Dal 29 maggio 2012 …………


 

Dal 29 maggio 2012 tante ferite ancora aperte

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A distanza di due anni dal 29 maggio 2012, quando la terra tornò a tremare per due volte, sono ancora tante le ferite ancora aperte provocate dal terremoto. Ricostruzione lenta, fondi che arrivano con il contagocce e 700 persone ancora sfollate. Quella mattina le due botte furono le più dure per il Mantovano. Mantova città fu colpita nei suoi monumenti : la Camera degli Sposi lesionata, il campanile di Santa Barbara crollato.

MANTOVA. Snervata dalla prima scossa, estirpata quattro ore dopo, quando alle 13 di quel maladetto 29 maggio la terra era tornata a tremare: a distanza di due anni il campanile di Santa Barbara è ancora lì a ricordarci di ferite lasciate aperte, dello sfregio che quella nube di polvere e detriti ha rappresentato per Mantova, delle troppe case ancora inagibili, dell’eccessiva lentezza nella ricostruzione, dei fondi statali che arrivano con il gontagocce.

Gli anniversari del terremoto del 2012 sono due. Il primo è caduto il 20 maggio, giorno in cui la terra tremò per la prima volta seminando morte, distruzione e paura tra l’Emilia e il Mantovano. Il secondo è oggi, 29 maggio. Quando le scosse furono due: una alle 9 e l’altra alle 12.55. Magnitudo 5.8 e 5.4 e la sensazione di essere stati catapultati in un incubo che sembrava non finire mai.

Quelle due scosse, furono le botte più dure per il territorio mantovano, perché l’epicentro si avvicinò fino a lambire la provincia: da Finale Emilia a Mirandola, là dove la Bassa mantovana inizia a diventare Emilia. Così oggi è ancora il tempo della memoria, perché dimenticare non si deve. Perché due anni sembrano lunghi a passare, ma non sono bastati per lasciarsi tutto alle spalle.

Da Moglia a San Giacomo passando per Quistello e San Giovanni del Dosso: circa 700 le persone ancora sfollate in provincia. Metà dei fondi promessi devono ancora da arrivare, 50 chiese e 5 municipi da riaprire mentre nei 41 Comuni colpiti la ricostruzione procede a rilento, strozzata dalla burocrazia. Molti i centri storici ancora ingessati gli edifici, non solo religiosi, inagibili, scuole provvisorie e municipi tutt’ora chiusi.

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Sono poi ancora 50 su 169 le chiese mantovane ferite e per 5 si tratta di interventi talmente importanti che la diocesi non sa proprio dove reperire i fondi necessari. Di qui l’appello lanciato nei giorni scorsi dal vescovo Busti a parlamentari e amministratori locali per denunciare la grave insufficienza di finanziamenti per il restauro degli edifici di culto. Le 5 chiese che richiedono interventi complessivi per 15 milioni sono quelle di Moglia, Quistello, San Giovanni del Dosso, Quingentole e Bondeno di Gonzaga.

Intanto in città il Comune ha speso poco più di 7 milioni 100mila euro per mettere in sicurezza e riaprire al pubblico Palazzo della Ragione, Palazzo Te, Palazzo dell’Accademia e la biblioteca Teresiana, le scuole Nievo, don Mazzolari, Pomponazzo e Calvi, lo stadio Martelli e la palestra Boni e per iniziare i lavori di recupero del Palazzo del Podestà. E se infine la Camera degli Sposi riaprirà a fine giugno per poi tornare off limits da ottobre, per quanto concerne invece il campanile di Santa Barbara come è noto è stata siglata l’intesa tra i Beni culturali (Direzione regionale e le due sovrintendenze di Brescia e Mantova) e la Diocesi per procedere ai restauri. L’obiettivo è il 2015.

