Le fiamme hanno interessato il tetto di un’azienda a Morimondo, la Siderinox spa
Incendio in una fabbrica d’acciaio a Morimondo – (Foto MilanoToday)
Un grosso incendio è scoppiato nel pomeriggio a Morimondo, comune del Milanese. Ad andare a fuoco una fabbrica che produce acciaio, nella zona industriale lungo la Strada provinciale 183, nella frazione Caselle. Secondo le prime informazioni si tratterebbe della Siderinox spa.
Sul posto sono accorsi i vigili del fuoco, con sei mezzi, assieme alle forze dell’ordine e ai sanitari del 118. Per il momento non si hanno notizie di persone ferite o intossicate. Non si sa nemmeno quali potrebbero essere state le cause che hanno portato al disastroso incendio, che a quanto pare avrebbe interessato soprattutto il tetto dell’azienda. Le fiamme sono state domate. Si sta mettendo in sicurezza l’area.
Il rogo, secondo quanto riferito dai pompieri e riportato da MilanoToday, sarebbe partito dall’impianto di aspirazione polveri e avrebbe interessato una parte del lucernario e del tetto del fabbricato. Confermata anche l’assenza di feriti.
La Siderinox è stata fondata nel 1968. Produce tubi in acciaio inox per l’industria alimentare, chimica e petrolchimica, il settore farmaceutico, l’industria cartaria, l’impiantistica ad alta tecnologia e per il settore della decorazione architettonica ed edilizia. Gli attuali stabilimenti, si legge sul sito, si estendono su un area di 80.000 mq di cui 50.000 mq coperti da fabbricati industriali.
La federazione spagnola vorrebbe portare lì anche il torneo femminile, ma in molte si oppongono per le violazioni dei diritti delle donne
Ona Batlle, Irene Paredes, Ewa Pajor e Patri Guijarro, del Barcellona – (Diego Souto/Getty Images)
In questi giorni in Spagnasi sta discutendomolto sulle trattative in corso tra la federazione calcistica (RFEF) e l’Arabia Saudita per far giocare la Supercoppa di Spagna femminile nel paese, nei prossimi anni. La Supercoppa è un breve torneo in cui si affrontano le prime due classificate del precedente campionato e le due finaliste della precedente Coppa di Spagna; già da qualche anno quella maschile (comequella italiana) si tiene in Arabia Saudita, un paese con un regime autoritario nel quale sono fortemente limitate le libertà delle persone, soprattutto delle minoranze e delle donne.
È per questo che diverse calciatrici di squadre spagnolestanno cercando di opporsi all’organizzazione delle prossime edizioni del torneo in Arabia. Per esempio dopo la semifinale dell’ultima Supercoppa, giocata la scorsa settimana e vinta per la quarta volta consecutiva dal Barcellona (la miglior squadra del mondo, al momento), la centrocampista Patri Guijarro ha detto di non vedere come un’opzione «portare la Supercoppa fuori dalla Spagna e in un paese che non rispetta le donne». In Arabia Saudita le donne possono entrare negli stadi come spettatrici solamente dal 2018; durante l’ultima semifinale di Supercoppa spagnola maschile tra Real Madrid e Maiorca, alcune mogli e compagne dei calciatorihanno raccontato di aver subito aggressioni e molestie mentre uscivano dallo stadio.
La trequartista del Barcellona Alexia Putellas, due volte vincitrice del Pallone d’Oro, ha spiegato così la contraddizione dietro a questa scelta: «Se andiamo lì [in Arabia] è ovviamente per motivi economici. Se non ci andiamo, siamo condizionate dal non avere quei soldi, e così diventa difficile crescere e bisogna fronteggiare chi dice che “non produciamo niente”», cioè chi critica le difficili condizioni economiche delle calciatrici portando come argomento il fatto che il movimento non generi abbastanza introiti (e invece è più complesso di così).
Alexia Putellas, 30 anni – (David Ramos/Getty Images)
Putellas ha detto anche di star cominciando a pensare che sia «solo una battaglia delle donne» quella contro il tentativo dell’Arabia Saudita di ripulirsi l’immagine ospitando eventi sportivi (su tutti,i Mondiali maschili di calcio del 2034). In effetti da anni l’Arabia e altri paesi della zona come il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti sono sempre più attivi nell’organizzazione di importanti competizioni di calcio, Formula 1, tennis, pugilato, ma dal mondo dello sport maschile non sono praticamente mai arrivate grosse critiche e opposizioni.
