Il treno passeggeri con 475 persone a bordo è rimasto a lungo bloccato
Donald Tusk – Aleksander Kalka / NurPhoto / NurPhoto via AFP
AGI – Una bomba è esplosa sulla linea ferroviaria che collega Varsavia a Lublino. Lo ha riferito il premier polacco Donald Tusk. “Purtroppo, i peggiori sospetti sono stati confermati. Un atto di sabotaggio si è verificato sulla linea Varsavia-Lublino (nel villaggio di Mika). Un ordigno esplosivo è detonato e ha distrutto i binari ferroviari“, ha scritto su X.
“I servizi di emergenza e la procura stanno lavorando sul posto. Danni sono stati segnalati anche sulla stessa linea, più vicino a Lublino”, ha spiegato.
L’esplosione ha distrutto un tratto della ferrovia vicino Mika, ma non ci sono state vittime. Anche il ministro dell’Interno e dell’Amministrazione Marcin Kierwinski ha confermato lanatura intenzionale dell’incidente: le indagini sono state affidate ai servizi di emergenza e alla procura. Ieri sera, poi, si è verificato un altro sabotaggio alle ferrovie a Puawy, nel centro della Polonia. Le linee aeree dell’alimentazione sono state danneggiate da una catena metallica e un treno passeggeri con 475 persone a bordo è rimasto a lungo bloccato.
È successo nell’isola atlantica di Oléron: fermato un 30enne già noto alla polizia per reati comuni. Quattro delle persone investite sarebbero in condizioni critiche
L’isola dove è avvenuto l’attacco (Fonte: Google Maps)
Paura e sgomento in Francia, dove un automobilista ha deliberatamente investito diversi pedoni e ciclisti, ferendo dieci persone, tre delle quali in gravi condizioni, sull’isola atlantica di Oléron, meta turistica molto frequentata nel dipartimento della Charente-Maritime.
L’attentatore già noto alle forze dell’ordine per reati comuni – Secondo quanto riferito dal procuratore di La Rochelle, Arnaud Laraize, l’uomo, un 35enne residente sull’isola, ha percorso diversi chilometri a bordo della sua vettura colpendo volontariamente chiunque si trovasse lungo la strada che collega i villaggi di Dolus-d’Oléron e Saint-Pierre-d’Oléron. Durante l’arresto, avvenuto senza incidenti, avrebbe gridato “Allahu Akbar” (Dio è grande).
L’uomo è stato fermato mentre cercava di appiccare il fuoco alla propria auto, all’interno della quale gli agenti hanno trovato diverse bombole di gas. Il veicolo ha preso fuoco solo parzialmente.
L’incidente è avvenuto a La Cotinière, un villaggio sulla costa occidentale dell’isola, dove l’uomo vivrebbe all’interno di una roulotte. “È noto per i suoi numerosi episodi di comportamento alterato, in particolare a causa del consumo regolare di droghe e alcol“, ha detto il sindaco di Saint-Pierre-d’Oléron, Christophe Sueur. Secondo le prime informazioni, raccolte dalla gendarmeria, l’uomo avrebbe detto di essersi radicalizzato su Internet.
Secondo quanto riportano i media francesi, in carcere l’uomo sarebbe “piantonato a vista” per paura di possibili ritorsioni da parte degli altri detenuti o di gesti estremi.
L’ombra del terrorismo – Sul posto sono intervenuti numerosi mezzi di soccorso: diversi feriti sono stati trasportati in elicottero all’ospedale universitario di Poitiers, mentre le autorità locali hanno istituito un’unità di supporto psicologico per le vittime e i testimoni.
Il sindaco di Dolus-d’Oléron, Thibault Brechkoff, ha parlato di “incidenti provocati deliberatamente” nel suo comune e in quello vicino di Saint-Pierre-d’Oléron.
Il ministro dell’Interno francese Laurent Nuñez ha annunciato che si recherà sull’isola “su richiesta del primo ministro”, mentre cresce la tensione in tutto il Paese per un episodio che riporta alla mente altri attacchi compiuti negli ultimi anni con modalità simili.
Quattro aerei dirottati, 19 terroristi, quasi tremila vittime sono i numeri dell’attacco terroristico che colpì al cuore gli Stati Uniti
11 settembre 2001: come l’attentato alle Torri Gemelle ha cambiato la storia dell’Occidente
Il mattino dell’11 settembre 2001, diciannove terroristi di al-Qaida presero il comando di quattro aerei di linea in viaggio verso la California. I dirottatori condussero due Boeing 767 a schiantarsi contro le Torri Nord e Sud del Worls Trade Center. Il primo velivolo, il volo American Airlines 11, si schiantò contro la Torre Nord, tra il 93° e il 99° piano, alle 8.46. Il secondo, il volo United Airlines 175, colpì la Torre Sud tra il 78° e l’84° piano alle 9:03. 56 minuti dopo l’impatto il grattacielo crollò su se stesso in diretta tv mondiale a causa delle fiamme. Alle 10.28 anche il primo edifico colpito collassò: furono così cancellate dallo skyline di New York le inconfondibili Torri Gemelle. Il terzo aereo, il volo American Airlines 77, si schiantò contro il Pentagono. Il quarto volo, lo United Airlines 93, con cui i terroristi volevano colpire il Campidoglio o la Casa Bianca a Washington, precipitò vicino Shanksville in Pennsylvania. Dalla registrazione delle scatole nere è emerso che i passeggeri e i membri dell’equipaggio tentarono, senza riuscirci, di riprendere il controllo del velivolo. Il bilancio degli attentati sarà di 2996 morti, 6400 feriti e 24 dispersi.
Le commemorazioni del 24esimo anniversario – Gli americani commemorano oggi i 24 anni dagli attacchi dell’11 settembre 2001 con cerimonie solenni e e altri tributi in onore delle vittime. Molti dei familiari delle quasi 3.000 persone uccise si uniranno a politici alle commemorazioni di giovedì a New York, al Pentagono e a Shanksville, in Pennsylvania. Le commemorazioni si svolgono in un momento di crescenti tensioni politiche.
L’anniversario dell’11 settembre, spesso promosso come giornata di unità nazionale, arriva infatti il giorno dopo l’uccisione dell’attivista conservatore Charlie Kirk mentre parlava in un college nello Utah. L’uccisione di Kirk dovrebbe portare a ulteriori misure di sicurezza intorno alla cerimonia dell’anniversario dell’11 settembre al World Trade Center di New York.
A Ground Zero, nella parte bassa diManhattan, i nomi delle vittime dell’attacco saranno letti ad alta voce dai familiari delle vittime durante una cerimonia alla quale parteciperanno il vicepresidente JD Vance e sua moglie Usha. Momenti di silenzio segneranno gli attimi esatti in cui gli aerei dirottati hanno colpito le iconiche torri gemelle del World Trade Center, così come il momento in cui i grattacieli sono crollati.
Al Pentagono, in Virginia, saranno onorati i 184 militari e civili uccisi quando i dirottatori hanno fatto schiantare un aereo di linea contro il quartier generale dell’esercito statunitense. Il presidente Donald Trump e la first lady Melania Trump parteciperanno alla cerimonia. In un campo rurale vicino a Shanksville, in Pennsylvania, una cerimonia simile, caratterizzata da momenti di silenzio, dalla lettura dei nomi e dalla deposizione di corone di fiori, onorerà le vittime del volo 93, l’aereo dirottato che si è schiantato dopo che i membri dell’equipaggio e i passeggeri hanno cercato di assaltare la cabina di pilotaggio. Alla cerimonia parteciperà il segretario agli Affari dei veterani Doug Collins.
