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Sabato 08 marzo 2025

| Perché l’8 marzo è la Giornata internazionale della donna |

| E perché non è proprio una festa |
La giornata dell’8 marzo viene comunemente chiamata “Festa della donna”. È più corretto però chiamarla col suo nome ufficiale, Giornata internazionale della donna, visto che oltre che una celebrazione dell’importanza dei diritti delle donne e delle conquiste sociali, politiche ed economiche ottenute, è soprattutto una ricorrenza in cui si richiama l’attenzione sulle disuguaglianze di genere ancora esistenti, sugli stereotipi e le discriminazioni, sulla violenza, sui carenti diritti riproduttivi, e così via.
Non è sempre stata l’8 marzo. La Giornata internazionale della donna fu celebrata per la prima volta il 28 febbraio 1909 negli Stati Uniti su iniziativa del Partito socialista americano. Erano anni di grande fermento negli ambienti femminili, in cui l’oppressione e la disuguaglianza stavano spingendo le donne a diventare più esplicite e attive nella campagna per il cambiamento: l’anno prima, nel 1908, 15mila donne avevano marciato per New York chiedendo orari di lavoro ridotti, una paga migliore e, soprattutto, diritto di voto.
Nel 1910 l’iniziativa della Giornata internazionale della donna fu ripetuta e in estate la questione fu portata all’attenzione dell’VIII Congresso dell’Internazionale socialista, organizzato a Copenaghen. In quell’occasione Clara Zetkin, politica del Partito socialdemocratico in Germania, propose di istituire ufficialmente una Giornata internazionale della donna, da festeggiare ogni anno lo stesso giorno: non fu però trovato l’accordo per decidere la data.
Negli Stati Uniti venne mantenuta l’ultima domenica di febbraio, mentre in altri stati come Germania, Danimarca e Svizzera, la Giornata della donna fu legata all’anniversario di particolari eventi storici e fu celebrata tra il 18 e il 19 marzo del 1911. Altri paesi organizzarono negli anni seguenti le loro feste della donna.
– Leggi anche: Da dove viene la tradizione della mimosa per l’8 marzo
Negli anni si sono diffuse leggende e storie infondate sulla nascita della Giornata internazionale della donna. Una delle più comuni è quella secondo cui fu istituita per ricordare un incendio che uccise centinaia di operaie di una fabbrica di camicie a New York l’8 marzo 1908. Quest’incendio non avvenne mai, in realtà: ce ne fu uno il 25 marzo del 1911 nel quale morirono 140 persone, soprattutto donne immigrate italiane e dell’Europa dell’Est, ma non fu davvero all’origine della festività, anche se l’episodio divenne uno dei simboli della campagna in favore dei diritti delle operaie. Allo stesso modo non è vero – come sostiene un’altra versione – che la Giornata internazionale della donna viene celebrata per ricordare la dura repressione di una manifestazione sindacale di operaie tessili organizzata sempre a New York nel 1857.
La prima festa della donna a essere celebrata un 8 marzo fu quella del 1914, forse perché quell’anno era una domenica. Nel 1917 ci fu invece un’altra manifestazione, sempre l’8 marzo, nella quale le donne della capitale dell’impero zarista russo, San Pietroburgo, protestarono per chiedere la fine della Prima guerra mondiale. Quattro giorni dopo lo zar abdicò – l’Impero attraversava da tempo una profondissima crisi – e il governo provvisorio concesse alle donne il diritto di voto: quella delle donne di San Pietroburgo fu una delle prime e più importanti manifestazioni della Rivoluzione di febbraio (perché, per il calendario giuliano all’epoca in vigore in Russia, avvenne il 23 febbraio). Dopo la rivoluzione bolscevica, nel 1922 Vladimir Lenin istituì l’8 marzo come festività ufficiale.
In Italia fino agli anni Settanta l’8 marzo è sempre stato considerato una festa di sinistra, strettamente legata al partito socialista e al partito comunista: per questa ragione durante i vent’anni di regime fascista la festa della donna non fu mai particolarmente considerata o celebrata. Nel 1946, appena finita la guerra, si festeggiò la Giornata internazionale della donna per la prima volta, anche se la Democrazia Cristiana era piuttosto ostile alle celebrazioni. L’Italia è tra l’altro uno dei pochissimi paesi in cui c’è l’usanza di regalare la mimosa alle donne l’8 marzo, un fiore diffuso proprio in questo periodo e particolarmente caro agli ambienti partigiani.
La Giornata internazionale della donna è poi stata ufficialmente fissata per l’8 marzo dalle Nazioni Unite solo nel 1975. Dal 1996 in poi ogni anno ha un tema specifico: il primo fu “Celebrare il passato, pianificare il futuro”, seguito nel 1997 da “Donne al tavolo della pace”, nel 1998 da “Donne e diritti umani”, nel 1999 da “Un mondo libero dalla violenza contro le donne”. Per il 2025 il tema scelto è “Per TUTTE le donne e le ragazze: diritti. Uguaglianza. Empowerment”. Nel 1999 le Nazioni Unite hanno poi istituito la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne il 25 novembre.
Negli ultimi anni l’8 marzo ha perso la connotazione celebrativa che aveva avuto per molto tempo e ha recuperato il suo senso politico. In decine di paesi del mondo i movimenti femministi organizzano uno sciopero sociale e politico, e non solo uno sciopero dal lavoro classicamente inteso: un’astensione da ogni attività anche di cura, formale o informale, gratuita o retribuita, uno sciopero dal consumo, dai ruoli imposti dagli stereotipi di genere, contro la violenza maschile e contro tutte le forme di violenza di genere.
Anche in Italia le mobilitazioni delle donne sono tornate a essere più sentite: per esempio erano state eccezionalmente partecipate le manifestazioni contro la violenza sulle donne a novembre del 2023, poco dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin.

