E’ ben gradito un’applauso!!! Grazie
27 novembre 2025
| Ponte sullo Stretto, Corte dei Conti: violate norme europee su ambiente e appalti |
| articolo di Flavia Landolfi: https://www.ilsole24ore.com/art/ponte-stretto-corte-conti-violate-norme-europee-ambiente-e-contratti-AH2JzszD |
| Sono queste le motivazioni principali della bocciatura del Ponte sullo Stretto rese note dalla Corte dei Conti che lo scorso 29 ottobre ha negato il visto di legittimità sulla delibera Cipess. Salvini: al lavoro per superare i rilievi |

In quattro punti contenuti nella deliberazione della sezione centrale sul controllo di legittimità sugli atti del governo la Corte dei conti mette in fila i punti critici che il 28 ottobre scorso hanno portato al rifiuto di registrazione della delibera Cipess sulla quale poggia l’iter per il Ponte sullo Stretto. Una bocciatura che colpisce l’atto su più fronti: dalla violazione della direttiva Habitat alle norme europee sugli appalti, passando per l’esclusione dell’Autorità di regolazione dei trasporti e di altri aspetti che nella procedura di riattivazione del progetto zoppicano.
I punti chiave
- Tre tornate di chiarimenti
- Mit: al lavoro per superare i rilievi
- Palazzo Chigi: ampio margine di chiarimento sul Ponte
- La procedura Iropi
- Alternative mai esaminate
- La violazione della direttiva appalti
- Il nodo Art
- I buchi dell’istruttoria
Tre tornate di chiarimenti – L’adunanza del 29 ottobre, con le osservazioni depositate il 27 novembre, chiude un percorso segnato da tre tornate di chiarimenti, un carteggio serrato con Bruxelles e l’invio, da parte del Dipe e dei ministeri, di una documentazione che la Corte definisce, in più punti incompleta e priva dei necessari presupposti tecnici. Ma intanto il ministero delle Infrastrutture «prende atto delle motivazioni della Corte dei Conti» e fa sapere in una nota che “tecnici e giuristi sono già al lavoro per superare tutti i rilievi e dare finalmente all’Italia un Ponte unico al mondo per sicurezza, sostenibilità, modernità e utilità».
Palazzo Chigi: ampio margine di chiarimento sul Ponte – Palazzo Chigi dal canto suo fa sapere che le motivazioni «saranno oggetto di attento approfondimento da parte del Governo, in particolare delle amministrazioni coinvolte, che da subito sono state impegnate a verificare gli aspetti ancora dubbi». Secondo Palazzo Chigi si tratta «di profili con un ampio margine di chiarimento davanti alla stessa Corte, in un confronto che intende essere costruttivo e teso a garantire all’Italia un’infrastruttura strategica attesa da decenni».
La procedura Iropi – Ma torniamo alle osservazioni della Corte che chiariscono dove la procedura per il riavvio dell’opera si è inceppata. Il primo fronte di criticità riguarda la procedura Iropi, i «motivi imperativi di rilevante interesse pubblico» che hanno consentito di superare la valutazione negativa della Via-Vas. Per i giudici quella procedura è stata condotta senza il necessario supporto istruttorio. La Corte contesta che le «assunzioni relative ai diversi “motivi di interesse pubblico” non risultano validate da organi tecnici» e non sono sostenute da documentazione adeguata. Anche le ragioni di tutela della salute e della sicurezza pubblica, che avrebbero consentito di non chiedere il parere formale della Commissione europea, sono definite «prive di adeguate e circostanziate valutazioni».
Alternative mai esaminate – Le linee guida nazionali per la Vinca, la valutazione di incidenza ambientale, richiedono che, in caso di parere negativo, si proceda alla verifica dell’assenza di alternative in grado di ridurre gli impatti sui siti Natura 2000. Per la Corte questo passaggio non risulta eseguito. Il Collegio ricorda che la valutazione delle alternative è un prerequisito essenziale e che i criteri sostanziali imposti dalla direttiva Habitat «non risultano soddisfatti». La Commissione europea, per altro, nella nota del 15 settembre, chiedeva chiarimenti su impatti, alternative e misure compensative. La risposta del Mase, arrivata il 15 ottobre, riproduceva i pareri Via 2024 e 2025 «non aggiungendo alcuna ulteriore informazione».