Una persona ferita arriva in ospedale ad Anantng, nel territorio del Jammu e Kashmir, 22 aprile 2025 – Tauseef Mustafa, Afp
Il 22 aprile alcuni uomini armati hanno aperto il fuoco contro una comitiva di turisti nel Kashmir indiano, uccidendo almeno ventiquattro persone, ha dichiarato all’Afp un funzionario della polizia che ha chiesto di restare anonimo.
“Condanno fermamente questo vile attacco contro i turisti a Pahalgam”, ha affermato Mehbooba Mufti, un’ex politica locale e leader di un partito d’opposizione.
Omar Abdullah, il capo del governo del territorio del Jammu e Kashmir, ha dichiarato che “l’attacco è sicuramente il più grave degli ultimi anni, anche se il bilancio è ancora provvisorio”.
“Prendere di mira chi viene a visitare la nostra terra è un abominio”, ha aggiunto.
“I terroristi hanno preso di mira persone innocenti che erano venute a visitare il Kashmir”, ha dichiarato Ravinder Raina, un esponente del Bharatiya Janata party (Bjp), la formazione del primo ministro indiano Narendra Modi.
“I responsabili di quest’attacco ignobile non resteranno impuniti”, ha assicurato Manoj Sinha, il governatore del Jammu e Kashmir, cioè il più alto rappresentante di New Delhi nel territorio.
L’attacco, che si è verificato a Pahalgam, una popolare destinazione turistica a circa novanta chilometri da Srinagar, non è ancora stato rivendicato.
La regione storica del Kashmir è divisa tra India e Pakistan dalla loro indipendenza nel 1947, ma entrambi i paesi rivendicano l’intero territorio. New Delhi accusa regolarmente il Pakistan di sostenere i ribelli del Kashmir indiano.
Nel 1989 i ribelli hanno lanciato un’insurrezione armata per ottenere l’indipendenza o l’annessione al Pakistan. Da allora il conflitto ha causato la morte di decine di migliaia di persone tra soldati, miliziani e civili.
Le violenze si sono però ridotte dopo che nel 2019 New Delhi ha revocato lo statuto di parziale autonomia del Jammu e Kashmir, assumendone direttamente il controllo.
Da allora le autorità indiane hanno promosso con forza questa regione montuosa come destinazione turistica, sia per praticare lo sci nei mesi invernali sia per sfuggire al caldo soffocante in estate.
Secondo i dati ufficiali, nel 2024 circa 3,5 milioni di persone hanno visitato il Kashmir indiano.
L’attacco si è verificato in una suola che offre anche corsi per adulti e lezioni di svedese per immigrati. Sei i feriti. Le forze dell’ordine escludono il movente terroristico
La scuola dove si è verificato l’attentato – Foto: Google Maps
Sono una decina le persone rimaste uccise in una sparatoria avvenuta presso il centro di formazione per adulti Campus Risbergska di Örebro, a 200 km a ovest di Stoccolma, in Svezia. L’allarme è scattato intorno alle 12.30 di oggi, martedì 4 febbraio. Secondo una prima e sommaria ricostruzione una persona è entrata nel campus iniziando a sparare con un’arma automatica.
Örebro, spari in una scuola: “10 morti”. Cosa sappiamo – La polizia ha detto in conferenza stampa che le vittime accertate sono “circa 10“. Tra queste c’è l’autore dell’attacco, di cui al momento non sono state rese note le generalità. Si tratta di un uomo di circa 35 anni, senza precedenti di polizia, che ha agito da solo. Dietro il gesto non ci sarebbe alcun “movente terroristico” ha dichiarato alla stampa Roberto Eid Forest, capo del distretto di polizia di Örebro.
Åsa Svennebäck, responsabile della comunicazione medica e sanitaria nella regione di Örebro, ha detto che sei persone, tutte adulte, sono state trasportate al pronto soccorso dell’ospedale universitario di Örebro. Cinque di loro sono state raggiunte da colpi da arma da fuoco, ha precisato Svennebäck.
Le immagini dell’attentato – Foto: Kicki Nilsson/TT News Agency via AP
La scuola si trova nel quartiere Rosta, nella parte occidentale di Örebro. In passato era un liceo, ma oggi ospita anche corsi per adulti e lezioni di svedese per immigrati. In totale è frequentata da 2.000 studenti. Sul posto sono intervenuti i servizi di soccorso, tra cui anche un elicottero. Emergono intanto le prime testimonianze. Andreas Sundling, un 28enne, ha raccontato di aver “sentito dei botti” e “visto molto sangue”
l primo ministro svedese: “Un giorno doloroso” – “È con tristezza che ho ricevuto la notizia del terribile atto di violenza avvenuto a Örebro” ha detto il primo ministro svedese, Ulf Kristersson. “I miei pensieri vanno a coloro che sono stati colpiti e ai loro familiari. È un giorno molto doloroso per tutta la Svezia“.
“I miei pensieri – ha aggiunto Kristersson – vanno anche a tutti coloro la cui normale giornata scolastica è stata sostituita dal terrore. Essere confinati in classe, preoccupandosi per la propria vita, è un incubo che nessuno dovrebbe vivere. Il governo è in stretto contatto con la polizia e monitora attentamente gli sviluppi“.
La strage di piazza della Loggia è stato un attentato terroristico di matrice neofascista con collaborazioni da parte di membri dello Stato italiano dell’epoca, servizi segreti ed altre organizzazioni, compiuto il 28 maggio 1974 a Brescia, nella centrale piazza della Loggia: una bomba nascosta in un cestino portarifiuti fu fatta esplodere mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista, provocando la morte di otto persone e il ferimento di altre centodue, una persona morirà in seguito alle ferite molto tempo dopo, portando a 9 il numero totale dei decessi.
Manifesto che riproduce il manifesto originale della manifestazione che si teneva in piazza della Loggia il 28 maggio 1974
Le vittime furono:
Giulietta Banzi Bazoli, 34 anni, insegnante di francese.
Livia Bottardi in Milani, 32 anni, insegnante di lettere alle medie.
Alberto Trebeschi, 37 anni, insegnante di fisica.
Clementina Calzari Trebeschi, 31 anni, insegnante.
Sono passati 50 anni dall’attentato di matrice neofascista. Il ricordo Manlio Milani, presidente dell’Associazione Familiari dei Caduti. La celebrazione con Mattarella
Brescia non dimentica. Sono passati cinquant’anni dalla strage di piazza della Loggia, l’attentato di matrice neofascista che il 28 maggio 1974 uccise 8 persone e ne ferì 102. Sono passati cinquant’anni dallo scoppio della bomba, nascosta in un cestino portarifiuti per colpire i partecipanti alla manifestazione indetta dal Comitato antifascista e dai sindacati contro la violenza e il terrorismo neofascista che aggredivano anche Brescia. La Leonessa d’Italia non dimentica. E accogliendo oggi il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è come se accogliesse il Paese intero per rilanciare la sfida di difendere e rigenerare le ragioni della democrazia, della libertà, della dignità umana, che la violenza, il terrorismo e le “zone d’ombra” delle istituzioni e della politica – come quelle che contrassegnarono gli anni di piombo e della “strategia della tensione” e che oscurarono anche la ricerca della verità sulla strage di piazza della Loggia – non cessano di minacciare.
