E’ ben gradito un’applauso!!! Grazie
Martedì 02 settembre 2025
| È morto Emilio Fede: il giornalista aveva 94 anni |
| L’ex direttore del Tg4 si è spento nella residenza San Felice di Segrate. Accanto a lui la figlia Sveva |

La notizia arriva alle 18.30: Emilio Fede è morto. A 94 anni l’ex direttore del Tg4 si è spento nella camera della Residenza per anziani San Felice di Segrate dove era ospite da tempo. Quella Segrate che, per anni, veniva automaticamente associata al nome del giornalista di punta di Mediaset: il più vicino a Silvio Berlusconi, a cui lo hanno legato anche vicende private e giudiziarie. “Sì, papà se ne è andato”, conferma Sveva Fede, una delle due figlie -, l’altra, Simona, in giornata non si è vista. Nessun amico, nessun volto conosciuto, nessun ex collega; neanche un’ombra di quel mondo – milanese e non solo – del quale per mezzo secolo Fede è stato un volto noto, notissimo. Il mondo del giornalismo, certo, ma anche della mondanità e del gossip.
Al capezzale di Fede – malato da tempo e le cui condizioni erano diventate critiche nelle ultime ore – nessun altro familiare. “Fino a ieri era ancora lucido”, aveva riferito in mattinata una persona vicina alla famiglia. Poi la situazione è precipitata. Altre fonti raccontano uno scenario leggermente diverso: il quadro complessivo della salute di Fede era compromesso da un po’. In rete era circolato un video che mostrava il volto segnato dell’ex direttore del Tg 4 di Mediaset. Lui stesso in più occasioni aveva provato a sensibilizzare l’opinione pubblica, e forse qualcuno da cui si aspettava vicinanza e sostegno, sulle sue condizioni. Ma tant’è.
Da quanto trapela – la famiglia ha voluto mantenere intatto fino all’ultimo il muro di riservatezza – la salma di Fede resterà nella camera mortuaria della struttura. Non è ancora dato sapere dove verrà tumulata: se a Milano o nella sua Barcellona Pozzo di Gotto, nella città metropolitana di Messina. I funerali si terranno giovedì presso la parrocchia Dio Padre di Segrate a Milano 2.
La leggenda – circolata per un periodo anni fa – secondo la quale Silvio Berlusconi avrebbe riservato un posto nel mausoleo della villa di Arcore per gli amici e i collaboratori più stretti – tra i quali all’epoca c’era anche lui, Fede – pare sfumata. Almeno nel caso del giornalista. “Berlusconi è la patria, spero di poterlo andare a trovare al Quirinale”, aveva detto Fede in un’intervista a Repubblica nel 2021, dopo che era tornato a essere un uomo libero grazie a una sentenza che gli differì la pena del processo Ruby. Berlusconi non è diventato capo dello Stato e se ne è andato prima di lui. “Gli voglio bene, non sono ruffiano, non ho mai fatto l’amico del presidente. Quando era a Palazzo Chigi ci sono stato solo una volta: voleva che vedessi come aveva messo i quadri e il mobilio”.
Sembra passata un’era glaciale. Soprattutto Fede, in questi cinque anni, era uscito dai radar mediatici. Dopo le vicende giudiziarie, dopo la condanna, i servizi sociali, del super direttore prima Rai e poi Mediaset nessuno parlava più. “In questi mesi non si è visto praticamente nessuno, a parte le figlie”, raccontano i familiari di alcuni ospiti della Rsa San Felice. In effetti anche oggi, dopo che si è diffusa la notizia del peggioramento delle sue condizioni, all’ingresso della struttura, nei corridoi, nel parcheggio antistante non si è visto nessun volto noto. “È morto in solitudine, che tristezza”, commenta un anziano signore seduto su una panchina nel giardino della casa di residenza. Si, però “ha lottato fino all’ultimo come un leone”, tiene a dire la figlia Sveva.
Il sipario sulla rutilante vita di Emilio Fede cala in fondo a un pomeriggio di sole nel Comune alle porte di Milano dove per anni è stato ras dell’informazione. Poi la fama di giornalista di successo si era accompagnata a quella legata alla vita privata. Le cene con Berlusconi, Lele Mora e le veline. Le olgettine e il botulino. I guai con il fisco. L’arresto, l’amore per la moglie Diana e la gelosia (“ci sentiamo dieci volte al giorno”). La parabola di Fede aveva visto il suo punto più basso e doloroso quando, sulla soglia degli 89 anni, fu ammanettato in una pizzeria di Napoli. Un arresto plateale per un ex cronista di razza e inviato di guerra. Da lì in poi la strada si è fatta sempre più in salita. E con sempre meno compagni di viaggio.