Tra le poche persone legate al calcio che si sono esposte contro questa crescente influenza ci sono le oltre cento calciatrici che due mesi fa hanno scritto una lettera al presidente della FIFAGianni Infantino per contestare il grosso accordo di sponsorizzazione sottoscritto in aprile tra la federazione calcistica mondiale e Saudi Aramco, la compagnia petrolifera statale saudita. «L’annuncio da parte della FIFA di Saudi Aramco come suo partner principale ci ha riportate così indietro che è difficile accettarlo appieno», si leggeva.
Rocco Commisso durante la presentazione del Viola Park Credit Foto Getty Images
Rocco Commisso, proprietario della Fiorentina, è il grande protagonista del contenzioso fra la NASL, la vecchia seconda divisione del calcio statunitense di cui era presidente, e la coppia formata dalla MLS e dalla Federcalcio statunitense (USSF). Come riporta il sito Front Office Sports, nella giornata di lunedì è andato in scena il giorno numero nove del processo che vede Commisso sul banco degli imputati per aver usato account anonimi su Twitter (il social network ora rinominato X dal nuovo proprietario Elon Musk), ma comunque riconducibili a lui.
Il tutto nasce dalla scelta, avvenuta nel settembre 2017, della US Soccer di non rinnovare la licenza alla NASL come seconda divisione del calcio statunitense. Detto di Commisso che era il presidente di quella lega, lo stesso patron della Fiorentina era, e lo è ancora oggi formalmente, ilnumero uno della franchigia dei New York Cosmos, che dal 2021 però non partecipa a nessun campionato nazionale.
Da allora, attraverso l’account Global Soccer Fan, ecco che Commisso ha attaccato la MLS e la Federcalcio statunitense nella persone di Don Garber, Commissioner del massimo campionato USA, e il presidente del calcio statunitense Sunil Gulati. In più di un tweet i due sono stati paragonati ad Harvey Weinstein, il produttore di Hoolywood pluricondannato per violenza sessuale ai danni di attrici e altre donne dello spettacolo, e al noto truffatore legato allo Schema Ponzi, Bernie Madoff.
Gli inquirenti hanno scoperto che l’account anonimo Global Soccer Fan era riconducibile chiaramente a Commisso, quando quest’ultimo ha avviato una causa contro MLS e la USSF per danni economici dovuti alla decisione di non rinnovare la licenza alla NASL come seconda divisione del calcio USA. Una mossa che ha di fatto portato al fallimento di questa e quindi dei piani di Commisso per il calcio statunitense e dei suoi NY Cosmos. Una causa che il fondatore dell’impero Mediacom ha intentato per vedersi riconoscere170 milioni di dollari di danni.
Durante l’udienza di lunedì, Commisso ha ammesso di aver scritto di suo pugno i tweet contro il commissioner della MLS e il presidente della USSF. E inoltre, è stato aggiunto fra i messaggi pubblicati anche quello contro la dirigente sportiva Kathy Carter.
Commisso, infine, durante la sua testimonianza, ha voluto esprimere il proprio rammarico per le sue azioni: “Non mi sento bene per quello che ho fatto, perché non è da me. Ho smesso di usare l’account Twitter. Non ho fatto nessun tweet negli ultimi cinque o sei anni e sono felice di aver smesso con tutti i social media“.
La sentenza definitiva della Corte europea dei diritti umani. Concessi a Roma due anni di tempo per “sviluppare una strategia globale per affrontare la situazione”
Le autorità italiane mettono a rischio la vita degli abitanti della Terra dei Fuochi, l’area campana coinvolta nei decenni scorsi nell’interramento di rifiuti tossici. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani che ha condannato l’Italia che, pur riconoscendo la situazione, non ha preso le dovute misure. La Cedu ha stabilito che l’Italia deve introdurre, senza indugio misure generali in grado di affrontare in modo adeguato il fenomeno dell’inquinamento in questione. La sentenza è definitiva.