Memoria pubblica – «Celebrare questo avvenimento cinquant’anni dopo è estremamente importante, e non sarà un esercizio di retorica, se sapremo riscoprire le ragioni di chi andò in piazza allora, e come alla violenza del terrorismo Brescia seppe reagire senza altra violenza ma restando nella democrazia, e come iniziammo un cammino per interrogarci sulle radici della violenza, e costruire una memoria pubblica che sa accogliere le vittime di ogni violenza e di ogni terrorismo, ascoltare le loro ragioni e le loro storie, lette sempre nella luce dei valori della Costituzione. Perciò è bello che ci sia il presidente Mattarella che con la sua storia, la sua personalità e sensibilità, sa testimoniare e trasmettere credibilmente i valori della Costituzione», afferma Manlio Milani, presidente dell’Associazione “Familiari dei Caduti della strage di piazza della Loggia” e della Casa della Memoria di Brescia, che era in piazza, cinquant’anni fa, e nell’attentato perse la moglie, Livia Bottardi, 32 anni, insegnante di lettere alle medie.
Messaggio ai giovani – «Tutto questo – riprende Milani – è una lezione preziosa per il nostro tempo. Che non conosce la violenza politica degli anni Settanta ma vede lo spazio pubblico e politico abitati dal linguaggio della contrapposizione e dell’odio, della costruzione di identità conflittuali ed esclusive, dall’uso strumentale della memoria storica – fino a ricordare i “propri” morti e solo quelli, ignorando gli altri. Disconoscere l’altro, escluderlo, negarne l’umanità, ecco la radice della violenza. Che dobbiamo combattere. E ai giovani d’oggi dico: fate bene a ribellarvi a ingiustizie ed emarginazioni, ma restate sempre nella legalità e nella non violenza».
Risposta di democrazia – Milani riavvolge il nastro della memoria. Brescia e l’Italia del 1974. Tempo segnato da conflitti e lacerazioni: nella politica, nelle istituzioni, nella cultura, nella società. «Come portò alla luce il referendum sul divorzio, che aveva rilanciato il tema del pluralismo e della laicità dello Stato». Ci fu chi “abitò” quel pluralismo conflittuale nel segno del confronto democratico. E chi invece scelse l’intolleranza e la violenza. «Come il neofascismo, che a Brescia aveva già colpito. Il 28 maggio 1974 il Comitato antifascista unitario – al quale aderivano i sindacati, associazioni come le Acli e tutti i partiti tranne il Msi – chiamò i cittadini in piazza per dire: ora tocca a voi. Tocca a tutti contrastare la violenza con la partecipazione democratica. Fu quella risposta di democrazia che l’eversione neofascista volle colpire. E la risposta della comunità bresciana, dalla città ai paesi, dalle fabbriche alle scuole, fu ancora di più una risposta di democrazia, di recupero dei valori costituzionali, di non violenza, di rigetto della “strategia della tensione”: come dimostra il fatto che a Brescia, città di lotte operaie, pur ferita dalla violenza nera, le Br e il terrorismo rosso non attecchirono».
Per tutte le vittime – Fra gravi depistaggi e ritardi, la verità giudiziaria ha dato un nome, via via, a mandanti, esecutori e matrice politica della strage. Ed è indispensabile, per la credibilità della democrazia. Ma Brescia volle andare oltre. «Ci chiedemmo: vogliamo restare per sempre “vittime” o trovare la strada per tornare cittadini? Perciò abbiamo cercato di avviare processi culturali per andare alla radice di questa strage e della violenza politica, e per custodire e rilanciare le ragioni della convivenza civile in questa Brescia plurale, dove le forze della sinistra e la straordinaria esperienza del cattolicesimo sociale hanno saputo dialogare e camminare insieme. Così, con parte della sottoscrizione a favore dei caduti della strage – caduti, non vittime: erano in piazza per scelta – si decise di avviare il centro bresciano dell’antifascismo.
Quell’esperienza, come quella dell’Associazione dei Familiari dei Caduti, sono alla sorgente – con la partecipazione delle istituzioni democratiche – della Casa della Memoria, che non solo raccoglie materiali e documentazione, ma è luogo d’incontro, studio, rigenerazione della memoria, cammino con le scuole e i giovani», spiega Milani. Con questo respiro si è dato vita al Memoriale «che collega la stele per i caduti di piazza Loggia con piazza Tito Speri – luogo dell’ultima barricata delle Dieci Giornate del 1849 – e col Castello – dove vennero torturati e uccisi i partigiani – grazie a 441 formelle, sull’esempio delle “pietre d’inciampo”, ognuna dedicata a una vittima del terrorismo e della violenza politica in Italia. Le vittime ci sono tutte, senza esclusioni. E ci sono formelle per le vittime di altre stragi, da Portella della Ginestra alle Torri Gemelle». La questione di fondo, riflette Milani: «non si tratta di fabbricare una “memoria condivisa” – quale memoria possono condividere un partigiano e un repubblichino? – ma di costruire una memoria pubblica che riconosce la dignità di ogni persona, che comprende e dà ascolto e fa conoscere le memorie e le storie di tutti – del partigiano come del repubblichino – sempre nella luce dei valori della nostra Costituzione. Che non va superficialmente esaltata, ma interiorizzata».
Dialogare con i “neri” – Il cammino di questi cinquant’anni ha cambiato in profondità Manlio Milani. Con percorsi ed esiti inattesi. «Nel 2009, accogliendo l’invito di padre Guido Bertagna, di Adolfo Ceretti e di altri, partecipai – nell’alveo dei percorsi di giustizia riparativa – a esperienze d’incontro tra familiari di vittime e esponenti della lotta armata di sinistra. Andai col timore di trovarmi davanti dei mostri. Scoprii invece che anche chi ha ucciso è e resta una persona». E poi: «io mi sono iscritto al Pci nel 1959. Con quei terroristi condivido la matrice politica e culturale comunista. Ma loro hanno scelto la via della lotta armata, io no. Perché? A “salvarmi” sono stati il lavoro e la militanza sindacale nella Cgil, palestra decisiva per educare al dialogo con chi ha visioni, idee e proposte differenti. Ma ho capito pure un’altra cosa, ancora più decisiva – scandisce Milani –. Anch’io, vittima di quella violenza, ho avuto una responsabilità in quegli anni: quando andavo in piazza e gridavo slogan come “basco nero il tuo posto è al cimitero” contribuivo anch’io ad alimentare il linguaggio e la cultura del nemico, della contrapposizione violenta, dell’intolleranza, dell’odio, del rifiuto dell’altro, in contraddizione con i valori e lo spirito della Costituzione.
Oggi sto cercando di allacciare un dialogo con ex terroristi neofascisti: è molto difficile, spero di non dover abbandonare questi tentativi. Ho già avuto, invece, occasioni di confronto con Casa Pound, sempre con l’obiettivo di promuovere una memoria pubblica. All’indomani della strage, con parole che vennero contestate, il vescovo di Brescia Luigi Morstabilini parlò dello spirito e della “mano di Caino” all’origine di quella e di ogni altra violenza. Quelle parole – riconosce Milani – mi sono rimaste dentro, mi hanno “lavorato”, aprendomi alla riflessione e all’esperienza della giustizia riparativa. Oggi, con serenità, posso dire che dietro ogni violenza c’è una domanda, un problema, alla radice un essere umano. Con cui ricostruire relazioni e riconoscimento, perché la violenza non abbia l’ultima parola».
