelle prossime settimane.
La divisione italiana della multinazionale ha chiuso il 2023 con un fatturato di circa 44,4 milioni di euro e – a detta delle parti sociali – non aveva mai mostrato segni di crisi prima d’ora. “Sapevamo di un leggero calo del fatturato, ma non avevamo avuto queste avvisaglie, anzi – ha precisato Ranzini -. I dipendenti hanno sempre avuto un piano di premi di produzione e l’azienda continuava ad assumere. Nei mesi scorsi non è neanche mai stata fatta un’ora di cassintegrazione”.
Proprio per questi motivi i sindacati sono decisi a chiedere il ritiro della procedura per cessazione di attività e i conseguenti licenziamenti. Un primo incontro è previsto martedì 15 ottobre ad Assolombarda. Se non ci sarà un accordo tra le due parti potrebbe essere un Natale nero per i 150 lavoratori: l’iter (avviato il 10 ottobre) prevede un periodo di 75 giorni, il che significa che le prime lettere di licenziamento potrebbero arrivare il 24 dicembre.
<<<<<<<<<< Euronics >>>>>>>>>>
01 luglio 2024
| I lavoratori licenziati con un messaggio su WhatsApp mentre stanno lavorando |

| La denuncia di alcuni dipendenti della rete Euronics: in quattro mandati a casa da un negozio di Roma. Ce ne sarebbero poi una trentina nella stessa situazione nell’area di Frosinone. La crisi, comunque, non sarebb |
Poche parole. Una comunicazione secca, stringata. Licenziati in tronco con un messaggio su WhatsApp, durante l’orario di lavoro, con l’invito ad abbandonarlo immediatamente: è quanto successo ad alcuni dipendenti della Nova Casale Srl, una delle aziende che impiega i lavoratori all’interno degli store Euronics. Il messaggio WhatsApp, contenente una lettera di poche righe firmata dall’amministratore unico della Nova Casale Srl, è lapidario: “Il suo rapporto di lavoro cessa contestualmente con la ricezione della presente, con suo esonero dal prescritto periodo di preavviso, in luogo del quale le sarà erogata la corrispondente indennità sostitutiva“. La conclusione, prima dei “migliori saluti“, è questa: “La invitiamo a restituire senza dilazione ogni bene aziendale che fosse ancora in suo possesso“.
Il collega Valerio Valeri racconta su RomaToday che questa modalità viene confermata dalle sigle sindacali che si stanno occupando della vertenza, esplosa ormai da settimane. Come emerso pochi giorni fa, Fisascat Cisl e Filcams Cgil stanno denunciando un piano di licenziamenti da parte delle società che hanno in licenza il marchio Euronics Italia Spa, che coinvolgerebbe potenzialmente 600 lavoratrici e lavoratori soprattutto tra Roma e Frosinone.
Ad aver ricevuto questa comunicazione sono stati quattro dipendenti di un punto vendita a Casal del Marmo, periferia occidentale della capitale. Ma secondo quanto spiega Fabrizio Pilotti di Filcams Cgil Roma e Lazio, “ci aspettiamo circa 30 licenziamenti anche su Frosinone, da parte questa volta di Kus Srl“, dice il sindacalista. Che prosegue: “Le aziende a marchio Euronics rifiutano ogni tipo di confronto, perché non ci considerano rappresentativi. Hanno infatti tutte firmato il contratto collettivo con Cisal“. Un contratto che, come spiegava Giulia Falcucci di Fisascat Cisl, “dall’eliminazione della quattordicesima alle malattie pagate meno, prevede meno tutele rispetto al contratto del commercio“.
La crisi, comunque, non sarebbe limitata a Roma e Frosinone e nemmeno solo al Lazio, data la presenza di punti vendita in Lombardia. Secondo quanto apprende RomaToday, lavoratrici e lavoratori sono in attesa di comunicazioni di licenziamento anche a Rieti e Pomezia. Un altro punto vendita romano che ha chiuso è a via Isacco Newton, in zona Portuense.
<<<<<<<<<< Orobica Cicli >>>>>>>>>>
07 Maggio 2024
| La chiusura di Orobica Cicli: analisi di un problema italiano |

Orobica Cicli, storica azienda bergamasca di vendita di biciclette e accessori, ha recentemente chiuso i battenti, lasciando a casa 51 lavoratori.
La sua vicenda, come quella di tante altre piccole imprese italiane, rappresenta un monito preoccupante per le aziende che non riescono ad adattarsi alle sfide di un mercato in continua evoluzione.
Un’azienda con una lunga storia, incapace di adattarsi al cambiamento – Orobica Cicli, fondata nel 1962, era un punto di riferimento per gli appassionati di ciclismo della zona.
Tuttavia, negli ultimi anni l’azienda ha sofferto la concorrenza dei grandi magazzini e dei negozi online, non riuscendo ad adeguarsi alle nuove esigenze e ai canali utilizzati dai consumatori.
La mancanza di una strategia e-commerce, di una strategia di marketing digitale e di una presenza sui social media adeguata ha certamente contribuito al declino dell’azienda. Inoltre, Orobica Cicli non ha saputo sfruttare le opportunità.
Le nuove tecnologie e gli strumenti di analisi dei dati sono oggi un cardine dell’economia, che non può più contare esclusivamente sulla capacità costruttiva e artigiana italiana data la crescita della qualità manifatturiera asiatica.
Un problema diffuso tra le piccole imprese italiane – La chiusura di Orobica Cicli non è un caso isolato. Molte piccole imprese italiane faticano a rinnovarsi e ad adattarsi alle nuove sfide del mercato. La mancanza di competenze digitali, la scarsa propensione all’innovazione e la rigidità dei modelli di business tradizionali sono alcuni dei principali ostacoli che queste aziende devono affrontare.
La morsa dei marketplace: tra opportunità e rischi – Se da un lato i marketplace come Amazon e Decathlon offrono alle aziende un accesso a un bacino di clienti vastissimo e un’infrastruttura logistica efficiente, dall’altro pongono delle sfide significative in termini di marginalità.
La concorrenza all’interno di queste piattaforme è estremamente elevata, spingendo le aziende a ridurre i prezzi per attirare i clienti. Inoltre, i marketplace applicano delle commissioni di vendita e dei costi di logistica che possono erodere significativamente i profitti delle aziende.
Per sopravvivere in questo contesto, le aziende devono trovare un equilibrio tra la visibilità offerta dai marketplace e la tutela dei propri margini di guadagno. Alcune strategie per raggiungere questo obiettivo includono:
- Differenziazione del prodotto: Offrire prodotti unici o con caratteristiche distintive che li rendano meno soggetti alla concorrenza sui prezzi.
- Branding efficace: Creare un marchio forte che si distingua dalla concorrenza e fidelizzi i clienti.
- Vendita diretta: Sviluppare un proprio canale di vendita online o offline per raggiungere i clienti direttamente, bypassando i marketplace.
- Negoziazione efficace: Negoziare con i marketplace le commissioni di vendita e i costi di logistica per ottenere condizioni più favorevoli.
La scelta della strategia più adatta dipenderà dalle caratteristiche specifiche di ogni azienda e dal suo posizionamento sul mercato. Tuttavia, è fondamentale che le aziende siano consapevoli dei rischi associati ai marketplace e adottino misure concrete per tutelare i propri margini di guadagno.
Un’impresa italiana che non si forma sulle nuove tecnologie: un motivo di preoccupazione – Ciò che preoccupa maggiormente è la scarsa attenzione che le imprese italiane dedicano alla formazione sulle nuove tecnologie. Secondo una recente indagine, solo il 20% delle piccole e medie imprese italiane ha investito nella formazione dei propri dipendenti in materia di digitale.
Questa mancanza di preparazione rischia di penalizzare le aziende italiane in un mercato globale sempre più competitivo. Per rimanere competitive, le aziende italiane devono investire nella formazione dei propri dipendenti, adottare nuove tecnologie e sviluppare strategie di marketing innovative.
Conclusioni – La chiusura di Orobica Cicli è un monito per tutte le aziende che non si rinnovano. In un mondo in cui il commercio online, una dimensione della comunicazione più globale (anche nel piccolo di un magazzino) e un approccio alla visibilità basato su nuovi presupposti, gioca un ruolo ormai essenziale, è fondamentale che le aziende adottino nuove tecnologie e sviluppino strategie di marketing innovative per rimanere competitive.
Investire nella formazione dei dipendenti e nell’innovazione è l’unica chiave per garantire un futuro prospero alle aziende italiane.

Morbegno (Sondrio), 07 maggio 2024
| Morbegno: appello dei lavoratori della Riello |

| Contro la dismissione dello stabilimento valtellinese chiedono l’intervento delle istituzioni locali e nazionali |
I dipendenti della Riello di Morbegno non ci stanno e chiedono alle istituzioni locali e gli enti preposti di tutelarli in questo difficile percorso, ricordando all’azienda i benefici ricevuti dal territorio.
“Partendo dal dato di fatto che questa azienda è nata e cresciuta grazie ai fondi e alle agevolazioni stanziati dalla legge Valtellina, i lavoratori tutti vogliono portare a conoscenza dell’opinione pubblica il loro rammarico nonché la loro indignazione nell’aver visto e constatato sulla loro pelle nel corso degli anni il più totale disinteresse e la mancata capacità gestionale e d’innovazione di Riello prima e Carrier dopo, che ci ha visto protagonisti nel fronteggiare una situazione di profonda crisi aziendale con la perdita di 160 posti di lavoro nel 2012 con la delocalizzazione della produzione di caldaie in Polonia.
Da qui il ricatto ai lavoratori rimasti con una riduzione sostanziale dello stipendio in cambio di un paventato rilancio aziendale con il trasferimento di macchinari e altre lavorazioni dismesse dagli stabilimenti chiusi in precedenza.
Risultato: macchinari fatiscenti e obsoleti, lavorazioni oramai superate e pertanto nessuna possibilità competitiva sul mercato; l’utilizzo di cassa integrazione con ulteriore perdita di potere d’acquisto; acquisizione di Riello da parte degli americani di UTC e la successiva integrazione con Carrier. La mancanza di piani Industriali d’investimento e un progressivo invecchiamento degli impianti ha portato alla crisi attuale.
La multinazionale americana ama proclamare il proprio impegno con parole come etica e parità di genere. Etica dimostrata chiedendo straordinari mentre si preparava la chiusura dello stabilimento stesso, e il progressivo disimpegno anche in altri siti in Italia (Pescara).
Parità di genere, il personale femminile ha pagato negli anni una sostanziale riduzione a sole 5 unità (il relativo spogliatoio trasformato in un deposito). La crescita professionale si è limitata ai soli corsi obbligatori, nessun ricambio generazionale a sostituire il personale in uscita negli anni, ad esempio staff leasing lasciati a casa a ottobre 2023. Le lavoratrici e i lavoratori Riello Carrier di Morbegno chiedono un impegno forte alle istituzioni locali e agli enti preposti, di tutela dei lavoratori in questo difficile percorso, ricordando all’azienda i benefici ricevuti dal territorio che certamente adesso ne esce interamente impoverito“.

Ufficiale: addio Riello a Morbegno. Chiude lo stabilimento, a rischio 61 lavoratori
articolo: https://www.ilgiorno.it/sondrio/cronaca/riello-morbegno-chiusura-7f91d32a
Morbegno (Sondrio) , 08 aprile 2024

La comunicazione della direzione dell’azienda ai sindacati. La Fiom Cgil: tempi incerti, dobbiamo cercare di salvare l’occupazione
Le voci dei giorni scorsi si sono rivelate fondate: lo stabilimento di Morbegno della Riello sarà chiuso. Sessantuno i dipendenti che rischiano di rimanere senza lavoro. Ieri la comunicazione da parte della direzione dell’azienda appartenente alla multinazionale Carrier corporation a Rsu, Fiom e Fim che avevano chiesto un incontro proprio per capire se i rumors fossero fondati.
«I tempi non sono ancora certi perché essendo un’azienda che ha un elevato numero di addetti la procedura dovrà passare attraverso il Ministero – ha commentato Alberto Sandro, segretario generale Fiom Cgil Sondrio –. Noi siamo comunque preoccupati e il pensiero principale va a come salvaguardare l’occupazione di queste 61 persone che ancora lavorano alla Riello dove ai tempi d’oro gli occupati tra fissi e somministrati arrivavano a 500“.
Di fronte all’eventualità di chiusura dello stabilimento morbegnese di via Industria venerdì scorso i sindacati avevano organizzato un presidio di un’ora fuori dall’azienda. “Ora che purtroppo abbiamo avuto la conferma di avvio della procedura convocheremo un’assemblea con i lavoratori e decideremo il da farsi” conclude Sandro, senza celare la propria preoccupazione. Di questa autentica doccia fredda si è parlato ieri anche nella sede dell’Apf (ex Pfp di Sondrio) che ha fatto da cornice alla convocazione di tutte le assemblee generali di categoria della Camera del Lavoro di Sondrio cui ha partecipato anche Maurizio Landini, segretario generale della Cgil. Una presenza che il numero uno a livello provinciale Guglielmo Zamboni ha salutato con favore. “Le conquiste sociali sono frutto di un lavoro corale su tutto il territorio, anche in piccole provincie periferiche come la nostra“.
Questa per la Cgil sarà un’annata intensa, da affrontare con la carica adatta: Landini ha passato in rassegna i momenti più importanti: “dalla manifestazione di giovedì per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro insieme alla Uil, che poi vedrà anche una manifestazione nazionale il 20 aprile a Roma oltre che per la sicurezza anche per la sanità pubblica e una riforma fiscale a tutela dei salari, a tanti altri appuntamenti nazionali – contro il premierato e l’autonomia differenziata, per il diritto al lavoro, alla salute, alla conoscenza, alla previdenza universale e alla Pace – cui anche voi sarete presenti con le vostre delegazioni. Solo uniti si fa sentire la propria voce”.