La violazione della direttiva appalti – Il secondo blocco di rilievi è dedicato alla direttiva Appalti 2014/24/Ue che prescrive i termini entro i quali un progetto può essere rimesso in pista senza ricorrere alla gara. Il Cipess – ricostruisce la Corte – approva un Piano economico-finanziario che include i corrispettivi aggiornati per il Contraente generale, il Project management consultant e il Monitore ambientale. Contratti del 2006, caducati nel 2012 e rimessi in vita dal decreto 35/2023. La Corte rileva che la delibera «non svolge alcuna considerazione in ordine alla procedura di aggiornamento dei costi, con particolare riguardo al compiuto rispetto dei presupposti» dell’articolo 72 della direttiva. Le modifiche per la Corte sono sostanziali: il modello di finanziamento è cambiato, dal project financing del 2003 alla copertura integrale con risorse pubbliche; l’aggiornamento dei corrispettivi non è accompagnato da un’istruttoria tecnica dettagliata; la documentazione della Stretto di Messina contiene mere attestazioni di conformità «in assenza di dati finanziari di riferimento». Per la Corte, una trasformazione di questa portata avrebbe potuto «attrarre nuovi operatori» e imponeva una procedura competitiva.
Il nodo Art – Il terzo tema riguarda il ruolo degli organi consultivi e regolatori. È qui che si innesta la questione dell’Autorità di regolazione dei trasporti già evidenziata nelle richieste di chiarimento inoltrate da viale Mazzini alla fine di settembre. Il Cipess, nell’approvare il Pef, «esclude, espressamente, la necessità di acquisire il parere dell’Autorità di regolazione dei trasporti» sul sistema tariffario e sulla classificazione della rete, sostenendo che la Stretto di Messina «gestirà in regime di concessione ex lege tratti di rete classificati come strada extraurbana di categoria B». Una scelta che la Corte giudica non supportata da istruttoria. La mancata acquisizione del parere Art incide sulla solidità del Pef, costruito anche sulla base di uno «studio redatto da una società privata» individuata dalla concessionaria. E si aggiunge alla mancata preventiva acquisizione del parere del Nars, rilevata già in istruttoria.
I buchi dell’istruttoria – Infine la Corte punta il faro sulla qualità complessiva dell’istruttoria puntando il dito contro «l’assenza di taluni atti oggetto di controllo» e la presenza di più versioni dei documenti, «consultabili mediante un collegamento telematico» fornito da SdM. Sono state necessarie verifiche per accertare la «integrità, affidabilità, leggibilità» degli atti stessi. Sul decreto Mit-Mef del 1° agosto, presupposto essenziale perché la delibera producesse effetti, la Corte segnala che «alla data dell’adunanza, non risulta ancora completato il procedimento di controllo preventivo». Un passaggio che sarà chiarito a metà dicembre, con il deposito delle altre osservazioni, quelle sulla concessione tra il ministero e la Stretto di Messina, anche questa respia
17 novembre 2025
| Ponte sullo Stretto, nuovo stop della Corte dei Conti |
| No alla legittimità del terzo atto aggiuntivo della convenzione fra il Ministero dei Trasporti e la società Stretto di Messina. Salvini: ‘Nessuna sorpresa’ |
La Corte dei Conti “non ha ammesso al visto” il terzo atto aggiuntivo della convenzione tra il ministero dei Trasporti e la Società Stretto di Messina che regola i rapporti tra la stessa società Stretto di Messina in in quanto concessionaria delle opere per il Ponte sullo Stretto e il Mit, come amministrazione concedente e vigilante.
Lo annuncia la stessa magistratura contabile in una nota precisando che “le motivazioni, in corso di stesura, saranno rese note entro trenta giorni, con apposita Deliberazione“.