| 8 marzo, Mattarella: “Fronteggiare la piaga della violenza contro le donne” |
| “Ogni femminicidio, ogni discriminazione, ogni maltrattamento, sono un’aggressione all’intera società”, recita il messaggio del capo dello Stato. “Occorre continuare con l’opera di repressione e di prevenzione. Ma, contemporaneamente, bisogna proseguire con un’azione educativa”. E ancora: “Impegnarsi per non porre le donne di fronte al dilemma di scegliere tra famiglia e professione” |
Da Hiroshima, dove si trova per la terza e ultima tappa della sua visita di Stato in Giappone, il capo dello Stato Sergio Mattarella non ha mancato di portare il suo messaggio in occasione della Giornata internazionale della donna. “Particolare attenzione va ancora risposta nel fronteggiare la piaga – vergognosa e inaccettabile – della violenza contro le donne“, ha scritto Mattarella. “Ogni femminicidio, ogni discriminazione, ogni maltrattamento, sono un’aggressione all’intera società. Occorre continuare con l’opera di repressione e di prevenzione. Ma, contemporaneamente, bisogna proseguire con un’azione educativa, a partire dalle generazioni più giovani, che promuova una cultura di effettiva parità sradicando stereotipi, pregiudizi e abitudini consolidate“.
“Donne non debbano scegliere tra famiglia e lavoro” – “In un momento delicato per la vita della comunità internazionale, desidero rivolgere” “un saluto e un pensiero di gratitudine a tutte le italiane e a tutte le donne che lavorano in Italia e contribuiscono al benessere nazionale“, prosegue il messaggio del presidente della Repubblica. “Abbiamo acquisito negli ultimi decenni piena consapevolezza che la politiche per la parità di genere, un diritto sancito dalla nostra Costituzione, non si sono risolte solamente in un vantaggio per le donne, ma hanno apportato benefici, ricchezza, frutti positivi per l’intera collettività“. “Un grande impegno“, ha aggiunto, “va perseguito per politiche familiari inclusive che favoriscano la libera determinazione: una donna non deve essere mai posta di fronte al dilemma di scegliere tra famiglia e professione“.
| Manifestazioni 8 marzo, in migliaia a Roma per il corteo di “Non Una di Meno”. |
| articolo: https://tg24.sky.it/cronaca/2025/03/08/8-marzo-corteo-non-una-di-meno-manifestazioni-foto#00 |
| “Lotto, boicotto, sciopero” è lo slogan della dimostrazione che ha sfilato per le vie della Capitale, per quello che l’organizzazione definisce un grido collettivo contro “la violenza patriarcale, la guerra e la povertà”. Le organizzatrici: “Siamo più di 20mila”. Ai giardini di Piazza Vittorio un flash mob con quattro attiviste legate alla cancellata. A Fiumicino muri tappezzati di frasi sui diritti delle donne |