“Discriminata perché part-time”. Il giudice accoglie il ricorso di una lavoratrice
articolo di Maria Elena Gottarelli: https://bologna.repubblica.it/cronaca/2024/03/28/news/discriminata_perche_part-time_il_giudice_accoglie_il_ricorso_di_una_lavoratrice-422386858/
Bologna, 28 marzo 2024

È successo a un’impiegata all’Agenzia delle dogane dell’Emilia-Romagna. Niente aumento in busta paga per il tempo sottratto per seguire i figli
“Discriminata” perché part-time. Niente aumento in busta paga, nonostante i titoli e i 15 anni di esperienza in azienda, per via del (poco) tempo sottratto al lavoro per occuparsi di due figli. È successo a un’impiegata all’Agenzia delle dogane dell’Emilia-Romagna, esclusa da un bando interno del 2022 per via di una clausola che penalizzava il lavoro part-time. Convinta di aver subito un’ingiustizia, la donna ha fatto ricorso al Tribunale del lavoro. E ha vinto la sua battaglia, aprendo così la strada ad altre lavoratrici nella stessa situazione, dal momento che all’Agenzia delle dogane l’84% della forza lavoro a tempo parziale è donna (dato del Piano delle azioni positive 2022-2024), e l’unico modo per ottenere aumenti è partecipare ai bandi interni. Si parla di lavoratrici più o meno giovani, «spesso estremamente competenti, che vengono escluse dagli scatti di carriera solo perché non lavorano a tempo pieno», osserva la consigliera regionale di Parità Sonia Alvisi, che ha supportato l’impiegata tramite azione collettiva a tutela delle lavoratrici potenzialmente colpite dal medesimo bando (con il supporto dell’avvocata Loredana Piscitelli). Alvisi spiega come questa causa sia partita su segnalazione di una sola lavoratrice, «ma l’ufficio, intervenendo anche “iure proprio” con azione collettiva, ha voluto tutelare i diritti di tutte le donne e di tutte le madri che hanno usufruito di permessi per l’allattamento, dei congedi parentali e delle ferie non godute per occuparsi dei figli. E che, per questo, vengono penalizzate all’interno dei concorsi».
Il giudice Leonardo Pucci ha riconosciuto la legittimità di queste osservazioni. La lavoratrice protagonista della vicenda è una madre in regime part-time all’83%, che nel luglio e nel dicembre del 2022 ha partecipato a due concorsi (in termine tecnico si chiamano “determine”) indetti dall’agenzia “per la progressione di Fascia da F2 a F3 (cioè per avere un aumento, ndr), restando esclusa dalla posizione utile con riferimento alla prima, e depennata dalla seconda”, si legge ancora agli atti. L’altro ieri il giudice ha riconosciuto “la discriminatorietà delle condotte della parte datoriale”, ordinando all’Agenzia di “cessare la condotta discriminatoria” e condannandola “a inserire la ricorrente nella relativa graduatoria senza decurtazione di punteggio in conseguenza del tempo parziale”. Non solo: l’Agenzia dovrà anche “pubblicare il provvedimento sul suo sito”.

Finisce a Vigevano l’era delle scarpe Moreschi, l’azienda sposta la produzione: licenziati 59 lavoratori
articolo: https://www.ilgiorno.it/pavia/economia/chiude-moreschi-vigevano-licenziamenti-ocwyapty
Vigevano (Pavia) 12 marzo 2024

Il marchio di calzature di lusso nata nel 1946 ha deciso di delocalizzare. I sindacati: “E in tutto questo Governo e Regione si guardano in giro e fischiettano”
Quella delle scarpe prodotte alla Moreschi di Vigevano è una storia iniziata nel 1946 e finita, per come la conosciamo, oggi. L’azienda, specializzata in scarpe di lusso, ha deciso definitivamente di spostare la produzione altrove, di “delocalizzare” dove i costi sono inferiori. È stata avviata la procedura di licenziamento per 59 lavoratori, quasi tutti operai, a partire dal prossimo maggio. A Vigevano resteranno solo 21 dipendenti, quasi tutti in ufficio.
E così sparisce un altro pezzo della tradizione delle calzature che ha accompagnato la storia di Vigevano, che fu capitale delle scarpe in Lombardia. Nei tempi d’oro, la Moreschi dava lavoro ad oltre 300 persone, ma negli ultimi anni – un po’ per le crisi economiche, un po’ per la globalizzazione – si è verificato una crescente riduzione della produzione, accompagnata dalla cassa integrazione e da una continua riduzione del personale.
“Già dal 2020 la famiglia Moreschi aveva ceduto la maggioranza delle quote a un istituto finanziario svizzero, la Harleys SA, che – ricorda il sindacato Cub-Tessili – ha deciso di mantenere a Vigevano il polo progettuale, ma di distribuire la produzione del manifatturiero in altre regioni, asserendo che la prevista svolta green sarebbe stata impossibile presso gli stabilimenti nel Pavese. Dopo rassicurazioni sul fatto che tutta la filiera sarebbe comunque rimasta a Vigevano ora dai 300 dipendenti degli anni d’oro ne rimarranno solo 21”.

Oggiono, senza stipendio da mesi: muratori sulla gru per protesta
articolo DANIELE DE SALVO: https://www.ilgiorno.it/lecco/cronaca/oggiono-gru-protesta-sch2j8ue?live

Trattativa in corso in un cantiere edile di Oggiono dove è intervenuto anche il sindaco, Chiara Narciso
Oggiono (Lecco), 12 marzo 2024
Alcuni muratori si sono arrampicati in cima a una gru per protesta. Prima due muratori, seguiti poi da un terzo collega, questa mattina si sono arrampicati in cima ad una gru in un cantiere edile di Oggiono. Si tratta di un gesto di protesta: i manovali denunciano di non essere pagati da mesi per il loro lavoro.
Sostengono che non scenderanno a terra fino a quando non otterranno rassicurazioni formali che riceveranno gli stipendi arretrati, La zona dove si sono inerpicati sulla gru è presidiata dai carabinieri e dai soccorritori di Areu e dai vigili del fuoco. Sul posto anche il sindaco del paese Chiara Narciso, che sta cercando di mediare per risolvere la situazione potenzialmente pericolosa prima che magari qualcuno si faccia male. I muratori sono asserragliati dentro il traliccio portante del braccio meccanico.

