I sì sono stati 427, un solo no. Solo due giorni fa il presidente Trump ha detto che non si sarebbe opposto alla pubblicazione di tutti i file. Ora la legge passa al Senato
Proteste negli Usa per la divulgazione dei file sul caso Epstein – (Afp)
La Camera degli Stati Uniti ha approvato oggi una legge bipartisan che impone al Dipartimento di Giustizia di rendere pubblici tutti i fascicoli relativi a Jeffrey Epstein. La misura è stata approvata con un sostegno schiacciante, ottenendo 427 voti a favore e 1 contrario (del deputato repubblicano Clay Higgins della Louisiana).
Il disegno di legge passerà ora al Senato. Se approvato, sarà inviato al presidente Donald Trump per l’approvazione e la firma definitiva.
La legge, che ha ottenuto il sostegno sia dei legislatori repubblicani che di quelli democratici, mira a garantire la piena trasparenza e giustizia nei confronti delle vittime di Epstein. I deputati repubblicani Thomas Massie e Marjorie Taylor Greene hanno tenuto oggi una conferenza stampa a Capitol Hill, esortando i loro colleghi a sostenere il disegno di legge, secondo quanto riportato dalla Cnn.
Durante la conferenza, diverse vittime degli abusi di Epstein hanno condiviso le loro storie, sottolineando la necessità di rendere pubblici i fascicoli.
Anche il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha espresso il suo sostegno al disegno di legge, esortando i repubblicani della Camera a sostenerlo. In una rara inversione di rotta, Trump ha pubblicamente invitato il Congresso ad approvare la misura, promettendo di firmarla se fosse arrivata sulla sua scrivania. Tuttavia, il rappresentante democratico Robert Garcia ha criticato l’amministrazione Trump per non aver reso pubblici i documenti prima.
“Quiet, quiet piggy”. “Zitta, stai zitta cicciona“. Questo l’insulto sessista, bodyshaming e pure antianimalista se si considera il termine “piggy” (“grassa come un maiale“) che Donald Trump ha rivolto ad una giornalista di Bloomberg che gli stava ponendo una domanda sul caso di Jeffrey Epstein. Secondo quanto riportato da diversi media americani, il presidente ha offeso la reporter qualche giorno fa, a bordo dell’Air Force One.
Trump stava tornando a Washington quando Catherine Lucey, la giornalista di Bloomberg insultata, gli ha chiesto perché non volesse pubblicare i documenti su Epstein. Il presidente l’ha guardata e puntandole il dito contro ha detto: “Zitta, stai zitta, cicciona“. Parlando con i giornalisti sulla pista d’atterraggio il tycoon ha continuato ad attaccare Lucey dicendo che “Bloomberg dovrebbe licenziarla“. “Piggy” è stato uno degli insulti preferiti del tycoon in passato. Durante la sua campagna presidenziale del 2016, l’ex Miss Universo Alicia Machado, che vinse il titolo a 19 anni quando Trump era comproprietario dell’organizzazione, affermò che il presidente aveva minacciato di toglierle il titolo dopo che era “ingrassata”.
La Camera Usa voterà tra le 14 e le 20 locali (le 20 e le 2 di notte in Italia) il disegno di legge per divulgare tutti i file di Epstein entro 30 giorni dall’entrata in vigore del provvedimento. Lo riferisce la Cnn.
Un gruppo bipartisan di deputati e senatori americani, tra cui Marjorie Taylor Greene, ha dichiarato in una conferenza stampa fuori dal Capitol Hill che si aspetta che la sua risoluzione sui documenti del caso Jeffrey Epstein venga approvata all’unanimità dalla Camera.
Accanto ai parlamentari c’erano alcune delle vittime del finanziere pedofilo che hanno chiesto alle autorità di “smetterla di strumentalizzare la vicenda per fini politici“. Se la Camera approverà la risoluzione, il Senato voterà se inviare la misura a Donald Trump per la firma. “Non rovinate tutto al Senato“, ha detto il deputato Thomas Massie, repubblicano del Kentucky e promotore del disegno di legge.
Anche Mike Johnson sosterrà la proposta di legge per la pubblicazione dei documenti sul caso di Jeffrey Epstein. Lo ha annunciato lo stesso speaker della Camera americana ai repubblicani dopo che per mesi, seguendo le indicazioni di Donald Trump, si era opposto al voto della misura sostenendo la necessità di proteggere le vittime del finanziere pedofilo.