IL CORTEO A ROMA – Sono migliaia le persone che si sono radunate a Roma per il corteo di “Non Una di Meno” che ha sfilato per le vie del centro di Roma con lo slogan: “Lotto, boicotto, sciopero“. Il percorso si è snodato per via Merulana, via Labicana e piazza del Colosseo fino all’arrivo al Circo Massimo, poi un presidio a Largo Argentina. “Siamo belle, siamo potenti, e siamo più di 20 mila“, hanno detto le organizzatrici
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UN GRIDO COLLETTIVO – Una manifestazione che – in occasione della Giornata Internazionale dei diritti delle donne – vuole essere un grido collettivo contro “la violenza patriarcale, la guerra e la povertà“. “Vogliamo riversare nelle piazze delle città la nostra rabbia, con tutto l’amore e la cura per il nostro debordante corpo collettivo“, spiega “Non Una Di Meno“
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IL FLASH MOB – Il corteo è iniziato con un flash mob con quattro attiviste legate alla cancellata nei giardini di Piazza Vittorio, con il volto coperto e con delle scritte sul petto (contro la violenza e lo sfruttamento delle donne) sotto un cartello con la scritta “Cosa fai?“
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GLI SLOGAN – Presenti bandiere e cartelli a favore delle donne di Palestina e un cartello che recita “Siete fortunati che vogliamo uguaglianza non vendetta”. Su un cartellone è riprodotto uno sceriffo con la pistola con il volto del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara. Sotto uno striscione con scritto “Liberiamoci da violenza e oppressione” e bandiere della Palestina
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“SIAMO UNA MAREA IN TUTTO IL MONDO” – “Siamo marea in tutto il mondo. In Argentina contro Milei. Negli Stati Uniti contro Trump e Musk. Siamo ovunque. Siamo contro Meloni Macron, contro chi vuole spendere soldi in armi e riarmare l’Europa“, affermano le organizzatrici dal megafono
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IL RICORDO DI GIULIA CECCHETTIN – “Siamo tutte antifasciste, siamo tutte transfemministe“, è uno dei cori gridati dalle partecipanti al corteo. Poi nello spezzone degli studenti anche il ricordo di Giulia Cecchettin: “Giulia è viva e lotta insieme a noi, le nostre idee non moriranno mai“
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LA SOLIDARIETÀ AL QUARTICCIOLO – Al corteo anche interventi contro il decreto Caivano in solidarietà ai movimenti e alla manifestazione di sabato al Quarticciolo: “Ai problemi non si può rispondere con la polizia, quello di Quarticciolo è il vero modello con un doposcuola, un ambulatorio, è solo insieme che possiamo sconfiggere la violenza, continuiamo a lottare insieme: Quarticciolo alza la voce, grazie per chi c’era sabato in piazza“

IL MINUTO DI RUMORE – “Non ci fermeremo finché non sarà distrutto il patriarcato“, hanno detto le attiviste al megafono nel corso del corteo a Roma. Con le chiavi fatte agitare in aria a simboleggiare i luoghi che ancora non sono sicuri per le donne, le manifestanti hanno dato vita a “un minuto di rumore“. Poi l’intervento contro il genocidio a Gaza e per le donne palestinesi

NEL POMERIGGIO ALTRA PROTESTA – Nel primo pomeriggio è terminato il corteo organizzato da “Non una di meno” a Roma per la giornata internazionale della donna. La giornata di mobilitazione si conclude alle 17 a Largo di Torre Argentina (in foto un momento del corteo)



LE FRASI A FIUMICINO – In occasione della Giornata Internazionale della Donna questa mattina la città di Fiumicino, su iniziativa di Femminile Universale, si è svegliata con strade e muri di ogni parte del Comune tappezzati con biglietti colorati con frasi e citazioni sui diritti delle donne

UN RACCONTO COLLETTIVO – “Lo scorso anno una tempesta di messaggi aveva travolto le vie di Fiumicino in occasione della Giornata Internazionale della Donna, avvolgendo la Città con anonimi biglietti che parlavano di bellezza, cultura, tutele ed equità: quest’anno strade e muri sono tornati a colorarsi di parole, in un racconto collettivo di diritti e di giustizia“, spiega Femminile Universale
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