GranCasa chiude a Paderno: in 27 restano senza un lavoro
A nulla è valso il tavolo di concertazione con Regione e Comune. Gli altri negozi assorbiti da Risparmio Casa
Paderno Dugnano (Milano), 6 novembre 2023
Non è servita la mobilitazione dei dipendenti né l’interessamento dell’Amministrazione né il tavolo aperto in commissione lavoro della Regione. Per GranCasa, il grande magazzino di via Amendola.
La spada di Damocle da quest’estate quando il Gruppo Risparmio Casa aveva chiuso la procedura per l’acquisizione della catena. Già nell’elenco estivo, però, mancava il punto vendita d Paderno Dugnano, l’unico che non cambierà insegna, ma che ha invece definitivamente chiuso.
A settembre c’era stato lo sciopero degli addetti, 27 quasi tutti con grande esperienza e anzianità di servizio proprio nel gruppo. I sindacati, uniti avevano chiesto l’apertura di una trattativa per risolvere l’unicum padernese e per chiedere a Risparmio Casa di assorbire almeno i dipendenti smistandoli negli altri negozi della Lombardia, dove invece sono state anche avviate campagne di nuove assunzioni.
A fine settembre sembrava che si fosse aperto uno spiraglio: era stato concesso un mese ulteriore per posticipare la serrata che era prevista dal primo ottobre. “I trenta giorni di proroga sono serviti solo per vendere la merce proveniente dagli altri punti vendita della Lombardia“, ha spiegato Danilo D’Agostino, sindacalista della Filcams Cgil Milano. “Risparmio Casa ha iniziato i lavori per ristrutturare 11 negozi che saranno riaperti entro la fine dell’anno“. E, nel frattempo, i prodotti sono stati smaltiti a Paderno. Così da questo mese 24 addetti sono senza lavoro, mentre altri tre in queste settimane hanno deciso di dimettersi. Fino al 31 dicembre il gruppo sarà coperto dal contratto di solidarietà “Auspichiamo poi di attivare gli ammortizzatori di solidarietà come la cassintegrazione“, commenta D’Agostino. Difficile per i 24 lavoratori ricollocarsi sul libero mercato: come era già stato evidenziato nel presidio di settembre, la maggior parte ha 50 anni e, per decenni, è stato impiegato in GranCasa. Resta l’amaro in bocca dopo che il gruppo aveva raggiunto l’accordo sul passaggio di 350 lavoratori a Ri.Ca. Gest Srl (Risparmio Casa).
In quell’occasione i sindacati avevano esultato: “Sono stati salvaguardati tutti i posti di lavoro. È un risultato importante che, attraverso la continuità dell’attività, salva sostanzialmente tutti posti di lavoro alle medesime condizioni economiche e contrattuali“. Tutti tranne i 27 di Paderno Dugnano che ancora sperano di essere riassorbiti e che chiedono ancora sostegno alla Regione dove potrebbe essere organizzato un nuovo flash mob.
Marelli chiude lo stabilimento di Crevalcore. L’azienda: “Insostenibile”. I sindacati subito in sciopero
Duecentotrenta dipendenti coinvolti. Agitazione di otto ore in tutto il gruppo, per venerdì. Chiesto un tavolo istituzionale, al quale dovrebbe sedere l’azionista Kkr
Milano 19 settembre 2023 –
Marelli ritiene “insostenibile” la produzione nella fabbrica di Crevalcore (Bologna) con la produzione legata ai motori endotermici e per i 230 dipendenti si prospetta una chiusura. Ma per i sindacati rischia di esser solo la prima di tante, tanto da proclamare subito otto ore di sciopero in tutto il gruppo (per venerdì 22, le sigle sono; Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Associazione Quadri) e chiedere un intervento al governo.
I sindacati hanno spiegato in una nota che nell’incontro tenutosi oggi a Roma, dopo quello del 27 giugno scorso, è stato dato l’annuncio della chiusura della fabbrica impegnata nella produzione di collettori di aspirazione aria e di pressofusi di alluminio entrambi componenti per motori. “La Direzione aziendale ha spiegato che le ragioni sono duplici, vale a dire il risultato economico assai negativo, quest’anno previsto pari a circa 6 milioni di perdita anche a causa dell’aumento del costo dell’energia, nonché la dinamica negativa delle attività legate al motore endotermico che oggi porta a un utilizzo del 45% della capacità produttiva e calerebbe naturalmente anno dopo anno fino ad arrivare al 20% nel 2027. Questo aggravato dalla scelta di non prevedere alcun investimento per la transizione all’elettrico. L’intenzione in ogni caso è quella di chiudere all’inizio del prossimo anno”, si legge in una nota.
“Marelli ha svolto un’approfondita analisi riguardo la possibilità di garantire la missione produttiva dello stabilimento di Crevalcore (Bo) e la conclusione è che la continuazione dell’attività è insostenibile”, si legge nel resoconto dell’azienda.
La situazione negli altri stabilimenti italiani appare “nel complesso stabile”, dicono i sindacati. Che però chiedono “a Marelli di rivedere la sua decisione e al Governo di convocare immediatamente un tavolo istituzionale di confronto. È da tempo difatti che chiediamo riconversioni per le fabbriche legate al motore termico, senza le quali la chiusura di Crevalcore sarà solo la prima di una lunga serie, così come chiediamo di concentrare le risorse pubbliche sulle leve che possono salvaguardare e rilanciare l’industria di esportazione. È su queste priorità che si deve concentrare l’interesse del Ministero del Made in Italy e delle Imprese, trasformando le dichiarazioni di principio sull’automotive in atti concreti”.
Se si aprirà un tavolo, il governo si troverà curiosamente a sedere con Kkr che è azionista della Marelli (colosso italo-giapponese nato dall’unione della Magneti Marelli, ex Fiat Chrysler, e Calsonic) ed è anche il partner prescelto per l’operazione sulla rete Tim.
Grancasa di Paderno: dipendenti in presidio contro i 27 licenziamenti
articolo: Grancasa di Paderno: dipendenti in presidio contro i 27 licenziamenti (ilgiorno.it)
Il negozio è l’unico che non sarà riaperto sotto il marchio Risparmio Casa, che ha acquisito quest’estate la nota catena di arredamento
Paderno Dugnano (Milano), 16 settembre 2023
“Lavoro, lavoro, lavoro”, ripetuto in coro. Per tutta la mattina i lavoratori di Grancasa hanno accolto così i clienti. Un presidio proprio fuori dall’ingresso di via Amendola per dire “no” ai licenziamenti, che sono stati annunciati in pieno agosto. La storica catena è stata infatti acquisita dal Gruppo Battistelli ma il polo padernese sarà l’unico della lista a non passare sotto il marchio Risparmio Casa.
“Dopo 10 anni di ammortizzatori sociali, noi ci ritroviamo così. Non c’è stato mai un confronto diretto con le due società, che si sono messe d’accordo e in quest’intesa, come al solito, a rimetterci saranno i lavoratori – hanno ribadito i 27 dipendenti –. Ci hanno comunicato che il 27 di questo mese dobbiamo fare inventario e dal 28 saremo chiusi”.
Appena due settimane per tentare il tutto per tutto. Nei giorni scorsi in Regione si è tenuta un’audizione sul tema Grancasa, ma né l’ex proprietà né quella nuova si sono presentate. “Auspichiamo che tra due settimane tutti si ricordino di noi. Vorremmo continuare a fornire la nostra competenza ai clienti. Il Gruppo Battistelli dice di aver salvato lavoro e famiglie, ma non è vero: noi restiamo fuori e già in altri punti vendita lombardi hanno parlato di esuberi. Sono venuti in questa regione a portare disoccupazione. Chiediamo a gran voce sostegno e solidarietà perché si trovino soluzioni che tengano conto anche di noi 27 lavoratori”.
Nessun incentivo all’esodo, nessun piano di riassorbimento per altri negozi di Risparmio Casa, nessuna procedura di mobilità o riqualificazione professionale per gli addetti padernesi, per lo più donne. “L’età anagrafica del personale è medio-alta. Ci sono persone che hanno trent’anni di anzianità di servizio – spiegano Massimo Cuomo e Danilo D’Agostino della Filcams -. In questo scenario diventa anche difficile pensare di reinserirsi nel mercato del lavoro”.
Anche per questo, si punta ad altre strade in una trattativa che, però, a oggi, ha visto “la totale chiusura da parte dell’azienda – commenta Roberto Ciccarelli, Uiltucs Lombardia -. Le nostre proposte sono due. La prima è che Risparmio Casa prenda anche questo punto vendita: questo sarebbe ovviamente lo scenario migliore. La seconda opzione che mettiamo sul tavolo è che la società prenda dal bacino di questi 27 dipendenti il personale mancante per i suoi punti vendita”.
Intanto, anche a Pavia e a Mantova Risparmio Casa ha già chiuso i grandi magazzini che avevano il marchio Grancasa e a Legnano aleggia il rischio del trasferimento a Pomezia. “Abbiamo fatto contratti di solidarietà e cassa integrazione. C’erano stati piani di milioni di euro che non sappiamo che fine abbiano fatto – concludono i dipendenti -. Questo passaggio di proprietà è avvenuto in piena estate, col personale in ferie, comunicazioni carenti e all’inizio errate“. Il rischio è di un effetto domino ulteriore. “Dopo di noi sarà la volta dei negozi Bricofer, che fanno sempre parte di Grancasa. E già oggi, oltre a noi, ci sono anche le addette della cooperativa di pulizia che lavoravano qui”.
Safilo al capolinea: chiusura definitiva dopo le ferie estive
articolo: Safilo al capolinea: chiusura definitiva dopo le ferie estive (ilgazzettino.it)
Il gruppo guidato da Angelo Trocchia mette pressione per chiudere le trattative e dire addio entro agosto a Longarone e ai 468 lavoratori superstiti del primo sfoltimento di 500 unità avvenuto a fine 2019 unitamente alla chiusura del sito di Martignacco (Udine). Sul tavolo il passaggio delle maestranze alle due società che si sono fatte avanti: il colosso Thélios e la friulana Innovatek di Carlo Fulchir, già protagonista del salvataggio di Martignacco.
PIANI INDUSTRIALI – La Thélios ha calato un piano da 12 milioni di euro in due anni, con l’assunzione di 250 unità, mentre Innovatek ne metterebbe 10 prendendosi la quota restante di 208 lavoratori in un arco temporale di 36 mesi. Se su Innovatek ci sono ancora dei passaggi da verificare e approfondire, con Thélios sembrerebbe tutta un’altra musica, essendo l’azienda, nata da una joint venture tra Lvmh e Marcolin, una garanzia di continuità e solidità.
Ma in entrambi i casi ci sono ancora molti punti da definire. E il tempo stringe. Almeno per Safilo che si prepara a chiudere tre settimane per ferie e a non riaprire.
SPAURACCHIO LICENZIAMENTI – «Noi non abbiamo fretta – afferma Rosario Martines, segretario provinciale Uiltec-Uil – e soprattutto non accettiamo ricatti sulle tempistiche». Sembra, infatti, che Safilo agiti lo spauracchio dei licenziamenti se non si arriverà ad una quadra entro i tempi desiderati dal gruppo ex Tabacchi. «Abbiamo altri tre incontri in agenda – spiega ancora Martines -: il 24, 25 e il 31 luglio, data, quest’ultima, entro la quale Safilo vorrebbe che si arrivasse ad un accordo definitivo. Ma sul tavolo ci sono ancora grosse questioni da risolvere, come ad esempio i tempi di apertura della cassa integrazione e la necessità che Safilo si faccia carico di integrare le indennità Cig chi portandole al livello di un normale salario. Ne discuteremo con tutti i soggetti interessati al tavolo della Regione, che sarà la garante istituzionale degli accordi».
Martines plaude al Piano industriale presentato martedì pomeriggio da Thélios, gruppo che opera nei settori del lusso, privilegiando il made in Italy e la qualità del prodotto. Del resto il “socio” Lvmh è leader mondiale nei prodotti di alta gamma, in diversi settori dell’iper-lusso. Ovvie riserve ancora su Innovatek, essendoci stato un solo incontro e soprattutto perché, a differenza di Thélios, l’impresa di Fulchir si svilupperebbe prevalentemente per conto terzi, il che significa dipendere dalla volontà di altri.
STORIA AL CAPOLINEA – Safilo è arrivata così al capolinea, travagliato e doloroso. Con Luxottica costruì quell’impero dell’occhiale che ha fatto di Belluno il distretto per eccellenza.
Guasto all’impianto nel reparto di verniciatura. Fiom: ‘Il profitto prima di tutto’
articolo: ‘Il reparto è un forno’, protesta e sciopero alla Iveco – Notizie – Ansa.it
Suzzara 12 luglio 2023
Guasto all’impianto nel reparto di verniciatura. Fiom: ‘Il profitto prima di tutto’
E’ tornata alla normalità la situazione all’interno dello stabilimento Iveco di Suzzara dove ieri – come riporta La Gazzetta di Mantova – un guasto all’impianto di raffreddamento del reparto verniciatura ha provocato uno sciopero immediato dei lavoratori, usciti per protesta a causa del caldo opprimente in cui erano costretti a lavorare.
Le condizioni di questa mattina, con un abbassamento notevole della temperatura esterna, ha consentito di riprendere regolarmente il lavoro in tutti i reparti dell’azienda, compreso quello di verniciatura al centro della protesta.
Tutto è cominciato quando gli operai hanno constatato il malfunzionamento dell’impianto di condizionamento che aveva fatto salire di molto la temperatura interna al reparto. “Ancora una volta – si legge in un comunicato della Fiom appeso alla bacheca della fabbrica – spiace constatare come l’azienda metta il profitto davanti a tutto, anche a condizioni di lavoro che in questo periodo sono già di per sé difficili“.
La direzione dell’azienda, venuta a conoscenza del malfunzionamento dell’impianto, aveva consentito ai lavoratori di allontanarsi in attesa che il guasto venisse riparato. Tre ore dopo gli operai sono stati richiamati in reparto ma, secondo i responsabili della sicurezza dei lavoratori, non c’erano ancora le condizioni per riprendere il lavoro, per cui è scattata la richiesta di una pausa aggiuntiva di venti minuti fino alla fine del turno. L’azienda non ha acconsentito ritenendo che le condizioni climatiche in fabbrica fossero sufficientemente adeguate e ha fatto ripartire le linee di produzione. A quel punto la Rsa della Fiom ha proclamato uno sciopero immediato fino alla fine del turno.
Vodafone trova l’accordo per i mille esuberi: al via incentivi e prepensionamenti
Vodafone Italia e le organizzazioni sindacali nazionali del settore delle Telecomunicazioni e le Rsu hanno raggiunto un’intesa sui contenuti dell’accordo per la gestione condivisa di 1.003 efficienze, attraverso l’adozione di strumenti sostenibili per i dipendenti e per l’azienda. L’intesa prevede percorsi di riqualificazione professionale, mobilità volontaria tramite incentivi, il ricorso all’isopensione fino a cinque anni, nonché del pensionamento anticipato tramite «opzione donna» per tutte le dipendenti in possesso dei requisiti previsti dalla normativa; un contratto di solidarietà con una riduzione oraria mensile pari al 25% per il call center e al 5% per le altre funzioni nel perimetro aziendale concordato.
I percorsi formativi – I dipendenti interessati dal 25 per cento di riduzione dell’orario di lavoro saranno inoltre coinvolti in percorsi formativi su temi come Customer Centricity, Data Analytics e strumenti di collaborazione. Il contratto di solidarieta’ avra’ durata di 12 mesi fino al 30 giugno 2024, prorogabili di ulteriori 6 mesi tramite accordo con le Organizzazioni Sindacali.
Il monitoraggio congiunto – L’azienda e le organizzazioni sindacali hanno concordato un percorso di costante monitoraggio dell’implementazione dell’accordo, a livello nazionale e territoriale, con l’obiettivo di garantire una coerente gestione degli strumenti previsti e del piano di riqualificazione.
I magazzini Grancasa chiudono: 16 licenziamenti. I sindacati: «Fulmine a ciel sereno»
Vicenza ,giugno 2023
I magazzini Grancasa, noto marchio della grande distribuzione, chiudono i battenti a Vicenza, nel negozio attivo da diversi decenni nella zona industriale della città. La notizia, che il segretario generale della Filcams-Cgil provinciale, Fabio La Russa, definisce «un fulmine a ciel sereno», è stata annunciata dalla proprietà del gruppo attraverso una comunicazione in cui si precisa che «l’attività verrà presto dismessa e che i 16 lavoratori dipendenti rimasti saranno quindi licenziati». Ora Filcams Vicenza, il sindacato del commercio e dei servizi della Cgil, sta lavorando per trovare delle soluzioni per salvaguardare i posti di lavoro. La Russa ha comunicato alle autorità preposte lo stato di agitazione, scattato ufficialmente oggi, 9 giugno 2023, mentre in tempi brevi la parte sindacale proclamerà due giorni di sciopero. Dalla prossima settimana verrà istituito un presidio permanente allestito dai dipendenti davanti all’azienda.
Metro Italia, l’azienda taglia la pausa pranzo di 15 minuti e i lavoratori rispondono con uno sciopero della stessa durata
articolo di Redazione Milano: Metro Italia, l’azienda taglia la pausa pranzo di 15 minuti e i lavoratori rispondono con uno sciopero della stessa durata | Corriere.it
L’agitazione dei dipendenti della Metro di San Donato proclamata per lunedì. Filcams Cgil: «La decisione si traduce in un aumento della giornata lavorativa a parità di salario, a costo zero per l’azienda»
L’azienda taglia la durata della pausa pranzo di 15 minuti e i dipendenti rispondono con uno sciopero della stessa durata: succede al punto vendita di Metro Italia di San Donato, alle porte di Milano. Ne dà notizia la Filcams Cgil di Milano, spiegando che, anche se in apparenza si tratta di un intervento minimo, la decisione si traduce in «un aumento della giornata lavorativa di 15 minuti, a parità di salario, a costo zero per l’azienda». «Il tutto assume però una connotazione differente e ben più grave se si inserisce, come in questo caso, all’interno di un delicato percorso di ricostruzione di relazioni sindacali in un’azienda che ormai da tre anni ha deciso di non riconoscere più un contratto collettivo aziendale con decenni di storia», spiega in una nota il sindacato.
Secondo la Filcams Cgil di Milano, «si è tenuta una partecipatissima assemblea con circa 200 lavoratrici e lavoratori e la prima risposta, unitamente alla Rsu, è stata la proclamazione di un primo sciopero simbolico di «solo 15 minuti» per la giornata di lunedì prossimo, coincidente con la fascia della pausa pranzo, dalle 12.45 alle 13.00». «Se l’azienda non tornerà sui suoi passi seguiranno altre azioni nelle varie sedi competenti. Anche solo per 15 minuti», conclude il sindacato.
Come schiavi: operai cinesi costretti a lavorare 15 ore, 7 giorni su 7. Tre arresti in calzaturifici di Vigevano
I lavoratori ricevevano compensi irrisori e vivevano in fabbrica.
LaPresse / CorriereTv – 11 ottobre 2022
Fino a 10, anche 15 ore al giorno, senza pause o giorni liberi e con pagamenti al di sotto dei contratti collettivi nazionali. Da alcune riprese, è emerso che i lavoratori erano costretti a lavorare e vivere all’interno degli stessi opifici in condizioni igienico-sanitarie precarie. Ed inoltre non venivano pagati in base alle ore lavorative prestate, ma in funzione dei pezzi prodotti che venivano annotati in appositi registri. La Guardia di Finanza di Pavia ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre amministratori di ditte del settore. Sono indagati per intermediazione illecita e sfruttamento di manodopera. continua a leggere
Sciopero lavoratori Eurospin Abruzzo e Molise
articolo Redazione ANSA: https://www.ansa.it/abruzzo/notizie/2022/08/13/sciopero-lavoratori-eurospin-abruzzo-e-molise_b8168894-e354-4f43-aae6-b8dbdb4aa115.html
Si chiede il rispetto del CCNL e norme di sicurezza
(ANSA) – Pescara, 13 agosto 2022
Giornata di sciopero oggi in Abruzzo e Molise dei lavoratori e delle lavoratrici dei supermercati Eurospin.
A Pescara si è tenuto, all’esterno del punto vendita di via del Circuito, un sit-in con una rappresentanza dei lavoratori che ha distribuito volantini alla clientela che entrava ed usciva dal punto vendita che era comunque aperto.
“Oggi c’è questa giornata di sciopero che siamo stati costretti a proclamare e che ha avuto una grande adesione sul nostro territorio in quanto Eurospin a fronte delle nostre richieste di un tavolo di confronto per le criticità che abbiamo sempre evidenziato si nega totalmente ad affrontarle per il sacrosanto diritto dei lavoratori del rispetto del CCNL e delle norme di sicurezza che Eurospin ignora. E parliamo delle retribuzioni non in linea con i livelli di inquadramento, le flessibilità, la sicurezza, nonostante – spiega Davide Urbano, segretario Filcams Cgil Pescara – il gruppo Eurospin Lazio abbia un utile di esercizio di 74 milioni di euro. Non è possibile sottrarsi al confronto. Nei prossimi giorni torneremo a chiedere un confronto con la proprietà sia a livello nazionale, perché la vertenza è nazionale, sia a livello territoriale e se questo non dovesse avvenire e si dovessero sottrarre al confronto, siamo pronti a ricorrere ad un’altra giornata di sciopero“. (ANSA).
Presidio lavoratori Smag in sciopero da cinque giorni
articoloRedazione ANSA: https://www.ansa.it/liguria/notizie/2022/07/28/presidio-lavoratori-smag-in-sciopero-da-cinque-giorni_5eb53c63-7ad3-48f0-bd8c-44686184a1c7.html
Pronti a un’altra settimana di protesta se azienda non ci ascolta
(ANSA) – Genova, 28 luglio 2022
Proseguirà molto probabilmente anche per tutta la prossima settimana lo sciopero dei lavoratori della Smag, azienda che lavora per conto di Iren nella manutenzione e lettura dei contatori.
Un’ottantina di lavoratori in tutta la Liguria che questa mattina hanno dato vita ad un presidio davanti alla Prefettura di Genova.
“Questo è uno sciopero che va avanti da cinque giorni – spiega Fabio Barbero, di Filtem Cgil – e questo fa comprendere quanto i lavoratori siano arrabbiati. Ci sono diversi problemi alla base della protesta, quello relativo all’organico con molti lavoratori che sono usciti e non sono stati sostituiti, con un conseguente aumento dei carichi di lavoro, e poi la maggior parte dei lavoratori sono sotto inquadrati e, nonostante le molte richieste, non siamo mai riusciti ad aprire un tavolo di confronto“. “Questi lavoratori sono pronti ad andare avanti con lo sciopero – aggiunge Romeo Bregata di Fem Cisl – per cercare di ricostruire il loro rapporto di lavoro. Ma il problema è che l’azienda non ci ha ancora convocato e le risposte sono state mandate attraverso un legale, fatto inusuale per i rapporti sindacali“. Il problema è che l’azienda per adesso non ha convocato un tavolo e i sindacati hanno chiesto al Prefetto di fare una mediazione in questo senso. “Abbiamo parlato con il Prefetto – conclude Elisabetta Colli di Uiltec Liguria – domani avremo un incontro con l’assessore comunale Mascia, e anche a lui chiederemo di farsi da intermediario per riuscire a mettere a posto le problematiche pesanti che questi lavoratori stanno soffrendo” (ANSA).
Centinaia di braccianti sfruttati in Maremma scoperti dalla Gdf
articolo Redazione ANSA: https://www.ansa.it/toscana/notizie/2022/05/04/centinaia-di-braccianti-sfruttati-in-maremma_a780a32a-a9e3-4a8a-a47e-802d5cbc568b.html
Al lavoro nei campi per 15 ore al giorno per 2 euro e mezzo
Tre aziende agricole della Costa degli Etruschi, in Maremma, tra Livorno e Grosseto avrebbero impiegato centinaia di lavoratori, italiani e stranieri, in nero, per 15/16 ore di media al giorno a fronte di una paga di 2,5 euro l’ora, con ferie difficilmente concesse e non retribuite, e con minacce di licenziamento e aggressioni verbali.
Queste “le opprimenti condizioni di lavoro, cui sarebbero stati sottoposti braccianti agricoli”, emerse da un’inchiesta della Guardia di finanza.
Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro i reati per i quali i 3 responsabili delle aziende, spiega la Gdf in una nota, sono stati deferiti.
Birra del Borgo, dipendenti licenziati via mail e stabilimento storico chiuso
articolo di ALESSIO LANA: https://www.corriere.it/cook/news/22_gennaio_24/birra-borgo-dipendenti-licenziati-via-mail-stabilimento-storico-chiuso-3d2a6506-7d21-11ec-9ae1-2cc0e30cf040.shtml?fbclid=IwAR32ZnNaSl–6RxH4pPci1Ze4G6JMmnEQDdzusM1_A9r6jLgt2CZvfv2Uuk
La crisi del birrificio, acquisito nel 2016 dal colosso Ab-InBev. A casa 42 persone su 72, con un messaggio dopo una call interna. Chiudono «L’osteria» alcuni punti vendita «Il bancone» e lo stabilimento di Collerosso
L’idillio si è rotto e Birra del Borgo ne paga le spese. Ab InBev, la multinazionale che controlla questo pioniere della birra artigianale italiana, ha annunciato con una mail dopo una call che licenzierà o non rinnoverà 42 dipendenti (su 72), chiuderà i ristoranti e lo stabilimento sperimentale di Collerosso. Un duro colpo verso il mondo artigianale di cui però Birra del Borgo non faceva più parte. Il marchio nato nel 2005 da Leonardo Di Vincenzo a Borgorose, in provincia di Rieti, era stato uno dei maggiori esponenti del mondo craft con etichette che hanno contribuito a fare degli italiani gli italiani artigianali. Basta citare la ReAle,con la sua carica luppolata che interpretava l’amore italico per le Ipa, la DucAle che prendeva ispirazione da Belgio oppure la Perleai porci, Oyster Stout in cui, al posto delle nordiche ostriche, si usavano ben più italiche, anzi laziali, telline.
La Birra del Borgo – Le feste del birrificio attiravano in quel piccolo centro appassionati da tutta Italia (ed Europa) per baccanali a base di malto, luppolo e lievito che ancora oggi vengono narrati come gesta cavalleresche. Nel 2016 però l’idillio di rompe. Nel piccolo mondo artigiano entra Ab InBev, il maggiore colosso birrario al mondo, che acquisisce Birra del Borgo. È il primo squarcio in un mondo che sembrava fino ad allora intoccabile, fatto da centinaia di Davide che combattevano strenuamente e ben compatti i Golia globali (A cui seguiranno Birrificio del Ducato preso da Duvel-Moorgat, Birradamare da Molson Coors e Hibu da Heineken, che pochi giorni fa però è tornato in mano ai fondatori). continua a leggere
Alessandra Celidoni, separata e con due figli: «Licenziata su Teams dopo 18 anni»
articolo di Andrea Rinaldi: https://www.corriere.it/cronache/21_dicembre_11/alessandra-cielidoni-separata-due-figli-licenziata-teams-18-anni-dcf69d64-59f1-11ec-a7f8-dae72bf3ca0c.shtml
La donna, 50 anni, lavorava per la multinazionale Yazaki ed è stata licenziata pochi giorni fa. «Mi aspettavo un po’ di umanità, ho pianto»
Torino, 11 dicembre 2021
TORINO — «Ci hanno trattato come se fossimo trasparenti. Capisco che le multinazionali licenzino, ma almeno un incontro, la possibilità di darmi del tempo per cercare un’altra occupazione…». La voce di Alessandra Celidoni al telefono è ferma, ma a tratti si incrina. Cinquant’anni, delegata della Fisascat Cisl, separata da sei e con due figli, venerdì scorso nell’arco di una telefonata si è trovata all’improvviso senza lavoro dopo 18 anni di carriera alla sede di Grugliasco della Yazaki, big che produce e commercializza cablaggi e sistemi di distribuzione elettrica per autoveicoli, Stellantis tra i primi clienti. Un episodio che riecheggia il licenziamento di massa, via Zoom, di Vishal Garg, magnate dei mutui in America. O quelli via WhatsApp avvenuti anche in Italia. Assieme a lei sono stati licenziati altri suoi due colleghi. continua a leggere
Martina Franca, operaie rientrano dalla cassa integrazione ma non trovano più l’azienda: scatta la denuncia
Martina Franca (Taranto) 11 dicembre 2021
Le lavoratrici dell’azienda Tessile 2.0 sono andate a recuperare alcuni oggetti lasciati negli armadietti ma lo stabilimento era vuoto, senza più macchinari e impresa stessa: solo alcuni operai edili impegnati a fare lavori e all’oscuro di cosa fosse successo. Lo rende noto la Filctem Cgil che sta assistendo le operaie
“Tornano in azienda per recuperare i propri effetti personali, ma non li trovano più. E non trovano nemmeno l’azienda. E’ quanto accaduto ad alcune lavoratrici dell’azienda Tessile 2.0, del settore confezioni di Martina Franca, quando, dopo aver deciso di recuperare i propri effetti personali dai propri armadietti, si recano presso la sede dell’azienda tessile e all’interno trovano alcuni operai edili impegnati in lavori, ma non trovano né i macchinari dell’azienda né l’azienda stessa. Nemmeno gli operai all’interno sanno cosa sia accaduto“. L’episodio viene reso noto da Giordano Fumarola, segretario generale della Filctem Cgil Taranto.
“Le lavoratrici, in cassa integrazione covid fino a dicembre, avanzavano già delle mensilità non pagate – aggiunge – e tutte le tredicesime e ora scoprono che l’azienda a cui sono legate da contratto di lavoro non c’è più. Sparita. Senza alcuna comunicazione“. continua a leggere
Lavoro: sindacati, Verti assicurazione annuncia 325 esuberi
(ANSA) – Milano, 18 novembre 2021
Verti, la compagnia assicurativa online del gruppo Mapfre, ha annunciato 325 esuberidi dipendenti con un’età media sotto i 45 anni nella sede di Cologno Monzese (Milano).
Lo rendono noto i sindacati che hanno spiegato di essere stati convocati dall’azienda per l’apertura delle procedure contrattuali per rilevante ristrutturazione aziendale e dichiarazione di esuberi.
I sindacati di categoria di Cgil, Cisl, Uil, Snfia e Fna spiegano che la società vuole esternalizzare l’intera struttura Contact Center-Back Office. La decisione è stata motivata “da fattori di contesto che impongono di rivedere i modelli organizzativi/operativi e di intervenire sui costi fissi a partire dal costo del lavoro“. Dipendenti e rappresentanti sindacali di Verti, oltre a quelli territoriali e nazionali, esprimono “la propria contrarietà al progetto aziendale perché in contrasto con lo spirito e le previsioni dell’Area Contrattuale del contratto di lavoro Ania (proprio in queste settimane è stata definita la piattaforma unitaria per il rinnovo del contratto, che tra i vari temi mette al centro proprio il tema del rafforzamento dell’Area Contrattuale) e perché in contrasto con le logiche del sistema assicurativo italiano“. continua a leggere
Gas Jeans verso il fallimento: 200 dipendenti a rischio licenziamento
Il no alla proposta di concordato di Dea Capital, detentrice della maggioranza del debito, spiana la strada della chiusura dell’azienda. La società del Tesoro Amco aveva votato a favore.
Milano, 09 ottobre 202
Una storia di impresa pluridecennale che rischia di chiudersi nel peggiore dei modi: il fallimento e il licenziamento dei suoi 200 dipendenti. Sembra questa la strada tracciata perGas Jeans, l’azienda fondata nel 1984 dal gruppo Grotto, già attivo nel settore dell’abbigliamento, e che ora si prepara a chiudere i battenti per sempre. Il colpo finale è arrivato dopo che il fondo Corporate credit recovery II che fa capo a Dea Capital, che detiene la maggioranza del debito della società, non si è pronunciato sulla proposta di concordato, rifiutando quindi nei fatti questo scenario e spianando la strada al fallimento. continua a leggere
iGuzzini, l’azienda annuncia 103 licenziamenti
articolo: https://www.repubblica.it/economia/2021/09/30/news/iguzzini_licenziamenti-320130883/
Coinvolti 81 impiegati e 22 operai. L’azienda appartiene oggi al Gruppo svedese Fagerhult. Ad agosto l’addio dell’ultimo esponente della famiglia
Milano, 30 settembre 2021
Si apre un’altra crisi aziendale in Italia. A Recanati, nella Marche, i vertici aziendali della iGuzzinihanno avviato la procedura di licenziamento collettivo per 103 dipendenti. Le comunicazioni aziendali – ha anticipato oggi oggi il Resto del Carlino – sono state inviate ai sindacati territoriali e all’Assessorato regionale al Lavoro. La procedura interessa 82 lavoratori del settore impiegatizio e il resto fra gli operai. L’azienda (736 dipendenti) appartiene oggi al Gruppo svedese Fagerhult: da agosto non ci sono più componenti della storica famiglia fondatrice, dopo l’uscita di Adolfo Guzzini, presidente emerito, e del figlio Massimiliano, vicepresidente e Chief marketing officer.
Il Ceo di iGuzzini Illuminazione Cristiano Venturini nei mesi scorsi aveva rimarcato l’intenzione di “continuare ad investire per perseguire nuove evoluzioni tecnologiche e nuovi prodotti innovativi, e ad espandere la presenza sui mercati internazionali, migliorando la capacità di penetrazione di questo importante mercato caratterizzato da alta stima di crescita“. Però a fronte di una contrazione del fatturato, era stata attivata la cassa integrazione dal marzo scorso. continua a leggere
Pistoia, operai senza stipendio da 3 mesi occupano il cantiere: “Restiamo qui finché non ci pagano”
Pistoia, 10 settembre 2021
“Non scendiamo dai ponteggi finché non vediamo lo stipendio“. Dieci operai edili che non ricevono lo stipendio da tre mesi hanno passato la notte nel cantiere del condominio che stanno costruendo a Pistoia. La loro protesta è iniziata giovedì con l’occupazione dell’area. Sono dipendenti di una ditta a cui è stato affidato un subappalto nella realizzazione di un palazzo di 30 appartamenti da destinare a social housing ma l’azienda a sua volta non avrebbe ricevuto pagamenti dall’appaltatore.
Abruzzo, Riello chiude lo stabilimento: licenziati 71 dipendenti, 19 trasferiti. La produzione spostata nel Nord Italia e in Polonia
Stop al sito di Villanova di Cepagatti, in provincia di Pescara. I sindacati: “Da azienda comportamento inaccettabile”
Milano
È iniziato ieri il presidio permanente dei lavoratori all’esterno dello stabilimento Riello di Villanova di Cepagatti, in provincia di Pescara, sito che la proprietà ha deciso di chiudere avviando la procedura di licenziamento per 71 lavoratorie lo spostamento di 19 addetti alla ricerca e sviluppo nella sede di Lecco e Legnago. L’azienda che fa parte del gruppo Carrier, ha deciso di delocalizzare la produzione negli stabilimenti nel nord Itaiia e in Polonia.
“Le multinazionali hanno ormai questa consuetudine di trasferirsi dove e quando vogliono. Naturalmente questo nel caso specifico causa una perdita occupazionale che si aggiunge alle altre precedenti. In Confindustria – ha detto Riccardo Nunziato della Uilm Chieti-Pescara – ci è stato detto dalla proprietà che questa chiusura farà risparmiare alla Carier-Riello circa il 20% sul costo del lavoro dando così un prezzo ai lavoratori della Riello e alle loro famiglie. Una cosa inaccettabile ma noi siamo determinati a portare a tutti i tavoli più importanti questa vertenza per far cambiare idea all’azienda. Abbiamo già chiesto un incontro da fare in Regione .– ha proseguito Nunziato – con la speranza che venga raccolta il primo possibile perché sui lavoratori c’è la Spada di Damocle di 75 giorni della procedura di licenziamento che è stata già aperta e quindi dovremo muoverci in tal senso prima della scadenza di questa procedura“.
Whirlpool Napoli, terzo Ferragosto in fabbrica per gli operai
“Aperitivo di resistenza” e appello a Governo e istituzioni
Terzo Ferragosto consecutivo in fabbrica per i lavoratori della Whirlpool di Napoli. Gli operai hanno organizzato questa mattina un “Aperitivo di resistenza” con un buffet di prodotti a chilometro zero, per dimostrare, nel giorno simbolico della festa che “la dignità, il rispetto, il diritto al lavoro non possono andare in vacanza“.
All’ incontro erano presenti circa 60 lavoratori, molti dei quali accompagnati dai familiari. Dopo 27 mesi di presidio nel sito di via Argine i lavoratori dello stabilimento Whirlpool di Napoli rilanciano un appello alle istituzioni e al Governo.
A luglio la multinazionale ha avviato i licenziamenti per i 340 operai del sito partenopeo
Licenziati via Whatsapp da Logista, presidio dei lavoratori alla Philip Morris
“Siamo esseri umani, come tali ci devono trattare“. La Logistic time, che lavora in appalto: “E’ solo sospensione, in attesa di riorganizzare il sito“
Bologna, 03 agosto 2021
“Ci hanno mandato un messaggino, siamo degli esseri umani e come tali ci devono trattare“. Veronica urla al microfono tutta la sua rabbia. È davanti alla sede della Philip Morris, a Crespellano, dove stamattina il Si Cobas ha organizzato un presidio perché qui dentro lavora la Logista, il gruppo che ha deciso di chiudere il magazzino di Bologna. Davanti ai cancelli sono in tanti, con le bandiere rosse dei sindacati e i loro figli che corrono nel piazzale. “Non è possibile che in un territorio come questo, l’Emilia-Romagna, sia riservato un simile trattamento ai lavoratori“, attacca Eleonora Bortolato, del sindacato, che domani incontrerà le aziende al tavolo di crisi convocato dalla Città metropolitana.
Intanto sul famigerato messaggino via Whatsapp parla Logistic Time, l’azienda del Consorzio Metra che lavorava in appalto per Logista e che ha avvisato sabato sera con un sms i suoi lavoratori. “Abbiamo incontrato i lavoratori ieri (lunedì, ndr) informandoli della progressiva riduzione delle attività, fino alla chiusura del magazzino il 31 agosto“, spiega, sottolineando che il messaggio “non si configura come lettera di licenziamento” ma solo come sospensione, retribuita, dal lavoro, in attesa di riorganizzare il sito.
Sulla vicenda il Pd ha presentato un’interrogazione al governo, mentre il candidato sindaco del centro destra Fabio Battistini ha detto: “Voglio una città dove un’azienda non arrivi a compiere un atto simile“. Altri interventi anche dalla Lega, dE-R Coraggiosa, Sinistra Italiana e M5S.
In migliaia “Insorgono” con gli operai della Gkn contro i licenziamenti a Campi Bisenzio