Il giorno dopo nel luogo dell’attentato vittime e famigliari si raccolgono nel dolore. Comunicate le identità di 29 vittime, da una reginetta di bellezza a una giovane coppia
MOSCA – Un sottile refolo di fumo si solleva ancora dal tetto del Crocus City Hall, all’indomani della tragedia nella quale hanno perso la vita 133 persone. I soccorritori rimuovono le macerie del tetto crollato della sala concerti. Avanzano spegnendo gli ultimi focolai dell’incendio e l’odore acre del fumo raggiunge la colonna di auto ferme sulla tangenziale. Accanto le pattuglie sfrecciano a sirene spiegate. Il frastuono copre il rumore degli elicotteri sempre in volo.
Sulle strade, nella metro e nei luoghi pubblici i cartelli pubblicitari riportano tutti lo stesso messaggio: “skorbim”, piangiamo. Il Paese affronta il dolore con un dignitoso silenzio, interrotto di tanto in tanto da un bollettino aggiornato delle vittime. In giornata il Comitato investigativo ha pubblicato le prime immagini dell’interno di quella che fino a ieri era la sala concerti del Crocus City Hall: un groviglio di lamiere piegate dalle fiamme. Lo scheletro irriconoscibile di quello che resta del centro commerciale si staglia sullo sfondo del cielo grigio.
Sulla facciata del Crocus City Hall, sotto i segni dell’incendio si distingue ancora il nome del cantante lirico sovietico a cui era dedicata la sala concerti, Muslim Magomaev. Nel parcheggio che separa la strada dall’edificio ci sono un centinaio di auto abbandonate dalle persone in fuga. Sull’asfalto umido, le bottigliette d’acqua distribuite con i primi soccorsi. I camion dei pompieri, le auto della polizia e le gru della protezione civile sono allineati vicino all’ingresso principale.
Ai media e ai visitatori la polizia ha destinato un’area sgombra del parcheggio, vicino all’ingresso della metropolitana. È proprio lì, lungo una transenna di metallo, che da ieri mattina le persone hanno iniziato spontaneamente a deporre fiori, candele e peluche in memoria delle vittime. Solo alcuni si lasciano andare al pianto. I più si limitano a contemplare le lamiere contorte, in silenzio, ingoiando il dolore.
A pochi metri, alcune persone sono in attesa di poter recuperare le loro auto. L’agente di polizia spiega loro che non sarà possibile neanche avvicinarsi «per almeno un paio di giorni»: sono in corso delle indagini.
Uno di loro, Roman, ci spiega che era nella sala all’inizio dell’attacco, ma che non ha visto né gli attentatori, né le vittime: è stato tra i primi a uscire. «Ho capito subito di cosa si trattava, sono un militare – chiarisce – Ho sentito raffiche brevi, significa che è gente che con le armi ci sa fare». La conversazione è interrotta dal poliziotto.
Anche Pavel e Maragrita Bunov erano in sala quando è cominciato l’attacco, ma ci hanno messo un po’ a capire che non si trattava di effetti speciali per il concerto. Sono riusciti a fuggire verso l’alto, attraverso le uscite antincendio, «grazie alla prontezza di una guardia giurata» che seguiva gli spostamenti degli attentatori attraverso le telecamere di sorveglianza. «Siamo corsi ad abbracciare i nostri figli», dice Margarita mentre stringe in mano il tagliando del guardaroba.
Le vittime – Non tutti sono stati così fortunati. In serata Mosca ha comunicato la lista dei primi 29 corpi riconosciuti. Tra di loro c’è anche Maksim Verbenin, 25enne, immobilizzato sulla sedia a rotelle. Nel cadere sotto i colpi degli attentatori ha coperto con il corpo la fidanzata Natalja miracolosamente viva. C’è anche Ekaterina Novoselova, 42 anni, ex reginetta di bellezza. E ancora: Natalia Zudina, 44 anni, laureata in Economia. Pavel Okishev, 34 anni, era con sua moglie, la fotografa Irina Okisheva, 33 anni: entrambi sono stati uccisi nell’attacco.
La 61 enne Elena ha raccontato di aver visto un giovane strappare l’arma a uno degli attentatori. «Ci ha dato l’opportunità di attraversare tutti il palco, attraverso l’uscita di emergenza siamo corsi in strada. Ha salvato molte persone…», ha detto Elena al canale Baza Telegram. “Splotitsa”, unirsi, compattarsi. È la parola più pronunciata intorno al memoriale. Molti sono tornati per riprendere le loro cose e per rendere omaggio a chi non ce l’ha fatta.
Altri sono vivi semplicemente perché si sono attardati prima di entrare in sala. Anastasia Radionova, moscovita, è una fan del gruppo che doveva suonare. Quando ha sentito gli spari si è prima nascosta sotto un tavolino del bar, poi è fuggita con altri spettatori in un locale di servizio. Da lì tutti insieme sono fuggiti rompendo una vetrata. La cognata invece è stata trascinata dalla folla nell’ascensore, dove è rimasta bloccata a lungo.
Olga Muraviova ha raccontato una storia simile. Una volta in strada con il marito ha tentato invano di fermare qualche auto di passaggio per farsi aiutare: «Non so perché si sono comportati così».
La città ha però mostrato da subito il suo lato più solidale: sono già settecento i donatori di sangue che dalla notte dell’attacco si sono rivolti alle cliniche della regione. Sul posto sono attivi gruppi di volontari pronti a fornire supporto psicologico. Tra la folla compaiono le t-shirt della ong filogovernativa Molodaja Gvardia. Per la maggior parte dei presenti però di fronte alla tragedia «non è il momento di fare politica».
Tra i feriti ci sono anche dei bambini. Terroristi in fuga. Washington aveva avvertito Mosca del rischio attacchi dello Stato islamico. Kiev: ‘Noi estranei’
Mosca è tornata a vivere i peggiori incubi degli attacchi terroristici ceceni degli anni ’90 quando stasera un gruppo di uomini armati, in tenuta mimetica, ha fatto irruzione in una sala da concerti a nord-ovest del centro aprendo il fuoco senza pietà sugli spettatori.
Secondo alcune testimonianze, gli assalitori avrebbero lanciato anche granate o bottiglie incendiarie e poco dopo l’intero edificio si è trasformato in un rogo. Oltre 60 morti e 145 feriti, tra cui alcuni bambini, è il bilancio ancora provvisorio fornito dai servizi di sicurezza interni russi, Fsb. Le autorità hanno aperto un’inchiesta per terrorismo e qualche ora dopo l’Isis ha rivendicato l’attacco. Miliziani dello Stato islamico, si legge in un messaggio sul canale Telegram del gruppo jihadista, “hanno attaccato un grande raduno (…) alla periferia di Mosca” e poi si sono “ritirati sani e salvi nelle loro basi“.