“Domenica si è votato a Mirandola, uno dei paesi colpiti dal sisma in Emilia-Romagna, cui il Movimento5Stelle ha donato 425 mila euro. Per carità, non volevamo nulla in cambio, ma i cittadini di Mirandola un esame di coscienza dovrebbero farselo”, recita un post di una simpatizzante delusa, evidentemente, dalla vittoria del PD.1

 Suzzara (MN) – Terremoto – Recupero lanterna campanile (23.06.2012)

Champions League – Heysel 29 anni dopo……..


Champions League – Heysel 29 anni dopo, abbiamo perso tutti

Ventinovesimo anniversario della tragedia dell’Heysel, dove trovarono la morte 39 tifosi, di cui 32 italiani. Il mondo del calcio, dall’Italia all’Inghilterra, si stringe attorno al ricordo di quelle vittime innocenti e s’interroga sulla legittimità di disputare manifestazioni sportive al cospetto di eventi tragici.

Grad_LFC_Crest_twitter_400x400[1]   Liverpool FC  

Liverpool FC remembers the 39 football fans who died at Heysel Stadium 29 years ago today. In Memoria e Amicizia, in Memory and Friendship.

( Liverpool FC ricorda i 39 tifosi morti a Stadio Heysel 29 anni fa oggi. In Memoria e Amicizia, di memoria e amicizia).

Sono le 18,30 del 29 maggio 1985 e la situazione allo stadio Heysel di Bruxelles – dove è in programma la finale di Coppa Campioni tra Liverpool e Juventus – è completamente fuori controllo. Come sottolineerà l’impeccabile Bruno Pizzul in cronaca “non sussistono i più elementari principi di ordine pubblico”. Già, l’intervento delle autorità belghe è a dir poco tardivo e inadeguato nonostante alla vigilia della partita la gendarmeria avesse dichiarato lo stato d’assedio in città e millantato cavalli di frisia di medievale memoria. Le recinzioni tra le tifoserie sono fragili, gli spalti fatiscenti, la birra tra i tifosi del Liverpool, i famigerati hooligans, scorre a fiumi: l’elettricità nell’aria lì lì per deflagrare. E infatti gli hooligans inseguono i tifosi bianconeri fino all’estremità degli spalti, inducendo alla fuga persino i gendarmi; presi dal panico i tifosi italiani si ammassano nell’angolo più lontano e basso del famigerato Settore Z, schiacciati l’uno sull’altro contro un muro. Quel muro in seguito crollerà e a salvarsi saranno solo i tifosi intrappolati perché quelli rimasti schiacciati troveranno la morte. Saranno 39 le vittime.

A 29 anni di distanza la tragedia dell’Heysel resta una ferita apertissima perché alloraabbiamo perso tutti” come ha riassunto lucidamente il portiere di quel Liverpool Bruce Grobbelaar. A distanza di 29 anni continua senza sosta il dibattito sulla legittimità di quella partita. Aveva senso giocare? Chi è favorevole invoca le possibile tragiche conseguenze di una difficoltosa evacuazione dei tifosi, chi è contrario invoca il buon senso al cospetto dell’illogicità di uno spettacolo che deve continuare ad ogni costo, anche di fronte ai morti: vinsero i primi e la Uefa avrebbe sparso il verbo del show must go on a ogni latitudine. Non continuarono invece – a giocarele squadre inglesi perchè furono squalificate per cinque anni dalle competizioni europee, mentre dei venticinque tifosi del Liverpool imputati per la strage, solo cinque di loro furono poi condannati a cinque anni di reclusione, gli altri assolti per mancanza di prove.

La vittoria della Juventus e i successivi festeggiamenti dei giocatori insieme a tifosi, visti ora, paiono surreali e tremendamente stridenti con l’orrore e la morte in tribuna; ma da Platini a Tardelli, a Tacconi tutti i protagonisti di allora hanno avuto modo di dissociarsi dalll’esultanza seguita allla strage e, anni dopo, le parole di Marco Tardelli risultano eloquenti: “Non l’ho mai sentita ‘mia’ come Coppa quella del 1985; una sconfitta per il calcio, lo sport e non solo. Chiedo scusa a tutti”.