Lavoratori e delegati da tutta Italia contro lo strapotere delle multinazionali. Stefano Massini con lo striscione. Viabilità bloccata. Giani: “Tenere alta l’attenzione“
I 422 licenziati della Gkn avevano scritto ieri questo post sulla loro pagina Facebook: “Che le parole lascino posto ai pensieri e che i pensieri diventino sguardi e che gli sguardi portino ad abbracci. Una comunità insorge. E la aspettiamo a Campi Bisenzio, davanti alla Gkn”. E questa composita comunità ha risposto. In migliaia nonostante il caldo (allerta arancione a Firenze) e la giornata prefestiva. Piana toscana tra Firenze e Prato, area tra l’autostrada, l’aeroporto e un grande centro commerciale. La Gkn è lì.
Migliaia di persone, cinquemila secondo gli organizzatori, sono arrivate di fronte allo stabilimento di Campi Bisenzio dai sindacati e dai lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro. La protesta, ‘Insorgiamo con i lavoratori Gkn‘ come scritto nel manifesto disegnato dal fumettista Zerocalcare e come si legge sullo striscione che apre il corteo, arriva dopo settimane di presidio da quando la proprietà, il fondo inglese Melrose, ha annunciato il 9 luglio di chiudere la fabbrica e avviare le pratiche per il licenziamento dei 422 dipendenti.
Lungo la strada una folla con bandiere, striscioni, trombette e fumogeni, in prima fila a reggere lo striscione c’è anche lo scrittore e drammaturgo Stefano Massini. L’obiettivo dei lavoratori è lanciare un grido di allarme e far diventare il caso Gkn come il simbolo dell’intero settore metalmeccanico che guarda con preoccupazione alla fine del blocco dei licenziamenti. All’appello hanno risposto lavoratori da tutta Italia: dalla Toscana sono arrivati da ogni provincia centinaia di persone come dimostrano lo striscione dell’aeroporto di Pisa, quello dei lavoratori Piaggio e Sammontana, ma ci sono anche lavoratori della Electrolux di Forlì, bus attesi da Melfi e Pomigliano d’Arco. Per le istituzioni sono presenti il sindaco di Campi, Emiliano Fossi, il vicesindaco di Sesto Fiorentino, Damiano Sforzi, la senatrice Alessia Petraglia e la segretaria nazionale Fiom, Francesca Re David.
“Nessuno ferma la rabbia operaia” si legge su uno degli striscioni in mezzo ai partecipanti.
- Migliaia di persone hanno risposto presente alla manifestazione Gkn organizzata di fronte allo stabilimento di Campi Bisenzio dai sindacati e dai lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro.
La protesta, ‘Insorgiamo con i lavoratori Gkn’ come scritto nel manifesto disegnato dal fumettista Zerocalcare, arriva dopo settimane di presidio da quando la proprietà, il fondo inglese Melrose, ha annunciato il 9 luglio di chiudere la fabbrica e avviare le pratiche per il licenziamento dei 422 dipendenti
Tra i cori anche “non c’è disperazione ma solo tanta rabbia che cresce in me“. Intorno all’area dello stabilimento Gkn la viabilità risulta bloccata e al momento non si segnalano problemi a livello di ordine pubblico. “Bisogna che il Governo dia seguito agli impegni presi, e quindi vogliamo sia riconvocato presto il tavolo del Mise e sia chiesto alla proprietà di presentarsi direttamente per iniziare una trattativa“, ha detto il sindaco di Campi Bisenzio Emiliano Fossi caminando tra gli operai. L’assessore regionale alle crisi aziendali Alessandra Nardini ha sottolineato l’esigenza che “parta una vera trattativa. All’incontro in Prefettura l’atteggiamento della proprietà è stato inaccettabile. Serve ritirare i licenziamenti, questa vertenza é nazionale e non molleremo“. Presenti anche l’assessore al lavoro di Palazzo Vecchio Benedetta Albanese e gli assessori regionali al sociale Serena Spinelli e all’ambiente Monia Monni.
Il presidente Giani – “Dobbiamo tenere alta l’attenzione, sono in piazza con i lavoratori perché hanno diritto di avere la solidarietà di tutte le istituzioni, tutta Italia è con loro. Vedere 422 lavoratori e le loro famiglie trovarsi in questa situazione così brutta è qualcosa che in Italia non deve accadere“. Così il presidente della Regione Eugenio Giani intervenendo al presidio a tutela dei lavoratori di Gkn. “Dobbiamo essere tutti uniti – ha aggiunto -, la proprietà Melrose deve saperlo: hanno offeso i lavoratori, tutta la Toscana e tutto coloro che credono che i diritti dei lavoratori sono fondamentali per una vita serena della comunità“
Lavoro: Cgil, dopo sblocco 152 licenziati con mail in Brianza
Fiom, decisione collegata a via libera licenziamenti.E’ barbarie
(ANSA) – Monza, 04 luglio 2021
La Gianetti Fad Wheel, azienda di lavorazione metalli di Ceriano Laghetto (Monza), ha annunciato la chiusura dello stabilimento con il conseguente licenziamento di 152 lavoratori, i quali hanno ricevuto la notizia via email.
La decisione è “assolutamente collegata allo sblocco dei licenziamenti” varato nei giorni scorsi dal Governo: lo ha dichiarato all’ANSA Pietro Occhiuto, segretario generale della Fiom Cgil Brianza.
“Siamo alla barbarie, difenderemo i posti di lavoro – ha proseguito il sindacalista -, nulla lasciava presagire un epilogo di questa natura, venerdì gli operai che hanno finito il turno di notte si erano salutati dandosi appuntamento per domani“, quando hanno invece ricevuto, sabato pomeriggio, “una mail con la quale si annunciava la collocazione in ferie per poi andare in permesso retribuito fino a quando non si chiuderà definitivamente lo stabilimento di Ceriano“.
“Essere licenziati via mail è una vera e propria indecenza – ha proseguito – che calpesta la dignità delle persone e per questo siamo in assemblea permanente, con presidi ai cancelli a difesa dei posti lavoro. Stupisce che la Gianetti, associata a Confindustria, se ne freghi di quanto sottoscritto tra Governo e parti sociali“, annunciando “la chiusura dello stabilimento ed il licenziamento delle persone senza neppure far ricorso agli ammortizzatori sociali“. Infine ha concluso: “Confindustria è in grado di garantire che le aziende a lei associate rispettino i patti siglati con il sindacato?“. (ANSA).
Sblocco licenziamenti, lavoratore cieco tra i primi lasciati a casa: “Avevo già perso tutto e ora?”
articolo & video: https://video.repubblica.it/edizione/milano/sblocco-licenziamenti-tra-i-primi-lasciati-a-casa-c-e-un-lavoratore-cieco-avevo-gia-perso-tutto-ma-ora/390693/3914
“In conseguenza della necessaria riorganizzazione del lavoro […] non giustifica più il mantenimento del posto di lavoro”. Alessandro Cambarau, 51enne di Merlino in provincia di Lodi è stato licenziato così, malgrado un’invalidità del 100%, il primo giorno di sblocco dei licenziamenti. L’uomo, ipovedente in conseguenza del distacco di ambedue le retine, aveva iniziato il suo calvario nel 2011, quando per la FLSmidth Maag Gear di Segrate faceva il programmatore di macchine a controllo numerico. Demansionato al ruolo di portinaio dalla stessa ditta, era stato messo in cassa integrazione nell’anno della pandemia: “Sarei dovuto tornare il primo luglio ma – racconta – la sera del 30 giugno ha squillato il telefono. Domani non venire e in mattinata mi hanno consegnato la lettera“. Nel primo giorno in cui è caduto il blocco dei licenziamenti, a diffondere la notizia è stata la Fiom-Cgil che curerà il ricorso di Cambarau contro l’allontanamento dal posto di lavoro: “Appartiene a una categoria protetta“, dicono dal sindacato. “Avevo già perso tutto, mi piaceva fare il disc jockey e guidare la macchina e non potevo più farlo ma – continua – adesso non so più che dire“. L’uomo, che vive in affitto assieme alla compagna Paola, prima della malattia guadagnava da metalmeccanico di quinto livello tra i 1.800 e i 2.000 euro al mese: “Con il demansionamento e la pensione di invalidità arrivavo alla metà. Non ho fatto niente di male, non me lo meritavo“. Rassegnato più che rabbioso, Cambarau si lascia andare: “Sono una persona e devo essere messo essere nelle condizioni di poter vivere come tutte le persone di questo mondo“.
Cusano Milanino, la protesta di quattro operai su una gru: “Siamo senza stipendio da aprile: non ce la facciamo più”
Nel cantiere privato sono intervenuti i carabinieri e un’ambulanza di supporto. Una lunga trattativa, poi sono scesi
30 giugno 2021
Da aprile non prendono lo stipendio e devono mantenere le loro famiglie. Così quattro operai sono saliti sulla gru del cantiere dove stanno lavorando per costruire un palazzo a Cusano Milanino in piazza XXV aprile. Dalle 7 di stamattina in quattro, egiziani tra i 30 e i 40 anni, sono a 50 metri di altezza in segno di protesta. Dopo una lunga trattativa alla fine sono scesi.
Sul posto la Cgil ha cercato di mediare per trovare una soluzione: sembra che il responsabile del cantiere, Pavan costruzioni, abbia smesso di pagare il subappaltatore presso il quale i quattro sono assunti che così da aprile a sua volta non è in grado di pagare gli stipendi ai suoi operai. Sul posto sono arrivati i vigili del fuoco, un’ambulanza e i carabinieri di Cusano Milanino e di Sesto San Giovanni e lì sono rimasti finché gli operai non sono scesi.
Lomazzo, Henkel (a sorpresa) chiude: a rischio 150 posti di lavoro