Foto di una donna che ha dimenticato le credenziali per accedere allo Spid, fonte: ScreenWorld.it
Lo SPID non si ferma. Le nuove convenzioni sono state ufficialmente rinnovate el’identità digitalecontinuerà a essere lo strumento principale per accedere ai servizi pubblici online. Una conferma che rassicura milioni di utenti ma che introduce anche novità sui costi per i gestori, con effetti che potrebbero riflettersi sul sistema nelle modalità di gestione del servizio.
L’Agenzia per l’Italia Digitale ha formalizzato il rinnovo degli accordi con gli Identity Provider, assicurando continuità a uno dei servizi più utilizzati dai cittadini italiani. Lo SPID, infatti, è ormai indispensabile per accedere a INPS, Agenzia delle Entrate, fascicolo sanitario elettronico, bonus fiscali, certificati digitali e moltissimi altri servizi essenziali. La decisione permette di evitare interruzioni e di mantenere attiva la rete di autenticazione nazionale, scongiurando il caos che si sarebbe creato con un’eventuale interruzione del servizio.
Le nuove convenzioni introducono alcuni aggiustamenti neirapporti tra AGID e i fornitori di identità digitale, soprattutto sul fronte dei costi amministrativi e delle condizioni tecniche.Non cambia invece l’obbligo di fatto per ogni cittadino che vuole utilizzare i servizi digitali della pubblica amministrazione:senza SPID, molte operazioni ormai non sono più accessibili. È una realtà con cui fare i conti, che piaccia o no. Il rinnovo stabilisce gli standard tecnici e di sicurezza che gli Identity Provider devono continuare a rispettare, oltre a definire i nuovi parametri economici legati alla gestione del servizio. L’obiettivo dichiarato è garantire stabilità e continuità nel tempo, evitando i frequenti rinnovi provvisori degli anni precedenti che avevano generato incertezza tra operatori e utenti.
La parola d’ordine è continuità: il sistema resta attivo e pienamente operativo. Gli aggiornamenti riguardano soprattutto l’adeguamento dei costi sostenuti dagli operatori, che devono garantire manutenzione, assistenza tecnica, sicurezza informatica e aggiornamenti tecnologici costanti. Il servizio per i cittadini rimane gratuito, ma il quadro economico dietro le quinte viene aggiornato per mantenere sostenibile la gestione dell’identità digitale nel lungo periodo. Negli ultimi anni la digitalizzazione della pubblica amministrazione ha reso lo SPID uno strumento imprescindibile. Da bonus fiscali a prenotazioni sanitarie, dai concorsi pubblici ai certificati anagrafici: quasi tutto passa attraverso l’identità digitale. Senza SPID, gran parte dei servizi essenziali non è accessibile, e l’alternativa della CIE digitale non è ancora così diffusa né usata con la stessa semplicità e praticità.
Per questo motivo, anche con l’arrivo delle nuove convenzioni, rimane l’obbligo pratico di dotarsi dell’identità digitale. Non è una scelta opzionale: è il passaggio necessario per interagire con la pubblica amministrazione e con molti enti che richiedono la verifica dell’identitàin modo sicuro. Chi non ce l’ha si trova tagliato fuori da operazioni quotidiane che una volta si svolgevano allo sportello e oggi esistono solo in formato digitale.
Per chi già possiede lo SPID non cambia praticamente nulla. Le credenziali restano valide e il servizio continua a essere utilizzabile senza limiti e senza costi aggiuntivi. Gli aggiornamenti riguardano soltanto la parte amministrativa tra AGID e gli Identity Provider, quella che l’utente finale non vede ma che garantisce il funzionamento dell’intera infrastruttura. Chi invece deve ancora attivarlo può farlo tramite i consueti gestori riconosciuti, seguendo la procedura di riconoscimento online o di persona. Il sistema richiede pochi minuti e una volta completato permette di utilizzare migliaia di servizi pubblici e privati con un’unica identità digitale. La procedura prevede il caricamento di un documento d’identità valido, la verifica dell’identità attraverso diverse modalità (videochiamata, riconoscimento de viso, firma digitale) e la creazione delle credenziali personali.
