
Terremoto, una scossa ha fatto tremare Napoli intorno alle 19.40 di oggi. Tam tam sui social. L’epicentro è stato registrato a circa 9 chilometri dal centro della città. La magnitudo della scossa è stata pari a 3,8, ed è stata avvertita in tutta la città con gente che è scesa in strada. Al momento non ci sono segnalazioni di danni.
Scossa magnitudo 3,8 a Napoli – Secondo i primi accertamenti dell’Ingv, l’epicentro è ad Astroni (Pozzuoli). Lo sciame sismico susseguente, ai Campi Flegrei, è stato avvertito in gran parte di Napoli, soprattutto nella zona più vicina a Pozzuoli. Lo rende noto l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Le zone in cui lo sciame è stato avvertito maggiormente sono Posillipo, Fuorigrotta e Vomero. Al momento non si hanno notizie di danni a cose o persone.
La magnitudo dello sciame dei Campi Flegrei rivista dai sismologi risulta essere di 3,8 con un’approssimazione di più o meno 0,3. Lo rende noto l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Come sempre accade, al primo calcolo della magnitudo fatto con sistemi automatici, segue un secondo calcolo fatto dai sismologi, che aggiorna il valore precedente
La prima scossa è avvenuta alle 19,45, alla profondità di 1,7 chilometri, e al momento la magnitudo preliminare calcolata in automatico risulta maggiore di 3. Risulta essere la più forte dalla crisi sismica degli anni 80′.
Terremoto, scossa a Napoli: paura e gente in strada – Tam tam sui social. L’epicentro è stato registrato a circa 9 chilometri dal centro della città. La scossa è stata comunque avvertita in tutta la città. Nel quartiere Fuorigrotta in molti sono scesi in strada. A Pozzuoli il sindaco Luigi Manzoni ha convocato una riunione urgente del Centro Operativo Comunale.
«Scossa di #Terremoto fortissima a Bagnoli. Mai avvertita una così nemmeno negli anni 80. Il palazzo dondolava», scrive Rosanna. Paura in diversi quartieri, al momento non si segnalano danni a cose o persone. Anche il presentatore tv Marco Liorni, impegnato negli studi Rai di Napoli, ha espresso sui social la sua paura di aver vissuto in prima persona la scossa.
Terremoto a Napoli: non si segnalano danni – Dalle 19.45 l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha registrato uno sciame sismico nell’area dei Campi Flegrei, con l’evento maggiore di magnitudo 3.8. In seguito all’evento la Sala situazione Italia del Dipartimento della Protezione Civile si è messa in contatto con le strutture locali del Servizio Nazionale della protezione civile. La scossa è stata avvertita dalla popolazione ma dalle prime verifiche al momento non sono stati segnalati danni, fa sapere il Dipartimento.

Alla Protezione Civile del Comune di Napoli non sono pervenute, fino a questo momento, segnalazioni di danni a persone o cose in seguito allo sciame sismico nei Campi Flegrei. È quanto si apprende dal Comune di Napoli, dove si ribadisce che la scossa principale di magnitudo 3.8 è stata avvertita «in molte zone della città».
L’attenzione di sismologi e vulcanologi su quanto sta accadendo «è costante», anche se «a oggi non ci sta dando indicazioni di variazioni repentine rispetto al trend osservato egli ultimi 10 anni», ha detto all’ANSA il vulcanologo Giovanni Macedonio, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ed ex direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv.
Terremoto Campi Flegrei, lo studio – Il susseguirsi degli episodi di sollevamento degli ultimi decenni ha causato un progressivo indebolimento nella crosta della caldera dei Campi Flegrei. Questo il risultato principale dello studio «Potential for rupture before eruption at Campi Flegrei caldera in southern Italy» pubblicato su Communications Earth and Environment di Nature, condotto da ricercatori dell’University College London (Ucl) e dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Dalla ricerca risulta che la crosta della caldera flegrea sta attraversando un progressivo passaggio da una fase «elastica» a una «inelastica». «In quest’ultima fase», afferma Christopher Kilburn dell’Ucl, «ogni aumento di sforzo associato al continuo sollevamento viene immediatamente liberato sotto forma di terremoti. Sulla base di nostre precedenti ricerche», ricorda Kilburn, «nel 2016 avevamo ipotizzato l’incremento di sismicità, effettivamente verificatosi a partire dal 2019. Questo risultato ci ha incoraggiato a continuare sulla strada intrapresa e dimostra quanto sia importante studiare i Campi Flegrei attraverso questo nuovo approccio che ci da informazioni sul livello di fratturazione della crosta». «Lo studio», afferma Stefano Carlino dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv (INGV-OV), «evidenza che, nonostante il livello del suolo raggiunto oggi sia superiore di oltre 10 cm a quello raggiunto durante la crisi bradisismica del 1984, la deformazione inelastica sta avvenendo con un livello di sforzo inferiore rispetto al 1984. Questo risultato suggerisce che, nel corso degli episodi di sollevamento della caldera dei decenni passati si sono progressivamente prodotte modifiche dello stato fisico della crosta e che questi cambiamenti non possono essere trascurati nello studio della dinamica vulcanica in atto e nelle sue evoluzioni future».
Terremoto Campi Flegrei, il tema del sollevamento – L’attivita della caldera e causata da movimenti di fluidi che si troverebbero a circa 3 km di profondita e che potrebbero essere costituiti sia da magma che da gas di natura vulcanica. Secondo molti autori, inclusi quelli del presente lavoro, la causa dell’attuale sollevamento potrebbe essere di origine idrotermale, ma non e possibile escludere completamente un eventuale contributo magmatico. «Nello studio», afferma Stefania Danesi della Sezione di Bologna dell’Ingv, «dimostriamo che gli episodi di sollevamento ai Campi Flegrei dal 1950 a oggi devono essere considerati come fasi di un unico processo di lungo termine in cui la recente transizione da regime »elastico« a »inelastico« segna un passaggio rilevante». «I nostri risultati», osserva Nicola Alessandro Pino dell’Osservatorio Vesuviano dell’INGV (INGV-OV), «sono basati sull’elaborazione di un modello scientifico in cui i parametri osservati permettono di ipotizzare scenari di evoluzione della fratturazione delle rocce e quindi della sismicita. Nello scenario piu critico, la persistenza del regime inelastico potrebbe portare alla rapida fratturazione degli strati crostali piu superficiali, con precursori che potrebbero essere meno intensi di quanto generalmente attesi in caso di risalita di magma. Tuttavia, la riattivazione progressiva e diffusa di fratture potrebbe causare la depressurizzazione del sistema idrotermale, con arresto del sollevamento del suolo e, quindi, la ripresa della lenta subsidenza».