L’annuncio è stato dato dall‘azienda, senza alcun preavviso: stop a fine giugno. Nel pomeriggio, assemblea dei lavoratori nella sede di ComoNext per decidere con i sindacati cosa fare
Henkel ha annunciato a sorpresa la chiusura, a fine giugno, dello stabilimento di Lomazzo, nel comasco. «Una notizia arrivata come un fulmine a ciel sereno», come riferito da Salvatore Monteduro, segretario generale della Cst Uil del Lario. Nello stabilimento in provincia di Como, una delle sedi italiane della multinazionale tedesca leader nella produzione di detersivi, sono circa 150 i dipendenti che ora rischiano di restare senza un lavoro, 81 interni e i restanti impiegati tramite cooperative esterne. L’annuncio è stato dato dalla società nella giornata di giovedì 11 febbraio, senza alcun preavviso. Nel pomeriggio, i lavoratori si sono riuniti nella sede di ComoNext a Lomazzo per valutare con le organizzazioni sindacali come comportarsi e quale strategia adottare. Il consigliere regionale del Pd, Angelo Orsenigo, ha chiesto che l’azienda venga convocata urgentemente in commissione Attività produttive di regione Lombardia. «La chiusura dello stabilimento Henkel di Lomazzo è un’eventualità grave che avrà un impatto sociale ed economico disastroso per la nostra provincia. Dobbiamo avviare un confronto che prima di tutto eviti la chiusura e protegga i 150 lavoratori a rischio licenziamento».
«Decisione necessaria» – «Henkel ha reso nota la decisione strategica di consolidare la produzione italiana di detergenti per il bucato e le stoviglie presso il sito di Ferentino, in provincia di Frosinone, che ha capacità sufficiente e strutture adeguate a servire il mercato nazionale assicurando qualità, innovazione e sostenibilità». Comincia così la nota con cui la multinazionale ha spiegato l’obiettivo: «È necessario proteggere la stabilità e la competitività dell’azienda in una prospettiva di lungo periodo. In Italia, la capacità produttiva complessiva è da tempo superiore a quella di cui l’azienda ha bisogno per servire il mercato della detergenza e, di conseguenza, Henkel deve adattare il proprio assetto per continuare a rispondere con efficacia ed efficienza all’evoluzione della domanda e dei clienti. In 145 anni di storia, questo approccio ha permesso al Gruppo di rimanere solido e competitivo nonostante il cambiamento spesso turbolento degli scenari di mercato».
L’ultima speranza per i negozi Euronics, piegati dal commercio online
A rischio gli ex negozi Galimberti: oggi saranno aperte le buste di possibili compratori che potranno evitare il fallimento della storica catena di elettrodomestici
La “Grande G di Galimberti“, la catena di negozi di elettrodomestici che ha accompagnato la Lombardia per tutti gli anni del boom, prova a prendere oggi l’ultimo treno per evitare un fallimento che minaccia il posto di lavoro di 250 persone. Il tribunale fallimentare di Milano ha dato l’ok alla cessione dei sette grandi magazzini della società – sei in Lombardia e uno in Veneto – che lavorano sotto il marchio Euronics e che dal 2020 sono in amministrazione straordinaria. La speranza dei commissari e dei lavoratori è che il boom di vendite di pc, videogiochi, telefonini & C. nell’era della pandemia possa convincere qualche operatore del settore – stamattina verranno aperte le buste – a mettere sul piatto una proposta d’acquisto. “Nel caso non dovessero esserci offerte e di conseguenza verificarsi lo scenario peggiore – dice Marco Colleoni della Filcams-Cgil – riteniamo debbano essere messi in sicurezza tutti i lavoratori, garantendogli nel tempo i previsti ammortizzatori sociali e con essi percorsi finalizzati alla ricollocazione”.
La parabola di Euronics-Galimberti è la stessa di molte catene di prodotti elettronici ed elettrodomestici di largo consumo messe in ginocchio dallo tsunami di Amazon e dell’e- commerce. continua a leggere
Il Natale fuori dai cancelli della fabbrica che chiude degli operai di Osnago: la solidarietà di tutto il paese

Le donne di giorno, gli uomini di notte, a turno picchettano i cancelli della Voss di Osnago (Lecco) per evitare che siano portati via i macchinari: la proprietà vuole spostare tutto in Polonia. L’amministratore delegato sfiora con l’auto un delegato sindacale
Una ditta della zona ha consegnato loro, ovviamente in regalo, anche un modulo abitativo per rendere più caldi e confortevoli questi giorni di presidio. Siamo a Osnago, provincia di Lecco. La filiale italiana della tedesca Voss ha deciso di delocalizzare l’attività della torneria, trasferendo tutto in Polonia. Da giorni i 70 lavoratori coinvolti in pratica vivono fuori dai cancelli, e ci passeranno anche il Natale, Santo Stefano e magari pure Capodanno. Pazienza per il freddo, per la pioggia, per le feste: la paura che i camion si portino via i macchinari è troppa. “Sono anche nostri, comprati anche con la nostra fatica“, dice Alessandra Crippa, una di loro, delegata della Fim.
Gli operai della vicini Ihi, che si trovano a loro volta in cassa integrazione, quindi non in buone acque, hanno acquistato 70 confezioni di panettone, pandoro e spumante da regalare ai propri colleghi tute blu. Ma è la cittadina di 4.500 abitanti che in generale si sta stringendo attorno a questi metalmeccanici e metalmeccaniche. Sì perché una trentina di loro sono donne. Presidiano lo stabilimento di giorno, gli uomini invece turnano la notte.
La strada per loro in realtà sembra in salita, questo perché l’amministratore delegato italiano, Socrate Rossi, non si è nemmeno presentato ai tavoli di concertazione, ai quali si sono interessati sindaco e prefetto. La durezza del confronto ieri stava per sfociare nella disgrazia: Rossi, entrando con il proprio suv nel parcheggio della fabbrica, per poco non ha investito il segretario regionale della Fim Cisl, Andrea Donegà. Il quale comunque è finito all’ospedale per la contusione riportata alla gamba. “Prima un consulente dell’azienda è arrivato in macchina a tutta velocità rischiando di investire due donne del presidio, e in risposta alle nostre lamentele ci ha urlato dicendo di “vergognarci”, non sappiamo per cosa. Poi è arrivato Rossi, che denuncerò per questo comportamento barbaro”, spiega Donegà. La faccenda ha trasformato la vicenda locale in un fatto di portata nazionale: un autogol per i dirigenti della Voss, ora finiti nel mirino dell’opinione pubblica. Come Repubblica abbiamo cercato di contattarli telefonicamente, così da avere anche una loro versione dei fatti, senza ricevere risposta.
“L’atto di aggressione dell’amministratore della Voss Fluid è gravissimo e intollerabile. Va condannato senza alcuna attenuante“, dicono Fabio Pizzul e Raffaele Straniero del gruppo Pd al Pirellone. Nel frattempo gli abitanti di Osnago hanno annunciato di voler preparare il pranzo di Natale per i lavoratori in protesta, dall’Arci alla Chiesa il cordone di solidarietà è ampio. Non sarebbe comunque la prima volta che questi operai sventano la chiusura della fabbrica, fondata nel 1954. L’augurio natalizio è che ci riescano anche stavolta.
Scatta la chiusura per due ex supermercati Auchan di Milano: 35lavoratori rischiano il posto