Il messaggio delle nuove convenzioni è chiaro: il sistema resta, viene rafforzato e continuerà a essere lo strumento principale dell’accesso digitale per tutti. La digitalizzazione della pubblica amministrazione non è più un processo in divenire ma una realtà consolidata, e lo SPID ne rappresenta la chiave d’accesso universale. Adeguarsi non è più una questione di scelta personale ma di necessità pratica per vivere pienamente la cittadinanza digitale.
Migliaia di utenti hanno segnalato disservizi al sito specializzato Downdetector
AGI – Diversi siti web, tra cui la piattaforma X, stanno registrando problemi a causa di un malfunzionamento legato all’infrastruttura Internet di Cloudflare. Migliaia di utenti hanno segnalato disservizi al sito specializzato Downdetector.
“Cloudflare è a conoscenza di un problema che potrebbe avere un impatto su più clienti e sta indagando“, ha comunicato l’azienda sulla propria dashboard in tarda mattinata, aggiungendo che fornirà aggiornamenti non appena disponibili. Il nuovo problema arriva a breve distanza dal blackout che il mese scorso ha coinvolto Amazon Web Services, mandando offline oltre mille siti e applicazioni, seguito poi da un’altra interruzione che, invece, ha colpito Microsoft Azure.
Impatto del disservizio Cloudflare sui servizi online – Cloudflare fornisce strumenti essenziali per aiutare i siti web a respingere gli attacchi informaticie a caricare i contenuti in modo efficiente. Sembra che numerosi servizi online siano stati interessati dai problemi di Cloudflare: oltre a X, il blocco ha coinvolto, tra gli altri, il famoso gioco onlineLeague of Legends, ma anche Spotify,Amazon, Canva, Perplexity e OpenAI (e quindi ChatGPT) hanno riscontrato interruzioni.
Down Cloudflare: Analisi tecnica del malfunzionamento del 18 Novembre 2025 (risolto)
Il 18 novembre 2025 Cloudflare ha subito un malfunzionamento globale, generando errori HTTP 500 e interruzioni su servizi e siti Web utilizzati da milioni di utenti in tutto il mondo.
Il 18 novembre 2025 resterà nella memoria di molti utenti e amministratori di rete come il giorno in cui Cloudflare, uno dei principali provider di servizi di rete e sicurezza Internet a livello globale, ha lamentato un malfunzionamento di vasta scala. L’interruzione ha interessato servizi critici e popolari, tra cui X (ex Twitter), ChatGPT, Canvae persino Downdetector, ironicamente colpito nel momento stesso in cui raccoglieva le segnalazioni degli utenti rispetto a Cloudflare e ad altri servizi.
Gli aggiornamenti ufficiali sulla dashboard Cloudflare System Status evidenziano chiaramente che il problema non è circoscritto a singole rotte o regioni specifiche, ma interessa l’intera rete globale. I continui aggiornamenti indicano che, sebbene alcuni servizi come Cloudflare Access e WARP abbiano già iniziato a funzionare in determinate aree, altri servizi Cloudflare continuano a registrare errori elevati e interruzioni intermittenti in tutto il mondo. Ciò conferma che il malfunzionamento è radicato nell’infrastruttura centrale e non in problemi locali di connettività o routing, con impatti diffusi sui clienti e sulle applicazioni distribuite sulla rete globale di Cloudflare.
Alle ore 15,42 italiane Cloudflare ha comunicato di aver risolto il problema.“È stata implementata una correzione e riteniamo che l’incidente sia stato risolto. Continuiamo a monitorare eventuali errori per garantire che tutti i servizi tornino alla normalità“, si osserva dalla società.
La cronologia dell’incidente – La prima segnalazione ufficiale di Cloudflare è arrivata intorno alle 12:53 UTC, confermando che si stavano investigando problemi che causavano errori HTTP 500, rilevati anche sulla dashboard e lato API. Già dai primi minuti si è notata la gravità dell’evento.
L’errore più comune è Internal Server Error(500) che compare visitando tutti quei siti Web configurati per usare Cloudflare come Web proxy. La pagina esposta al browser mostra “You, Browser, working / Cloudflare error / Host working“.
