E’ ben gradito un’applauso!!! Grazie
23 settembre 2025
| Il Pallone d’Oro: un’illusione individualista nello sport più collettivo |
Ogni anno, quando arriva il momento dell’assegnazione del Pallone d’Oro, si riapre la solita discussione: chi è stato il migliore? Chi merita di essere incoronato come re del calcio mondiale? Eppure, a ben guardare, questo premio tanto celebrato non rappresenta davvero l’essenza del calcio. Il calcio è uno sport di squadra.
Nessun giocatore, nemmeno il più talentuoso della storia, può vincere da solo. Senza compagni, senza un allenatore capace, senza una società organizzata, anche il più grande rimane un fuoriclasse isolato. Ecco perché il Pallone d’Oro appare sempre più come un’illusione: un tentativo di ridurre la grandezza del calcio, che nasce dalla coralità, a un singolo nome. Basta guardare alcuni casi emblematici.
Nel 2010, Diego Milito trascinò l’Inter al Triplete con gol decisivi in tutte le finali. Eppure non fu nemmeno inserito tra i candidati. Lo stesso anno vinse Lionel Messi, pur non avendo vinto né la Champions League né il Mondiale. Perché? Perché il premio non premia solo i meriti sportivi, ma anche la popolarità, il marketing e la narrazione mediatica.
Il paradosso è evidente: se Messi avesse giocato in una squadra modesta come il Pisa, non avrebbe mai ricevuto un Pallone d’Oro. Perché il premio è strettamente legato alla forza della squadra e alla visibilità internazionale. Un riconoscimento che si presenta come individuale, ma che in realtà dipende quasi interamente dal contesto collettivo. Alla fine, ciò che rimane nella memoria non sono i Palloni d’Oro, ma le squadre leggendarie e le partite indimenticabili.
L’Inter del 2010, il Milan di Sacchi, il Barcellona di Guardiola, l’Italia del 2006: questi sono i veri immortali del calcio, più dei singoli trofei individuali. Il Pallone d’Oro continuerà a far discutere, a creare polemiche e confronti. Ma forse dovremmo accettare che non è altro che uno spettacolo mediatico, un premio che gratifica l’immagine più che la sostanza. Perché il calcio, quello vero, resta e resterà sempre un inno alla squadra e non al singolo.