La doccia fredda è arrivata nella giornata di mercoledì 9 settembre. Le chiusure sono attese a giorni.
Due supermercati a rischio chiusura, circa 35 dipendenti che sull’orlo del precipizio che temono di rimanere senza lavoro. Succede a Milano. Succede a settembre 2020. Protagonisti (loro malgrado): il punto Simply di via Pacinotti (zona Prealpi) e il Simply Market di via della Ferrera Ferrara (zona Barona); supermercati che con l’acquisizione di Auchan da parte di Conad erano entrati nell’orbita del colosso bolognese. Il fatto è stato reso noto dalla Filcams Cgil di Milano nella giornata di mercoledì 9 settembre.
Le chiusure dovrebbero avvenire a giorni. Il negozio di via Pacinotti, infatti, dovrebbe abbassare la serranda sabato 19 settembre mentre mercoledì 23 sarà il turno del market di via della Ferrera. “Un fulmine a ciel sereno — ha spiegato a MilanoToday Elvira Miriello, segretaria della Filcams Cgil che sta seguendo la vicenda —. Abbiamo scoperto tutto questa mattina mentre eravamo in assemblea con i lavoratori di via della Ferrera. Alcuni segnali erano arrivati nelle scorse settimane e adesso la situazione è precipitata“.
Nel corso del 2020 alcuni player della grande distribuzione si erano mostrati interessati a questi due punti vendita, “poi non si è sentito più nulla — ha spiegato Miriello —. I lavoratori e le lavoratrici erano preoccupati e oggi è arrivata la comunicazione dell’azienda”.
Il futuro dei dipendenti è incerto: dai sindacati fanno sapere che potrebbero essere collocati in cassa integrazione straordinaria perché Margherita Distribuzione (società che ha acquisito Auchan) ha aperto una procedura straordinaria fino a fine 2020. Ci sarà una sorta di paracadute ma le parti sociali vogliono la salvaguardia occupazionale: “Chiediamo che vengano ricollocati nei negozi del mondo Conad”.
Continua la conversione degli ex supermercati Auchan – Nel frattempo prosegue la conversione di alcuni ex punti vendita Auchan. Nella giornata di giovedì 3 settembre Bennet ha aperto il suo primo supermercato a Milano, uno store ricavato all’interno di una ex Auchan. Non solo: nella giornata di giovedì 10 settembre inaugurerà lo store di Nerviano, sempre in un ex supermercato della catena d’Oltralpe.
Nella giornata di mercoledì 9 settembre, inoltre, l’azienda comasca ha fatto sapere di aver acquisto da Margherita Distribuzione (Conad) altri 2 punti vendita: l’ipermercato Auchan di Monza ed il superstore IperSimply di Milano viale Corsica. Con queste due acquisizioni sale a nove il numero di punti vendita che hanno cambiato “bandiera”. Nelle prossime settimane, inoltre, sembra che l’Auchan di Rescaldina cambierà insegna passando ufficialmente a Conad.
Sciopero in magazzino pavese, operai in cima agli scaffali
(ANSA) – Pavia, 10 agosto 2020 –
Sono in sciopero oggi i dipendenti del magazzino di logistica Carrefour di Chignolo Po (Pavia), dopo il licenziamento di quattro lavoratori da parte della cooperativa aderente al consorzio che gestisce in appalto il magazzino. Ad annunciarlo è, in un comunicato, il sindacato di base Usb.
I quattro licenziati sono saliti in cima alle scaffalature del deposito: non intendono scendere sino a che la loro situazione non avrà trovato una soluzione. Gli altri colleghi si sono astenuti dal lavoro, in segno di solidarietà.
I dipendenti del magazzino chiedono alla cooperativa e al consorzio “il rispetto dei diritti e della dignità” e a Carrefour “il controllo delle aziende alle quali appalta la logistica dei suoi punti vendita, e ai consumatori gesti di solidarietà nei supermercati della catena“. (ANSA).
Scarpe&Scarpe: chiudono 16 punti vendita, a rischio 120 dipendenti
Scarpe&Scarpe ha annunciato l’avvio delle procedure di licenziamento collettivo con la chiusura di 16 punti vendita. Secondo i sindacati 120 lavoratori rischiano il posto. I tempi sono ancora da definire visto il blocco per legge dei licenziamenti collettivi fino al 17 agosto, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs però sottolineano che «da parte aziendale non sono state fornite informazioni utili a comprendere la reale situazione economico-finanziaria della società».
«Ad oggi siamo ancora in assenza di un piano industriale e l’unica soluzione portata avanti da Scarpe&Scarpe è quella di tagliare il del costo del lavoro», aggiungono in una nota per denunciare la mancanza di una strategia utile a garantire i livelli occupazionali. Filcams, Fisascat, Uiltucs e il coordinamento dei delegati, oltre a proclamare lo stato di agitazione, chiedono un intervento del Mise per avviare «un serio confronto sul piano industriale e sulle garanzie occupazionali».
Quasi 300mila posti a rischio tra eredità delle partecipazioni statali, errori degli imprenditori privati e rapacità delle multinazionali. Domani a Roma manifestazione dei metalmeccanici di Fim, Fiom e Uilm
articolo: https://www.repubblica.it/dossier/economia/italia-declino-industriale
ROMA
Gli operai tornano in piazza. Scomparsi dalla “narrazione” degli ultimi decenni, come se le fabbriche nel nostro Paese non esistessero più, sono riemersi in occasione delle grandi crisi industriali dell’Ilva e della Whirlpool. O in modo ancora più drammatico nel pieno dell’emergenza Covid quando i metalmeccanici del Nord hanno scioperato contro l’apertura forzata degli stabilimenti nonostante il rischio della pandemia. Era inizio marzo, i giorni delle rivolte nei penitenziari, e si temette che anche dai lavoratori “prigionieri” delle fabbriche si sollevasse il vento della tensione sociale. In realtà quella protesta seguì le coordinate della responsabilità, conducendo ai protocolli sulla sicurezza condivisi da sindacato, imprese e governo. continua a leggere
Jabil, la multinazionale Usa che licenzia al tempo del Covid. Sciopero ad oltranza in Campania
ROMA
“Questa è la multinazionale, bellezza. E tu non ci puoi fare niente”. Verrebbe da parafrasare Humphrey Bogart se non fosse che quando in ballo c’è il lavoro, la dignità delle persone, non è proprio il caso di ironizzare. A Marcianise, una manciata di chilometri da Caserta, succede che Jabil, gruppo statunitense dell’elettronica, licenzi 190 operai mentre l’Italia ancora fa i conti con l’epocale emergenza sanitaria del coronavirus e con i suoi effetti economici. E lo fa apparentemente in barba al Decreto Rilancio che ha prorogato fino a metà agosto la moratoria sui “licenziamenti per giustificato motivo oggettivo” prevista dal Decreto di marzo. “Mettere in mezzo alla strada tutti quei lavoratori durante una pandemia è decisione intollerabile e illegale. Un atteggiamento irresponsabile da parte della società americana”, tuona Rocco Palombella che è il leader dei metalmeccanici della Uil, mentre davanti ai cancelli si forma un presidio spontaneo e Fim, Fiom, Uilm proclamano lo sciopero a oltranza. “A questo atto scellerato ci deve essere una pronta risposta del governo, altrimenti si crea un precedente pericolosissimo” aggiunge Michele Paliani, coordinatore nazionale sempre della Uilm. continua a leggere
Coronavirus, Inps: Cig per 6,7 milioni di lavoratori
Quasi i due-terzi, 4,2 milioni, hanno ricevuto l’assegno dal datore di lavoro. Nel solo settore aeroportuale sono 10mila i lavoratori in Cig
23 aprile 2020
Sono 6,75 milioni i lavoratori beneficiari di cassa integrazione o dell’assegno ordinario per l’emergenza Covid, dei quali 4,29 milioni (quasi due terzi) con gli importi già anticipati dalle aziende con conguaglio Inps e 2,45 milioni con pagamento diretto Inps. Lo si legge sul sito dell’Istituto nel quale si ricorda che le domande arrivate sono state 309.485 di cui 122.903 con pagamenti a conguaglio. Ad oggi sono state autorizzate 219.295 domande. continua a leggere
Coronavirus: Cgil, cassa integrazione lavoratori Carrefour
22 apeile 2020
“La Società Sviluppo Commerciale srl, titolare dell’ipermercato ad insegna Carrefour di Pollein, ha inviato la richiesta di consultazione sindacale a livello nazionale, così come richiesto dalla normativa, per attivare la procedura di Cassa integrazione in deroga su otto Regioni, tra cui la Valle d’Aosta. Per la nostra regione la procedura riguarda, dichiarato dall’azienda, 134 dipendenti, per un totale di 6.916 ore complessive, su meno di 200 dipendenti occupati”.
Lo dichiara Isabelle Buillet, segretario della Filcams Cgil Valle d’Aosta, sottolineando che “la profonda crisi economica, mai finita in Valle, e l’aggravarsi della stessa, legata alla pandemia, oltre ad aver messo in ginocchio il reddito della stragrande maggioranza delle famiglie valdostane che vivono di lavoro stagionale, e comunque legato all’affluenza turistica, si ripercuote ora inevitabilmente anche sulle attività indispensabili come la vendita di generi alimentari”. “La preoccupazione per i redditi dei lavoratori – prosegue – è grande, in quanto questo comporta una difficoltà nella difficoltà nel mantenere un tenore di vita ormai di sussistenza, impedendo così, anche in una eventuale fase 2, la ripresa minima economica regionale, dove riapriranno e con tutte le precauzioni del caso, delle attività”.
Whirlpool, addio tra le tensioni, i lavoratori contestano i sindacati: sciopero in tutti gli stabilimenti
Rabbia e tensione tra i 300 operai della Whirlpool in presidio per l’intera giornata davanti alla sede del ministero per lo sviluppo economico, dove si è consumata l’ennesima delusione nella trattativa con la multinazionale americana che ha confermato l’addio a Napoli. Un pomeriggio complicato, in cui la Whirlpool ha ribadito di voler abbandonare il sito di via Argine,e ha fatto slittare – dopo una lunga e complicata mediazione con il ministro Stefano Patuanelli – lo stop alla produzione dal 31 marzo al 31 ottobre. continua a leggere
Auchan comprata da Conad, licenziamenti comunicati ai sindacati: 817 esuberi, la metà in Lombardia

23 gennaio 2020
La comunicazione è arrivata sul tavolo dei sindacati a Roma, ma per buona parte riguarda i lavoratori milanesi e lombardi: 817 licenziamenti collettivi per gli impiegati della ex Auchan, ora acquisita da Conad. Di questi 456 sono i lavoratori del quartier generale di Rozzano, altri 46 a Roncadelle. Tutta la parte amministrativa della vecchia società, insomma, verrà messa alla porta e la procedura si concluderà entro il 2020.
Ma non finirà qui, perché poi toccherà anche ai dipendenti della rete di vendita. Si sa che sei vecchi supermercati Auchan sono stati ceduti a Esselunga (cinque sono in Lombardia) e altri 28 a Carrefour, dislocati soprattutto nell’area metropolitana milanese. continua a leggere
Elettronica, la catena Euronics-Galimberti dichiarata insolvente: in 250 a rischio
MILANO
Il giudice del tribunale fallimentare di Milano Sergio Rossetti ha dichiarato l’insolvenza di Galimberti, socio Euronics, storica catena di negozi che vende prodotti di elettronica ed elettrodomestici, aprendo di fatto la procedura verso l’amministrazione straordinaria del gruppo. Il giudice ha nominato un commissario che ha 30 giorni di tempo per fare una relazione e decidere se la società è in grado di restare sul mercato o è destinata al fallimento. In ballo ci sono 250 posti di lavoro. continua a leggere
Operai salgono su una gru a 60 metri d’altezza e ci restano per quattro ore: “Non ci pagano da ottobre”
Un gruppo di 12 persone è salito questa mattina su una gru a 60 metri d’altezza all’interno di un cantiere in via Tarvisio a Milano: sono operai che hanno messo in scena la protesta per rivendicazioni di natura economica. Sul posto sono arrivate subito le forze del’ordine, il 118 i vigili del fuoco con il nucleo Saf. “Hanno preso il nostro sudore e non ci hanno pagano niente da ottobre”: questa è la spiegazione data dagli operai che hanno interrotto la protesta nel primo pomeriggio dopo aver ottenuto rassicurazioni riguardo gli stipendi arretrati. Secondo quanto riferito dalla polizia di Stato gli operai lavorano in un cantiere dove opera una società denominata Sideco, sub-appaltatrice di un progetto che realizza Percassi. continua a leggere
Safilo ristruttura: chiude in Friuli e annuncia 700 esuberi
La società degli occhiali protagonista in Borsa, ma lancia un allarme sul 2020 per ricavi e margini. Avviato un tavolo con i sindacati per gestire le uscite: quasi un lavoratore su 4 andrà a casa. Annunciata la chiusura dello stabilimento di Martignacco in Friuli e 400 dipendenti in meno in quello di Longarone
MILANO –
Protagonista assoluta delle ultime sedute di Borsa, tra acquisizioni e rinnovi di licenze, Safilo balza in cima alle cronache anche perché nel nuovo piano industriale quadriennale prevede circa settecento esuberi, in Italia, già dall’anno prossimo. Il gruppo di occhialeria fondato nel 1934 da Guglielmo Tabacchi è controllato dal 2009 dal fondo olandese Hal. Oggi il Cda ha approvato il nuovo piano quinquennale, che fa leva su una profonda trasformazione digitale e su un drammatico ridimensionamento delle attività italiane.
La perdita delle licenze del lusso con Lvmh, si legge in una nota, ha reso “necessario” avviare “un piano di riorganizzazione e ristrutturazione industriale, che risponda prontamente al nuovo scenario produttivo“. Il piano “ha identificato un totale di circa 700 esuberi nel 2020 in Italia” e Safilo “ha aperto un tavolo negoziale” con i sindacati allo scopo di “individuare tutti gli ammortizzatori sociali disponibili per limitare gli impatti sulle persone coinvolte“. continua a leggere
Ex Ilva, il piano di Arcelor Mittal Italia: “Subito 2891 esuberi, fino a 4700 nel 2023”
Nel nuovo piano industriale del gruppo previsto un drastico tagli dell’organico: i lavoratori scenderebbero da 10.789 a 6.098. I sindacati proclamano lo sciopero il 10 dicembre: “Irricevibile”. Patuanelli: “Deluso dall’azienda. Entro lunedì il progetto del governo per impianto sostenibile. Stato disposto a investire”
MILANO, 04 dicembre 2019
Nel nuovo piano industriale di Arcelor Mittal sarebbero previsti 4.700 esuberi, di cui 2891 già nel 2020, con l’organico dell’ex Ilva che passerebbe dai 10.789 occupati del 2019 ai 6.098 del 2023. È questa la cifra indicata dall’ad italiana dell’azienda Lucia Morselli nel corso del tavolo al Mise. Lo stesso piano prevede un aumento dei volumi di produzione dagli attuali 4,5 milioni di tonnellate di acciaio ai 6 milioni dal 2021. continua a leggere
Pesaro, Berloni in liquidazione: chiude lo storico marchio di cucine, 85 lavoratori a rischio