Tuttavia, si stanno registrando problemi anche con i pagamenti elettronici. Le verifiche sulle carte di credito passano dasecure7.arcot.comche, al momento del down di Cloudflare, risulta anch’esso affetto dal medesimo problema.
Cause e possibili motivazioni – Il problema principale si manifesta, come detto, sotto forma di errori HTTP 500 a livello di server, segnale di malfunzionamenti interni nei nodi della rete globale di Cloudflare. Le possibili cause includono:
Problemi di distribuzione a livello di rete: aggiornamenti o manutenzioni che impattano i server critici.
Attacco DDoS mirato: Cloudflare ha recentemente respinto attacchi record da 11,5 Tbps, suggerendo la possibilità di un nuovo tentativo malevolo.
Errore di configurazione interna: problemi nel propagare modifiche alle API o al DNS.
Un punto di interesse è il conseguente effetto domino: servizi che dipendono dall’infrastruttura Cloudflare hanno subito malfunzionamenti indiretti, evidenziando il rischio legato alla concentrazione di servizi critici su un unico provider.
L’errore “Sblocca challenges.cloudflare.com per continuare“ – I Cloudflare Challenges sono dei meccanismi di verifica usati da Cloudflare. L’obiettivo principale è distinguere il traffico legittimo(umano) dal traffico potenzialmente dannoso o automatizzato (bot, scraper, attacchi DDoS). In pratica, quando si accede a un sito protetto da Cloudflare, il sistema può decidere di mostrare una “challenge”, ovvero una sfida che da superare per continuare: CAPTCHA, esecuzione automatica di codice JavaScript, controllo dell’integrità del browser.
l down generalizzato di Cloudflare ha messo al tappeto anche i meccanismi alla base del sistema Challenges: il risultato è la comparsa, su molti siti, del messaggio “Sblocca challenges.cloudflare.com per continuare“.
Due filmati diffusi sui social mostrano il giovane accorrere per aiutare gli amici dopo il terribile schianto in viale Fulvio Testi
Nuovi elementi emergono sull‘incidente avvenuto domenica all’alba in viale Fulvio Testi, a Milano, dove ha perso la vita il 19enne Pietro Silva Orrego.Due video comparsi sui social e ora al vaglio degli inquirenti mostrano il 20enne inizialmente ritenuto alla guida della Mercedes G Brabus, un potente Suv da oltre 700 cavalli, mentre accorre sul luogo dello schianto per soccorrere gli amici. Dunque non era al volante così come sembrava in un primo momento e come indicato dai primi passanti che erano accorsi sul luogo della tragedia. Le immagini, insieme alla mancanza di ferite compatibili con l’impatto, sembrano “scagionare” il ragazzo, che aveva dichiarato di essere giunto sul posto solo dopo l’incidente.
La scarpa persa nel tentativo di aiutare i feriti – I filmati, girati da passanti e diffusi sui social poche ore dopo l’impatto, mostrano il giovane correre verso il Suv spezzato in due. Nelle immagini si sente gridare “ci sono i miei amici che stanno morendo” – ricostruisce Il Corriere della Sera – mentre tenta di aprire le portiere e di sfondare un finestrino, perdendo una scarpa ritrovata poi tra i rottami. Queste scene hanno convinto gli inquirenti a rivedere la prima ipotesi che lo indicava come conducente del veicolo di lusso, noleggiato da una società specializzata. Le riprese, ora al vaglio della Procura, vengono confrontate con i rilievi eseguiti sul posto per chiarire tempi e movimenti di tutte le persone coinvolte.
Il ruolo del 20enne e la testimonianza – Il giovane, che vive a pochi chilometri dal luogo dell’incidente, è stato subito ascoltato dagli agenti della polizia locale. Un passante lo aveva indicato come il conducente del Suv, ma lui aveva spiegato di essere arrivato dopo, sostenendo inizialmente di aver preso un tram, circostanza poi smentita dalle verifiche. L’esito positivo dell’alcol test aveva alimentato i sospetti, spingendo gli inquirenti a valutare con attenzione ogni dettaglio. Ora però la nuova prova video e l’assenza di ferite portano a escludere la sua presenza a bordo durante lo scontro. Gli investigatori stanno comunque ricostruendo le ore precedenti all’impatto per capire se il 20enne abbia trascorso la serata con gli amici e se sia sceso dal Suv poco prima della tragedia.