“La Sezione centrale di controllo di legittimità della Corte dei conti, all’esito della Camera di consiglio seguita all’adunanza di oggi, 17 novembre 2025, – si legge in una nota – non ha ammesso al visto e alla conseguente registrazione il decreto dell’1 agosto 2025, n. 190, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, adottato ai sensi dell’articolo 2, comma 8, del decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2023, n. 58, recante ‘Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria’. Approvazione III Atto aggiuntivo alla convenzione del 30 dicembre 2003, n. 3077, fra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la società Stretto di Messina spa”.
L’atto aggiuntivo in questione è strettamente interconnesso con la delibera di agosto del Cipess che riguardava l’assegnazione delle risorse e l’approvazione del progetto esecutivo del Ponte sullo Stretto e alla quale la Corte dei Conti aveva già negato il visto di legittimità a fine ottobre scorso.
“Nessuna sorpresa: è l’inevitabile conseguenza del primo stop della Corte dei Conti. I nostri esperti sono già al lavoro per chiarire tutti i punti. Resto assolutamente determinato e fiducioso“, commenta il ministro dei Trasporti Matteo Salvini.
“La Corte dei Conti blocca il decreto sul terzo Atto aggiuntivo del Ponte sullo Stretto: un altro no che smonta sia il Ponte sia la propaganda salviniana. Un atto fondamentale del Governo viene respinto perché non conforme, segnando l’ennesima prova dell’approssimazione con cui il Ministro insiste su un progetto utile solo alla sua campagna elettorale permanente. Ancora una volta i fatti smentiscono i suoi slogan. In un mondo ideale, il Ministro competente – e palesemente incompetente su tutte le altre infrastrutture nazionali – avrebbe già rassegnato le dimissioni”. Lo afferma in una nota il senatore del M5s Pietro Lorefice.
“La decisione della Corte dei conti di non ammettere al visto di legittimità il decreto MIT-MEF sul terzo atto aggiuntivo della convenzione del Ponte sullo Stretto è di una gravità assoluta“, commenta in una nota Angelo Bonelli, parlamentare AVS e co-portavoce di Europa Verde. “Significa che il governo Meloni stava impegnando fondi pubblici dentro un quadro ritenuto non legittimo, per un’opera da 14 miliardi di euro senza alcuna certezza tecnica, ambientale o giuridica: risorse sottratte a ferrovie, scuole, sanità e sicurezza del territorio. Sono pronto a denunciare il governo anche alla Procura europea se dovesse insistere. Ignorare il pronunciamento della Corte significherebbe assumersi responsabilità pesantissime, anche sul piano giuridico“.
Per Bonelli “la Corte renderà note le motivazioni entro trenta giorni, ma il messaggio è già inequivocabile: il Ponte sullo Stretto è un progetto portato avanti forzando procedure, fuori da un quadro di legalità e dentro una spirale propagandistica che sta già dissanguando le casse pubbliche. E la bocciatura odierna preclude di fatto la possibilità di sottoscrivere l’accordo di programma tra MIT, MEF e la società Stretto di Messina per definire gli impegni amministrativi e finanziari necessari alla progettazione e alla realizzazione del Ponte. Viene meno, dunque, l’intero impianto giuridico-amministrativo che regola il rapporto tra lo Stato e la concessionaria. Meloni e Salvini non possono far finta di nulla: se rispettano legalità e cittadini, fermino subito questa operazione opaca, costosissima e inutile“.
29 ottobre 2025
| Stop della Corte dei Conti al Ponte sullo Stretto: niente visto di legittimità | Meloni: “Intollerabile invadenza” |
| La pronuncia, di natura tecnica, rappresenta un alt temporaneo per l’iter amministrativo del progetto infrastrutturale. Salvini: “È una scelta politica. Andiamo avanti”, Tajani: “Decisione inammissibile” |