Il gruppo Berloni, storico produttore di cucine, è in liquidazione. La decisione, improvvisa, è stata presa giovedì. L’azienda, che occupa 85 lavoratori, dal 2014 è controllata da un gruppo di Taiwan.
Secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa, l’impresa era in salute: ordini in crescita del 25 per cento rispetto allo scorso anno, 15 milioni di euro di fatturato, negozi monomarca in ascesa.
Gli operai dello storico mobilificio di Montelabbate, in provincia di Pesaro, hanno scioperato, venerdì, e parlato di un «delitto perfetto» perché si «uccide una fabbrica che ha ordini a non finire, con assunzioni di otto persone fino a tre mesi fa».
Il marchio era nato nel 1960 dai fratelli Antonio e Marcello Berloni, originari di Serrungarina. L’azienda aveva toccato il suo picco nei primi anni Duemila, con un fatturato di oltre 200 milioni di euro e 400 dipendenti. Nel 2012 la cassa integrazione per 380 addetti e il concordato. Nel 2014 era iniziata l’avventura di Berloni Group, proseguita fino all’annuncio di giovedì. continua a leggere
Whirlpool, le immagini dell’assemblea dei lavoratori: “Napoli non molla”
Whirlpool, protesta operai a Capodichino
ANSA) – Napoli, 22 ottobre 2019 –
Si è conclusa la protesta dei lavoratori della Whirlpool all’interno dell’aeroporto di Capodichino. Durante la manifestazione, durata un’ora, i lavoratori hanno raccolto la solidarietà dei viaggiatori in attesa degli imbarchi. Distribuiti volantini nella parte dell’area arrivi. Nessun problema sul fronte dell’ordine pubblico. I circa 300 lavoratori erano entrati nell’aeroporto di Capodichino per protestare l’annunciato stop alle attività produttive dall’1 novembre. I lavoratori avevano addosso la consueta maglia bianca con la scritta ‘Napoli non molla’. Hanno urlato slogan e chiesto solidarietà ai viaggiatori.
Sider Alloys, operai “riavvio a rischio”
Cagliari, 22 ottobre 2019 –
Il problema è sempre lo stesso: il costo dell’energia è troppo alto e, senza soluzioni, a breve Sider Alloys – la multinazionale dell’alluminio che più di un anno e mezzo fa ha rilevato lo stabilimento ex Alcoa di Portovesme – potrebbe decidere di andar via. Ancor prima di avere riavviato la produzione. E gli operai ritornano in piazza. Oggi alcune decine di manifestanti si sono ritrovati davanti a Villa Devoto, sede della presidenza della Regione Sardegna. Alle 12.30 è anche previsto un incontro con il governatore Christian Solinas.
“Chiediamo una soluzione da troppo tempo, ancora una volta ci auguriamo che la Regione sia dalla nostra parte – dice Bruno Usai di Fiom Cgil – ora poi siamo entrati nella partita della decarbonizzazione che mette tanta incertezza”. Quanto all’investitore, Sider Alloys, “ci ha già fatto sapere di non aver avuto alcun riscontro da parte del Governo, né che vi sia la reale intenzione di chiudere positivamente”. continua a leggere
Aias: 15 lavoratori in sciopero fame
Cagliari, 22 ottobre 2019 –
Sono 15 i lavoratori Aias che stanno portando avanti lo sciopero della fame per protestare contro il mancato pagamento di 12 mensilità arretrate da parte dell’associazione che ha chiesto il concordato al Tribunale e che, dopo il via libera del giudice, avrà 60 giorni di tempo per presentare un piano di rientro. Una situazione delicata che rischia di creare un’emergenza sociale ancora più grave se le cose dovessero precipitare: a rischio ci sono non solo i circa 1.500 lavoratori, ma anche i servizi per 3.500 persone delle quali 200 residenziali, quelle per le quali sarebbe più difficile trovare una sistemazione perché bisognose di assistenza h24.
Nel giorno del primo dei 10 giorni di sciopero decisi con i sindacati, i rappresentanti dei lavoratori hanno incontrato l’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu e chiesto un incontro urgente con il prefetto di Cagliari perché attivi lo stato di crisi e permetta ad Ats di pagare almeno qualche mensilità arretrata. continua a leggere
Whirlpool: “A Napoli stop alle attività dal primo novembre”. I lavoratori bloccano l’autostrada
Napoli, 15 ottobre 2019 –
Whirlpool, stop alle attività nello stabilimento di Napoli a partire dal primo novembre. La multinazionale americana non cede di un passo durante l’incontro a Palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte e il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. Inutlili i tentativi del governo di far rispettare il patto firmato dall’azienda ed evitare la cessione dello stabilimento di Napoli. Rabbia e tensioni tra i lavoratori che hanno bloccato l’autostrada, mentre i sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione in tutte le fabbriche Whirlpool. continua a leggere
Whirlpool, lavoratori in piazza a Roma:
Whirlpool, lavoratori in piazza a Roma: in scena il funerale delle lavatrici. Patuanelli: “L’azienda fermi la cessione”
04 ottobre 2019
Sono circa 1.500 i manifestanti a sfilare per il centro di Roma per lo sciopero nazionale dei lavoratori della Whirlpool proclamato da Fiom, Uilm e Fim contro la decisione dell’azienda di cedere lo stabilimento di via Argine a Napoli e i suoi oltre 400 dipendenti. Sono arrivati autobus dalla Campania, Toscana e dalle Marche. Il corteo ha raggiunto la sede del Mise. “La gente come noi non molla mai” scandiscono gli operai che portano in piazza anche lavatrici con lumino e crocifisso: è il funerale degli elettrodomestici Whirlpool. continua a leggere
Il colosso dei trattori chiude lo stabilimento: 300 lavoratori rischiano il posto di lavoro“
articolo: http://www.milanotoday.it/economia/chiusura-cnh-pregnana.html
Si tratta della fabbrica di Pregnana della Cnh, colosso che produce macchinari agricoli e mezzi pesanti. A rischio anche i lavoratori di San Mauro (Torino) e Foggia
01 ottobre 2019 –
Stabilimento chiuso e una cascata di licenziamenti. Tradotto? 300 lavoratori che rischiano di rimanere a casa e 116mila metri quadri di fabbriche che potrebbero cadere nell’abbandono, praticamente un intero polo industriale.
È cupo il futuro per la fabbrica di Pregnana Milanese della Cnh Industrial, gruppo italo-statunitense che produce macchine per l’agricoltura e mezzi pesanti. La società, durante un incontro con i sindacati a Torino, ha annunciato un piano di riorganizzazione che prevede la dismissione e la conseguente chiusura dell’impianto della provincia Nord-Ovest di Milano.
Nello stabilimento di Pregnana vengono prodotti motori marini e gruppi elettrogeni e inoltre è presente l’area logistica. Ma a partire dal 2020 “tutte le attività produttive Fpt Industrial verranno trasferite a Torino — ha dichiarato la segretaria di Fiom Milano Roberta Turi —. Seguiranno, nel 2021, le attività di logistica della Cnh. Dal 2021, quindi, a Pregnana non rimarranno più attività e questo avrà un impatto sull’occupazione di più di 300 lavoratori, 260 a tempo indeterminato e più di 40 delle società di appalto”. continua a leggere
Pernigotti: futuro torna incerto, salta firma con Spe
Si fa di nuovo incerto il futuro della Pernigotti. A tre giorni dalla scadenza prevista per la firma dei contratti che avrebbero dovuto rilanciare la produzione dello stabilimento di Novi Ligure (Alessandria), questa sera la proprietà turca della storica azienda dolciaria italiana ha comunicato alla cooperativa torinese Spes il recesso dal contratto preliminare per la cessione del comparto cioccolato-torrone. Una “doccia fredda”, come la definisce la stessa cooperativa, a poche ore dalla rottura delle trattative tra il Gruppo Toksos e Giordano Emendatori per la cessione a quest’ultimo del comparto gelati. continua a leggere
Whirlpool avvia la cessione di Napoli, la Fiom: “E’ un’offesa”. Mise: “Decisione grave”
17 settembre 2019
Si scalda la temperatura al tavolo convocato al Mise per la vicenda Whirlpool, al centro della quale ci sono i 420 lavoratori del sito di Napoli che restano in attesa di capire quale sarà il loro destino: la società ha annunciato la partenza della procedura di cessione dello stabilimento campano, scatenando la rabbia di lavoratori e sindacati. E anche la reazione del Mise, che ha parlato di una “decisione grave” e di una “azienda che disattende gli impegni presi”.
La multinazionale ha giudicato insufficienti le misure contenute nel decreto sulle crisi aziendali che le permetteno di accedere a una decontribuzione per circa 17 milioni di euro nei prossimi 15 mesi (10 milioni per il 2019 e 6,9 milioni per il 2020) con sgravi fiscali sugli oneri relativi ai contratti di solidarietà. continua a leggere
Parmalat, trattativa a oltranza sindacati-azienda sugli esuberi

Nessun accordo, le parti si ritroveranno sempre nella sede dell’Unione parmense degli industriali martedì 30 luglio.
Trattativa serrata fra i vertici di Parmalat e i rappresentanti della triplice sindacale in merito agli esuberi annunciati dalla società a Collecchio.
Una procedura che va a colpire soprattutto posizioni impiegatizie riferite a personale ultracinquantenne e composto in maggioranza da donne.
Le posizioni al momento restano distanti. Intanto desta sempre più preoccupazione nel mondo politico la scelta di Parmalat, controllata da Lactalis, di procedere ai licenziamenti collettivi. continua a leggere
Esuberi alla Perla, lavoratrici in corteo foto

Le lavoratrici de la perla tornano in Piazza a protestare. Questa volta in corteo da porta San Vitale a Palazzo d’Accursio, dove c’è la commissione consiliare “attività produttive” che avrà come oggetto proprio i 126 esuberi annunciati dall’azienda, di proprietà del fondo olandese Sapinda. Durante il tragitto, percorso sotto i portici, le manifestanti, hanno intonato celebri canzoni del repertorio della canzone italiana, declinate in versioni “di lotta” e accompagnate da una base musicale di fischietti e tamburi. Così “ricominciamo” di Pappalardo diventa “non ce ne andiamo”, “Finchè la barca va” diventa “Finchè la perla va” e così via. L’ingresso nel cortile di Palazzo d’Accursio è stato invece salutato con una versione alternativa di “Caro amico ti scrivo” di Lucio Dalla
Novi Ligure, alla Pernigotti tornano al lavoro settanta dipendenti

Pernigotti riparte. Da lunedì nello stabilimento dolciario di Novi Ligure riprenderà gradualmente la produzione di cioccolato, torrone e gelati con il rientro in azienda di una settantina di dipendenti. Lo fanno sapere i sindacati dopo un incontro con la proprietà che starebbe lavorando a un accordo con la società Spes di Torino, specializzata nel cioccolato, e con la Laica di Arona. Resta poi in piedi la trattativa con il gruppo Emendatori per il comparto dei gelati che però dovrebbe impiegare appena qualche decina di persona.
In ogni caso nei prossimi giorni Pernigotti richiamerà una settantina di dipendenti a cui, dopo Ferragosto, potranno aggiungersi anche una cinquantina di lavoratori interinali per recuperare il tempo perso e salvare la produzione in vista del Natale.
“La strada è ancora lunga ma questa è sicuramente una buona notizia” continua a leggere
Presidio Auchan, tra i lavoratori anche il sindaco di Cesano Boscone

“Il solo ipermercato cesanese (senza negozi e indotto) occupa 110 persone, di cui l’80% sono donne” spiega con preoccupazione il sindaco Negri.
Cesano Boscone, 19 luglio 2019 –
C’era anche il sindaco di Cesano Boscone Simone Negri al presidio di giovedì da parte dei lavoratori e delle sigle sindacali che tutelano i dipendenti di Auchan che vivono in un clima di incertezza per la decisione di Conad di acquisire il gruppo Auchan.
Il sindaco Negri al presidio con i lavoratori – “Ho partecipato al presidio dei lavoratori di Auchan davanti al Pirellone e successivamente ho portato la voce del territorio all’audizione presso la IV Commissione Attività Produttive di Regione Lombardia – spiega il sindaco Negri –. Ancora troppo poco si sa dell’acquisizione di Auchan da parte di Conad e delle conseguenze che avrà sui diversi punti vendita e sulla sede centrale, che da sola conta oltre 800 lavoratori. In Lombardia si parla di almeno 4mila posti di lavoro”.
Tra i lavoratori l’80% sono donne – “Il centro di Cesano, ricorderete, ha già attraversato una complessa fase di ristrutturazione e oggi siamo di fronte a una nuova operazione che ha molti aspetti non chiari – prosegue il sindaco –. Ovviamente non si vuole fare dell’allarmismo, ma é del tutto evidente che si tratta di passaggi molto delicati e che ci preoccupano per le ripercussioni occupazionali che potrebbero comportare, anche a causa dell’anomalia locale: non dimentichiamoci che si tratta di una struttura in affitto, forse un unicum nel panorama lombardo”. “A ciò si aggiunga che il solo ipermercato cesanese (senza negozi e indotto) occupa 110 persone, di cui l’80% sono donne. C’è quindi un’ulteriore attenzione, di genere, che dobbiamo mettere in campo. Conosco diverse di queste dipendenti e so che molte sono madri, spesso sole, con degli affitti ingenti da sostenere e dei figli a carico”.

