Imane Khelif, chi è l’atleta intersex (e non transgender) e perché è stata ammessa dal Cio alle Olimpiadi. «Voglio l’oro, ringrazio tutto il popolo algerino»

Angela Carini abbandona il ring a soli 46 secondi dall’inizio del match di pugilato con Imane Khelif. «Ero salita sul ring per combattere. Non mi sono arresa, ma un pugno mi ha fatto troppo male e dunque ho detto basta».
Dopo le polemiche sui test ormonali superati dall’atleta algerina, Carini aggiunge: «Esco a testa alta». Ma il caso Khelif è ormai esploso. La premier Giorgia Meloni è intervenuta per un commento dopo la fine del match: «Non era ad armi pari», ha detto. Ma perché?
Imane Khelif, la polemica – Nell’avvicinamento alla sfida del primo agosto, l’atleta algerina, era già finita sotto i riflettori: l’esclusione dagli ultimi Mondiali per un livello elevato di testosterone e la presenza di cromosomi maschili nel DNA ha acceso il dibattito. Khelif, secondo il Cio, però ha tutti i requisiti per partecipare alla competizione femminile ai Giochi. Non è una trans, come è stata erroneamente definita. Khelif, sulla base delle informazioni disponibili, è una persona intersex.
Imane Khelif: ringrazio tutto il popolo algerino – «Ringrazio tutto il popolo algerino»: Imane Khelif, dichiarata vincente nel primo match dei pesi welter al torneo di Parigi 2024 per il ritiro di Angela Carini, rivolge il primo pensiero ai suoi tifosi che la sostengono anche contro le accuse di essere un uomo. «Tutte queste polemiche le danno la forza per andare avanti», dice il suo allenatore, Mohamed Chaoua. «È la prima vittoria, spero di ottenere la seconda per essere certa della medaglia: poi, piunto all’oro».
Cosa significa persona intersex – La definizione – come ricorda l’Istituto superiore di sanità – «include tutte le variazioni innate (ovvero presenti fin dalla nascita) nelle caratteristiche del sesso“. Tali variazioni “possono riguardare i cromosomi sessuali, gli ormoni sessuali, i genitali esterni o le componenti interne dell’apparato riproduttivo».
Khelif si è sempre socializzata come donna e tutta la sua carriera agonistica si è sviluppata nelle competizioni femminili. Quindi come Caster Semenya, Imane non è transgender (genere peraltro ammesso dal Cio) ma persona con differenza dello sviluppo sessuale ovvero con un tasso di testosterone più elevato di quello medio di una donna.
Il motivo della decisione del Cio – Come avvengono gli esami prima delle competizioni? Tutto è fatto in modo riservato, la privacy tutelata e vale la vecchia regola della soglia di testosterone che deve rimanere inferiore alle 10 nmol/L nei 12 mesi precedenti al torneo e per tutta la durata delle competizioni è applicata con raziocinio.
Sulla base di abbondante documentazione medica presentata, ha spiegato Mark Adams, portavoce del Cio, gli organizzatori hanno certificato che Imane non dispone di alcun vantaggio derivante dalla sua situazione ormonale. C’è anche da dire che l’atleta ha disputato 15 incontri e persi 6.
Chi è Imane Khelif – Nata il 2 maggio del 1999 a Tiaret in Algeria, Imane Khelif. Ha scoperto la boxe pochi anni fa, dopo aver visto in tv le Olimpiadi di Rio 2016. Dal villaggio di Tairet, è iniziata la sua rincorsa. Contro la volontà della famiglia, che all’inizio non l’ha appoggiata. Dieci chilometri ogni giorno per arrivare in palestra, ha venduto metallo raccolto nei rifiuti per pagarsi l’autobus e gli allenamenti. ma poi sono arrivati i risultati. nel 2018 debutta ai Campionati mondiali di pugilato femminile a New Delhi (arrivando al 17° posto), poi ha gareggiato in Russia l’anno successivo, ha partecipato a Tokyo 2020 giungendo fino ai quarti di finale e nei Mondiali femminili del 2022 a Istanbul è arrivata seconda. Nel 2022 è stata premiata come migliore atleta algerina, ora è anche ambasciatrice dell’Unicef. «Ho iniziato con nulla, ora ho tutto – ha detto in un colloquio con l’Unicef -. E ora entrambi i miei genitori mi sostengono, sono i miei più grandi tifosi».
Lo stop ai Mondiali del 2023 – Poi l’arresto ai Mondiali 2023 organizzati dall’Iba (International Boxing Associaton, associazione non riconosciuta dal Comitato Olimpico Internazionale che organizza le Olimpiadi) nei quali è stata squalificata dopo un test di idoneità di genere, che avrebbe riscontrato in lei il cromosoma XY. Il presidente dell’Iba, Umar Kremlev, riferendosi a lei e alla taiwanese Yu-Ting, in una situazione simile, aveva dichiarato che «stavano cercando di ingannare le loro colleghe e di fingere di essere donne», mentre Khelif si era difesa parlando di un complotto politico per non farla vincere.
A Parigi, invece il Cio pur non scendendo nei dettagli si è limitato ad evidenziare che tutte le atlete iscritte alle competizioni rispettano i requisiti. La polemica è ormai riesplosa ma Khelif è determinata a farcela: «Non lasciate che gli ostacoli vi fermino – disse qualche tempo fa nel colloquio con l’Unicef – Io sogno la medaglia d’oro».