La Corte dei Conti ha deciso di non concedere il visto di legittimità alla delibera relativa al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. Lo ha comunicato la Sezione centrale di controllo di legittimità sugli atti del governo e delle amministrazioni dello Stato, al termine della Camera di consiglio seguita all’adunanza del 29 ottobre 2025. Nel provvedimento si specifica che non è stato ammesso al visto, e quindi alla successiva registrazione, l’atto approvato dal Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, identificato come Delibera n. 41/2025, riguardante l’intervento sul Ponte dello Stretto.
In una nota ufficiale, la Corte ha precisato che le motivazioni della decisione sono attualmente in fase di redazione e saranno rese pubbliche con un’apposita deliberazione entro 30 giorni. La pronuncia, di natura tecnica, rappresenta uno stop temporaneo per l’iter amministrativo del progetto infrastrutturale, in attesa di conoscere le ragioni dettagliate del mancato via libera.
Meloni: “Intollerabile invadenza” – Dura la reazione del premier Giorgia Meloni. “La riforma costituzionale della giustizia e la riforma della Corte dei Conti, entrambe in discussione al Senato, prossime all’approvazione – ha detto commentando la decisione -, rappresentano la risposta più adeguata a una intollerabile invadenza, che non fermerà l’azione di Governo, sostenuta dal Parlamento“.
Salvini: “È una scelta politica” – “La decisione della Corte dei Conti è un grave danno per il Paese e appare una scelta politica più che un sereno giudizio tecnico“. Lo afferma il ministro dei Trasporti e leader della Lega Matteo Salvini dopo che i magistrati contabili non hanno dato il visto di legittimità al Ponte sullo Stretto. “In attesa delle motivazioni, chiarisco subito che non mi sono fermato quando dovevo difendere i confini e non mi fermerò ora, visto che parliamo di un progetto auspicato perfino dall’Europa che regalerà sviluppo e migliaia di posti di lavoro da sud a nord. Siamo determinati a percorrere tutte le strade possibili per far partire i lavori. Andiamo avanti“.
Tajani: “Decisione inammissibile” – “Non è ammissibile che in un Paese democratico la magistratura contabile decida quali siano le opere strategiche da realizzare – dice il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani con un post su X -. Quella sul Ponte dello Stretto da parte della Corte dei Conti, è una decisione che mi lascia esterrefatto e che arriva alla vigilia dell’ultimo voto in Parlamento per realizzare la riforma della giustizia. Il Governo andrà avanti”.
| Il ponte sullo Stretto “non è fattibile”: c’è scritto proprio nelle carte del progetto |
| articolo di Cesare Treccarichi: https://www.today.it/attualita/ponte-stretto-progetto-non-fattibile-macchina-test-cavi.html |
| Perché il ponte sia sicuro serve testare i cavi di acciaio che sorreggono i piloni ma, come scrive la stessa Stretto di Messina, occorre un macchinario grande quanto un campo da calcio e alto come un palazzo di cinque piani. “Una macchina che non è mai neppure stata progettata”, come spiega a Today.it un docente universitario esperto nel campo delle costruzioni |
Se non puoi testarlo, allora non puoi costruirlo. Per questo motivo il Ponte sullo Stretto non sarebbe fattibile. A dirlo è lo stesso progetto “definitivo” presentato dalla Stretto di Messina, la società concessionaria dello Stato per la costruzione dell’opera. Il progettista scrive, in lingua inglese, che bisogna usare un apposito macchinario per effettuare le prove di resistenza sui cavi che sorreggeranno i piloni del Ponte. Ma c’è un problema: come ha spiegato a Today.it il professore universitario Antonino Risitano, un marchingegno simile adatto alle dimensioni del Ponte semplicemente non esiste. Se costruito, avrebbe dimensioni colossali e solo per la progettazione servirebbero anni. Così, mentre Salvini freme per dare il via ai cantieri, le carte del progetto rivelano che sarà difficile rispettare i cronoprogrammi, già slittati di 120 giorni.
Le carte “nascoste” nel progetto definitivo del Ponte sullo Stretto – È proprio il progetto definitivo a mostrare che il Ponte non sarebbe fattibile. Come ha evidenziato a Today.it il professore Risitano, ordinario di “Costruzione macchine“, il problema è evidenziato dallo stesso progettista in un fascicolo del 2011 scritto in lingua inglese, a differenza degli altri documenti che nella stragrande maggioranza dei casi sono in italiano. Leggiamolo qui sotto, con una premessa: il ponte progettato per il collegamento stabile tra Calabria e Sicilia è così grande da sviluppare una aerodinamica simile a quella dell’ala di un aereo, tale da imprimere una tensione enorme sui materiali, soprattutto sui cavi portanti.