Grave incidente stradale a Milano, il luogo dello scontro
Chi era alla guida del Suv – Secondo le prime risultanze, al volante del potente Mercedes G Brabus, un veicolo da oltre 700 cavalli e dal valore di circa mezzo milione di euro, c’era con ogni probabilità il 23enne Enrico R., che aveva preso a noleggio l’auto da una società specializzata. Il giovane ha dichiarato agli agenti di essere stato lui alla guida al momento dell’incidente ed è stato sottoposto ad alcol test in pronto soccorso, in attesa degli esiti definitivi. Nei suoi confronti la Procura di Milano potrebbe ipotizzare il reato di omicidio stradale. A bordo con lui c’erano il 19enne Pietro Silva Orrego, deceduto nello schianto, e una 30enne, S.T., rimasta gravemente ferita. La donna è stata ricoverata d’urgenza e sottoposta a un intervento chirurgico; al momento sarebbe fuori pericolo, ma la prognosi rimane riservata.
Gli altri feriti e le indagini in corso – Nell’impatto è rimasta coinvolta anche una Opel Corsa guidata da L.C., 32 anni, originario di Napoli, trasportato in ospedale in codice giallo. L’uomo è risultato positivo al pre-test per le droghe. La polizia locale sta raccogliendo testimonianze, immagini e dati tecnici per ricostruire con precisione la dinamica dell’incidente e verificare le condizioni di guida di entrambi i conducenti.
Le ipotesi sulla dinamica dello schianto – Secondo i rilievi preliminari, il Suv e l’altra vettura procedevano a velocità sostenuta. Lo scontro è avvenuto all’incrocio con viale Esperia, alla periferia nord di Milano, dove è presente una sola telecamera pubblica che, al momento, non avrebbe ripreso il momento esatto dell’impatto. Gli investigatori valutano diverse ipotesi, tra cui una precedenza non rispettata, un semaforo bruciato o una manovra azzardata. Entrambi i veicoli si sono accartocciati e hanno preso fuoco, mentre la Mercedes si è addirittura spezzata in due. Il Suv, secondo i primi accertamenti, risulterebbe già coinvolto in un altro grave incidente avvenuto circa un anno fa. Informazioni utili potrebbero arrivare anche dall’analisi del Gps installato a bordo, chiamato a fornire dati su velocità e traiettoria nei secondi che hanno preceduto la tragedia.
Incidente a Milano, perché nei fuoristrada il telaio è separato dalla scoccaIl telaio a longheroni separato dalla carrozzeria, come quello della Mercedes Classe G coinvolta nell’incidente di viale Fulvio Testi a Milano, è una soluzione tecnica adottata da molti fuoristrada per affrontare meglio le sollecitazioni dell’offroadIncidente a Milano, perché nei fuoristrada il telaio è separato dalla scocca
Il telaio a longheroni si è staccato dalla scocca della Classe G nell’incidente del 16 novembre a Milano
Il telaio a longheroni separato dalla carrozzeria ha rappresentato la soluzione costruttiva adottata da tutte le autovetture costruite fino agli anni Cinquanta, prima dell’avvento dellascocca portante. Successivamente è rimasta la scelta principale per i veicoli fuoristrada, che devono affrontare grandi sollecitazioni su terreni difficoltosi e accidentati. La Mercedes Classe G, comel’esemplare coinvolto nel tragico incidente di domenica 16 novembre in viale Fulvio Testi a Milano, ricade in questa categoria: una vettura nata come auto da lavoro, di derivazione militare, poi migliorata negli anni a livello di comfort ma rimasta fedele all’impostazione originale. Qui il telaio è costituito da longheroni e traverse in acciaio, disposti come una scala a pioli, su cui sono montati motore e sospensioni. La carrozzeria, invece, è imbullonata al di sopra secondo l’architettura definita anche body-on-frame. A sostenerla sono una serie di supporti in gomma e metallo, che hanno anche la funzione di filtrare le vibrazioni e le sollecitazioni che il telaio, molto rigido, riceve dal fondo, in modo da preservare il comfort dei passeggeri.Non sono però progettati per sostenere le elevatissime forze laterali di un impatto ad alta velocità: ecco come è possibile che la carrozzeria sia stata letteralmente strappata dal telaio, in attesa della ricostruzione definitiva della dinamica dell’incidente ancora al vaglio degli inquirenti.
