(Indro Montanelli, dal Corriere della Sera del 7 maggio 1949)
«Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto “in trasferta”»
Superga, la tragedia che rese immortale il Grande Torino
Torino, 04 maggio 2024

La tragedia di Superga fu un incidente aereo avvenuto il 4 maggio 1949 a Torino. Alle ore 17:03 il Fiat G.212 della compagnia aerea ALI, registrato come I-ELCE, con a bordo l’intera squadra del Grande Torino, si schiantò contro il muraglione del terrapieno posteriore della basilica di Superga, che sorge sulla collina torinese.
Nell’incidente perse la vita l’intera squadra del Torino, vincitrice di cinque scudetti consecutivi dalla stagione 1942-1943 alla stagione 1948-1949 e che costituiva la quasi totalità della Nazionale italiana. Nell’incidente morirono anche i dirigenti della squadra e gli accompagnatori, l’equipaggio e tre noti giornalisti sportivi italiani: Renato Casalbore (fondatore di Tuttosport); Renato Tosatti (della Gazzetta del Popolo, padre di Giorgio Tosatti) e Luigi Cavallero (La Nuova Stampa). Il compito di identificare le salme fu affidato all’ex commissario tecnico della Nazionale Vittorio Pozzo, che aveva portato quasi tutto il Torino in Nazionale.

Il trimotore Fiat G.212, prodotto dalle Avio Linee Italiane e con marche I-ELCE, decollò da Lisbona alle 9:40 di mercoledì 4 maggio 1949. Il comandante del velivolo era il tenente colonnello Pierluigi Meroni.

Dopo uno scalo intermedio all’aeroporto di Barcellona, alle 14:50 l’aereo decollò con destinazione l’aeroporto di Torino-Aeritalia. La rotta pianificata prevedeva di sorvolare le località di Cap de Creus, Tolone, Nizza, Albenga e Savona. All’altezza di Savona l’aereo virò verso nord, in direzione del capoluogo subalpino, dove si prevedeva di giungere sul luogo in una trentina di minuti. Nel frattempo le condizioni meteorologiche su Torino stavano diventando pessime. Alle 16:55 il controllore del traffico aereo dell’aeroporto di Aeritalia comunicò ai piloti la situazione meteo: nubi quasi a contatto col suolo, rovesci di pioggia, forte libeccio con raffiche, visibilità sui 40 metri.

La torre chiese anche un riporto di posizione. Dopo qualche minuto di silenzio alle 16:59 arrivò la risposta: “Quota 2.000 metri. QDM su Pino, poi tagliamo su Superga“. L’equipaggio infatti stava procedendo verso il radiofaro di Pino Torinese, che si trova tra Chieri e Baldissero Torinese, a sud est di Torino.

Giunti sulla verticale di Pino, mettendo 290 gradi di prua l’aereo si sarebbe allineato con la pista dell’Aeritalia, a circa 9 chilometri di distanza, a 305 metri di altitudine. Poco più a nord di Pino Torinese c’è il colle di Superga con l’omonima basilica, in posizione dominante a 669 metri di altitudine. Si ipotizzò che a causa del forte vento al traverso sinistro l’aereo nel corso della virata potesse aver subìto una deriva verso destra, che lo spostò dal normale sentiero di discesa e lo allineò, invece che con la pista, con la collina di Superga; a seguito di recenti indagini è emersa la possibilità che l’altimetro si fosse bloccato sui 2 000 metri e quindi avesse indotto i piloti a credere di essere a tale quota, mentre erano a soli 600 metri dal suolo.
Alle ore 17:03 l’aereo, eseguita la virata verso sinistra e iniziata la manovra per l’avvicinamento, si schiantò invece contro il terrapieno posteriore della basilica di Superga ad una velocità di 180 km/h. Analizzando il relitto e la disposizione dei rottami non furono riscontrati tentativi di riattaccata o virata. L’unica parte del velivolo rimasta parzialmente intatta fu l’impennaggio.
Alle 17:05 Aeritalia Torre cercò di mettersi in contatto con il volo, non ricevendo alcuna risposta. Delle 31 persone a bordo non si salvò nessuno.

Memorie – I resti dell’aereo, tra cui un’elica, uno pneumatico e pezzi sparsi della fusoliera, ma anche le val- igie d – Mazzola, Maroso ed Erbstein, sono conservati nel Museo del Grande Torino e della leggenda granata, ospitato nella prestigiosa Villa Claretta Assandri di Grugliasco, inaugurato il 4 maggio 2008 nel 59º anniversario della tragedia.
Le vittime

Giocatori
Tra parentesi è indicata l’età e il ruolo dei giocatori al momento dell’incidente.
- Valerio Bacigalupo (25, portiere)
- Aldo Ballarin (27, difensore)
- Dino Ballarin (25, portiere)
- Émile (detto Milo) Bongiorni (28, attaccante)
- Eusebio Castigliano (28, mediano)
- Rubens Fadini (21, centrocampista)
- Guglielmo Gabetto (33, attaccante)
- Roger (detto Ruggero) Revelli Grava (27, centravanti)
- Giuseppe Grezar (30, mediano)
- Ezio Loik (29, mezzala destra)
- Virgilio Romualdo Maroso (23, terzino sinistro)
- Danilo Martelli (25, mediano e mezzala)
- Valentino Mazzola (30, attaccante e centrocampista, capitano)
- Romeo Menti (29, attaccante)
- Piero (detto Pierino) Operto (22, difensore)
- Franco Ossola (27, attaccante)
- Mario Rigamonti (26, difensore)
- Július (detto Giulio) Schubert (26, mezzala)
Dirigenti
- Egidio (detto Arnaldo) Agnisetta (55, Direttore Generale)
- Ippolito Civalleri (66, Dirigente Accompagnatore)
- Andrea Bonaiuti (36, organizzatore delle trasferte)
Allenatori
- Egri Erbstein (50, Direttore Tecnico)
- Leslie Lievesley (37, allenatore)
- Ottavio Cortina (52, massaggiatore), cimitero monumentale di Torino.
Giornalisti
- Renato Casalbore (58, Tuttosport)
- Renato Tosatti (40, Gazzetta del Popolo)
- Luigi Cavallero (42, La Nuova Stampa)
Equipaggio
- Pierluigi Meroni (33, primo pilota)
- Cesare Bianciardi (34, secondo pilota)
- Celeste D’Incà (44, motorista)
- Antonio Pangrazzi (42, radiotelegrafista)