Il presidente russo Vladimir Putin per il momento si è limitato ad augurare una pronta guarigione a tutte le persone rimaste ferite nell’attacco terroristico, riporta l’agenzia di stampa Tass. Putin, inoltre, è stato informato sullo stato di avanzamento delle indagini dai capi dei servizi di sicurezza interni russi (Fsb), del ministero degli Interni, della Commissione investigativa e della Guardia nazionale russa. Circa due settimane fa l’Fsb aveva detto di avere eliminato una cellula della branca afghana dell’Isis che pianificava un attacco armato nella capitale. L’attacco di questa sera è avvenuto nel quartiere di Krasnogorsk, fuori e dentro la sala da concerti Crocus City Hall, la più grande di Mosca con una capacità di oltre 6mila persone, dove stava per esibirsi la rock band Picnic. Un centinaio di persone sono state tratte in salvo da dentro la sala o dal tetto, dove si erano rifugiate e che poi in parte è crollato a causa delle fiamme. Per spegnere l’incendio sono stati fatti alzare in volo alcuni elicotteri. L’ambasciata italiana si è immediatamente attivata per verificare l’eventuale presenza di italiani, che al momento non risulta. In un video si vedono gli assalitori – almeno quattro, altri parlano di cinque – che si avvicinano armi in pugno verso l’entrata della sala da concerti, situata nel salone di un centro commerciale, e sparano a sangue freddo su alcune persone che cercano di ripararsi in un angolo. In un altro video, rilanciato da Novaja Gazeta Europa, si vedono decine di persone accalcarsi verso l’uscita dell’edificio per sfuggire all’attacco, mentre intorno si riconoscono ben visibili decine di corpi raggiunti dai colpi d’arma da fuoco.
Secondo informazioni non confermate, 4 dei 5 assalitori sarebbero riusciti a scappare dopo la strage. Ria Novosti ha pubblicato una foto della vettura usata dagli assalitori per lasciare il luogo della strage: una Renault Symbol bianca. Tutti gli eventi di massa e di intrattenimento in Russia sono stati cancellati per i prossimi giorni, mentre sono stati rafforzati i controlli di sicurezza sui mezzi di trasporto pubblici e negli aeroporti. La premier Giorgia Meloni ha espresso la “ferma e totale condanna del governo italiano per questo efferato atto di terrorismo“, affermando che “l’orrore del massacro di civili innocenti a Mosca è inaccettabile“.
Anche l‘Unione europea ha condannato l’assalto, e la Casa Bianca ha detto che i suoi “pensieri sono per le vittime del terribile attacco“. Secondo il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, John Kirby, “non c’è alcun segno al momento del coinvolgimento dell’Ucraina o di ucraini nella sparatoria a Mosca“. “Se gli Stati Uniti hanno o avevano dati affidabili al riguardo – ha risposto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova – questi dati devono essere immediatamente condivisi con la parte russa. E se non hanno informazioni, la Casa Bianca non ha il diritto di pronunciare assoluzioni nei confronti di nessuno“. Lo scorso 7 marzo l’ambasciata americana a Mosca aveva messo in guardia i propri cittadini per possibili attentati terroristici nelle 48 ore successive, specie ad eventi affollati come concerti musicali.
E la Cnn, citando “fonti informate“, ha detto che gli Usa avevano avvertito la Russia del rischio di attacchi da parte dell’Isis.
Anche la presidenza ucraina ha negato qualsiasi coinvolgimento, così come ha fatto il Corpo dei Volontari Russi (Rdk), una delle unità paramilitari inquadrate nelle forze di Kiev che nelle ultime settimane hanno rivendicato diversi tentativi di infiltrazione nelle regioni russe frontaliere di Belgorod e Kursk.
Ad alzare però subito i toni ci ha pensato l’ex presidente e attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, il falco Dmitry Medvedev: “Se fosse accertato che dietro ci sono terroristi del regime di Kiev, dovranno essere tutti trovati e uccisi senza pietà, compresi i leader dello Stato che ha commesso tali atrocità“, ha minacciato sul suo canale Telegram. Mentre da Kiev l’Intelligence del ministero della Difesa ha parlato dell’attacco come di “una provocazione deliberata da parte del regime di Putin“. L’allarme dell’ambasciata americana era stato lanciato dopo che, il giorno prima, l’Fsb aveva detto di aver sventato un attacco con armi da fuoco contro i fedeli di una sinagoga nella capitale.
L’intelligence russa aveva precisato che l’attentato era stato pianificato da una cellula del Wilayat Khorasan, la branca afghana dell’Isis, apparsa per la prima volta nel 2014, che si pone come obiettivo la fondazione di un nuovo califfato che riunisca vari Paesi asiatici, tra cui l’Afghanistan, il Pakistan, l’Iran, ma anche alcune ex repubbliche sovietiche, come il Turkmenistan, il Tagikistan e l’Uzbekistan.
Mattarella, ferma condanna per orrore del crudele attentato – “Il crudele attentato terroristico consumato a Mosca invoca la più ferma condanna. Orrore ed esecrazione debbono accompagnare la violenza contro tutte le innocenti vittime civili. Combattere ogni forma di terrorismo deve essere un impegno comune a tutta la comunità internazionale“. Lo scrive in una nota il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Meloni, massacro civili innocenti a Mosca è inaccettabile – “L‘orrore del massacro di civili innocenti a Mosca è inaccettabile. Ferma e totale condanna del Governo italiano a questo efferato atto di terrorismo. Esprimo la piena solidarietà alle persone colpite e ai familiari delle vittime“. Lo scrive in una nota la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
La condanna di Onu, Ue e Usa – Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, condanna “nel modo più forte possibile” l’attentato a Mosca. Lo riferisce il suo portavoce.
“L’Ue è scioccata e inorridita dalle notizie di un attacco terroristico nel municipio Crocus di Mosca” e “condanna qualsiasi attacco contro i civili“. Lo scrive su X il portavoce per la Politica estera dell’Ue, Peter Stano. “I nostri pensieri vanno a tutti i cittadini russi colpiti”, aggiunge.
Gli americani a Mosca restino dove sono dopo la sparatoria in una sala da concerti: lo ha raccomandato il portavoce del consiglio per la Sicurezza nazionale Usa John Kirby, definendo “orribili” le immagini dell’accaduto e assicurando che “i nostri pensieri sono per le vittime“.
In cinque hanno aperto il fuoco e lanciato una granata facendo scoppiare un enorme incendio. Crollata una parte del tetto della sala concerti. Cremlino: “E’ terrorismo“. Usa: “Kiev non è coinvolta“. Podolyak: “Noi non c’entriamo“. Tajani: “Non ho notizie di italiani coinvolti“
E’ di almeno 40 morti e 100 feriti il bilancio dell’attentato alla Crocus City Hall, la più grande sala di concerti a Mosca, dove almeno cinque uomini armati e in mimetica sono entrati e hanno iniziato a sparare. Lo riferiscono media locali, specificando che la sala ha una capienza di circa 6.200 persone e che tutti i biglietti della serata erano stati venduti. Nella sala concerti, secondo i media, anche bambini. Il complesso è stato semidistrutto da un vasto incendio.
Il presidente russo Vladimir Putin è stato immediatamente informato. “Il presidente ha già dato tutte le istruzioni necessarie”, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. ”E’ stato un attacco terroristico”, ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova.
La Russia risponderà ”alla morte con la morte”, ha dichiarato il vice presidente del Consiglio nazionale di sicurezza russo Dmitry Medvedev in un messaggio pubblicato sul suo canale Telegram. E ”se verrà accertato che ci sono i terroristi del regime di Kiev’‘ dietro all’attacco al Crocus City Hall di Mosca, ”è impossibile rispondere in modo diverso”. ”I terroristi comprendono solo il terrore come ritorsione”, ha affermato l’ex presidente russo.
L’attacco – L’agenzia di stampa Tass scrive che gli aggressori avrebbero usato delle mitragliatrici. La Ria Novosti afferma che gli uomini armati hanno anche “lanciato una granata o una bomba incendiaria facendo scoppiare un incendio“.
Il canale Telegram 112, legato alle forze di sicurezza, ha pubblicato un video di uno degli spettatori che parla di un incendio. Secondo il canale Telegram “Attenzione Mosca“, riferisce il sito Meduza, il tetto della sala concerti del Crocus è crollato causa dell’incendio. Le fiamme sono visibili su vari video circolati sui social. Altri video dall’interno del Crocus mostrano corpi a terra.