“Per verificare l’effetto dello scorrimento è raccomandata una prova di fatica sulla sella alla fase di progetto esecutivo“, si legge nel documento. Abbiamo chiesto conto di questo documento alla Stretto di Messina S.p.A. ma alla data di pubblicazione di questo articolo non abbiamo ancora ricevuto risposta. Non è l’unica parte del progetto ad avere problemi di “leggibilità“: alcuni documenti erano stati trasmessi al ministero dell’Ambiente con tabelle piene di caratteri senza senso. Tuttavia a un occhio esperto i dati riportati sono sufficienti per destare più di una obiezione.
I test a cui fa riferimento il progettista riguardano “i cavi principali, i più importanti. Sono quelli che sorreggono i piloni“, spiega il professore Risitano a Today.it. Per intenderci, come si vede nell’immagine sotto, i cavi in questione sono quelli ancorati a terra alle estremità del ponte e attaccati ai due piloni sulle rispettive sponde, in Calabria e Sicilia.

E proprio questi cavi rientrano tra i numerosi record del ponte sullo Stretto di Messina. Ogni cavo ha un diametro di 1,26 metri, con una lunghezza di oltre 5,3 chilometri tra i due ancoraggi. In totale i quattro cavi pesano 170.00 tonnellate, all’incirca quanto una nave da crociera. Qualcosa di “mai visto prima“, ci dice Risitano.
“I cavi del Ponte? Buoni per stendere i panni” – Come abbiamo visto è lo stesso progettista a spiegare che servono prove da stress per i cavi. Ma il riferimento non è chiaro: “Qualcuno dovrebbe spiegare il contenuto del documento – dice Risitano a Today.it – Il coefficiente di sicurezza scelto dal progettista non può valere per strutture dinamiche e oscillanti come il ponte sullo Stretto. Non è accettabile, andrebbe bene per i ponti ferroviari, strutture più massicce e stabili. Teoricamente avrebbe lo stesso limite uno stendino, ma le implicazioni per la sicurezza sono differenti: se cadono i vestiti non fa nulla“.
“Se solo uno dei cavi cede, il ponte va giù come un fico secco” spiega a Today.it il professore Risitano. – L’esempio dello stendino chiarisce perché durante la progettazione si fissano i limiti dei coefficienti di sicurezza: servono a stabilire fino a che punto una struttura può resistere alle forze che insistono su di essa. Se si mette troppo peso sullo stendino questo si spezza: è perché è progettato con soglie di sopportabilità troppo basse.
Allora come fare? E quale sarebbe la soglia giusta da fissare? “Visto che i test indicati dal progettista sono davvero difficili da realizzare – continua Risitano – ci si poteva adattare, ad esempio, con quelle che si fanno sui cavi portanti delle funivie, più severe e con valori di sicurezza più elevati, di circa quattro volte“.