Cesano. Presidio dei sindacati e dei lavoratori davanti all’Auchan

(mi-Lorenteggio.com) Cesano Boscone, 15 giugno 2019
Presidio dei sindacati insieme ai lavoratori e alle lavoratrici, stamane, davanti al centro commerciale Auchan di Cesano Boscone, dove è in corso lo stato di agitazione indetto dopo le recenti acquisizione da parte di Conad della società francese. I lavoratori distribuivano e informavo i clienti di quanto sta avvenendo, distribuendo questo volantino:

Mercatone Uno, l’ad di Shernon holding Valdero Rigoni indagato per bancarotta fraudolenta
Milano 13 giugno 2019
Valdero Rigoni, l’amministratore delegato della Shernon holding che ha rilevato Mercatone Uno nell’agosto 2018, è indagato dalla procura di Milano per bancarotta fraudolenta. L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Riccardo Targetti e dal pm Roberto Fontana e segue l’istanza di fallimento accolta il 23 maggio scorso dal tribunale fallimentare che aveva respinto l’istanza di concordato preventivo e dichiarato il crac della holding.
Un rifiuto spiegato con “l’elevato debito maturato in soli 9 mesi di attività per oltre 90 milioni ………… continua a leggere
Stefanel rinuncia al concordato e chiede l’amministrazione straordinaria
Milano, 13 giugno 2019
Stefanel ha depositato l’istanza di rinuncia alla procedura di concordato preventivo e presentato un’istanza per la dichiarazione dello stato di insolvenza propedeutica all’ammissione della società alla procedura di amministrazione straordinaria. Lo ha resonoto un comunicato della società, il cui cda chiarisce spiega di aver deciso di avviare l’iter anche per tutelare il livello occupazionale. La scelta è arrivata dopo che dopo che da giorni era chiaro che la maggioranza dei creditori avrebbe detto no al piano e alla proposta concordataria che il gruppo avrebbe dovuto presentare al Tribunale di Treviso entro domani.
Stefanel ha annunciato inoltre che il consigliere Tito Berna ha rassegnato le proprie dimissioni dalla carica di amministratore non esecutivo della società, in considerazione dell’intervenuta incompatibilità tra il mantenimento della carica di consigliere e la propria attività di liquidatore della società correlata Legenda.
Simone Negri – Sindaco di Cesano Boscone
ATTENZIONE AL PASSAGGIO AUCHAN – CONAD
Ho atteso la fine della campagna elettorale per parlare del passaggio dell’ipermercato Auchan a Conad perché non volevo che paresse una strumentalizzazione politica.
In realtà sto seguendo passo-passo gli sviluppi della vicenda e sono in contatto costante con le rappresentanze sindacali dei lavoratori, che ho incontrato immediatamente dopo la rielezione.
Non sappiamo quali saranno gli esiti, anche in termini occupazionali, dell’operazione. E per questo non vogliamo esprimere un giudizio: di certo Conad è una realtà in crescita e noi auspichiamo che si inserisca al meglio nel contesto cesanese, perseguendo i massimi risultati.
Al contempo però, desta preoccupazione che il gruppo, probabilmente a causa di un’organizzazione completamente diversa da Auchan – Conad è un consorzio di cooperative con migliaia di piccoli imprenditori – non abbia al momento presentato nessun piano su come intende riorganizzare e gestire i vari centri. Anche in un recente incontro presso il MISE, il gruppo non ha fornito nessun tipo di elemento sul futuro dei vari ex-Auchan, se non un vago riferimento alla “continuità aziendale” che di certo non può essere vista come una garanzia da parte dei tanti lavoratori.
Per queste preoccupazioni seguiremo passo-passo le prossime fasi dell’operazione e invito fin da subito Conad a tranquillizzare i tanti lavoratori – da noi sono 128 – che attendono risposte sul loro destino. Sarebbe un bel modo per presentarsi alla cittadinanza e la migliore pubblicità possibile per il nuovo operatore.
(di Francesca Grillo – da Il Giorno del 1 giugno 2019)
Ex Ilva: crisi mercato, Cig a Taranto
05 giugno 2019
ArcelorMittal Italia annuncia che a causa della grave crisi di mercato “si trova oggi nella necessità di ricorrere temporaneamente alla Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (Cigo). Il provvedimento interesserà lo stabilimento di Taranto per un numero massimo al giorno di circa 1.400 dipendenti per 13 settimane. L’azienda ha già contattato le Organizzazioni sindacali e le rappresentanze sindacali unitarie di Taranto per informarle di questa operazione”.
Dettagli saranno forniti domani in un incontro. Il 6 maggio scorso ArcelorMittal aveva manifestato l’intenzione di tagliare temporaneamente la produzione di acciaio in Europa con una riduzione di 3 milioni di tonnellate annue. Nello specifico era stata annunciata la sospensione della produzione degli stabilimenti di Cracovia in Polonia, la riduzione nelle Asturie in Spagna e il blocco dell’aumento della produzione dell’ex Ilva di Taranto che ArcelorMittal Italia contava di portare a 6 milioni di tonnellate nel 2020.
Dado Knorr verso il Portogallo, Unilever annuncia 76 licenziamenti in Veneto

La multinazionale delocalizza la produzione nel paese iberico. Presidio dei sindacati davanti allo stabilimento, dove lavorano 161 persone. L’azienda: “Razionalizzazione necessaria per garantire sostenibilità futura”
Milano, 05 giugno 2019
Dopo Whirlpool, un’altra grande impresa assesta un duro colpo ai lavoratori italiani. La multinazionale olandese Unilever ha annunciato lo spostamento dalla produzione del dado Knorr in Portogallo con l’apertura della procedura di licenziamento collettivo di 76 dipendenti dello stabilimento di Sanguinetto, in provincia di Verona.
Dalle 6.00 di oggi e per l’intera giornata è stato organizzato uno sciopero con un presidio davanti all’impianto, dove vengono prodotti anche confettura e risotteria, e che occupa 161 persone.
Un anno fa Unilever Manifacturing Italia aveva chiuso una vertenza per 28 esuberi. I sindacati Cisl, Cgil e Uil puntano il dito contro la politica industriale della multinazionale che “nonostante la riorganizzazione dello scorso anno e il forte aumento dei carichi di lavoro, ha deciso senza alcun preavviso la delocalizzazione in Portogallo della produzione del dado Knorr e il licenziamento di 76 persone. Lo stabilimento di Sanguinetto lavora da 60 anni e deve essere mantenuto” hanno concluso i sindacati. continua a leggere
Napoli, la prima notte di presidio dei lavoratori Whirlpool nello stabilimento di via Argine
Prima notte di presidio allo stabilimento di via Argine per i lavoratori di Whirlpool. Circa cinquanta operai sono rimasti nelle varie aree del sito produttivo dell’area est di Napoli in segno di protesta contro la cessione dello stabilimento comunicata dai vertici della multinazionale al sindacato.
I lavoratori hanno presidiato la sala auditorium, la portineria, il parcheggio e il piazzale antistante l’ingresso. Alcuni di essi si sono sistemati in una tenda da campeggio attrezzata a pochi metri dal varco principale di accesso della fabbrica. “Molti nostri compagni – afferma Donato Aiello, della Rsu Fiom – sono ancora sotto choc per questa decisione comunicata dall’azienda. Abbiamo passato la notte a discutere e ad organizzare la nostra mobilitazione”. continua a leggere
Whirlpool, Mise: violato accordo, pronti a ridiscutere piano
31 maggio 2019
“Il ministero dello Sviluppo Economico è pronto a rimettere in discussione l’intero piano industriale, chiedendo spiegazioni urgenti all’azienda e tutelando al 100% tutti i lavoratori coinvolti. Lavoratori che sono, e rimarranno sempre, la priorità del ministero guidato da Luigi Di Maio. Per queste ragioni si è deciso di convocare un tavolo sulla situazione il 4 giugno, a partire dalle ore 15″. E’ quanto afferma il Mise in una nota, sottolineando che “è stato stralciato l’accordo che la stessa multinazionale aveva firmato lo scorso 25 ottobre: un atteggiamento non tollerabile”.
“Quanto è successo con l’azienda Whirlpool è molto grave – spiega il ministero – perché a seguito della decisione unilaterale della multinazionale viene chiuso lo stabilimento di Napoli non tutelando i 430 lavoratori coinvolti. continua a leggere
qui sotto l’articolo del 25 ottobre 2018
L’intesa siglata al Mise prevede un piano triennale da 250 milioni
25 ottobre 2019
Con un piano industriale che prevede investimenti per 250 milioni di euro in tre anni, Whirlpool “rafforza la strategia per l’italia” con nuove produzioni nel nostro Paese. Previsti incentivi alla mibilità su base volontaria o per accompagnamento alla pensione ed il ricorso alla CIGS che il ministero del Lavoro concederà per il 2019 ed il 2020: così garantirà “un aumento dei volumi produttivi e l’azzeramento degli esuberida qui al 2021”.
Nel piano c’è, come atteso, il trasferimento dalla Polonia della produzione delle lavatrici e lavasciuga da incasso: il sito di Comunanza (Ap) diventerà, per questi prodotti, il polo produttivo del gruppo per tutta l’area Emea (Europa, Medio Oriente, Africa). L’azienda conferma inoltre gli impegni presi per il completamento del progetto di reindustrializzazione del sito di Teverola (Ce) e “rilancia rilevanti investimenti a favore della specializzazione degli altri stabilimenti italiani” Cassinetta di Biandronno (Va), Melano (An), Siena, Napoli e Carinaro (Ce). continua a leggere
Mercatone Uno, ancora un fallimento: 1.800 lavoratori fuori dai negozi
Punti vendita chiusi nottetempo, la rabbia dei sindacati: “E’ una vergogna, vogliamo risposte dal Mise”. Cinquantacinque i negozi interessati
MILANO – Fallimento scoperto via Facebook, negozi chiusi all’improvviso e 1.800 lavoratori sconvolti. La Filcams-Cgil di Reggio Emilia ha fatto sapere che Shernon Holding, la società che gestiva punti vendita di Mercatone Uno, è stata dichiarata fallita.
Secondo la ricostruzione data dal sindacato, i lavoratori sono giunti a conoscenza del fallimento attraverso il passaparola sul social network, soltanto nella notte: “Non c’è stata nessuna comunicazione ufficiale da parte dell’azienda”, ha spiegato Luca Chierici, segretario della Filcams di Reggio Emilia. In una nota congiunta con Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, i sindacati hanno poi fatto sapere che “questa notte si è appreso che il tribunale di Milano ha dichiarato il fallimento della società e i direttori hanno comunicato ai lavoratori il divieto di accedere ai locali aziendali”. Risultato: saracinesche chiuse, nessuno ha potuto raggiungere il suo posto. “C’è un problema serio anche con la clientela – ha aggiunto Chierici – molta gente si è presentata stamattina nei punti vendita per ritirare merce sulla quale aveva già versato degli acconti nei giorni scorsi per migliaia di euro”. continua a leggere
Operai scendono da campanile, protesta finita
I due licenziati dello stabilimento Fca di Pomigliano d’Arco sono scesi dal campanile della chiesa del Carmine di Napoli dopo quattro giorni di protesta contro le modalità di accesso al reddito di cittadinanza per una fascia di lavoratori che hanno perso il lavoro. I due, Mimmo Mignano e Marco Cusano, hanno lasciato le impalcature dell’edificio sacro dopo le rassicurazioni giunte dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, che ha annunciato la prossima emissione di un decreto per l’Isee precompilato. “La nostra iniziativa – hanno detto – non è stata inutile e la questione dell’esclusione dal reddito di cittadinanza di molti operai che hanno perso il lavoro si è riaperta. Per questi motivi ribadendo la necessità di estendere e sviluppare la lotta di tutti gli operai licenziati e disoccupati, abbiamo deciso di scendere dal campanile”.
Licenziati dalla Fca di Pomigliano salgono su un campanile a Napoli

Due operai, licenziati dalla Fca di Pomigliano d’Arco (Napoli) dopo un’eclatante manifestazione di protesta all’esterno dello stabilimento, sono per protesta sul campanile della Chiesa del Carmine, in piazza Mercato a Napoli, dove hanno esposto un grande striscione con la scritta ‘Reddito di cittadinanza per licenziati non c’è’.
Altri operai, tra i quali i licenziati della ditta ‘Bruscino Ambiente spa’, sono scesi in piazza a sostenere la contestazione dei due occupanti. Il campanile scelto per inscenare la protesta è tra i più alti di Napoli ed è visibile anche dal centro cittadino. “Passeremo qui la Pasqua”, ha detto al telefono all’Ansa Mimmo Mignano, uno degli operai saliti sulla torre. “Abbiamo iniziato uno sciopero della fame e non lasceremo la torre fino a quando non ci saranno risposte concrete alla nostra vertenza”, ha spiegato. continua a leggere
Seconda notte sul tetto per i facchini della Gls
CONTINUA LA MANIFESTAZIONE CONTRO I LICENZIAMENTI A PIACENZA
Piacenza, 18 aprile 2019
Seconda notte di protesta per i lavoratori licenziati della Gls di Piacenza che da due giorni sono accampati sul tetto della sede dell’azienda di logistica e trasporti. Ieri sera alcuni militanti del sindacato autonomo Usb hanno fatto avere, dopo il nulla osta della polizia che presidia la zona, viveri, acqua e medicinali ai manifestanti. Si è registrato anche qualche momento di tensione con l’arrivo dei vigili del fuoco e del 118 per un manifestante che pareva fosse caduto, ma alla fine l’allarme è rientrato, e gli stessi facchini hanno chiesto ai soccorritori di allontanarsi dicendo: “Se salite, ci buttiamo. O lavoriamo o moriamo”. I manifestanti, che hanno intenzione di proseguire a oltranza, chiedono un confronto con la Prefettura di Piacenza e con l’azienda per parlare dei licenziamenti. Intanto in mattinata è prevista una conferenza stampa sul posto indetta da Aboubakar Soumahoro, dirigente sindacale Usb.
Bergamo, reintegrato dal giudice e licenziato di nuovo
articolo: https://www.ilgiorno.it/bergamo/cronaca/operaio-reintegrato-e-licenziato-1.4549342
Terno d’Isola (Bergamo), 19 aprile 2019
Reintegrato dal tribunale, è tornato in azienda ma è stato licenziato per la seconda volta. Non sembra esserci una soluzione per un operaio saldatore, dipedente dal 1992 della Fbm Hudson spa di Terno d’Isola da anni delegato sindacale della Fiom-Cgil.
Licenziato nel 2018, il mese scorso è stato reintegrato dal tribunale di Bergamo, ma lunedì è stato licenziato per la seconda volta. L’8 aprile per l’operaio avrebbe dovuto essere il giorno tanto atteso della ripresa del lavoro e invece a mezzogiorno è stato convocato dall’azienda che gli ha consegnato la lettera di contestazioneper fatti che risalgono a oltre un anno fa, quando ha avuto inizio la vicenda, per una saldatura realizzata “non a regola d’arte”, come ha sottolineato la Fiom-Cgil di Bergamo in un comunicato. continua a leggere