La Tass riferisce dell’arrivo sul posto degli agenti delle forze speciali degli Omon. All’interno della sala, dove si stava svolgendo un concerto del gruppo Picnic. Nessuno dei musicisti è rimasto colpito. Il canale Telegram Baza parla di un centinaio di persone rimaste intrappolate dall’incendio. Il governatore della regione di Mosca, Andrei Vorobyov, si trova sul posto.
Una cinquantina di ambulanze sono arrivate al Crocus secondo Ria Novosti. “Ho visto gente buttarsi a terra per sfuggire alla sparatoria e, poi, restare fermi per 15-20 minuti, poi, hanno cominciato a strisciare verso l’uscita. Molti sono riusciti a uscire” ha riferito un giornalista presente, citato da Ria Novosti.
Trovata auto con esplosivo nel parcheggio – Un’auto imbottita di esplosivo è stata trovata nel parcheggio del Crocus City Hall, preso d’assalto da uomini armati. Lo riporta il canale 112 di Telegram spiegando che l’area dove si trova la vettura è stata transennata.
Fermati 5 dipendenti della sala concerti – Cinque dipendenti del Crocus City Hall sono stati fermati dalla polizia russa e vengono interrogati. Lo riporta il canale Telegram Shot.
Mosca a Washington: “Condivida informazioni su attacco se ne ha” – La Russia ha chiesto agli Stati Uniti di condividere, se ne ha, le informazioni in loro possesso sull’attacco terroristico al Crocus City Hall. L’appello arriva dalla portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. “Se gli Stati Uniti hanno o avevano dati attendibili su quanto accaduto, allora devono immediatamente trasferirli alla parte russa“, ha scritto Zakharova sul suo canale Telegram. Il suo intervento segue quello del consigliere per la sicurezza della Casa Bianca Kirby, che aveva affermato che non si hanno indicazioni sul fatto che l’Ucraina o gli ucraini stiano coinvolti nell’attacco a Mosca.
Casa Bianca: “Kiev non è coinvolta” – ”Non ci sono indicazioni che l’Ucraina o gli ucraini siano coinvolti nell’attacco a Mosca” contro la più grande sala concerti della capitale russa. Lo ha dichiarato il portavoce del consiglio per la Sicurezza nazionale Usa John Kirby. ”Stiamo esaminando l’accaduto, ma vorrei evitare in questo momento qualsiasi collegamento con l’Ucraina’‘, ha detto Kirby, dicendo che ‘‘c’è bisogno di tempo e di acquisire informazioni”. ”Ci sono persone a Mosca e in Russia che si oppongono al modo in cui Putin governa il Paese, ma non credo che, in questo momento, che possiamo stabilire un collegamento tra l’attacco e le motivazioni politiche” aggiunge.
Ucraina: “Noi non c’entriamo” – ”L’Ucraina non ha nulla a che vedere con l’attacco terroristico al Crocus’‘ City Hall a Mosca. E’ quanto ha dichiarato il Consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak. L’intelligence militare ucraina afferma che l’attacco di questa sera alla sala concerti Crocus è una provocazione organizzata dal regime di Putin, che la comunità internazionale aveva anticipato.
“Questa è una consapevole provocazione dei servizi speciali di Putin per la quale eravamo stati avvertiti dalla comunità internazionale. Il tiranno del Cremlino ha cominciato così la sua carriera e ora vuole concluderla nello stesso modo: commettendo crimini verso i suoi cittadini“, ha detto Andrii Yusov, rappresentante dell’intelligence militare ucraina, a Ukrainska Pravda. Yusov si riferisce all’allerta per possibili attentati diramata due settimane fa dall’ambasciata americana a Mosca.
Cancellati tutti gli eventi pubblici a Mosca – Tutti gli eventi pubblici, sportivi e culturali sono stati annullati a Mosca per il weekend, dopo l’attacco armato alla sala da concerti Crocus. L’annuncio del sindaco della capitale russa, Sergey Sobyanin, mentre sono state rafforzate le misure di sicurezza negli aeroporti e le stazioni ferroviarie di Mosca.
Tajani: “Al momento non ho notizie di italiani coinvolti nell’attacco Mosca’ – ‘Al momento non abbiamo notizie di italiani coinvolti nell’attacco a Mosca’‘, dove uomini armati hanno assaltato il Crocus City Hall. Lo ha dichiarato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani al Tg1. ”Stiamo seguendo minuto per minuto ciò che accade, sia attraverso l’ambasciata, sia attraverso l’unità di crisi”, ha spiegato Tajani, dicendo di aver ”informato la presidente del Consiglio”.
A Mosca, ha ricordato Tajani, ci sono 2.700 italiani iscritti all’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero. Tajani ha espresso, poi, una ”ferma condanna da parte dell’Italia e vicinanza alle famiglie delle vittime innocenti” dell’attentato al Crocus City Hall. ”Il governo condanna con fermezza ogni atto terroristico e siamo vicini alle famiglie delle vittime”, ha aggiunto Tajani.
Abdesalem Lassoued, 45enne tunisino, già fermato nel suo Paese perché sospettato di terrorismo, è ancora in fuga. Le vittime indossavano la maglietta della Svezia, avversaria del Belgio
Un attentato a colpi di kalashnikov in pieno centro a Bruxelles nella serata di lunedì.Sono morte due persone di nazionalità svedese che indossavano la maglia della Svezia. In città si stava disputando Belgio-Svezia per le qualificazioni a Euro 2024 ma la partita è stata definitivamente sospesa per motivi di sicurezza: sono stati i giocatori stessi a rifiutarsi di tornare in campo dopo aver saputo dell’attentato una volta rientrati negli spogliatoi a fine primo tempo (la gara era sull’1-1). I 35.000 spettatori che si trovavano all’interno dello stadio sono stati bloccati nell’impianto: la polizia ha vietato qualsiasi uscita per evitare altri rischi alle persone. Solo alle 23.50 è iniziata l’evacuazione, settore per settore. “Dopo un sospetto attacco terroristico a Bruxelles questa sera – ha scritto l’Uefa nel comunicato ufficiale – è stato deciso, dopo un consulto con le squadre e con le autorità locali di polizia, di interrompere la partita tra Belgio e Svezia“. Nello stadio, oltre a spettatori e squadre, c’erano anche i sei italiani che compongono lo staff arbitrale designato per la partita: il direttore di gara Maurizio Mariani, gli assistenti Bindoni e Tegoni, il quarto uomo Marchetti, gli addetti alla Var Di Paolo e Maresca. La Francia ha intanto alzato il livello d’allerta per la partita amichevole di domani sera a Lilla contro la Scozia.
ATTENTATO A BRUXELLES – L’attentato è avvenuto verso le 19.15 nel centro di Bruxelles nei pressi di Plein Sainctelette, tra Boulevard d’Ypress e Boulevard du Ninieme de Ligne, a circa 5 km dal King Baudouin Stadium dove poco dopo sarebbe iniziato l’incontro di calcio. L’autore della sparatoria, Abdesalem Lassoued, avrebbe gridato Allahu Akbarprima di iniziare a sparare in tutte le direzioni con l’arma automatica scendendo dallo scooter. L’uomo, 45enne di nazionalità tunisina (già fermato dalla polizia del suo Paese d’origine, sospettato di terrorismo) ma residente illegalmente a Bruxelles, aveva indosso un gilet arancione fluorescente e un casco bianco, come si vede da alcune immagini amatoriali. Dopo aver sparato a un’auto e a due persone in un taxi, l’uomo è fuggito a bordo dello scooter e sembra si fosse diretto proprio in direzione dello stadio prima di far perdere le sue tracce. Oltre alle due vittime, è stato ferito l’autista del taxi preso di mira dall’attentatore: subito soccorso, l’uomo è fuori pericolo.