Perché il body-on-frame – Una soluzione ormai di nicchia, quella del telaio a longheroni separato dalla carrozzeria: la troviamo al giorno d’oggi principalmente sui fuoristrada e sui veicoli commerciali. Ma quali vantaggi comporta rispetto alla scocca portante? Quello principale è l’elevata rigidità torsionale, che lo rende meno soggetto a deformazioni in caso di sollecitazioni reiterate nel tempo, come quelle che avvengono nell’uso estensivo in fuoristrada duro. Gli urti accidentali sono molto frequenti in queste condizioni di utilizzo e questa struttura è pensata per resistere facilmente a colpi localizzati in un punto specifico. Inoltre, le riparazioni sono più agevoli perché si può intervenire separatamente su carrozzeria e telaio
Limiti del telaio separato – La possibile dinamica dell’incidente di viale Fulvio Testi ha mostrato però anche i limiti strutturali di questa soluzione: data l’estrema violenza dell’urto la rigidità del telaio, a cui sono ancorati anche gruppo motore e sospensioni, potrebbe aver portato i supporti della carrozzeria a cedere, provocandone il distacco e il successivo ribaltamento del veicolo. Un effetto, questo, che serve a evitare una deformazione incontrollata della cabina. Al contrario, in una vettura a scocca portante non si sarebbe verificato alcun distacco, ma l’intera struttura avrebbe subito deformazioni più importanti con conseguente intrusione maggiore all’interno dell’abitacolo.
Il messaggio social del pluridecorato ciclista toscano che rassicura amici e tifosi. “Sono nelle mani di persone estremamente competenti e di cui ho grandissima fiducia. Sono cose che capitano perché la vita è questa, bisogna andare avanti, non mollare e non abbattersi”
Un frame del video social postato da Mario Cipollini
ANCONA – “Ciao ragazzi. Ci risiamo, anzi ci risono. Di nuovo ad Ancona perché il mio cuore continua a fare un po’ le bizze”. Comincia così il reel sui social di Mario Cipollini, pluridecorato ciclista toscano e considerato uno di migliori velocisti di tutti i tempi, seduto su un letto di una camera nel presidio ospedaliero di Torrette. Dal racconto del campione di Lucca emerge come si sia resa necessaria una nuova sosta all’Aoum dopo l’operazione dello scorso.
“Qui – dice Cipollini indicandosi il cuore – ho un piccolo registratore e mediante smartphone e un app qui in Ancona riescono a monitorare la mia attività cardiaca. E avendo riscontrato qualche anomalia, mi hanno richiamato…all’ordine, per alcuni accertamenti, per fare uno studio e per intervenire qualora si presentassero dei problemi. C’è anche l’eventualità di inserire un defibrillatore sottocutaneo. Speriamo di no. Ma sono seguito da persone estremamente preparate delle quali ho grandissima fiducia perché il centro che c’è qui in Ancona è all’altezza della situazione”.
L’ospedale di Ancona, d’altronde, è ormai divenuto un vero riferimento a livello nazionale e non solo. Per le mani sapienti del professor Antonio Dello Russo, direttore della Clinica di Cardiologia e Aritmologia, sono passati campioni del calibro dello slovacco Peter Sagan (tre volte primatista del Mondo), Elia Viviani (oro olimpico e oro iridato su pista), ma anche il pallavolista Davide Gardini più diversi calciatori di Serie A.
“Ho voluto informare tutti quelli che da qualche giorno non hanno mie notizie, e per qualche giorno non ne avranno. Sono sereno, anche se non è nella mia natura stare fermo e aspettare ma sarebbe stato meglio stare in bici su qualche salita della Lucchesia. Però sono nelle mani di amici tra cui Roberto Corsetti (tra i più conosciuti specialisti di medicina dello sport e cardiologia a livello nazionale ndr) con cui c’è un legame di vecchia data e insieme al professor Dello Russo stanno valutando su quale sia la cosa migliore da fare. Sono cose che capitano – conclude Cipollini, il quale era già stato seguito in passato dall’equipe del presidio ospedaliero dorico – perché la vita è questa, bisogna andare avanti e non mollare e non abbattersi. Ciao a tutti, buona settimana e a presto”.