E’ ben gradito un’applauso!!! Grazie
04 dicembre 2025
| Allarme in Serie A: il blocco soft del mercato e perché tanti club potrebbero averlo a gennaio |
| Un indicatore economico potrebbe chiudere le operazioni a gennaio di tante squadre |
Il nostro è un tempo precario, instabile e incerto, avrebbe detto Zygmunt Bauman, il sociologo che teorizzò la liquid society. Non a caso, fino a poco fa andava parecchio di moda l’indice che di questa liquidità portava il nome, un paletto finanziario in grado di misurare la capacità di un club di far fronte ai propri debiti a breve termine. La sua logica tende all’equilibrio finanziario: più ci si avvicina a quota 1 (tanto incasso, tanto devo), più si manifesta una certa salute aziendale. Quando la Figc ha alzato il paletto da 0,5 (ho in cassa 1, spendo 2…) a 0,6, la Lega Serie A, allora guidata dal dimenticabile Casini, portò Gravina in tribunale. La federazione ha sempre voluto l’indice ammissivo per stabilire chi potesse o meno iscriversi al campionato, le società indebitate invece hanno contestato a lungo questa visione, fino a scendere a compromessi accettando altri due indicatori, quello di indebitamento e quello legato al costo del lavoro allargato (CLA), pur di smontare la ghigliottina della liquidità. Il lavoro allargato, cioè il rapporto tra costo del lavoro (inclusi ammortamenti e stipendi) e ricavi (diritti tv, sponsor, biglietteria), è il parametro più impattante perché a gennaio è in grado di limitare il mercato ed è stato ispirato alla “squad cost rule” dell’Uefa, che fissa al 70% le spese di stipendi, commissioni e ammortamenti per chi partecipa alle coppe. Nyon ha preso da tempo questa strada: la soglia era al 90% nel 2023-24.
Tante squadre a rischio – Almeno 6 o 7 squadre del campionato potrebbero non essere in regola con il CLA, fissato allo 0,8. La Lazio e il Napoli in primis, per ragioni molto diverse: da una parte la riduzione dei ricavi, dall’altra l’aumento della spesa per i cartellini e gli ammortamenti. Anche alcune medio-piccole sono esposte. Le società hanno consegnato entro il 1° dicembre la documentazione alla nuova commissione voluta dai ministri Abodi e Giorgetti e presieduta da Atelli; la struttura che ha mandato in pensione la Covisoc si occuperà di spulciare i conti e fare la lista dei promossi e dei rimandati. Entro la metà di dicembre il responso: chi ha i parametri fuori misura riceverà il cosiddetto blocco “soft”, cioè quello che permette di fare comunque delle operazioni ma chiudendo la sessione a saldo zero. Nell’ultima misurazione di settembre sarebbero risultate più o meno a rischio, tra le tante, anche Sassuolo, Genoa, Pisa, Torino, Roma e Fiorentina; diverse società – come la Roma, ma non solo lei – dovrebbero essere rientrate grazie all’impegno diretto delle proprietà. Altre rischiano di inciampare. Plusvalenze e aumenti di capitale sono infatti l’antidoto. Gravina lo ha spiegato nell’intervista di ieri al nostro giornale: “Valore della produzione e costo del lavoro devono andare d’accordo. Non vuol dire che non puoi spendere, ma che si può fare mettendo delle risorse“. L’ultima parola toccherà alla commissione. A marzo 2024 il piano economico di Gravina con i tre parametri non ammissivi è stato approvato anche dalla Serie A. Ora i club rischiano di essere vittime della loro scelta. Bisogna infatti rientrare nella soglia dello 0,8: spendendo 100 milioni tra ingaggi e cartellini, ne serviranno 125 di ricavi. Dall’estate, nonostante la contrarietà di molti presidenti, si scenderà a 0,7. Con gli stessi 100 milioni di spesa, i ricavi dovranno salire a 145.