“Lo Stato italiano non ha risposto alla gravità della situazione con la diligenza e la rapidità richieste, nonostante fosse a conoscenza del problema da molti anni“, ha scritto la Corte. I giudici hanno concesso all’unanimità all’Italia due anni di tempo per “sviluppare una strategia globale per affrontare la situazione, istituire un meccanismo di monitoraggio indipendente e una piattaforma di informazione pubblica“.
Il caso era stato portato davanti alla corte da 41 cittadini italiani residenti nelle province di Caserta e Napoli e cinque organizzazioni con sede in Campania. Riguarda lo scarico, l’interramento e l’incenerimento di rifiuti, spesso effettuati da gruppi criminali organizzati, in alcune zone della Terra dei Fuochi, dove vivono circa 2,9 milioni di persone. Nell’area interessata è stato osservato un aumento dei tassi di cancro e dell’inquinamento delle falde acquifere.
Invocando gli articoli 2 (Diritto alla vita) e 8 (Diritto al rispetto della vita privata e familiare) della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, i ricorrenti sostenevano, in particolare, che le autorità italiane erano a conoscenza dello scarico, dell’interramento e dell’incenerimento illegali di rifiuti pericolosi sul loro territorio, ma che non hanno adottato alcuna misura per proteggerli, né hanno fornito loro alcuna informazione al riguardo.
Segretario Trasporti: “Scontro aereo poteva essere evitato”. Il Cremlino conferma: “Cittadini russi sul volo”. Le autorità Usa escludono la presenza di italiani, tra i passeggeri diversi pattinatori professionisti
“Il volo American Eagle 5342 in rotta da Wichita, Kansas (ICT), a Washington, DC (DCA) è stato coinvolto in un incidente al DCA“, ha affermato la compagnia American Airlines in un comunicato.
Tre i soldati, nessuno dei quali sopravvissuto, che viaggiavano sul Black Hawk dell’esercito americano.
Giovedì 30 gennaio 2025
Aereo passeggeri si scontra con un elicottero militare e precipita nel fiume a Washington: è strage
Il volo della PSA Airlines si è inabissato nelle acque del Potomac dopo l’incidente. A bordo c’erano 60 persone più i membri dell’equipaggio. La polizia: “Recuperati almeno 18 corpi”
Le operazioni di soccorso nel fiume Potomac, a Washington – (Foto LaPresse)
Tragedia a Washington: c’è stato un incidente aereo e si temono decine di vittime. Un volo di linea della PSA Airlines operato per la American Airlines è entrato in collisione con un elicottero militare e dopo l’impatto si è inabissato nel fiume Potomac. L’incidente è avvenuto intorno alle 20.48 locali di mercoledì 29 gennaio (le 2.48 di notte in Italia di giovedì 30 gennaio).
A bordo 64 passeggeri: recuperati 18 corpi nel fiume – A bordo del volo di linea c’erano sessanta passeggeri più quattro membri dell’equipaggio, sull’elicottero viaggiavano invece tre militari e pare stessero facendo un addestramento. L’aereo era partito da Wichita, Kansas, e stava atterrando all’aeroporto Reagan di Arlington, in Virginia. Al momento il bilancio delle vittime è ancora provvisorio, ma secondo la Cbs sono stati rinvenuti almeno 18 corpi senza vita dalle gelide acque del fiume Potomac. A confermarlo è stato un funzionario della polizia presente sul posto: i cadaveri sono stati recuperati alle 22.30 (ora locale), fino ad ora non è stato trovato alcun sopravvissuto. Sul posto sono stati dispiegati circa 300 soccorritori, ma le operazioni sono “molto difficili“, come confermato dal capo dei vigili del fuoco della capitale John Donnelly in una conferenza stampa all’aeroporto Reagan: “È un’operazione altamente complessa, con condizioni estreme. L’acqua è gelida, intorno a un grado, scura e torbida. Tutte condizioni che rendono difficile il lavoro dei sommozzatori“.
Aereo di linea contro elicottero militare: il video dell’incidente – Lo schianto è avvenuto in una delle zone aeree più trafficate e sorvegliate del mondo, a pochi chilometri dalla Casa Bianca, dal Campidoglio e dal Pentagono. Le cause della collisione non sono chiare, ma dalle immagini registrate da una webcam e messe in rete si vede l’elicottero finire contro l’aereo. Dopo l’impatto c’è un bagliore, poi quel che resta dei mezzi finisce in acqua.