ALLO STADIO – Ai microfoni della tv di stato belga, il Ceo della federazione belga, Mehdi Bayat, ha così raccontato lo sviluppo degli eventi: “Dieci minuti prima del calcio d’inizio ci hanno detto che era accaduto qualcosa di grave. Abbiamo deciso di iniziare la partita perché lo stadio era il luogo più sicuro in quel momento. La polizia ha fatto un gran lavoro, siamo rimasti in contatto costante con loro, ci hanno tenuto al corrente di quanto stava accadendo, minuto per minuto. I tifosi hanno avuto un comportamento esemplare, abbiamo parlato con l’unità di crisi per capire come procedere per il deflusso dall’impianto. Ogni 10-15′ abbiamo fatto degli annunci per tenere al corrente la gente. Tifosi e squadra svedese lasceranno lo stadio per ultimi e verranno scortati direttamente all’aeroporto, per permettere che rientrino in patria in tutta sicurezza“
“Ma in che mondo viviamo? – la reazione dell’allenatore della Svezia, Janne” Andersson – Le mie condoglianze alle famiglie delle vittime“. “Ci siamo sentiti sempre al sicuro, eravamo in contatto con degli amici a casa che ci hanno detto quanto era accaduto – racconta Ken Anderson, un tifoso della Svezia intervistato dalla tv belga – Non so cosa faremo ora, seguiamo solo gli ordini che ci danno le autorità“.
Allerta terrorismo elevata al massimo livello nel Paese
Parigi, 14 ottobre 2023
Tornano le pattuglie di militari armati e in mimetica nelle strade di Parigi, insieme alla tensione che riporta agli anni bui del terrorismo e delle stragi jihadiste del Bataclan e di Charlie Hebdo.
Stamattina è stato evacuato il Louvre dopo che il museo aveva ricevuto una minaccia anonima che avvertiva della presenza di una bomba. Il museo non ha riaperto per tutta la giornata, così come la Reggia di Versailles, evacuata nel pomeriggio. Tutte minacce “non reali“, ha annunciato in serata il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, così come quella che – a fine pomeriggio – ha portato all’evacuazione della hall della stazione ferroviaria parigina della Gare de Lyon.
La tensione è palpabile nelle strade, dove il dispositivo Vigipirate è passato al livello più alto, “allerta attentati” da ieri sera. La decisione è stata presa ieri in un vertice ristretto all’Eliseo dopo il ritorno di Emmanuel Macron da Arras, dove poche ore prima un ventenne ceceno, Mohammed Mogouchkov, aveva ucciso a coltellate in una scuola l’insegnante Dominique Bernard, gridando Allah Akbar. Macron ha ordinato la mobilitazione di 7.000 militari della forza Sentinelle, il cui dispiegamento è cominciato subito e si concluderà lunedì sera. A Parigi già in mattinata erano tornate visibili nelle strade le pattuglie in mimetica con la mitraglietta a tracolla. L’allerta massima era stata ordinata – con l’operazione Sentinelle – per la prima volta nel 2015 dall’allora presidente François Hollande, dopo le stragi di Charlie Hebdo e all’Hyper Cacher. Ci fu la mobilitazione allora di 10.000 soldati, di cui 3.000 della riserva.
La tensione – che in serata Darmanin ha definito “un’atmosfera evidente di jihadismo, con persone pronte a passare all’azione” – è palpabile e si è trasmessa anche ai turisti che stamattina si sono affollati verso le uscite del Louvre quando è risuonato l’allarme nel museo. Ed hanno trovato fuori già decine e decine di poliziotti con i giubbetti antiproiettile pronti a proteggerli. Più tranquille le evacuazioni della Reggia e dei giardini di Versailles nel pomeriggio, e in serata quella della gare de Lyon. Ad Arras, dove la popolazione è ancora sotto shock per l’attacco di ieri, si tornerà a scuola lunedì con un minuto di silenzio. In carcere sono finiti, oltre al ceceno che ha ucciso il professore e ferito altri tre dipendenti della scuola, tutta la famiglia, da anni nota per la radicalizzazione di tutti e in particolare di uno dei fratelli, già in prigione per un progetto di attentato contro l’Eliseo. In stato di fermo c’è la madre, i fratelli e sorelle di Mogouchkov e uno zio. Interrogata anche la sorellina di 10 anni, nell’intento di cercare di capire il percorso verso l’azione terroristica di Mohammed negli ultimi mesi. Fermati anche due bielorussi, che giovedì, alla vigilia dell’attentato, erano insieme a Mohammed e sono stati fermati dalla polizia per un controllo dei documenti. Nessuno dei tre aveva destato sospetti tali da spingere gli agenti ad ulteriori accertamenti: “non ci sono stati errori da parte delle forze di sicurezza” ha assicurato stasera Darmanin, di fronte alle critiche per la mancata espulsione dei diversi membri della famiglia che da anni risultano radicalizzati negli schedari degli 007.
A 43 anni dalla strage alla stazione di Bologna la città sfila in corteo coi parenti delle vittime. Il sindaco Lepore: “Siamo qui per difendere la democrazia”. Bolognesi al governo: “Dite parole chiare”
Bologna non dimentica. Applausi accolgono i familiari delle vittime alla partenza del corteo, dopo la cerimonia a Palazzo d’Accursio alla presenza del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei parenti delle vittime, ha usato parole molto dure incalzando il governo a dire “parole chiare” su esecutori e mandanti della strage che causò il 2 agosto 198085 morti e oltre 200 feriti, già accertati nei processi e nelle sentenze. Insomma, “basta menate”, il messaggio di Bolognesi che alla vigilia aveva attaccato il ministro della GiustiziaNordio. Il ministro degli Interni ha espresso “condivisione” degli sforzi dei familiari delle vittime nella ricerca della verità, “senza riserve” e che “non ammette oblio e parte dal riconoscimento della verità giudiziaria“.
Parole chiarissime sono arrivate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha scritto nel suo messaggio alla città ferita dalla strage: “La matrice neofascista della strage è stata accertata nei processi e sono venute alla luce coperture e ignobili depistaggi, cui hanno partecipato associazioni segrete e agenti infedeli di apparati dello Stato“. netto anche il sindaco Matteo Lepore: “Siamo qui per difendere la democrazia del Paese”.continua a leggere
La strage di via Palestro è stato un attentato terroristico compiuto da Cosa nostra a Milano la sera del 27 luglio 1993.
La strage di Via Palestro
L’esplosione di una autobomba in via Palestro, presso la Galleria d’arte Moderna e il Padiglione di arte contemporanea provocò l’uccisione di cinque persone. Tale attentato viene inquadrato nella scia degli altri attentati del ’92-’93 che provocarono la morte di 21 persone (tra cui i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino) e gravi danni al patrimonio artistico.
Le Vittime
Carlo La Catena, vigile del fuoco permanente
Alessandro Ferrari, agente polizia locale di Milano
Driss Moussafir, cittadino del Marocco, 44 anni
Sergio Pasotto, vigile del fuoco permanente
Stefano Picerno, vigile del fuoco permanente
Sono previste numerose iniziative per commemorare il trentennale dell’attentato, organizzate dal Comune di Milano e dal Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Milano.