Ma perché usare per i cavi del ponte sullo Stretto un coefficiente di sicurezza inferiore a quello delle funivie? “Sostengono che per il ponte sullo Stretto – spiega Risitano – è possibile usare gli stessi coefficienti dei ponti ferroviari, ma questa è una struttura che oscilla, come un’ala di aereo, tant’è che le prove sull’impalcato sono state fatte nella galleria del vento. Negli altri ponti del mondo a cui fanno riferimento il coefficiente è circa 3 e pensate che le condizioni di quei ponti non hanno nulla a che vedere con questo. La soglia fissata dal progettista per il ponte sullo Stretto è 1,35. Così bassa fa ridere: i cavi devono sopportare il peso della struttura e se solo uno di questi cede, il ponte va giù come un fico secco“.
La macchina per i test che non c’è: il ponte sullo Stretto non si può fare – Come altre componenti del ponte anche i cavi vanno testati con strumenti adeguati. È lo stesso progettista della Stretto di Messina a mostrare come dovrebbe essere il macchinario delle prove da sforzo (immagine sotto).

Test con macchine di questo tipo sono stati fatti nei primi anni ’90 in Cina e Giappone. Il problema è che per testare un’opera da record come il ponte sullo Stretto ci vogliono macchine adeguate, anche per le dimensioni “senza precedenti” dei cavi. E secondo i dati indicati dal progettista e sviluppati dal professore Risitano, il macchinario per testare i cavi del ponte dovrebbe poggiare su una base in acciaio con la forma di un parallelepipedo alto non meno di 6 metri, lungo circa 100 metri e largo circa 60 metri, con elementi di appoggio alti 15 metri. Per rendere l’idea, il macchinario sarebbe alto come un palazzo di cinque piani e lungo come un campo da calcio.

Una macchina per testare i cavi con queste dimensioni non esiste e per Risitano, che per decenni si è occupato di costruire macchine complesse, “ci vorrebbero 15 anni di studio per crearne una così da zero. Per di più – sottolinea – servirebbe una quantità d’olio inimmaginabile per i pistoni e le componenti meccaniche. Solo i cilindri sarebbero alti 6 metri e capaci di riprodurre oscillazioni da 8 hertz, cioè 8 movimenti al secondo. Senza parlare della progettazione dei siti produttivi di una macchina simile“.
Abbiamo chiesto alla Stretto di Messina come hanno intenzione di svolgere queste prove e con quali macchinari, ma alla data di pubblicazione di questo articolo non abbiamo ricevuto alcuna risposta.
Antonino Risitano, classe 1944, abita a poche centinaia di metri dal luogo su cui dovrebbe sorgere il pilone della sponda messinese e non è tra i contrari al ponte sullo Stretto, anzi: “Mi piacerebbe avere un’opera di questo tipo – ci dice – ma il progetto attuale, alla luce delle conoscenze scientifiche del nostro tempo, non è tecnicamente fattibile. L’opera deve essere fatta in sicurezza e affidabilità perché deve durare nel tempo. Ad esempio, il ponte Morandi era sicuro ma non affidabile“. La soluzione? “Cambiare progetto e cavi“, afferma Risitano.
Ma i tempi? L’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci ha già chiesto una proroga di 120 giorni per risolvere le criticità segnalate dal ministero dell’Ambiente. Matteo Salvini diceva di voler posare la prima pietra nell’estate del 2024. Per il professore ha più chance di essere costruita la macchina per i test dei cavi che un ponte sullo Stretto di Messina. E la macchina di cui parliamo, come detto, non è mai esistita prima.

Il Ponte sullo Stretto “troppo basso”, l’ultima grana per la maxiopera: “Navi e container non ci passano:
https://www.today.it/attualita/ponte-sullo-stretto-troppo-basso-navi-crociera-container.html

Macché finanziamenti, per l’Ue il Ponte sullo Stretto resta solo un’idea (per ora):

Così il ponte di Salvini finisce già per dare soldi alle famiglie della ‘ndrangheta:
https://www.today.it/cronaca/espropri-ponte-stretto-ndrangheta-risarcimenti-mancuso.html

Sfrattati per far posto al Ponte sullo Stretto: “Resteremo e Salvini ci ripagherà anche le ansie”:
https://www.today.it/economia/ponte-stretto-espropri-messina-calabria-mappe.html