Secondo la Faa, l’ente federale americano dell’aviazione, l’impatto è avvenuto mentre l’aereo passeggeri si era allineato per atterrare lungo la pista 33. Le indagini sono in corso. Al momento della tragedia la visibilità era buona. L’Fbi ha escluso l’ipotesi del terrorismo.
The FAA confirms tonight’s collision near DCA involved #AA5342 and a US military H60. The helicopter was not broadcasting ADS-B data. The last received ADS-B position from the CRJ was at 01:48 UTC.
AA5342 was en route from Wichita to Washington (DCA) and was on final approach… pic.twitter.com/2NT3LGCAlq
La FAA conferma che la collisione di stasera nei pressi di DCA ha coinvolto #AA5342 e un H60 militare statunitense. L’elicottero non stava trasmettendo dati ADS-B. L’ultima posizione ADS-B ricevuta dal CRJ era alle 01:48 UTC. Il volo AA5342 era in rotta da Wichita a Washington (DCA) ed era in fase di avvicinamento finale alla pista 33 a un’altitudine approssimativa di 300 piedi AMSL.
L’allerta della torre di controllo: “Jet in vista” – Il volo di linea era partito da Wichita, Kansas, ed era diretto allo scalo Ronald Reagan, il più piccolo e il più vicino dei due aeroporti della capitale. Dopo l’incidente è stato chiuso e tutti i voli sono stati dirottati. Secondo quanto riportano i media americani, dalla registrazione delle comunicazioni della torre di controllo emerge che i controllori di volo avevano tentato di avvertire l’elicottero che si stava avvicinando pericolosamente all’aereo. “Path 25 – si sente dire – avete il jet in vista“. Poi la collisione. Una volta scattato l’sos sono stati mobilitati i soccorsi. Quattro superstiti sono stati recuperati nel Potomac, ma non si conoscono le loro condizioni. Delle altre persone coinvolte non si hanno notizie. Si teme la strage. Decine di familiari dei passeggeri, che erano in attesa all’aeroporto di Arlington, hanno raggiunto l’area vicino al Potomac in una disperata attesa di avere qualche informazione.
BREAKING: A plane has collided midair with a Black Hawk helicopter while trying to land at Ronald Reagan National Airport outside Washington, D.C., on Wednesday, officials said. The plane, operated by American Airlines, then crashed into the Potomac River. https://t.co/xFX8j3SYxfpic.twitter.com/L4AMHtFxZp
ULTIMA ORA: Un aereo si è scontrato a mezz’aria con un elicottero Black Hawk mentre tentava di atterrare al Ronald Reagan National Airport fuori Washington, DC, mercoledì, hanno detto i funzionari. L’aereo, operato da American Airlines, si è poi schiantato nel fiume Potomac. https://cbsn.ws/40RnLA4
“Stiamo dispiegando tutte le risorse disponibili della Guardia costiera per le ricerche in seguito a questo orribile incidente. Stiamo monitorando la situazione e siamo pronti a sostenere i soccorritori locali“, dice la segretaria agli interni americana Kristi Noem. Sulla collisione indagherà la National Transportation Safety Board (Ntsb), una agenzia investigativa indipendente del governo americano responsabile delle indagini sugli incidenti dei trasporti civili. Ma se ne occuperanno anche investigatori militari, essendo rimasto coinvolto un elicottero dell’esercito.
Trump: “L’incidente doveva essere evitato” – Anche il presidente americano Donald Trump ha commentato la tragedia attraverso il suo social Truth: “L’aereo era una su linea di avvicinamento all’aeroporto perfetta e di routine. L’elicottero stava andando diritto verso l’areo per un periodo prolungato. Era notte limpida, le luci dell’areo erano acceso, perché l’elicottero non è andato su o giù, o perché non ha girato. Perché la torre di controllo non ha detto all’elicottero cosa fare invece di chiedergli se vedeva l’aereo. Questa è una brutta situazione che avrebbe dovuto essere evitata“.