Il Padiglione di Arte Contemporanea la mattina dopo l’esplosione
Gli agenti hanno arrestato un uomo di 31 anni. L’attacco si sarebbe svolto in due fasi
13 giugno 2023
È un attacco ancora avvolto nel mistero quello avvenuto a Nottingham nel cuore della notte: tre persone sono state uccise e altre tre sono rimaste ferite, travolte da un furgone bianco. L’uomo di 31 anni che era alla guida è stato bloccato dalla polizia col taser e arrestato: nel veicolo sono stati trovati uno zaino e un grosso coltello.
L’allarme è scattato poco dopo la 4, quando la polizia è stata chiamata e ha trovato due persone morte in strada: poco dopo, in una strada lì vicino, il furgone ha travolto alcune persone, mentre un terzo cadavere è stato poi rinvenuto in una strada adiacente. Gli investigatori dicono che i tre incidenti sono «collegati», ma non si sbilanciano sul movente della tragedia.
Un testimone ha raccontato di aver visto dalla sua finestra un nero vestito tutto di nero con un cappuccio e uno zaino accoltellare a morte un giovane e una donna: «Li ha colpiti quattro o cinque volte, la donna implorava aiuto. Poi l’uomo si è allontanato con tutta calma». Un’altra testimone ha raccontato di aver visto, in un’altra strada, un furgone bianco accelerare improvvisamente, dopo aver scorto alle spalle un’auto della polizia, e travolgere una donna e un uomo: la donna è stata scaraventata sul marciapiedi mentre l’uomo è letteralmente volato in aria. Un ulteriore testimone ha sostenuto di aver sentito colpi d’arma da fuoco al momento dell’arresto.
Stamattina tutta l’area di Nottingham interessata dall’incidente era chiusa al traffico, con decine di auto della polizia, ambulanze e camion dei pompieri accorsi sul posto. Il sindaco della città del Nord dell’Inghilterra ha dichiarato un «grave incidente»: nessuno al momento parla però di attacco terroristico, anche perché un attentato in piena notte sarebbe del tutto inusuale. A indagare finora è la polizia locale, non l’antiterrorismo.
Esplosione su via Istiklal, una via pedonale del centro di Istanbul, in Turchia: almeno 6 i morti. Si indaga per terrorismo, il vicepresidente parla di una donna kamikaze. Il ministro Tajani: «Nessun italiano coinvolto»
Una forte esplosione ha causatoalmeno 6 morti e 81 feriti nel centro di Istanbul, in Turchia, secondo quanto dichiarato dalle autorità locali e poi confermato dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
La causa dell’esplosione, avvenuta su una affollata via pedonale della città, via Istiklal, nel quartiere di Beyoglu, vicino a piazza Taksim, alle 16.20 ora locale (le 14.20, in Italia), non è ancora chiara, ma gli investigatori seguono la pista del terrorismo.continua a leggere su corriere.it
Sono terribili le immagini di Istanbul, voglio esprimere le nostre più sentite condoglianze alla Turchia per l’attentato subito e la morte di cittadini innocenti.
È successo al volo Atene-New York: una volta sopra l’Italia le autorità greche hanno lanciato l’allarme terrorismo a bordo. Parigi ha detto no al volo. Ecco cosa è successo
L’aereo atterrato ad Atene – corriere.it
Un Boeing 777 di Emirates con 246 persone a bordo (228 passeggeri e 18 membri dell’equipaggio) decollato da Atene e diretto a New York è stato costretto a tornare in Grecia, mentre si trovava sopra la Sardegna, dopo un allarme terrorismo lanciato dalle autorità elleniche. La comunicazione ha fatto scattare i protocolli di sicurezza in mezza Europa. Solo tre ore dopo le forze dell’ordine del Paese balcanico hanno spiegato che si è trattato di un falso allarme.
corriere.it
La dinamica – Fonti italiane spiegano al Corriere che una volta che il velivolo si trovava nello spazio aereo italiano il Centro di controllo d’area di Brindisi — che confina con quello greco — ha ricevuto dai colleghi di Atene l’allarme terrorismo. A quel punto i controllori italiani hanno trasmesso la comunicazione d’emergenza ai francesi — perché il volo EK209 si stava dirigendo intanto verso la Corsica — quando proprio dal Centro di controllo d’area responsabile, quello di Marsiglia, è arrivato il divieto a proseguire verso di loro. Fino a questo momento l’aereo ha seguito la rotta che era stata autorizzata da Eurocontrol, proseguono le fonti.
Il rientro – Il velivolo — come si vede dai tracciati di Flightradar24 — ha effettuato alcuni giri tra Olbia e Alghero, nel nord della Sardegna, perché ha atteso il via libera dei francesi per entrare nello spazio aereo transalpino, ma senza mai ottenerlo. continua a leggere
L’autobomba che uccise il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta esplose alle 16.58 e venti secondi del 19 luglio 1992, trent’anni fa, all’altezza del numero 21 di via D’Amelio a Palermo, dove abitava sua madre. Era una domenica. Borsellino quel giorno era stato con la famiglia nella casa al mare di Villagrazia di Carini, aveva pranzato e poi aveva visto in televisione parte della tappa del Tour de France, dal Sestriere all’Alpe d’Huez. Dopo, come faceva spesso la domenica, era andato a trovare la madre.
La distruzione provocata dall’autobomba in via D’Amelio, a Palermo, il 19 luglio 1992 (LaPresse)
Alle 16.52, un mafioso della famiglia del mandamento di San Lorenzo, Giovanni Battista Ferrante, appostato in una traversa di viale della Regione Siciliana, aveva telefonato da una cabina telefonica avvertendo gli attentatori presenti in via D’Amelio di stare pronti, perché erano appena passate le tre auto blindate a bordo delle quali c’erano il magistrato e la sua scorta.
Sceso dall’auto, Borsellino si accese una sigaretta, arrivò al cancello del palazzo e suonò il citofono. Fu in quel momento che il telecomando diede l’impulso che fece esplodere i 90 chilogrammi di esplosivo al plastico Semtex-H all’interno di un’auto rubata, una Fiat 126 rossa targata PA 878659.
Morirono, oltre a Borsellino, che all’epoca aveva 52 anni ed era procuratore aggiunto a Palermo, gli agenti di scorta Agostino Catalano, 43 anni, Vincenzo Li Muli, 22, Walter Eddie Cosina, 30, Claudio Traina, 26, ed Emanuela Loi, 24, la prima donna della polizia di Stato a essere uccisa in servizio. Si salvò un agente, Antonio Vullo, che nel momento in cui venne azionata la bomba stava tornando indietro dal fondo della strada per parcheggiare una delle auto della scorta. L’esplosione fu così potente che resti umani e di auto furono trovati dietro il palazzo di via D’Amelio. continua a leggere
E’ un atto “terroristico” quello compiuto da un uomo in un supermercato di Auckland, in Nuova Zelanda, che ha accoltellato nelle scorse ore sei persone. Lo ha detto la premier neozelandese Jacinda Ardern.
L’uomo è stato raggiunto da colpi di arma da fuoco dalle forze dell’ordine ed è morto. “Quanto accaduto oggi è stato, spregevole, odioso, sbagliato“, ha sottolineato la premier, descrivendo l’aggressore come un cittadino dello Sri Lanka giunto in Nuova Zelanda nel 2011.